Congo Attualità n. 298

INDICE

EDITORIALE: DIALOGO CONCLUSO. ACCORDO FIRMATO, MA LA CRISI POLITICA RESTA ANCORA UNA SFIDA

  1. IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE
    1. Una inaspettata accelerazione delle trattative
    2. Le pressioni della comunità internazionale
    3. La conclusione del dialogo e la firma dell’accordo
    4. Alcuni estratti dell’accordo
    5. Le prime reazioni
  2. LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUL RINVIO DELLE ELEZIONI

EDITORIALE: DIALOGO CONCLUSO. ACCORDO FIRMATO, MA LA CRISI POLITICA RESTA ANCORA UNA SFIDA

 

1. IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE

a. Una inaspettata accelerazione delle trattative

Iniziato da oltre un mese, il dialogo nazionale inciampa ancora su tre punti: il futuro dell’attuale Capo dello Stato durante il periodo di transizione che inizierà il 20 dicembre (data della fine del suo secondo e ultimo mandato, secondo le disposizioni della Costituzione), la gestione della transizione e la data delle elezioni – in particolare le presidenziali – che l’opposizione vorrebbe organizzare il prima possibile. Ci si può quindi chiedere quali concessioni la maggioranza e l’opposizione saranno disposte a farsi, senza sacrificare l’interesse generale della popolazione.[1]

Il 9 ottobre, dopo una riunione dei responsabili della Maggioranza Presidenziale (MP) a Kingakati, nella periferia di Kinshasa, il segretario generale di questa piattaforma politica, Aubin Minaku, ha dichiarato che Joseph Kabila ha chiesto ai membri del comitato direttivo di iniziare ad organizzarsi per preparare le prossime elezioni. Egli ha affermato che «l’autorità morale ha deciso la costituzione di un’unità di coordinamento elettorale della maggioranza presidenziale. Il ruolo di questa unità elettorale è quello di aiutare i partiti politici della maggioranza ad avere uno schema chiaro e i mezzi sufficienti per vincere le elezioni. Se dobbiamo iniziare ad organizzarci, è perché l’autorità morale ha ribadito il suo impegno ad organizzare le elezioni in tempi rapidi attraverso la Commissione elettorale indipendente». Inoltre, Aubin Minaku ha sottolineato che la sua famiglia politica è disposta a «contribuire in modo efficace, affinché il dialogo termini il più presto possibile, cioè la prossima settimana», precisando che, «se ci sono stati dei malintesi, prenderemo in considerazione le opzioni più adeguate, affinché chiunque sia in buona fede possa firmare l’accordo. Ci sono stati dei punti di disaccordo tra noi e i nostri amici dell’opposizione. Queste divergenze saranno risolte entro domani o posdomani al più tardi».[2]

Il 10 ottobre, il presidente del partito politico Fronte Cittadino per la Repubblica” (FCR), Jean-Bertrand Ewanga, ha severamente criticato il dialogo che si sta svolgendo presso la Cittadella dell’Unione Africana e che egli ha qualificato di cospirazione contro la Repubblica, per consentire all’attuale Presidente di rimanere al potere oltre la durata costituzionale del suo mandato. Egli ha affermato che «quel dialogo non è in conformità né con l’accordo quadro di Addis Abeba, né con la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il suo obiettivo è di prolungare il secondo ed ultimo mandato di Kabila, per permettergli poi di cambiare la costituzione». A proposito dei partecipanti all’attuale dialogo, egli ha affermato: «Spinte da appetiti egoistici, la maggioranza presidenziale e una parte dell’opposizione hanno deciso di uccidere la democrazia, dando a Kabila la possibilità di prolungare il suo mandato, in cambio dei posto di primo ministro e di altri ministeri. Si tratta di una cospirazione contro la Repubblica da parte della Maggioranza Presidenziale e dei suoi nuovi alleati. Alcuni dicono: “Tu dammi il posto di primo ministro e io ti offro il prolungamento del mandato”. Altri ripetono: “Tu dacci dei posti ministeriali e noi ti lasciamo cambiare la costituzione per restare al potere”». È utile ricordare che l’FCR è un nuovo partito che ha come segretario generale Norbert Yamba, ex attivista della società civile, e che ha formalmente aderito ad “Alternanza per la Repubblica”, una piattaforma di appoggio a Moïse Katumbi.[3]

Il 10 ottobre, un membro incaricato della comunicazione per conto della Maggioranza Presidenziale (MP), Adam Chalwe Munkutu, ha affermato che «la Maggioranza Presidenziale (MP) ha ufficialmente accettato il principio di affidare il posto di primo ministro all’opposizione». Finora, solo 13 dei 17 membri del comitato politico della MP avevano ritenuto normale concedere il posto di primo ministro all’opposizione.

