INDICE
EDITORIALE: SUPERARE LE DIVERGENZE PER ACCELERARE L’ORGANIZZAZIONE DELLE ELEZIONI
- IL MESSAGGIO DELLA CENCO: NO AL RINVIO DELL’ATTUAZIONE DELL’ACCORDO DEL 31 DICEMBRE
- IL DIALOGO DEL CENTRO INTERDIOCESANO
- La ripresa dei lavori
- La questione della presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo
- La questione della modalità di designazione del nuovo Primo Ministro
- La questione della suddivisione dei posti ministeriali
- Il Presidente della Cenco e il Ministro degli Esteri davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu
- LA CRISI ALL’INTERNO DEL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE
EDITORIALE: SUPERARE RAPIDAMENTE LE DIVERGENZE PER ACCELERARE L’ORGANIZZAZIONE DELLE ELEZIONI
1. IL MESSAGGIO DELLA CENCO: NO AL RINVIO DELL’ATTUAZIONE DELL’ACCORDO DEL 31 DICEMBRE
Il 22 febbraio, i Vescovi membri della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), riuniti in assemblea plenaria straordinaria a Kinshasa, hanno pubblicato un messaggio in cui si afferma che «l’attuale situazione socio-politica è preoccupante e sta diventando sempre più inquietante, con il rischio di precipitare il paese in un caos incontrollabile. La crisi è sorta in seguito all’interruzione del processo elettorale, la cui regolarità e continuità non sono state rispettate. * Fin dall’inizio di questa crisi, la CENCO aveva esortato il popolo congolese ad intraprendere la via del dialogo. In effetti, su invito di Sua Eccellenza Joseph Kabila, Presidente della Repubblica, alla Cittadella dell’Unione Africana si era svolto un dialogo che ha portato all’accordo politico del 18 ottobre 2016. Purtroppo, tale accordo mancava di inclusività. Incoraggiata dal Capo dello Stato, la CENCO ha intrapreso una missione di riavvicinamento tra i firmatari e i non firmatari di tale Accordo, in vista di un consenso più ampio che permettesse di organizzare delle elezioni credibili, trasparenti e pacifiche.
* Pertanto, presso il Centro interdiocesano di Kinshasa e con la mediazione della CENCO, dei negoziati politici tra le due parti hanno condotto all’accordo politico globale e inclusivo firmato il 31 dicembre 2016. Questo storico accordo, ben presto denominato come l’Accordo della notte di San Silvestro e accolto con grande entusiasmo sia dal popolo congolese che dalla comunità internazionale, è un compromesso politico consensuale e inclusivo e l’unica via realistica per consentire al nostro paese di uscire dalla crisi socio-politica in cui attualmente si trova. * Purtroppo, più di un mese e mezzo dopo la firma di quest’accordo, non si è ancora arrivati ad un’intesa sulle disposizioni pratiche che possano permettere la sua attuazione. Infatti, si assiste ad una situazione di stallo sui seguenti punti di divergenza:
- la modalità di designazione del Primo Ministro. A questo proposito, l’articolo III.3.3. dell’accordo stabilisce che “Il Governo della Repubblica è guidato dal Primo Ministro presentato dall’opposizione politica non firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 / Raggruppamento dell’Opposizione e nominato dal Presidente della Repubblica secondo l’articolo 78 della Costituzione”. Tuttavia, all’articolo III.3.4., le parti implicate hanno concordato che “le modalità pratiche di attuazione dei principi enunciati (inclusa la modalità di designazione del Primo Ministro) sono determinate in un ulteriore accordo tra le parti interessate che sarà parte integrante del presente accordo”.
Alla luce di questi due articoli, non si giustifica in alcun modo l’intransigenza di presentare uno o più nomi per la nomina del Primo Ministro. Occorre, invece, un dialogo sincero, basato sulla buona fede e sulla fiducia reciproca, tra la maggioranza presidenziale e il Raggruppamento dell’Opposizione. b. la distribuzione dei posti ministeriali tra le varie componenti. Alcuni richiedono che l’assegnazione dei ministeri sia conosciuta prima della nomina del Primo Ministro, altri propongono che sia presa in considerazione nel momento della formazione del governo. Sarebbe deplorabile che tale questione potesse costituire una causa di impasse, tanto più che il bene comune va al di là degli interessi privati.
* Circa questa situazione di stallo, constatiamo che la lunga attesa del popolo congolese, che ci tiene molto ad un’alternanza democratica e pacifica, si manifesta attraverso segni di impazienza e di aumento della tensione, anche nei confronti della CENCO che, tuttavia, non svolge che una semplice missione di mediazione. A tutto questo si aggiungono delle minacce e degli atti di violenza, frutto di manipolazioni dirette contro la Chiesa cattolica per dei motivi inspiegabili.
