Congo Attualità n. 306

INDICE:

EDITORIALE: L’ACCORDO DELLA NOTTE DI SAN SILVESTRO

  1. L’ACCORDO POLITICO GLOBALE ED INCLUSIVO DEL CENTRO INTERDIOCESANO DI KINSHASA
    1. Le ultime divergenze
    2. Il Fronte per il Rispetto della Costituzione annuncia che non firmerà l’accordo
    3. I punti principali dell’accordo
    4. La Maggioranza ha firmato “sotto riserva”
    5. Quattro membri dell’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre non hanno firmato
    6. Alcune questioni dovranno essere oggetto di un annesso particolare

 

EDITORIALE: L’ACCORDO DELLA NOTTE DI SAN SILVESTRO

 

 

 

 

1. L’ACCORDO POLITICO GLOBALE ED INCLUSIVO DEL CENTRO INTERDIOCESANO DI KINSHASA

 

a. Le ultime divergenze

 

Il 29 dicembre, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) hanno annunciato la loro intenzione di concludere entro il 30 dicembre i negoziati intrapresi tra il governo e l’opposizione sull’organizzazione di una gestione consensuale del paese nel periodo di transizione compreso tra la fine del mandato del presidente Joseph Kabila e l’elezione del suo successore. «Con o senza accordo, i vescovi vogliono conclude i lavori domani (Venerdì). Non ci sarà alcuna proroga», ha detto alla stampa l’Abbé Donatien Nshole, portavoce della CENCO.[1]

 

Il 30 dicembre, tra la Maggioranza Presidenziale (MP) e il Raggruppamento dell’opposizione (RASSOP) persistono ancora delle divergenze, in modo particolare su seguenti quattro punti: l’attribuzione del posto di Primo Ministro, la ricomposizione del Comitato centrale della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), la ripartizione delle responsabilità a livello dei Governi provinciali e le misure di rasserenamento del clima politico. Circa la questione del primo ministro, è necessario ricordare che, in seguito ad un accordo anteriore non sufficientemente inclusivo, quello del 18 ottobre, è appena stato formato un nuovo governo di unità nazionale con un Primo Ministro proveniente dalle file dell’opposizione firmataria di quel primo accordo. parte dell’opposizione è appena essere investito. Il Presidente Kabila accetterà di farlo cadere a favore di un altro nuovo Primo Ministro proveniente, questa volta, dalle file del Raggruppamento dell’Opposizione? Dopo l’udienza loro accordata da Joseph Kabila nella serata del 29 dicembre, i vescovi della CENCO hanno incontrato il RASSOP per comunicargli le ultime posizioni del Presidente della Repubblica sulle principali questioni che ancora separano le due parti, la Maggioranza e il Raggruppamento. Un partecipante a questo incontro di informazione ha rivelato il contenuto del colloquio tra il Presidente Kabila e i Vescovi della CENCO.

Joseph Kabila sarebbe favorevole all’attribuzione del posto di Primo Ministro all’opposizione, ma non esclusivamente al Raggruppamento, come richiesto da quest’ultimo. Secondo il Presidente, l’opposizione dovrebbe presentargli tre nomi affinché, tra essi, egli possa nominare il nuovo Primo Ministro. Il Presidente si sarebbe detto favorevole anche al rimpatrio degli esuli politici come Mbusa Nyamwissi, Roger Lumbala e Floribert Anzulumi. Invece, i casi di Moïse Katumbi, Jean Claude Muyambo e Diomi Ndongala dovrebbero essere esaminati da una commissione di magistrati creata sotto la direzione del Ministro della Giustizia Thambwe Mwamba. Infine, il Presidente avrebbe affermato che l’attuazione dell’eventuale accordo non potrebbe essere possibile prima della prossima sessione parlamentare di marzo 2017.

Secondo la stessa fonte, il RASSOP avrebbe respinto queste proposte. Sul suo account Twitter, Félix Tshisekedi, capo della delegazione del Raggruppamento ai colloqui, ha accennato ad una probabile rottura nel caso in cui il campo presidenziale resti aggrappato alle sue posizioni.[2]

 

Il 30 dicembre, il Presidente della CENCO, Mons. Marcel Utembi, ha annunciato che la firma dell’accordo è rinviata al giorno seguente, il 31 dicembre. Tuttavia, egli ne ha presentato le grandi linee. In base all’accordo,

– L’attuale Capo dello Stato, Joseph Kabila, resterà in funzione per tutto il periodo pre-elettorale e elettorale, ma senza alcuna possibilità di candidarsi per un terzo mandato, né di modificare o cambiare la Costituzione durante tutto il periodo di transizione.