Tuttavia, secondo Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e co-moderatore del dialogo politico per conto dell’opposizione, è necessario restare ancora vigilanti: «Non accetteremo di firmare un qualsiasi accordo a qualsiasi prezzo. Da parte nostra, riteniamo che l’accordo debba includere i seguenti principi fondamentali: la data precisa delle elezioni e del passaggio dei poteri, la garanzia del rispetto della costituzione e dell’impossibilità che Joseph Kabila si ricandidi per un terzo mandato presidenziale. È necessario che si arrivi ad un accordo secondo il quale le elezioni abbiano luogo entro un tempo tecnicamente possibile e politicamente accettabile».[4]

Il 12 ottobre, il portavoce della MP, André Alain Atundu, ha confermato che il primo ministro che guiderà la transizione politica dopo il 19 dicembre sarà un membro dell’opposizione che partecipa al dialogo. «La maggioranza presidenziale ha accettato di affidare il posto di primo ministro all’opposizione. Ora spetta all’opposizione di trarne le conseguenze», ha dichiarato il portavoce della MP. Egli ha fatto osservare che tale decisione non è una sconfitta per la MP che auspica una conclusione positiva del processo elettorale. «La maggioranza non ha considerato come un handicap il fatto che l’opposizione ottenga il posto di Primo Ministro. Non si tratta di una vittoria per l’opposizione. È più una responsabilità che un onore», ha dichiarato Alain André Atundu. A proposito della richiesta dell’opposizione sul divieto di indire un referendum durante il periodo di transizione, egli ha affermato che «le discussioni sono ancora in corso. Non si tratta di raggirare la Costituzione attraverso il dialogo. Non abbiamo il diritto di mettere tra parentesi una disposizione democratica essenziale come la volontà del popolo che fonda la legittimità di ciascuno. Non possiamo mettere tra parentesi la volontà del popolo, il diritto del popolo ad esprimersi su tutto ciò che gli si pone come domanda».[5]

Restano ancora vari punti di divergenza tra opposizione e maggioranza. Secondo l’opposizione, un punto che dovrebbe essere incluso nell’accordo è quello relativo al rispetto della Costituzione. Chiaramente, secondo l’opposizione, per Joseph Kabila non ci sarà alcuna possibilità per un suo terzo mandato. Il presidente uscente potrà rimanere in funzione fino all’elezione di un nuovo capo di Stato, ma non oltre. Inoltre, egli non potrà candidarsi per un terzo mandato. Secondo l’opposizione, queste condizioni contribuiranno a salvaguardare il principio dell’alternanza politica sancito nella Costituzione. Un altro punto critico è quello relativo alla data delle elezioni presidenziali. La maggioranza vuole mantenere la data proposta dalla Commissione elettorale, il 25 novembre 2018, con due anni di ritardo rispetto alla data inizialmente prevista conformemente alle disposizioni costituzionali. Si tratta però di una data inaccettabile per l’opposizione, che ritiene possibile abbreviare i tempi e che propone il 25 marzo 2018 come data per le prossime elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali.[6]

b. Le pressioni della comunità internazionale

Dal 10 al 12 ottobre, guidata dal ministro degli Esteri della Tanzania, una delegazione della Comunità dei Paesi dell’Africa Australe per lo Sviluppo (SADC) ha effettuato una visita ufficiale nella RDCongo. Essa ha incontrato tutte le varie parti congolesi: la maggioranza presidenziale, l’opposizione che partecipa al dialogo, l’opposizione che l’ha boicottato e la società civile. La delegazione della SADC ha concluso la sua visita nella RDCongo con un comunicato in cui afferma di avere:

«– rilevato dei progressi incoraggianti per quanto riguarda il dialogo nazionale che si sta svolgendo sotto la facilitazione dell’UA e l’operazione di registrazione degli elettori intrapresa dalla Commissione elettorale;

– ringraziato i partecipanti al dialogo nazionale per i progressi finora compiuti e esortato tutti coloro che non vi prendono parte a parteciparvi. Inoltre, la delegazione ha invitato le parti interessate ad agire in modo responsabile e ad evitare azioni che potrebbero sfociare in atti di violenza; – incoraggiato le varie parti a mettere, nell’ambito del dialogo nazionale, l’interesse del paese e della popolazione al primo posto, al fine di assicurare un consenso sulle questioni in sospeso;