* Questa è per noi l’occasione di affermare davanti all’opinione pubblica che la missione mediazione della CENCO consiste nell’offrire agli attori politici e sociali un ambito favorevole a delle concertazioni e nell’esortarli a raggiungere un consenso, privilegiando gli interessi della popolazione e il bene superiore della Repubblica. Poiché la CENCO non svolge che un ruolo di mediazione, non si può attribuirle la responsabilità dello stallo attuale. Tuttavia, fedele alla sua missione profetica, la CENCO continuerà ad accompagnare con determinazione il popolo congolese verso l’attuazione dell’accordo della notte di San Silvestro.
* Di fronte alle tribolazioni del momento e a favore della giustizia e della pace, diciamo “NO al blocco di una piena e rapida attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016”. Per questo chiediamo: a. Al Presidente della Repubblica, in quanto garante della Nazione:
– d’implicarsi maggiormente nell’attuazione dell’accordo della notte di San Silvestro, in particolare nel processo di nomina del Primo Ministro incaricato di formare il governo avente come priorità l’organizzazione delle elezioni;
- Alla Maggioranza Presidenziale, all’Opposizione e alla Società civile:
– di essere sensibili al grido di angoscia che esce dal popolo congolese che, con impazienza, attende l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre 2016;
– di non bloccare l’attuazione di questo accordo attraverso manovre e intransigenze irrealistiche;
– di superare rapidamente le divergenze sulle disposizioni concrete di attuazione dell’accordo, al fine di concludere i negoziati il prima possibile.
- Alla Commissione Elettorale:
– di ben organizzare le elezioni entro il periodo concordato;
- Al popolo congolese e, in particolare, ai giovani:
– di fare proprio l’accordo della notte di San Silvestro, partecipando agli incontri organizzati per la sua presentazione;
– di esigere, come sovrano primario, dagli attori politici il rigoroso rispetto dell’accordo politico e l’organizzazione delle elezioni entro il tempo fissato;
– di farsi registrare sulle liste elettorali, per poter dare al Paese dei dirigenti responsabili;
– di essere critici e responsabili nell’utilizzo dei social network (facebook, immo, twitter, Viber, WhatsApp, ecc).
- Alla comunità internazionale e in particolare alla MONUSCO:
– di sostenere il processo elettorale e di accompagnare il popolo congolese nella ricerca del consenso tra gli attori politici e sociali, al fine di trovare una soluzione pacifica all’attuale crisi che potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili».[1]
2. IL DIALOGO DEL CENTRO INTERDIOCESANO
a. La ripresa dei lavori
Il 15 marzo, P. Donatien Nshole, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), ha annunciato che i colloqui diretti tra l’opposizione e la maggioranza presidenziale sulle modalità di attuazione dell’accordo del 31 dicembre riprenderanno giovedì, 16 marzo, presso il centro inter-diocesano di Kinshasa. Egli ha aggiunto che l’interlocutore ufficiale del Raggruppamento dell’opposizione per il gruppo di mediazione in queste trattative, sarà Félix Tshisekedi, recentemente nominato presidente del Raggruppamento stesso.[2]
Il 16 marzo, presso il Cento interdiocesano si sono ripresi i lavori sulle disposizioni pratiche per l’applicazione dell’accordo firmato il 31 dicembre tra la maggioranza presidenziale, l’opposizione e la società civile. Erano presenti ventotto delegati sui trentadue previsti.
Il presidente della CENCO, Mons. Marcel Utembi, ha invitato le parti interessate a «privilegiare l’interesse generale della nazione piuttosto che gli interessi di parte», affinché si possa concludere i negoziati nel più breve tempo possibile. Secondo Mons. Utembi, esistono ancora alcune divergenze che è necessario risolvere, per concludere le discussioni in corso. Tra esse, egli ha citato la modalità della nomina del Primo Ministro proveniente dalle file del Raggruppamento, la suddivisione dei posti ministeriali tra le varie componenti che entreranno a far parte del prossimo governo, la questione della successione di Etienne Tshisekedi alla presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA), la tempistica dell’attuazione dell’accordo e il ruolo della CENCO dopo la firma dell’Annesso dell’accordo.
Secondo il presidente della CENCO, i lavori delle trattative erano stati sospesi per consentire alle parti implicate di partecipare ai funerali del presidente del Raggruppamento, Etienne Tshisekedi e per permettere al Raggruppamento di ristrutturare i propri organi di gestione interna. Egli ha fatto osservare che la Cenco ha ritenuto opportuno riprendere i lavori, poiché il governo e la famiglia del defunto non hanno ancora trovato un accordo sull’organizzazione dei funerali. Per quanto riguarda la ristrutturazione del Raggruppamento, la Cenco ritiene che non c’è più alcun vuoto giuridico, perché ora ci sono degli interlocutori abilitati a parlare in nome di tale piattaforma.