– Sarà formato un nuovo governo di unità nazionale, composto da membri provenienti dalle diverse parti implicate nelle trattative. Il posto di Primo Ministro è stato affidato al Raggruppamento dell’opposizione. Era uno degli ultimi punti che continuavano a bloccare le discussioni in corso. – Le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali saranno organizzate simultaneamente, non nel 2018 come previsto dall’accordo di ottobre, ma entro la fine del 2017. Ma esperti elettorali già dubitano che sia possibile organizzarle entro tale data. Sylvain Lumu, membro della Commissione nazionale per i diritti umani ed esperto elettorale, “ha emesso delle riserve” e parla di “incongruenza”. Da parte sua, la comunità internazionale raccomandava di organizzare, prima della fine del 2017, solo le elezioni presidenziali e legislative nazionali.

– È stato raggiunto un compromesso anche sulla questione delle misure di rasserenamento del clima politico, con la liberazione dei prigionieri politici. Si prevede una soluzione caso per caso da parte di una Commissione di magistrati di alto livello. Sui sette casi emblematici, solo quattro sono stati finora risolti. Il Raggruppamento dell’opposizione aveva chiesto che tutti i casi fossero risolti prima della firma dell’accordo ma, molto probabilmente, i casi di Moïse Katumbi, Eugène Diomi Ndongala e Jean-Claude Muyambo non lo saranno.

– Un comitato di monitoraggio sarebbe incaricato di far rispettare l’accordo suggerendo alle istituzioni competenti le raccomandazioni che riterrà necessarie per l’organizzazione delle elezioni.[3]

 

b. Il Fronte per il Rispetto della Costituzione annuncia che non firmerà l’accordo

 

Il 30 dicembre, il Fronte per il Rispetto della Costituzione, attraverso Eve Bazaiba, segretaria del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), ha annunciato che, qualunque cosa accada, non firmerà l’accordo. Esso afferma di non voler dare il suo avvallo ad un accordo che non gli riserva alcun posto in seno alle istituzione che ne deriveranno. In effetti, il Fronte per il Rispetto della Costituzione avrebbe ottenuto il posto della Vice Presidenza del Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’applicazione dell’accordo, ma non quello della sua Presidenza, come si aspettava. Eve Bazaiba ha «deplorato il fatto che l’esito delle trattative fosse già stato concordato sin dall’inizio tra la Maggioranza e il Raggruppamento e che ora si tratti di un accordo puramente bilaterale». Per P. Donatien Nshole, che comunque spera che il Fronte per il Rispetto della Costituzione firmi l’accordo, la cosa principale è che il Fronte stesso abbia portato il proprio contributo alla discussione in corso.[4]

In serata, anche l’attuale primo ministro Samy Badibanga, il vice primo ministro José Makila e il ministro Jean-Lucien Bussa hanno dichiarato che non firmeranno l’accordo. Essi ritengono che l’accordo concluso non si basi sul rispetto dei principi democratici, ma che tenda a soddisfare delle ambizioni personali, sia della maggioranza che del Raggruppamento.

Secondo Jean-Lucien Bussa, «questo compromesso politico ignora superbamente l’accordo politico firmato il 18 ottobre 2016». Egli ha affermato che, «dal momento che l’MLC si è ritirato dalle trattative, il compromesso politico o l’accordo che sarà firmato non sarà più inclusivo. In secondo luogo, si nota una focalizzazione dell’accordo sule ambizioni personali di alcuni individui, due o tre: uno deve necessariamente essere presidente del comitato di monitoraggio dell’applicazione dell’accordo, un altro deve necessariamente essere primo ministro, un altro ancora deve necessariamente tornare in patria. È dunque per questo che la delegazione dell’opposizione politica che ha partecipato al dialogo di settembre – ottobre annuncia all’opinione nazionale e internazionale che, se il compromesso politico proposto dai vescovi non sarà inclusivo o se, semplicemente, vuole essere una risposta alle ambizioni personali di alcuni individui politici, essa non lo firmerà. Non possiamo ridurre la crisi congolese agli interessi di pochi individui». Secondo Jean-Lucien Bussa, firmatario dell’accordo del 18 ottobre, le conclusioni proposte dalla CENCO sono formulate “su misura”, perché simili a quelle di Ibiza e Venezia, in occasione delle trattative segrete tra il PPRD e l’UDPS nel 2015.[5]