– condannato le violenze del 19 e 20 settembre e scoraggiato qualsiasi tipo di tentativi e minacce volte a compromettere il processo di dialogo;

– esortato tutte le parti a creare un ambiente favorevole allo svolgimento di elezioni libere, eque, trasparenti e credibili;

– espresso soddisfazione per il lavoro di preparazione delle elezioni effettuato dalla Commissione elettorale e incoraggiato il governo ad assicurare alla Commissione elettorale il massimo appoggio, affinché essa possa adempire al suo dovere costituzionale».[7]

L’11 ottobre, in una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nella Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), il rappresentante speciale del Segretario Generale, Maman Sambo Sidikou, ha deplorato un peggioramento delle tensioni politiche, proprio quando la crisi elettorale è diventata una crisi costituzionale.

«La situazione politica rimane estremamente fragile nella RDCongo, il che contribuisce ad un aumento delle tensioni, a una continua riduzione dello spazio politico e a un rischio molto reale che la situazione peggiori ulteriormente», ha dichiarato Sidikou davanti ai membri del Consiglio. «La Repubblica Democratica del Congo è entrata in un periodo di grande rischio di estrema instabilità. La crisi elettorale è diventata una crisi costituzionale, con l’acuirsi della polarizzazione politica e con nessuna soluzione immediata in vista», ha dichiarato Sidikou, aggiungendo: «Gli esponenti delle varie parti, tutte incluse, appaiono sempre più inclini a ricorrere alla violenza pur di raggiungere i loro scopi, mentre lo spazio per un’attività politica costruttiva è ulteriormente diminuito. Se questa tendenza continua, credo che sia sempre più inevitabile che si arrivi ad una violenza generalizzata». Il rappresentante speciale ha dichiarato che la Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della RDCongo (MONUSCO) farà tutto ciò che le è possibile nell’ambito del suo mandato di protezione dei civili, ma ha aggiunto che «l’ampiezza delle minacce supera notevolmente le capacità della Missione».

Secondo Sidikou, l’unica soluzione è che le diverse parti aderiscano a una nuova iniziativa più inclusiva, che permetta un cammino verso la pace per il paese. Egli ha quindi chiesto al Consiglio di Sicurezza di usare la sua influenza per incoraggiare gli attori congolesi che stanno boicottando il processo di dialogo a parteciparvi e per esigere dal governo di garantire il diritto a un’attività politica pacifica. Secondo lui, il Consiglio deve anche ricordare che non sarà tollerata alcuna forma d’impunità nei confronti degli autori di violenza politica.[8]

Il 14 ottobre, per evitare un pericoloso incremento della violenza, dopo i recenti avvenimenti che hanno avuto luogo a metà settembre a Kinshasa, la Rete europea per l’Africa centrale (EURAC) ha chiesto, attraverso un suo comunicato, ai ministri degli affari esteri dell’Unione europea (UE), che si riuniranno in Consiglio il 17 ottobre, di «adottare misure forti e concrete sull’applicazione di sanzioni specifiche nei confronti di alti funzionari e agenti delle forze di sicurezza congolesi, responsabili della violenta repressione in corso e delle continue violazioni dei diritti umani. Questa azione è tanto più importante e pertinente, in quanto potrà essere decisa proprio due giorni prima delle prossime manifestazioni previste, il 19 ottobre, dai partiti dell’opposizione membri del “Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento”».

EurAc ha anche sottolineato che «il rinvio ormai inevitabile delle elezioni, in seguito alla strategia del presidente Kabila di mantenersi al potere anche dopo la fine del suo mandato costituzionale, costituisce una grave minaccia contro il processo di democratizzazione nella RDCongo». EurAc ha quindi esortato i ministri dell’UE a:

«– Annunciare pubblicamente che l’UE applicherà delle sanzioni mirate – tra cui il diniego di visti e il congelamento dei beni – contro i funzionari e gli agenti delle forze di sicurezza congolesi responsabili di atti di repressione e di violazioni dei diritti umani e contro quelli che stanno bloccando l’organizzazione del processo elettorale;