La CENCO spera di poter concludere i lavori appena possibile. Non è un caso che la ripresi di queste discussioni sia avvenuta un giorno dopo l’apertura della sessione parlamentare di marzo. Una sessione dovrebbe approvare una legge specifica sul CNSA e procedere all’insediamento del nuovo governo sorto dall’accordo del 31 dicembre. L’ultima assemblea plenaria di questi negoziati si era tenuta il 28 gennaio scorso.[3]
Il 16 marzo, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha fatto notare che, prima di proseguire i negoziati, il Raggruppamento dell’opposizione dovrebbe risolvere la questione relativa al dissenso esistente al suo interno. I vescovi della Cenco, che assicurano la mediazione tra le due parti, hanno ribadito che tale questione riguarda il Raggruppamento e non la maggioranza. Secondo il presidente della CENCO, l’Arcivescovo Marcel Utembi, la questione del vuoto che si era creato ai vertici del Raggruppamento è già stata risolta.
Mons. Marcel Utembi si è detto indignato del comportamento dei politici che partecipano a questi negoziati e che, secondo lui, hanno dimenticato l’obiettivo principale di questo dialogo. Egli ha affermato che «la CENCO farà di tutto per scoprire eventuali tattiche dilatorie e stabilirne le responsabilità». Egli ha ricordato che «è inaccettabile constatare che i lavori sull’annesso relativo alle modalità concrete di attuazione dell’accordo prendano più tempo di quelli dedicati all’elaborazione e approvazione dell’accordo stesso. Non è normale che i negoziatori si soffermino tanto tempo su questioni di suddivisione del potere, dimenticando che l’obiettivo principale dell’accordo è l’organizzazione delle elezioni il più presto possibile. Il popolo congolese sta perdendo la pazienza. I Congolesi che desiderano eleggere i propri rappresentanti in modo democratico ci chiedono di andare subito all’essenziale».
Il vice presidente della CENCO, Mons. Fridolin Ambongo, ha aggiunto: «Si nota un’insensibilità di fronte alla gravità del momento, una specie d’incoscienza. Il nostro paese sta attraversando un momento critico con tutto ciò che sta accadendo nel Kasai e nell’est del Paese. Ed è sufficiente fare un giro per la città di Kinshasa per rendersi conto della miseria del popolo. Ma sembra che la nostra classe politica viva in un altro mondo e che non veda queste realtà. Se prendete in considerazione il contenuto delle discussioni in corso, nessuno parla più di elezioni. Tutti parlano della suddivisione dei posti di potere e ciascuno pensa al proprio interesse. Ciascuno cerca vantaggi per sé, la propria famiglia o il proprio gruppo politico, dimenticando l’interesse superiore della nazione».[4]
b. La questione della presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo
Il 16 marzo, al termine della prima sessione di lavoro dopo la morte di Etienne Tshisekedi, Adolphe Lumanu, delegato della Maggioranza Presidenziale (MP), ha dichiarato che il posto di presidente del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo del 31 dicembre (CNSA) dovrà necessariamente essere oggetto di un consenso. Egli ha affermato che, «per quanto riguarda il CNSA, ci deve essere un presidente designato per consenso, perché Etienne Tshisekedi era stato designato con il consenso di tutte le parti interessate». Secondo lui, la presidenza del CNSA era stata affidata al compianto presidente dell’UDPS “a titolo personale”: «Dato il ruolo che Etienne Tshisekedi ha svolto nel mondo politico congolese a favore della democrazia in questo paese, questo posto gli era stato affidato a titolo personale. Ora che Etienne Tshisekedi è deceduto, questo posto deve essere oggetto di un consenso da parte di tutte le parti, al fine di trovare un sostituto».
Da parte sua, il Raggruppamento dell’opposizione non è disposto a cedere a ciò che qualifica come “ricatto”. Il Raggruppamento si dice totalmente contrario alla richiesta della MP e propone che la designazione del Presidente del CNSA sia fatta in conformità con l’accordo del 31 dicembre. In questo contesto, il presidente della piattaforma Alternanza per la Repubblica (AR), Delly Sessanga, ha dichiarato che «l’accordo firmato prevede che il Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento sia anche presidente del CNSA. Ciò non richiede alcuna interpretazione, è chiaro. Questo dibattito sul consenso è incomprensibile. Invitiamo pertanto la MP ad impegnarsi per una rapida attuazione di questo accordo».[5]
Il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, e i firmatari dell’accordo della Cittadella dell’Unione Africana ritengono che si debba ridiscutere la questione relativa alla presidenza del CNSA. Egli ha affermato che «tutti avevano accettato Etienne Tshisekedi a questo posto, data la sua statura di uomo politico, la sua fama, la sua capacità di lottare in modo pacifico. La sua presenza alla presidenza del CNSA dava sicurezza a tutti e godeva della fiducia di tutti. Per questo, egli era stato designato con il consenso di tutti. Questo era stato detto chiaramente. Se si fosse trattato di qualcun altro, non avremmo accettato. Etienne Tshisekedi è stato un’eccezione».