 

Il 31 dicembre, i negoziati tra governo e opposizione erano ancora bloccati su diverse questioni, tra cui il caso di Moïse Katumbi, membro dell’opposizione. Esiliato in Belgio, egli ha dichiarato di non voler essere “la causa”di tale blocco e ha chiesto al Raggruppamento dell’opposizione di procedere alla firma dell’accordo.[6]

 

c. I punti principali dell’accordo

 

Il 31 dicembre, la maggioranza presidenziale e l’opposizione hanno finalmente raggiunto un accordo sull’organizzazione delle elezioni presidenziali prima della “fine del 2017”. Previsto per le 20:30 (19:30 GMT), l’atto della firma dell’accordo (22 dei 32 delegati) è cominciato alle 23:00 (2200 GMT). Secondo il testo dell’accordo, il presidente Joseph Kabila resterà in funzione fino all’insediamento del suo successore. Tuttavia, il testo prevede che egli non potrà candidarsi per un terzo mandato presidenziale e che, nel periodo di transizione compreso tra la fine del suo secondo ed ultimo mandato e le prossime elezioni, non si potrà procedere ad alcuna modifica o cambiamento della costituzione. Si formerà un nuovo governo di unità nazionale con un primo ministro proveniente dal Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP). Si creerà un Consiglio nazionale di monitoraggio dell’applicazione dell’accordo sotto la direzione di un membro del Raggruppamento. La maggioranza presidenziale manterrà la gestione dei governi provinciali.[7]

 

Alcuni estratti dell’accordo:

 

«ACCORDO POLITICO GLOBALE ED INCLUSIVO DEL CENTRO INTERDIOCESANO DI KINSHASA

 

Capitolo II: SUL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE

 

II.1. Le parti implicate si impegnano a rispettare la Costituzione del 18 febbraio 2006 come modificata nel 2011 e a organizzare le elezioni presidenziali, le legislative nazionali, le legislative provinciali e le elezioni locali in conformità con la Costituzione. Nonostante le disposizioni dell’articolo 5, paragrafo 1, secondo il quale “la sovranità nazionale appartiene al popolo. Ogni potere emana dal popolo che lo esercita direttamente tramite referendum o elezioni e, indirettamente, attraverso i suoi rappresentanti”, le diverse parti si impegnano a non intraprendere e a non appoggiare qualsiasi iniziativa di revisione e di cambiamento della Costituzione.

 

II.2. Circa la preoccupazione per un eventuale terzo mandato del Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, le parti implicate in queste trattative prendono atto della su solenne dichiarazione pronunciata davanti al Parlamento riunito in Congresso il 15/11/2016: “A tutti coloro che sembrano preoccuparsi del mio futuro politico, voglio dire, ringraziandoli, che la RDCongo è una democrazia costituzionale. Tutte le questioni riguardanti la sorte delle istituzioni e dei loro animatori sono risolte in modo soddisfacente dalla Costituzione”. Ne consegue che, avendo terminato due mandati, egli non può dunque candidarsi per un terzo.

 

Capitolo III: LE ISTITUZIONI E IL LORO FUNZIONAMENTO DURANTE IL PERIODO PRE-ELETTORALE ED ELETTORALE

 

III.1. Principi di governante

 

III.1.1. Nell’ambito delle loro prerogative costituzionali e legali, le missioni prioritarie delle istituzioni nazionali e provinciali del paese consistono nel:

– Garantire la continuità dello Stato;

– Organizzare, entro i tempi previsti, le elezioni presidenziali, legislative nazionali, legislative provinciali, senatoriali e quelle dei governatori e vice-governatori delle province.

 

III.1.2. La durata massima per la realizzazione delle operazioni pre-elettorali ed elettorali, secondo l’ordine di successione concordato, è di 12 mesi a partire dalla firma del presente Accordo.