– Comunicare in modo molto più forte e coerente, alle autorità congolesi, l’impegno e la determinazione dell’UE nel difendere ed esigere il rispetto degli articoli della Costituzione congolese che sanciscono il principio dell’alternanza democratica, il numero e la durata dei mandati presidenziali permessi e la modalità delle elezioni presidenziali (articoli 70 e 220); – Esprimere con più forza il messaggio secondo cui l’UE rifiuta il fatto che il presidente Kabila possa rimanere al potere oltre il 2016, attraverso un terzo mandato e / o un “prolungamento” del processo elettorale. L’UE deve comunicare al governo congolese, in modo chiaro e con forza, la sua preoccupazione, affinché gli articoli della Costituzione congolese sopra citati siano effettivamente e pienamente rispettati, e ciò entro un tempo ragionevole. Se ciò non avvenisse, questo fatto potrebbe avere importanti conseguenze sulle relazioni tra l’UE e la RDCongo;

– Riconoscere l’impasse del dialogo politico in corso, in seguito al rifiuto di alcuni partiti di opposizione a parteciparvi, perché posto sotto la facilitazione di Edem Kodjo, nominato dall’Unione africana, ma privo della fiducia di molti attori socio-politici congolesi . L’UE dovrebbe sostenere la messa in atto di un nuovo dialogo effettivamente inclusivo, che riunisca le diverse forze dell’opposizione e della maggioranza. L’UE dovrebbe inoltre appoggiare l’identificazione di un nuovo facilitatore indipendente che abbia la fiducia della maggioranza e dell’opposizione e il cui ruolo sarebbe quello di trovare una convergenza di posizioni accettabili da tutte le diverse forze sociali e politiche del Paese;

– Comunicare al Governo congolese, in modo molto più forte e coerente, l’impegno e la determinazione dell’UE nel difendere i diritti e le libertà dei cittadini congolesi, come la libertà di espressione, di associazione e di riunione; condannare la politica di arresti e di detenzione degli oppositori politici, dei difensori dei diritti umani e dei membri della società civile, e esigere la liberazione, immediata e senza condizioni, di tutti i prigionieri di opinione e la cessazione delle procedure giudiziarie intraprese contro di loro;

– Comunicare che l’UE segue una politica di tolleranza zero per ogni uso eccessivo della forza e per ogni incitamento alla violenza da parte di agenti delle forze di sicurezza e di ufficiali dell’esercito che, tra l’altro, ricevono una formazione o ogni altro sostegno finanziario da parte dell’UE o dei suoi stati membri; l’UE deve essere pronta a ridurre l’appoggio finanziario, se questi ufficiali sono ritenuti responsabili di un uso eccessivo della forza o di atti di incitamento alla violenza; – Utilizzare la sua influenza diplomatica per chiedere agli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare gli Stati membri dell’UE, permanenti e temporanei, di istruire un’inchiesta indipendente sui massacri di Beni e Lubero, inchiesta che non inciderebbe in alcun modo sulle iniziative locali di risoluzione dei conflitti comunitari, ma che rappresenterebbe un loro complemento».[9]

Il 17 ottobre, in un comunicato, l’Unione Europea (UE) «si dice profondamente preoccupata per la situazione politica nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Essa condanna fermamente gli atti di estrema violenza che hanno avuto luogo il 19 e il 20 settembre 2016, soprattutto a Kinshasa. Queste violenze hanno ulteriormente aggravato la situazione di impasse in cui si trova attualmente la RDCongo, a causa della non convocazione del corpo elettorale entro i tempi previsti dalla costituzione, per l’organizzazione delle elezioni presidenziali. A questo proposito, l’UE ribadisce la responsabilità primaria delle autorità della RDCongo nell’organizzazione delle elezioni». Secondo l’UE «la crisi politica della RDCongo può essere risolta solo attraverso un impegno pubblico ed esplicito, da parte di tutti gli attori politici, a rispettare la Costituzione esistente, soprattutto per quanto riguarda la limitazione dei mandati presidenziali, e attraverso un dialogo politico sostanzialmente inclusivo, imparziale e trasparente. Questo dialogo dovrebbe portare, in linea con lo spirito della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nel più breve tempo possibile e entro la fine del 2017. Se l’attuale mandato presidenziale arrivasse alla fine senza che si sia raggiunto un previo accordo sul calendario elettorale, l’UE dovrà prenderà in considerazione l’impatto di tale situazione sui suoi rapporti con il governo della RDCongo».