Kamerhe ha affermato di non essere il solo a dire tali cose: «L’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, il Fronte per il Rispetto della Costituzione (FRC) e altri gruppi ritengono che si debba rimettere tale questione sul tavolo e che la si risolva per consenso. Detto questo, non è escluso che il Presidente del CNSA si un membro del Raggruppamento. Ciò che noi rifiutiamo è che il Raggruppamento dia tutto ciò per scontato».
Tuttavia, Vital Kamerhe non ritiene che sia necessario rinegoziare l’accordo del 31 dicembre. Propone semplicemente un addendum, al fine di ridefinire gli equilibri. «Nessuno avrebbe potuto prevedere la morte di Tshisekedi il 1° febbraio. Non si tratta dunque di riaprire il dibattito sull’accordo. Si può fare un addendum o discuterne nel contesto delle disposizioni particolari per l’applicazione dell’accordo». [6]
Il 17 marzo, il Fronte per il Rispetto della Costituzione (FRC) ha chiesto una “rinegoziazione” sull’attribuzione della presidenza del Consiglio Nazionale di Supervisione dell’Accordo (CNSA), in seguito al decesso di Etienne Tshisekedi, che era stato designato per tale funzione. La coordinatore del FRC, Eve Bazaiba, ha dichiarato: «Questo posto era stato riservato al presidente Etienne Tshisekedi a titolo personale […] Ora che la situazione è cambiata, riteniamo che il FRC abbia il diritto di ritornare sulla sua posizione originale: non partecipando al Governo, siamo l’unica componente che non sarà giudice e parte in causa e possiamo, quindi, presiedere quest’istituzione [di monitoraggio ] dell’attuazione dell’accordo».
Stessa cosa sul lato della Maggioranza Presidenziale (MP). Durante una conferenza stampa, il suo portavoce, Alain André Atundu, ha chiesto di rinegoziare l’attribuzione di questo posto: «Secondo la MP, la scomparsa di Etienne Tshisekedi comporta logicamente la rinegoziazione dell’attribuzione della Presidente del CNSA a favore di una figura di consenso, secondo le esigenze di tutte le parti interessate». Egli ha insistito anche sulla nomina consensuale del presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento: «solo la nomina di un presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento che abbia raccolto il consenso delle varie parti può contribuire a sbloccare la procedura della nomina del Primo Ministro, sulla base della presentazione di una lista di tre personalità».[7]
Il 18 marzo, nel corso di un comizio a Lubumbashi, il coordinatore del Raggruppamento dell’opposizione nelle province dell’ex Katanga, Gabriel Kyungu, ha affermato che uno dei punti che bloccano l’applicazione dell’accordo del 31 dicembre è la questione relativa alla presidenza del CNSA e propone, pertanto, che la presidenza del CNSA sia affidata alla CENCO, che già sta svolgendo un ruolo di mediazione tra la maggioranza e l’opposizione e che gode della fiducia unanime della classe politica. In base all’accordo del 31 dicembre, la presidenza del CNSA è attribuita al Presidente del Comitato dei Saggio del Raggruppamento, ruolo assunto da Etienne Tshisekedi fino alla sua morte, il 1° febbraio. Dopo la sua morte, alcune coalizioni e personalità politiche chiedono che l’aggiudicazione di questo posto sia ridiscusso.[8]
Il 21 marzo, il presidente dell’UNC, Vital Kamerhe, ha fatto sapere che l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre rivendica la presidenza del CNSA. Secondo lui, questa questione deve essere oggetto di un consenso tra le varie parti implicate nelle discussioni del Centro interdiocesano:
«Questa questione deve ottenere il consenso di tutti, com’era stato il caso di Etienne Tshisekedi. Se si è concesso la presidenza del Consiglio dei ministri al Raggruppamento, dobbiamo accettare di dargli anche la presidenza del CNSA? Occorre equilibrare le cose. Non stiamo dicendo che questa persona non possa essere del Raggruppamento. Diciamo solo che anche l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre chiede che la si tenga in conto al momento di attribuire tale posto».[9]
Il 24 marzo, a proposito del CNSA, ciascuna parte ha mantenuto le sue posizioni. Il campo presidenziale ha insistito su ciò che egli chiama lo spirito che aveva portato alla nomina dell’ex presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento. Secondo la Maggioranza Presidenziale, il Fronte per il Rispetto della Costituzione e i firmatari dell’accordo del 18 ottobre, la morte di Etienne Tshisekedi richiede di riconsiderare questa questione, perché egli era stato designato a questo posto per ciò che egli rappresentava come persona sulla scena politica congolese. Tale argomento è stato respinto dal Raggruppamento che ha chiesto di rispettare ciò che è scritto nell’accordo del 31 dicembre 2016: “Il CNSA è presieduto dal Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento“.[10]
c. La questione della modalità di designazione del nuovo Primo Ministro
Il 16 marzo, durante l’assemblea plenaria, il Raggruppamento dell’opposizione ha proposto che la questione del primo ministro sia trattata tra Joseph Kabila e Félix Tshisekedi. Tale proposta è stata respinta dalla maggioranza presidenziale. A questo proposito, la CENCO ha affermato che «né la Maggioranza Presidenziale, né l’Opposizione hanno cambiato idea. La maggioranza continua a richiedere tre nomi, mentre il Raggruppamento insiste sulla presentazione di un unico nome».[11]