III.2. Istituzioni a mandato elettivo

 

III.2.1. Il Presidente della Repubblica

 

Le parti implicate si impegnano a rispettare la Costituzione del 18 febbraio 2006, come modificata nel 2011, in modo particolare le seguenti disposizioni:

– Articolo 70, paragrafo 1, che stipula: “il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta”. Ne consegue che ogni Presidente che abbia terminato il secondo e ultimo mandato non può più candidarsi per un terzo. – Articolo 70, paragrafo 2, che stabilisce: “alla fine del suo mandato, il Presidente della Repubblica resta in funzione fino all’effettivo insediamento del nuovo presidente eletto”. Sotto riserva emessa dal Fronte per il Rispetto della Costituzione, ne consegue che, benché alla fine del suo mandato, il Presidente della Repubblica resterà in funzione fino all’effettivo insediamento del suo successore eletto.

 

III.2.2. L’Assemblea Nazionale, il Senato e le Assemblee Provinciali

 

Dato che i mandati dei deputati provinciali e dei senatori sono terminati dal 2012 e che quello dei deputati nazionali si concluderà nel mese di febbraio 2017, le parti interessate hanno convenuto, conformemente agli articoli 103 comma 2, 105 comma 2 e 197 comma 6 della Costituzione, che: a) i deputati nazionale, i senatori e i deputati provinciali restano in funzione fino all’effettivo insediamento delle nuove assemblee legislative e deliberative sorte dalle prossime elezioni da organizzare entro i tempi concordati. b) L’Assemblea nazionale, il Senato e le Assemblee provinciali avranno, secondo il caso e oltre alle loro classiche attribuzioni costituzionali, come ordine del giorno legislativo prioritario il blocco legislativo relativo all’organizzazione delle elezioni e le misure di rasserenamento del clima politico. c) I governatori e i vice governatori eletti restano in funzione in conformità alle disposizioni costituzionali.

 

III. 3. Istituzioni a mandato non elettivo

 

III.3.1. Al fine di garantire l’equilibrio istituzionale e di garantire a tutti parità di trattamento durante tutto il processo elettorale, le parti implicate concordano sul fatto che, durante il periodo pre-elettorale elettorale, a livello dell’esecutivo nazionale la gestione degli affari pubblici è inclusiva.

 

III.3.2. Il Primo Ministro esercita i pieni poteri a lui conferiti dalla Costituzione, in quanto capo del governo.

 

III.3.3. Il Governo della Repubblica è guidato da un Primo Ministro presentato dall’opposizione politica non firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 / Raggruppamento dell’Opposizione e nominato dal Presidente della Repubblica conformemente all’articolo 78 della Costituzione.

 

III.3.4. Le modalità pratiche dell’attuazione dei principi sopra enunciati sono determinate da un ulteriore accordo concluso tra le parti interessate e parte integrante del presente accordo.

 

III.3.5. Le parti interessate concordano di assegnare al governo della Repubblica, come alle istituzioni a mandato elettivo, la missione prioritaria di lavorare per l’organizzazione di elezioni credibili e trasparenti entro i tempi previsti al punto III.1.2 sopra citato.

 

Capitolo IV: IL PROCESSO ELETTORALE

 

IV.1. Le varie parti si accordano per una riformulazione completa del registro elettorale e per una valutazione, almeno una volta ogni due mesi, dell’operazione di registrazione degli elettori in corso.

 

IV.2. Le parti interessate sono d’accordo per l’organizzazione simultanea, nello stesso giorno, delle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali al più tardi nel mese di dicembre 2017. Tuttavia, il Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale, il Governo e la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) possono accordarsi unanimemente sul tempo necessario per l’organizzazione di queste elezioni. Le elezioni locali, comunali e urbane saranno organizzate nel 2018.

 

IV.4. Sul finanziamento delle elezioni e fatti salvi gli articoli 6 e 52 della legge organica sulla CENI, le parti interessate:

* Raccomandano al Governo di:

– Mobilitare le risorse interne ed esterne necessarie per l’organizzazione delle elezioni e di rispettare scrupolosamente il piano di erogazione concordato con la CENI.

– Costituire una riserva trimestrale a beneficio della Ceni e conforme al suo piano di erogazione per finanziare l’insieme del processo elettorale.

– Fornire la totalità delle risorse necessarie per finanziare le elezioni.

– Esplorare vie e mezzi di razionalizzazione del sistema elettorale, per ridurre i costi eccessivi delle elezioni.

* Incoraggiano la Comunità internazionale ad accompagnare e ad assistere la CENI, attraverso la messa a disposizione delle risorse logistiche, tecniche e finanziarie necessarie per la buona realizzazione delle operazioni elettorali.