Il Consiglio europeo afferma che «il dialogo facilitato dall’Unione africana a Kinshasa e sostenuto dall’UE, membro del gruppo di appoggio, dovrebbe spianare la strada, nelle prossime settimane, a una nuova fase di un processo politico più inclusivo. Entro il 19 dicembre, si dovrà chiarire il modo in cui sarà gestito il periodo di transizione fino allo svolgimento effettivo delle elezioni. L’UE sottolinea l’urgenza della situazione e l’importanza della partecipazione, a tale processo, di tutti i principali gruppi politici e della società civile, tra cui la Conferenza Episcopale del Congo. L’UE chiede alla maggioranza e all’opposizione di arrivare a dei necessari compromessi che, nello stesso tempo, abbiano un ampio consenso popolare».

Secondo l’UE, «l’interdizione di manifestazioni pacifiche, le intimidazioni e le angherie commesse nei confronti dell’opposizione, della società civile e dei media non consentono di preparare una transizione pacifica e democratica. Per assicurare un clima favorevole allo svolgimento del dialogo e delle elezioni, il governo deve impegnarsi, in maniera esplicita, a garantire il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto e a mettere fine ad ogni strumentalizzazione della giustizia. L’UE chiede la liberazione di tutti i prigionieri politici, la cessazione delle procedure giudiziarie intraprese, su sfondo politico, contro membri dell’opposizione e della società civile e la riabilitazione delle vittime di processi politici».

Secondo il Consiglio Europeo, «i molti arresti effettuati in seguito agli avvenimenti del 19 e 20 settembre suscitano gravi preoccupazioni per quanto riguarda il rispetto delle procedure legali e la volontà di garantire una giustizia indipendente. L’UE esorta tutte le parti interessate, sia del governo che dell’opposizione, a non ricorrere all’uso della violenza. L’UE ricorda la responsabilità primaria delle forze di sicurezza per mantenere l’ordine pubblico, garantendo nel contempo il rispetto delle libertà fondamentali. Un’inchiesta indipendente dovrà permettere d’identificare rapidamente le singole responsabilità di ciascuno. La MONUSCO e l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite nella RDC (BCNUDH) dovranno potere effettuare il loro lavoro di documentazione senza ostacoli».

Secondo il comunicato, «davanti ai rischi d’instabilità nel paese e la minaccia che ciò rappresenta per l’intera regione, l’UE manterrà pienamente i suoi impegni. Gli Stati membri concordano sin d’ora sulla necessità di coordinare le loro procedure circa il rilascio dei visti ai titolari di passaporti diplomatici e di servizio. L’UE utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione, compreso il ricorso a misure restrittive individuali nei confronti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, di atti d’incitamento alla violenza o di azioni che ostacolerebbero un’uscita dalla crisi in modo consensuale, pacifico e rispettoso della volontà del popolo congolese di eleggere i propri rappresentanti».

Infine, l’UE ricorda che «essa è disposta ad apportare il suo appoggio, anche finanziario, a un processo elettorale trasparente sulla base di un accordo politico inclusivo e di un chiaro calendario elettorale concordato tra le varie parti, e se tutte le condizioni sono soddisfatte in conformità con la Costituzione e con la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».[10]

c. La conclusione del dialogo e la firma dell’accordo

Il 14 ottobre, la maggioranza e l’opposizione che partecipa al dialogo nazionale hanno raggiunto un accordo che dovrà essere approvato in assemblea plenaria. Esso prevede la gestione del dopo il 19 dicembre, data della fine del secondo ed ultimo mandato di Joseph Kabila, e l’organizzazione delle elezioni presidenziali abbinate alle legislative nazionali e provinciali nel mese di aprile 2018. Joseph Kabila rimarrà in carica fino all’effettivo insediamento del nuovo presidente eletto. Egli gestirà il Paese con un primo ministro proveniente dalle file dell’opposizione. Per quanto riguarda le elezioni, la presentazione delle candidature è prevista per il 30 ottobre 2017 e le varie elezioni avranno luogo sei mesi dopo, verso la fine di aprile 2018. La gestione del periodo di transizione sarà posta sotto la supervisione di una commissione di controllo composta da membri dell’opposizione, della maggioranza e della società civile. Questa commissione sarà assistita e appoggiata da organismi partner della RDCongo, tra cui l’ONU, l’UE, l’UA, la CIRGL e la SADC.[11]