Il 17 marzo, la CENCO ha proposto che il futuro primo ministro sia nominato al termine di consultazioni tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento. La formulazione trovata dai vescovi potrebbe facilitare un consenso tra il Raggruppamento dell’opposizione e la Maggioranza presidenziale (MP) ancora divisi sulle modalità di designazione del futuro Primo Ministro. Anche se hanno riconosciuto che si tratta di un passo in avanti, i delegati della MP si sono riservati di presentare un’altra formulazione su questo tema.[12]
Il 20 marzo, in seduta plenaria, la maggioranza presidenziale ha presentato la sua proposta riguardante il testo relativo alla modalità della designazione del futuro Primo Ministro: “Il Primo Ministro è nominato tra i candidati presentati al temine delle consultazioni tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Raggruppamento“. Da parte sua, il Raggruppamento si è opposto a tale formulazione; tuttavia, si è detto d’accordo sul fatto che ci sia una consultazione con il Capo dello Stato.
Circa la suddivisione degli incarichi ministeriali, si è creata una commissione di dieci persone per discutere di questo problema e presentare proposte concrete.
È stato fissato il lunedì 27 marzo come data per l’approvazione e la firma dell’annesso relativo alle disposizioni concrete per l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre. La prossima assemblea plenaria è programmata per il mercoledì 22 Marzo, alle ore 15:00.[13]
Il 20 marzo, il Segretario Generale dell’UDPS, Jean-Marc Kabund-A-Kabund, ha sospeso la sua partecipazione ai negoziati diretti organizzati sotto gli auspici della CENCO. Secondo le sue dichiarazioni, egli si è ritirato a causa della “mala fede della Maggioranza Presidenziale” (MP) che sta ostacolando in tutti i modi il buon esito delle trattative in corso.
Circa la modalità della nomina del primo ministro, Jean Marc Kabund afferma di non capire perché la MP continui ad insistere sulla presentazione, da parte del Raggruppamento, di una lista di tre candidati, una modalità che non si trova né nel testo dell’accordo del 31 dicembre, né nella costituzione. Egli ha ricordato che i vescovi della Cenco hanno fatto una proposta, “apprezzata da tutti”, per risolvere questa questione che divide la maggioranza e l’opposizione: «i vescovi della Cenco ci hanno chiesto di accettare che la nuova leadership del Raggruppamento dialoghi con il Presidente della Repubblica. Abbiamo pensato che fosse una buona proposta, ma i nostri amici della MP hanno trovato altre strategie per bloccare la firma dell’annesso sulle modalità di attuazione dell’accordo». Jean-Marc Kabund è l’unico che ha deciso di uscire dall’aula dove si stanno svolgendo le negoziazioni. Tutti gli altri delegati dell’UDPS sono rimasti.[14]
Il 21 marzo, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund, ha dichiarato di aver preso atto dell’annuncio della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) a proposito della data, il lunedì 27 marzo, fissata per la firma dell’annesso relativo alle disposizioni di attuazione dell’accordo del 31 dicembre. Egli ha inoltre annunciato di intraprendere nuove azioni, nel caso in cui non si procedesse alla firma in tale data. Secondo lui, ci sono due possibilità: «O Kabila accetta di applicare l’accordo del 31 dicembre o noi applicheremo l’articolo 64 della Costituzione». Questo articolo afferma: “Tutti i Congolesi hanno il dovere di contrastare qualsiasi individuo o gruppo di individui che prende il potere con la forza o che lo eserciti in violazione delle disposizioni della presente Costituzione. Qualsiasi tentativo di rovesciare il regime costituzionale è un crimine imprescrittibile contro la nazione e lo Stato. E sarà punito secondo la legge”.[15]
Il 24 marzo, nessun accordo è stato raggiunto sulla modalità della nomina del Primo Ministro del futuro governo. Il Raggruppamento ha insistito sulla proposta di un nome unico per il primo ministro e ha ribadito che tale questione sia presa in esame direttamente dal Capo dello Stato insieme al Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento. La proposta è stata respinta dalla maggioranza presidenziale che non prevede, in questa fase, alcun incontro Kabila – Lumbi su questo tema e ha reiterato la proposta di una lista di almeno tre nomi.[16]
d. La questione della suddivisione dei posti ministeriali
Il 21 marzo, i delegati della commissione sulla formazione del prossimo governo hanno trovato un accordo sulla nomenclatura del prossimo governo. Secondo un membro di questa commissione, i quattro ministeri detti di sovranità (giustizia, difesa, affari interni e affari esteri) non fanno parte di questa fase delle trattative e saranno invece oggetto di discussione tra il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro. Il futuro governo sarà composto da 54 membri: il primo ministro, 45 ministri e 8 vice ministri. A proposito della suddivisione dei vari ministeri tra le differenti componenti, la commissione ha confermato le opzioni prese anteriormente: 17 per la maggioranza presidenziale, 13 per il Raggruppamento dell’Opposizione (Rassop), 12 per l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016, 2 per l’opposizione repubblicana e 2 per la Società civile.[17]
Il 22 marzo, la Maggioranza Presidenziale (MP) e l’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, due componenti già presenti nel governo Badibanga, si sono detti disponibili a cedere alcuni dei loro posti ministeriali per affidarli a membri del Raggruppamento.