* Esortano il Parlamento ad esercitare trimestralmente un controllo sull’utilizzazione delle risorse di bilancio messe a disposizione della Ceni.

* Esigono dalla Ceni la trasparenza nel settore degli appalti e l’incoraggiano a redigere un bilancio razionale per tutto il processo pre-elettorale, elettorale e post-elettorale, conforme all’opzione presa e accompagnato da un piano di attuazione credibile e realistico.

* Invitano il Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale (CNSA) ad adempiere rigorosamente i suoi compiti e ad effettuare, collaborazione con la CENI e il governo, delle valutazioni periodiche e regolari del processo elettorale.

 

IV.5. Al fine di garantire l’indipendenza e l’imparzialità della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e di riconquistare la fiducia di tutti i concorrenti elettorali, le parti interessate concordano sul fatto che:

  1. a) La CENI deve essere rivitalizzata appena possibile. A tal fine, le parti interessate incaricano il Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale di raccomandare tutti gli aggiustamenti e le misure da adottare, sia per quanto riguarda le strutture organiche che il funzionamento della Ceni, da una parte, e i meccanismi appropriati da mettere in atto, per rinforzare le sue capacità e la trasparenza delle operazioni preelettorali ed elettorali, dall’altra.

 

  1. b) La Maggioranza Presidenziale, l’Opposizione politica e la Società civile da cui provengono gli attuali membri della CENI e che lo vogliano, sono liberi di procedere, entro quattordici (14) giorni dalla data della firma del presente accordo, alla sostituzione dei loro delegati, conformemente alla legge in materia. I membri interessati presentano le loro dimissioni immediatamente dopo che le loro componenti d’origine ne abbiano fatto loro richiesta.

 

IV.6. Le parti interessate prendono legalmente atto della fine del mandato degli attuali membri del Consiglio Superiore per gli Audiovisivi e la Comunicazione (CSAC). Esse concordano sulla nomina, entro quattordici (14) giorni dalla firma del presente accordo, di suoi nuovi membri, nel rispetto dell’inclusività e in conformità con la Legge Organica sulla sua organizzazione e sul suo funzionamento.

 

Capitolo V: MISURE DI RASSERENAMENTO DEL CLIMA POLITICO

 

V.1. Le parti implicate prendono atto dell’effettiva istituzione di una Commissione di Magistrati incaricata di esaminare, caso per caso, i dossier dei prigionieri politici e di opinione, dei beneficiari dell’ultima legge sull’amnistia ma non ancora liberati, degli esiliati e dei rifugiati politici ripresi nella lista allegata.

– Le parti hanno preso atto con soddisfazione che i casi di Antipa Mbusa Nyamwisi, Roger Lumbala, Floribert Anzuluni e Moïse Moni Della sono già stati trattati dalla suddetta Commissione, che ha già deciso la cessazione delle procedure giudiziarie nei confronti dei primi tre e la liberazione dell’ultimo.

– Per quanto riguarda il caso di Eugène Diomi Ndongala, le parti interessate chiedono alla CENCO di prendere opportune iniziative per una sua soluzione appropriata e soddisfacente.

– Nell’interesse superiore della Nazione, le parti interessate, ad eccezione della Maggioranza presidenziale, incaricano la CENCO di continuare la sua opera di mediazione con tutte le autorità competenti, in vista del monitoraggio e di una risoluzione efficace dei rimanenti casi emblematici, tra cui quelli di Moïse Katumbi e di Jean-Claude Muyambo, in modo che riacquistino la loro libertà. Per questo, le varie parti hanno chiesto alla Commissione di Magistrati di cedere questi due casi.

– Ai casi emblematici, si aggiungono le personalità politiche perseguite in occasione degli avvenimenti del 19 settembre 2016, i giovani di LUCHA e FILIMBI, arrestati il ​​giorno dell’apertura dei lavori sotto gli auspici della CENCO e tutti coloro che sono stati arrestati e / o perseguiti sul territorio nazionale nel corso degli avvenimenti del 19 e 20 settembre e del 19 e 20 dicembre 2016.

 

V.2. Il ministro dei media provvederà a ripristinare, entro 15 giorni dalla firma del presente accordo, le emissioni delle società audiovisive chiuse o interdette di funzionamento per misure cautelari o per non conformità alla legge.