Il 18 ottobre, i lavori del dialogo nazionale si sono conclusi con la firma di un accordo politico. Nel suo discorso di chiusura, il facilitatore del dialogo nazionale, Edem Kodjo, ha esortato tutti i firmatari dell’accordo a metterlo in pratica per l’interesse del popolo congolese. Da parte sua, il vice Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, David Gressly, ha detto di prendere atto di tale accordo per conto delle Nazioni Unite. Il commissario per la pace e la sicurezza presso l’Unione Africana (UA) ha elogiato gli sforzi fatti dai partecipanti al dialogo per raggiungere un accordo politico che può contribuire al mantenimento della pace. La cerimonia di chiusura del dialogo politico è stata presieduta dal facilitatore Edem Kodjo, alla presenza di numerose autorità del paese, di diplomatici accreditati nella RDCongo e di rappresentanti delle organizzazioni africane. L’accordo politico comporta 12 capitoli suddivisi in 25 articoli.[12]

L’accordo prevede le elezioni presidenziali, abbinate alle legislative nazionali e provinciali, nel mese di aprile 2018, la formazione di un governo di unità nazionale con un primo ministro membro dell’opposizione che ha partecipato al dialogo. In base a tale accordo, il Presidente Kabila resterà in funzione fino alle elezioni del suo successore. Nell’accordo, non è espressamente specificato che egli non può ricandidarsi per un terzo mandato e che non può modificare la costituzione per sopprimere la limitazione del numero (due al massimo) dei mandati presidenziali. Tuttavia, il testo fa riferimento al pieno rispetto degli articoli della costituzione, il che può escludere la possibilità di queste due opzioni. L’accordo prevede, infine, la creazione di un comitato di controllo, composto da sette rappresentanti dell’opposizione, sette della maggioranza e tre della società civile e incaricato di sorvegliare l’attuazione dell’accordo stesso.[13]

Ecco le date più importanti dell’accordo:

  1. 18/10/2016 Fine del dialogo e firma dell’accordo
  2. 07/11/2016 Pubblicazione del calendario elettorale
  3. 09/11/2016 Insediamento del primo ministro e presentazione del programma del governo di unità nazionale
  4. 31/07/2017 Fine delle operazioni di rielaborazione del registro elettorale (liste degli elettori)
  5. 30/10/2017 Convocazione dell’elettorato
  6. 30/11/2017 Inizio presentazione delle candidature per le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali
  7. 29/04/2018 Elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali
  8. 10/05/2018 Passaggio del potere tra il presidente uscente Joseph Kabila e il suo successore.[14]

d. Alcuni estratti dell’accordo

         «Capitolo I: Il registro elettorale (Liste degli elettori)

– Articolo 1: Al fine di garantire l’inclusione e la credibilità del processo elettorale e di assicurare l’universalità del voto, consapevoli delle carenze e dell’obsolescenza del registro elettorale del 2011, nonostante una revisione effettuata nel 2015; prendendo atto delle osservazioni tecniche della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), integrate dai rapporti di esperti, tra cui quelli dell’ONU, dell’OIF e quelli nazionali, siamo d’accordo per la creazione di un nuovo registro elettorale e raccomandiamo alla CENI di continuare il processo di identificazione e di registrazione degli elettori già in corso.

Per evitare l’alto costo di revisioni ripetitive del registro elettorale, ciò che costituisce un ostacolo al regolare svolgimento delle varie elezioni incluse in ogni ciclo elettorale, invitiamo il governo a fare tutto il possibile, dopo l’attuale rielaborazione del registro elettorale, per permettere all’Ufficio Nazionale di Identificazione della Popolazione (ONIP) di costituire un registro generale permanente della popolazione della Repubblica Democratica del Congo, che sarà la base per elaborare il registro elettorale (liste degli elettori) necessario per ogni ciclo elettorale.

– Articolo 2: Il nuovo registro elettorale deve assicurare l’iscrizione di tutti i Congolesi residenti sia in patria che all’estero, in base alla legge n. 16/007 del 29 giugno 2016, che modifica e integra la legge n. 04/028 del 24 dicembre 2004, relativa all’identificazione e alla registrazione degli elettori che hanno raggiunto l’età di voto.

– Articolo 3: Il registro elettorale sarà finalizzato il 31 luglio 2017, inteso che questo periodo comprende tutte le tappe necessarie, tra cui quelle dell’annuncio del bando di gara, della firma e dell’esecuzione dei contratti relativi alla fornitura del materiale elettorale, dell’ identificazione e registrazione degli elettori e dell’affissione al pubblico delle liste degli elettori.

         Capitolo II: Ordine di successione delle elezioni

– Articolo 4: Le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali sono organizzate contemporaneamente.

Le elezioni locali, comunali e urbane sono organizzate in concomitanza con le prime tre, se le risorse finanziarie e tecniche lo consentono.