Secondo un membro della MP e delegato per la commissione sulla suddivisione degli incarichi ministeriali si tratterrebbe dei seguenti ministeri: Diritti umani, Turismo, Educazione e nuova cittadinanza, Sport e intrattenimenti, Affari tradizionali, Rapporti con il Parlamento, PME, Agricoltura, Sanità e Poste – Telecomunicazioni – Ntic. Inoltre, secondo la MP e l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, il prossimo Primo Ministro dovrebbe discutere con il Capo dello Stato sulla suddivisione dei quattro ministeri detti di sovranità: affari interni, difesa, affari esteri e finanze pubbliche.
Da parte sua, il Raggruppamento ha rifiutato tali proposte e, pur accettando i ministeri delle Poste e Telecomunicazioni, dell’Agricoltura e della Sanità, ha chiesto anche i Ministeri dell’Economia, della Pianificazione, del bilancio, del servizio pubblico e della comunicazione e mass-media.[18]
Il 22 marzo, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e capo della delegazione dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016, Vital Kamerhe, ha invitato il Raggruppamento a non tergiversare sulla questione della suddivisione dei posti ministeriali: «L’obiettivo principale è quello delle elezioni. Noi incoraggiamo gli uni e gli altri a non intestardirsi sui posti ministeriali. A quelli che ieri ci consigliavano di non partecipare al dialogo della Cittadella dell’Unione Africana solo per ottenere dei posti di potere, oggi restituiamo loro lo stesso consiglio, quello di non partecipate al dialogo del Centro interdiocesano per cercare di ottenere poltrone ministeriali».[19]
Il 23 marzo, i partecipanti al dialogo del Centro interdiocesano non sono riusciti a terminare i lavori della commissione sulla suddivisione degli incarichi ministeriali. Finora, la MP ha ottenuto 12 ministeri sui 17 assegnati; l’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre: ne ha ottenuti 4 sugli 8 assegnati; il Rassop ne ha ottenuti 3 sui 12 assegnati; l’opposizione repubblicana ne ha ottenuto 1 sui 2 previsti; la Società civile firmataria dell’accordo del 18 ottobre ha ottenuto 1 ministero come previsto; la Società civile non firmataria non ne ha ancora ricevuto nessuno, benché gliene sia stato attribuito 1.[20]
e. Il Presidente della Cenco e il Ministro degli Esteri davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu
Il 21 marzo, davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), Mons. Marcel Utembi, ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione di stallo che caratterizza le attuali trattative sulle modalità di attuazione dell’accordo del 31 dicembre. Secondo lui, il ritardo accumulato rischia di rendere obsoleto l’accordo politico del 31 dicembre e di rendere impossibile l’organizzazione delle elezioni presidenziali previste per il mese di dicembre 2017, il che faciliterebbe l’organizzazione di un referendum popolare su un’eventuale revisione costituzionale che renda possibile un terzo mandato presidenziale. Egli ha dichiarato che, «dal momento che tutte le istituzioni elettive del paese hanno esaurito il loro mandato, la RDCogo sta vivendo un periodo senza precedenti nella sua storia dopo l’indipendenza. Non avendo i costituenti previsto una tale situazione, l’accordo globale e inclusivo del Centro inter-diocesano risulta essere l’unica soluzione realistica che possa portare il Paese fuori dalla crisi istituzionale. Purtroppo, Maggioranza e Opposizione stentano a trovare un consenso sulle disposizioni pratiche per l’attuazione dell’accordo. Mentre la popolazione attende con impazienza le elezioni, lo statu quo politico, dovuto all’intransigenza dei negoziatori su alcuni punti di divergenza e alimentato da manovre politiche e dalla mancanza di volontà politica, potrebbe ritardare indefinitamente l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre».