 

Capitolo VI: IL MECCANISMO DI MONITORAGGIO DELL’ACCORDO POLITICO E DEL PROCESSO ELETTORALE

 

VI.1. Principi sulla natura della struttura

 

Le parti interessate convengono, conformemente all’articolo 222 comma 3 della Costituzione, di creare un’Istituzione di appoggio alla democrazia incaricata di seguire l’attuazione dell’accordo concluso tra loro. In attesa dell’adozione, in procedura d’urgenza, della legge organica relativa, tale struttura è creata e funziona sulla base del presente accordo.

 

VI.2. La struttura responsabile del monitoraggio e dell’attuazione dell’accordo

 

VI.2.1. Denominazione

 

Le parti concordano nel denominare questa struttura di appoggio alla democrazia “Consiglio nazionale di Monitoraggio dell’Accordo e del processo elettorale (CNSA)”.

 

VI.2.2. Composizione

 

Le parti concordano sul numero di 28 membri, compresa la CENCO.

La struttura è composta di 28 membri provenienti dalle diverse parti interessate. Ha due organi:

un’Assemblea plenaria e un Comitato. Quest’ultimo avrà un Presidente, tre Vicepresidenti, un relatore e un questore.

Il CNSA sarà presieduto dal Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento dell’Opposizione.

 

VI.2.3. Attribuzioni

 

Le parti interessate concordano sul fatto che il CNSA avrà il compito di garantire il rispetto dell’accordo politico da parte di tutti gli animatori delle Istituzioni e di monitorare e valutare la sua attuazione, al fine di garantire l’organizzazione di elezioni credibili, trasparenti e pacifiche. A tal fine, esso dovrà:

  1. controllare il calendario di attuazione dell’accordo;
  2. effettuare valutazioni periodiche del processo elettorale, almeno una volta ogni due mesi, in collaborazione con la CENI e il Governo;
  3. informare regolarmente sull’avanzamento dell’attuazione dell’accordo;
  4. formulare raccomandazioni al Parlamento, al Governo e alla CENI per la corretta esecuzione dell’accordo; 5. assicurare la soluzione di eventuali divergenze tra le parti sull’interpretazione dell’accordo e riconciliare il loro punto di vista al riguardo;
  5. mantenere i contatti con il governo e la CENI, per armonizzare le opinioni sul processo elettorale; 7. elaborare un proprio regolamento interno, conforme alla Costituzione;
  6. valutare consensualmente, in collaborazione con il governo e la CENI, il tempo necessario per l’organizzazione delle elezioni.

Una legge organica sarà approvata dal Parlamento, al fine di istituzionalizzare il Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale».

 

Come annunciato, il Fronte per il Rispetto della Costituzione non ha firmato l’accordo. Secondo P. Donatien Nshole, «il Fronte si sente frustrato e ritiene che non sia stato sufficientemente preso in considerazioni, nella misura in cui, rinunciando a partecipare al governo, si aspettava che gli fosse attribuita la presidenza del Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale. Non ritiene giusto che il Raggruppamento ottenga sia il posto di Primo Ministro che la presidenza del Consiglio Nazionale di monitoraggio. Dal punto di vista razionale, non ha torto ma, a volte, la realtà politica è un’altra cosa».[8]

 

d. La Maggioranza ha firmato “sotto riserva”

 

Il 2 gennaio, alcuni membri della maggioranza hanno affermato di aver firmato l’accordo “con riserva”, per mancanza tra l’altro, di inclusività. In effetti, il Fronte per il Rispetto della Costituzione, di cui è membro l’MLC, non ha firmato, come pure alcuni membri dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre.

Secondo P. Donatien Nshole, segretario generale della CENCO, il fatto che il Fronte per il Rispetto della Costituzione non abbia firmato l’accordo non mette in discussione l’inclusione, né dovrebbe mettere in discussione la partecipazione della maggioranza ai negoziati sulle “disposizioni pratiche”. «Il problema posto dal Fronte non riguarda la sostanza dell’accordo. Si tratta piuttosto di un problema di suddivisione del potere, non di contenuto dell’accordo. Si tratta di un problema che può essere risolto», ha egli affermato. Il Fronte per il Rispetto della Costituzione chiede per sé il posto di Presidente del Consigli Nazionale di monitoraggio, in linea di principio attribuito a Etienne Tshisekedi, presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento dell’opposizione. Secondo il Fronte, il Raggruppamento, che avrà già il posto di Primo Ministro, non dovrebbe avere anche il posto della presidenza del Consiglio Nazionale di monitoraggio, per non essere al tempo stesso giudice e parte in questione. Secondo P. Donatien Nshole, le dichiarazioni della maggioranza sono una “distrazione”. Contrariamente all’accordo del 18 ottobre, questa volta, «non si può parlare di mancanza di inclusività», minimizza, precisando che «questo secondo accordo è del tutto inclusivo, in quanto tutti le diverse parti hanno dato il loro contributo, permettendo di arrivare alla forma attuale».[9]