Le parti interessate raccomandano al governo di mettere a disposizione della CENI le risorse finanziarie e logistiche necessarie per l’organizzazione di tutte le elezioni sopra citate conformemente al calendario.

         Capitolo III: Calendario elettorale

– Articolo 5: Tenendo conto dei tempi necessari per la costituzione del nuovo registro elettorale e per la preparazione e lo svolgimento delle diverse elezioni concomitanti, le parti convengono sul seguente calendario globale:

Finalizzazione del nuovo registro elettorale: il 31 luglio 2017;

Convocazione delle elezioni, a partire dalla promulgazione della legge sulla ripartizione dei seggi: il 30 ottobre 2017;

La CENI deve preparare e organizzare le elezioni del Presidente della Repubblica, dei deputati nazionali e dei deputati provinciali entro 6 mesi dalla convocazione delle elezioni. Tuttavia, in collaborazione con il comitato di controllo, la CENI dovrà procedere a una valutazione del suo calendario, per assicurarsi della sua attuazione e trarne tutte le conseguenze per la sua completa realizzazione. Le elezioni locali, comunali e urbane sono organizzate in concomitanza con le prime tre se le risorse finanziarie e tecniche lo consentono. Se ciò non fosse possibile, saranno organizzate entro sei (6) mesi dopo le prime tre. Questo periodo potrà essere prorogato una sola volta.

         Capitolo VII: il budget e il finanziamento delle elezioni

– Articolo 11: Le parti interessate raccomandano alla CENI di elaborare un preventivo economico a livello nazionale e per l’insieme delle operazioni elettorali, conformemente all’opzione adottata e un piano di attuazione operativa credibile e realistico.

– Articolo 12: Le parti interessate raccomandano al governo:

di mobilitare le risorse necessarie per il finanziamento delle elezioni e di rispettare scrupolosamente il piano di erogazione concordato con la CENI, in conformità con il piano di attuazione operativa;

di costituire un fondo trimestrale destinato alla CENI, conformemente al suo piano di erogazione per finanziare l’intero processo elettorale, compresa la messa in sicurezza del processo;

di fornire la totalità delle risorse necessarie per finanziare le elezioni;

di esplorare le modalità e i mezzi di razionalizzazione del sistema elettorale, al fine di ridurre i costi eccessivi delle elezioni.

– Articolo 13: Le parti interessate raccomandano al Parlamento di esercitare un controllo trimestrale sull’utilizzazione delle risorse finanziarie messe a disposizione della CENI.

– Articolo 14: Entro venti (20) giorni dalla firma del presente accordo, la CENI prepara un preventivo economico dettagliato per l’intero processo elettorale e lo sottomette al Governo.

         Capitolo IX: Le Istituzioni della Repubblica

– Articolo 17: Dopo aver constatato la mancanza dell’organizzare delle elezioni entro i tempi previsti dalla costituzione e al fine di portare a buon porto il processo elettorale, le parti interessate hanno concordato le seguenti disposizioni relative alle istituzioni:

Conformemente alla Costituzione, il Presidente della Repubblica resta in funzione fino all’effettivo insediamento del nuovo presidente eletto;

I Deputati provinciali e nazionali, i senatori, i governatori e vice governatori delle Province restano in carica fino all’effettivo insediamento dei loro successori eletti, in conformità con la Costituzione;

Entro 21 giorni dalla firma del presente accordo, si procederà alla formazione di un nuovo governo di unità nazionale. Fatte salve le disposizioni costituzionali e legislative nazionali in vigore, il Primo Ministro sarà un membro dell’opposizione politica firmataria del presente accordo.

         Capitolo XII: Disposizioni finali

– Articolo 24: Il presente accordo rimane aperto alla firma di altri partiti politici, gruppi politici e altre organizzazioni della società civile che si impegnino a rispettarne tutte le disposizioni. – Articolo 25: Il presente accordo entra in vigore sin dalla sua firma da parte delle componenti partecipanti al dialogo politico nazionale inclusivo».[15]

e. Le prime reazioni

Il 17 ottobre, Jean-Marc Kabund, segretario generale dell’UDPS, ha affermato che il popolo congolese non si vede riflesso nell’accordo raggiunto tra la maggioranza e l’opposizione presente al dialogo. «Il popolo congolese si è espresso il 19 e 20 settembre 2016 e chiedo a questo stesso popolo congolese di respingere in blocco questo accordo e di continuare ad esigere un dialogo autentico che rispetti la nostra costituzione e la volontà del popolo congolese che vuole l’alternanza», ha egli dichiarato, ricordando che il 19 dicembre 2016 la pagina Kabila sarà definitivamente voltata. «Questa questione non è affatto negoziabile», ha egli concluso.[16]