Mons. Marcel Utembi ritiene che, per raggiungere l’attuazione di questo accordo, sia necessario un “impegno concreto” da parte degli attori politici e sociali congolesi. A questo proposito, la CENCO ha chiesto alla comunità internazionale, in particolare all’Unione africana, all’Unione europea, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, di far pressione sugli attori politici congolesi, affinché s’impegnino in modo efficace nell’attuazione dell’accordo politico del Centro inter-diocesano.[21]
Il 21 marzo, davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri, Léonard She Okitundu, ha insistito sulla presentazione, da parte del Raggruppamento dell’opposizione, di una lista di almeno tre candidati premier. «Per quanto riguarda la nomina del Primo Ministro, il Raggruppamento dell’opposizione dovrebbe presentare una lista di almeno tre nomi di candidati, tra i quali il Capo dello Stato ne nominerà uno, conformemente all’articolo 78 della Costituzione», ha detto il capo della diplomazia congolese. She Okitundu ha aggiunto che non esiste alcuna strategia dilatoria da parte del governo congolese per ritardare l’attuazione dell’accordo del 31 dicembre. Secondo lui, il ritardo accumulato è dovuto a circostanze oggettive, in particolare alla morte di Etienne Tshisekedi che ha costretto la CENCO a sospendere i lavori.
Per quanto riguarda la sostituzione del presidente del Consiglio Nazionale di supervisione dell’Accordo (CNSA), il ministro congolese degli Affari Esteri ne ha addossato la responsabilità al Raggruppamento dell’opposizione: «Per quanto riguarda il presidente del CNSA, egli era stato designato per consenso. Dovrebbe essere così anche per la sua sostituzione, che dovrà essere fatta per consenso. Visto che il presidente del CNSA deve essere un membro dell’opposizione, il governo chiede a quest’ultima, e in particolare al Raggruppamento, di superare le sue divisioni attuali, per mettersi d’accordo sulla persona del candidato che dovrà sostituire il defunto Etienne Tshisekedi».[22]
3. LA CRISI ALL’INTERNO DEL RAGGRUPPAMENTO DELL’OPPOSIZIONE
La scomparsa di Etienne Tshisekedi ha causato una crisi di leadership all’interno del Raggruppamento dell’Opposizione. Félix Tshisekedi (UDPS) e Pierre Lumbi (G7) sono stati eletti il 2 marzo rispettivamente presidente del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento e presidente del Consiglio dei Saggi della stessa piattaforma. Il che non ha soddisfatto alcuni esponenti del Raggruppamento che, a loro volta, hanno designato Joseph Olenghankoy come presidente del Consiglio dei Saggi.[23]
Il 14 marzo, in seguito ad una riunione tenutasi a Kinshasa, la Dinamica dell’Opposizione – ala Joseph Olengha Nkoy, ha manifestato il suo desiderio di riunificare l’opposizione. In una dichiarazione pubblicata a Kinshasa, Bruno Tshibala, portavoce di questo gruppo dissidente del Raggruppamento, ha chiesto una mediazione in vista dell’unificazione del movimento.[24]
Il 15 marzo, la Dinamica dell’Opposizione – ala Martin Fayulu ha deciso di escludere dalle sue file i dissidenti Joseph Olenghankoy, presidente di FONUS; Freddy Matungulu, Presidente di Congo na Biso; Gilbert Kiakwama, presidente della Convenzione dei Democratici Cristiani (CDC); Eva Matwasa; Oscar Lungedo; Ingele Ifoto; Tshibangu Kalala; Omer Kutumisa; Lusamba Thatcher; Emery Okundji; Lumea Maleki e Fiyou Ndondoboni. Quasi tutti questi esclusi formano l’ala che sostiene Joseph Olenghankoy come presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento e che contesta la designazione di Félix Tshisekedi e Pierre Lumbi.[25]
Il 18 marzo, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, Bruno Tshibala, portavoce del Raggruppamento dell’Opposizione e membro del Consiglio dei saggi di questo gruppo – ala Olenghankoy, ha invitato gli uni e gli altri a rispettare “i principi fondamentali dell’incontro di Genval”, al fine di risolvere la crisi derivante dalla ristrutturazione del Raggruppamento dopo la morte di Etienne Tshisekedi. Secondo lui, «i partecipanti all’incontro di Genval avevano firmato un patto attorno a Tshisekedi. E questo patto prevedeva l’esistenza di due organi [del Raggruppamento]: il Consiglio dei Saggi e il Coordinamento delle azioni. Non è possibile fare dei cambiamenti prima dei funerali di Etienne Tshisekedi [le cui spoglie sono ancora a Bruxelles dal 1° febbraio]». Tuttavia, Bruno Tshibala si è detto favorevole alla ristrutturazione del Raggruppamento, ma a due condizioni: “la prima è il funerale del presidente [Etienne Tshisekedi] e la seconda è l’approvazione di un regolamento interno”.[26]
Il 21 marzo, in un’intervista, il presidente di Congo Na Biso, Freddy Matungulu, ha annunciato che il Raggruppamento ha ritrovato la sua unità dopo un incontro tra il Presidente del Raggruppamento, Felix Tshisekedi, lui stesso, Jean Claude Vuemba, Fiyou Ndondoboni e Gilbert Kiakwama svoltosi nella residenza di Etienne Tshisekedi, a Limete. Tuttavia, egli ha dichiarato che sono ancora in corso delle discussioni con altri membri ancora esitanti.[27]
Il 22 marzo, il portavoce del Raggruppamento, Bruno Tshibala, che appoggia la dissidenza di Joseph Olengankoy, ha affermato che «la crisi in seno del Raggruppamento non è ancora risolta». Egli continua a contestare l’ultima ristrutturazione intervenuta all’interno di questa piattaforma e, più in particolare, la nomina del duo Tshisekedi – Lumbi alla direzione. Secondo Bruno Tshibala, è demagogico dire che la crisi è finita. Secondo lui, uno dei presupposti per la ristrutturazione e la riunificazione del Raggruppamento è la previa organizzazione dei funerali del presidente Etienne Tshisekedi: «È impensabile che ci si precipiti ad ottenere poltrone, quando l’iniziatore del Raggruppamento, Etienne Tshisekedi, non è ancora stato sepolto».