 

Il 3 gennaio, in un comunicato firmato da Alain-André Atundu, portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), «la MP afferma di accogliere con favore l’accordo raggiunto il 31 dicembre 2016 tra i firmatari dell’accordo del 18 ottobre e i non firmatari. Tuttavia, essa si rammarica del deficit d’inclusività derivante dalla mancanza della firma dell’accordo da parte di alcune forze, come il Fronte per il Rispetto della Costituzione e l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre». Nonostante ciò, essa si è detta disponibile ad appoggiare l’attuazione delle disposizioni dell’accordo: «La MP incoraggia la continuazione dei contatti in direzione dei non firmatari, per raggiungere un’inclusività completa. La MP ribadisce la sua disponibilità a collaborare per l’attuazione delle disposizioni di tale accordo, secondo la lettera e lo spirito della Costituzione e delle leggi della Repubblica. La MP si impegna a continuare le discussioni, fino alla firma delle “disposizioni pratiche”, come previsto nell’accordo del 31 dicembre 2016».[10]

 

e. Quattro membri dell’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre non hanno firmato

 

Il 9 gennaio, in una lettera indirizzata alla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), alcuni membri dell’opposizione politica firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016, raggiunto alla Cittadella dell’Unione Africana sotto la facilitazione di Edem Kodjo, hanno spiegato ai vescovi cattolici le ragioni del loro rifiuto di firmare l’accordo politico del 31 dicembre 2016 conclusosi sotto l’egida della CENCO stessa.

Secondo Samy Badibanga (Primo Ministro), Jean Lucien Bussa (Ministro della pianificazione), José Makila (Ministro dei Trasporti) e Azaria Ruberhwa (Ministro per il decentramento), firmatari di questa corrispondenza,

«Anche se il compromesso politico del 31 dicembre non ha fatto che riprendere, in altre parole, le proposte dell’accordo del 18 ottobre 2016, l’opposizione politica firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 non l’ha firmato per i seguenti motivi:

  1. La crisi elettorale non è stata ancora risolta. Mentre l’accordo del 18 ottobre 2016 ha avuto il merito di proporre un preciso cronogramma del processo elettorale, l’attuale compromesso politico non apporta alcuna precisione, né alcuna chiarezza sulle date. Rinvia, invece, ad orizzonti incerti;
  2. Il compromesso politico del 31 dicembre 2016 del Centro interdiocesano di Kinshasa si è concentrato su delle risposte da dare a certe persone, ma non al popolo congolese;
  3. Il compromesso politico del 31 dicembre 2016 interdiocesano Centro di Kinshasa sembra essere progettato per l’esclusiva soddisfazione del solo Raggruppamento sulla gestione delle istituzioni ristrutturate o create in seguito a questa ultima fase di dialogo;
  4. La marginalizzazione dell’opposizione politica firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 nelle discussioni sul posto di Primo Ministro, pertanto già assegnato all’opposizione sulla base dell’accordo del 18 ottobre 2016 e occupato da un membro di quella opposizione regolarmente nominato. Tuttavia, fiduciosa nel dialogo come unica via d’uscita dalla crisi politica sorta a causa della non-organizzazione delle elezioni entro i tempi costituzionali e legali, l’opposizione politica firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 rimane aperta a qualsiasi iniziativa volta a trovare una via d’uscita soddisfacente, al fine di pervenire, una volta per tutte e tutti insieme, all’organizzazione di elezioni veramente trasparenti, credibili e pacifiche».[11]

 

f. Alcune questioni dovranno essere oggetto di un annesso particolare

 

