Editoriale Congo Attualità n.322 a cura di Rete Pace Congo
Il 9 maggio, mediante un decreto presidenziale letto alla televisione di stato, è stata resa pubblica la composizione del governo di Bruno Tshibala. Esso è composto di 59 membri: il Primo Ministro, 3 vice primi ministri, 9 ministri di stato, 35 ministri e 11 viceministri.
Un governo detto di “unità nazionale”, ma a prevalenza “Maggioranza Presidenziale”
La maggior parte dei principali ministri facevano già parte del governo precedente, quello di Samy Badibanga, e vari osservatori parlano quindi di un governo “Badibanga bis” o di un semplice rimpasto di Governo. Alcuni ministri sono nuovi e, per lo più, si tratta di dissidenti del Raggruppamento dell’Opposizione appartenenti all’ala Joseph Olengankoyi.
Come quello precedente, anche questo nuovo governo rimane controllato dalla maggioranza presidenziale che è riuscita a conservare tutti i principali ministeri, tra cui quelli degli Affari Interni, degli Affari Esteri, della Difesa, delle Finanze, dell’Economia, della Giustizia e della Comunicazione. Ne deriva, quindi, che i margini di manovra di cui il Primo Ministro Bruno Tshibala dispone per l’attuazione del suo programma di governo saranno molto ristretti. La presenza, in questo nuovo governo, degli stessi membri della maggioranza presidenziale, responsabili del rinvio delle elezioni previste per il passato mese di novembre 2016, toglie ogni credibilità a questo governo, perché queste persone non possono diventare improvvisamente delle persone integre capaci di guidare il popolo congolese verso elezioni libere, trasparenti e democratiche.
Non conforme alle esigenze dell’Accordo del 31 dicembre 2016
Secondo il parere di molti, il governo Tshibala non è conforme alle esigenze dell’Accordo del 31 dicembre 2016, per i seguenti motivi: il Primo Ministro è stato nominato ancor prima della firma dell’annesso a tale accordo, annesso che doveva definire le modalità di questa nomina; il nuovo Primo Ministro nominato non è stato presentato dal capo della delegazione del Raggruppamento dell’Opposizione partecipante al dialogo che si è svolto presso il Centro interdiocesano e che ha condotto alla firma dell’accordo del 31 dicembre 2016, ma è stato presentato da una fazione dissidente (l’ala di Joseph Olengankoyi) che si è opposta alla ristrutturazione del Raggruppamento stesso dopo la morte di Etienne Tshisekedi, avvenuta il 1° febbraio 2017. Questa non conformità all’accordo del 31 dicembre rende il governo Tshibala estremamente fragile.
Boicottato dal Raggruppamento dell’Opposizione / ala Felix Tshiskedi – Pierre Lumbi, il governo Tshibala manca di inclusività e, secondo gli stessi osservatori, non potrà quindi essere veramente efficace.
Quattro linee d’azione e due priorità
Per quanto riguarda il programma di governo, esso è imperniato su quattro priorità desunte dall’accordo firmato il 31 dicembre. Si tratta dell’organizzazione delle elezioni entro i tempi concordati, la stabilizzazione e la ripresa dell’economia nazionale, il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e il ripristino della sicurezza delle persone e dei loro beni.
Secondo gli osservatori della vita politica congolese, si tratta di un programma di governo troppo vasto e impossibile da attuare nei pochi mesi (sei in tutto) che rimangono prima delle prossime elezioni che, secondo l’ultimo accordo, non dovrebbero oltrepassare il mese di dicembre 2017.
Il governo Tshibala dovrebbe dunque prefiggersi due priorità: l’organizzazione delle elezioni e la sicurezza della popolazione. Questa seconda costituisce infatti la condizione sine qua non per realizzare la prima. Pur senza trascurarle, il governo dovrebbe lasciare le altre due priorità (la ripresa dell’economia e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione) al nuovo governo che uscirà dalle prossime elezioni. Si tratta infatti di due settori che esigono tempi ben più lunghi che vanno oltre l’immediata scadenza elettorale di dicembre 2017.