D’altra parte, Peter Kazadi, ex consigliere legale del defunto Etienne Tshisekedi, ha affermato che la crisi all’interno del Raggruppamento è in realtà terminata. «La situazione è tornata alla normalità. Il Raggruppamento è composto da nove componenti e tutte le nove sono sempre state con noi. Alcuni membri di queste componenti se n’erano distaccati, ma sono tornati», ha dichiarato Peter Kazadi. Tra le personalità ritornate in seno del Raggruppamento, egli cita i deputati Gilbert Kiakwama e Jean-Claude Vuemba, senza dimenticare il professor Freddy Matungulu e Fiyou Ndondoboni. L’ex consigliere legale di Etienne Tshisekedi ricorda inoltre che Bruno Tshibala è escluso dall’UDPS e che, quindi, non è abilitato a parlare a nome del partito.[28]
Il 22 marzo, il deputato Jean-Claude Vuemba ha affermato che la riunione tra Félix Tshisekedi, lui, Gilbert Kiakwama, Freddy Matungulu e Fiyou Ndondoboni non riguardava affatto il Raggruppamento. Secondo lui, l’obiettivo dell’incontro era piuttosto la riunificazione della Dinamica dell’Opposizione, già da diversi mesi divisa in due campi, quello di Martin Fayulu e quello di Gilbert Kiakwama. Secondo Jean-Claude Vuemba, la riunificazione della Dinamica riguarda anche Joseph Olenghankoy che, sostenuto da alcuni dissidenti, tra cui Roger Lumbala e Bruno Tshibala, è stato nominato Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento. D’altra parte, il gruppo dei dissidenti, tra cui Roger Lumbala e Bruno Tshibala, che è stato ricevuto in udienza dalla CENCO, ha confermato che: «La riunificazione del Raggruppamento non è possibile senza la rinuncia alla ristrutturazione intrapresa».[29]
[1] Cf Forum des As – Kinshasa, 28.02.’17 Testo integrale: http://www.forumdesas.org/spip.php?article10592
[2] Cf Radio Okapi, 15.03.’17
[3] Cf Radio Okapi, 16.03.’17
[4] Cf Radio Okapi, 17.03.’17; RFI, 17.03.’17
[5] Cf Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 17.03.’17
[6] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 17.03.’17
[7] Cf Radio Okapi, 18.03.’17
[8] Cf Radio Okapi, 20.03.’17
[9] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 22.03.’17
[10] Cf Actualité.cd, 25.03.’17
[11] Cf Actualité.cd, 16.03.’17
[12] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 17.03.’17
[13] Cf Actualité.cd, 20.03.’17
[14] Cf Radio Okapi, 20.03.’17
[15] Cf Radio Okapi, 22.03.’17
[16] Cf Actualité.cd, 25.03.’17
[17] Cf Élysée Odia – 7sur7.cd, 21.03.’17
[18] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 22.03.’17; Élysée Odia – 7sur7.cd, 23.03.’17
[19] Cf Joseph Kazadi Mamba – 7sur7.cd, 22.03.’17
[20] Cf Actualité.cd, 23.03.’17
[21] Cf Radio Okapi, 22.03.’17; Will Cleas Nlemvo – Actualité.cd, 22.03.’17
[22] Cf Actualité.cd, 22.03.’17
[23] Cf Radio Okapi, 19.03.’17
[24] Cf Politico.cd, 15.03.’17
[25] Cf Politico.cd, 15.03.’17
[26] Cf Radio Okapi, 19.03.’17
[27] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 21.03.’17
[28] Cf Radio Okapi, 23.03.’17
[29] Cf Politico.cd, 22.03.’17