Nonostante la firma dell’accordo, non tutto è risolto: alcune questioni devono essere oggetto di un annesso particolare riguardante le “disposizioni concrete” e che sarà discusso nei prossimi giorni. Queste questioni riguardano, tra l’altro, la tempistica di attuazione dell’accordo, la data della nomina di un Primo Ministro proveniente dalle file del Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), la composizione di un nuovo governo di unità nazionale e il funzionamento del Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo, presentato come un’istituzione chiave. Circa l’investitura del nuovo governo, secondo l’accordo, il Primo Ministro sarà presentata dal Raggruppamento dell’Opposizione. Tuttavia, qualsiasi governo deve essere investito dal Parlamento. Il problema è che l’attuale sessione [parlamentare] straordinaria si concluderà il 15 gennaio e una nuova sessione normale inizierà il 15 marzo. Nell’annesso particolare, si preciserà se sarà possibile procedere all’investitura del Governo prima del 15 gennaio, o se si dovrà aspettare la sessione parlamentare di marzo.

Un’altra disposizione dell’accordo messa in dubbio è l’organizzazione simultanea delle tre elezioni (presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali) entro la fine del 2017, tanto più che la Ceni ha dimostrato che, in un simile caso, ci sarebbero parecchie difficoltà. «Se non sarà possibile, ce ne renderemo conto e, se necessario, posticiperemo di tre mesi. Tuttavia, la nostra linea rossa è che le elezioni presidenziali e legislative nazionali si svolgano nel 2017», ha precisato Christopher Ngoyi, membro del Raggruppamento dell’Opposizione.

I vescovi della Cenco hanno dunque chiesto alla maggioranza e all’opposizione di presentare loro delle proposte scritte sulle modalità di designazione del Primo Ministro e dei membri del Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo e del processo elettorale (CNSA), sulla composizione del futuro governo e sulla suddivisione dei ruoli nella fase di transizione, per infine discuterne nell’ambito dell’annesso particolare sulle “disposizioni concrete”.[12]

 

Il 3 gennaio, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha condizionato la sua partecipazione alla continuazione dei negoziati per l’applicazione dell’accordo al rinnovo, da parte del presidente Joseph Kabila, della missione di mediazione dei vescovi della CENCO. «I vescovi devono dapprima presentare il rapporto sull’accordo concluso al Presidente della Repubblica, il quale dovrà riconfermare, a sua discrezione, il mandato dei vescovi e precisarlo meglio», ha dichiarato Aubin Minaku, Segretario Generale della Maggioranza presidenziale (MP) e presidente dell’Assemblea Nazionale. Egli ha sottolineato che la MP non potrebbe pronunciarsi su una possibile implementazione dell’accordo, senza un parere favorevole di Joseph Kabila.[13]

 

Il 4 gennaio, i Vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) si sono incontrati con il Presidente Joseph Kabila. Secondo padre Donatien N’Shole, «i vescovi hanno voluto che fosse lui il primo a ricevere i testi dell’accordo globale e inclusivo, anche se rimane ancora da terminare una parte dei lavori». Il vice segretario generale della CENCO ha affermato che il Presidente della Repubblica ha incoraggiato i vescovi a portare rapidamente a termine ciò che rimane da fare e ha chiesto loro di accelerare il processo di attuazione del compromesso politico. Secondo i vescovi, «Joseph Kabila ha insistito sul fatto che la cosa più importante e urgente è l’organizzazione delle elezioni». Il Presidente della Repubblica ha promesso il suo impegno per l’attuazione del presente accordo. Alla domanda se egli abbia rinnovato ai vescovi il mandato di mediazione come richiesto dalla maggioranza presidenziale, P. Donatien Nshole ha risposto che «egli ha chiesto ai vescovi ciò che rimane da fare… glielo hanno detto e ha chiesto loro di continuare».[14]

[1] Cf AFP – Africatime, 30.12.’16

[2] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 30.12.’16

[3] Cf RFI, 31.12.’16; Radio Okapi, 31.12.’16

[4] Cf RFI, 31.12.’16

[5] Cf Radio Okapi, 31.12.’16

[6] Cf RFI, 31.12.’16

[7] Cf Radio Okapi, 01.01.’17

[8] Cf Radio Okapi, 03.01.’17

[9] Cf RFI, 02.01.’17

[10] Cf Actualité.cd, 03.01.’17

[11] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 10.01.’17 http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=16003:declaration-de-opposition-politique-signataire-de-l-accord-du-18-octobre-2016-a-la-cenco&catid=90:online-depeches

[12] Cf RFI, 31.12.’16

[13] Cf AFP – Jeune Afrique, 03.01.’17

[14] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 04.01.’17