Il 18 ottobre, in una dichiarazione alla stampa, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jean-Marc Kabund-a-Kabund, ha annunciato che il suo partito rigetta le conclusioni dell’accordo politico firmato dai partecipanti al dialogo nazionale. Egli ha affermato che il suo partito non ha mai riconosciuto l’esistenza di un dialogo. Secondo il segretario generale dell’UDPS, si è trattato di un monologo che non ha nulla a che fare con il vero dialogo previsto dalla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e voluto dal popolo congolese. «Non c’è nulla di coerente nel contenuto dell’accordo firmato, tranne la concessione del prolungamento di un anno e mezzo o due del mandato presidenziale di Kabila. C’è una crisi in questo paese e dobbiamo risolverla. Pensavamo che fosse attraverso un dialogo autentico che avremmo potuto risolvere veramente questa crisi», ha dichiarato Jean-Marc Kabund-a-Kabund, aggiungendo: «Secondo noi, l’accordo firmato è un semplice documento di lavoro da confrontare con le risoluzioni del Congresso del Raggruppamento nell’ambito di un dialogo veramente inclusivo».[17]

Il 18 ottobre, il presidente del G7, Pierre Lumbi, ha dichiarato che «il rinvio delle elezioni presidenziali e legislative al 2018 è un atto di disprezzo e una provocazione nei confronti del popolo congolese, sovrano primario». Il G7 ritiene che l’accordo politico firmato impegni solo la maggioranza presidenziale e i suoi alleati e che il rinvio delle elezioni presidenziali e parlamentari non sia affatto giustificato.[18]

Il 18 ottobre, durante l’atto di chiusura del dialogo nazionale, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, David Gressly, ha dichiarato: «Speriamo che questo accordo politico apra la strada, nelle prossime settimane, a un processo politico più inclusivo». Il numero due della MONUSCO ha esortato la maggioranza di governo a «continuare ad adottare delle misure idonee per creare un clima di fiducia all’interno della classe politica». Inoltre, ha chiesto alla parte dell’opposizione che non ha preso parte al dialogo a parteciparvi, perché è l’unica via d’uscita pacifica dalla crisi. Inoltre, David Gressly ha esortato tutti i Congolesi a privilegiare l’interesse nazionale sugli interessi personali e di parte.[19]

Il 18 ottobre, parlando di “apparenza di un accordo” e di “mancanza di consenso”, il Governo francese si è pronunciato in modo molto duro sull’accordo politico firmato dalla maggioranza e da una parte dell’opposizione. Secondo Parigi, l’accordo politico concluso a Kinshasa non offre alcun piano valido di uscita dalla crisi. Per la Francia, «rinviare le presidenziali al 2018, senza l’accordo di gran parte dell’opposizione, non è una risposta alla crisi, né una soluzione accettabile». «Le elezioni devono essere organizzate nel più breve tempo possibile», ha detto una fonte del ministero francese degli Esteri, “cioè nel 2017” al più tardi. Rinviare le presidenziali per più di un anno sarebbe troppo rischioso per l’alternanza democratica. Inoltre, il dialogo dovrà essere ampliato, per essere più rappresentativo. Devono parteciparvi anche le grandi personalità politiche dell’opposizione.

Il ministro francese degli Esteri, Jean-Marc Ayrault, l’ha ripetuto. «Rinviando le elezioni al 2018 non risolve il problema. C’è solo una via d’uscita dalla crisi: che il Presidente (uscente Joseph Kabila) dichiari apertamente che non si ripresenterà per un terzo mandato e che si stabilisca una data per le elezioni presidenziali», ha egli dichiarato in un incontro con la stampa diplomatica, sottolineando che «la situazione nella RDCongo è molto preoccupante. Vi è un grave rischio di scontri, di proteste violente e di repressione». «La Costituzione sancisce che il presidente Kabila non può più ricandidarsi e il suo secondo ed ultimo mandato termina prima della fine del 2016. È quindi necessario pianificare le prossime elezioni presidenziali. Oggi, c’è una parvenza d’accordo che è stato accettato da una piccola parte dell’opposizione che non fa consenso. Lanciamo dunque un primo avvertimento. Se nulla sarà fatto, allora la comunità internazionale dovrà assumersi le sue responsabilità», ha egli affermato, sottintendendo che si dovrà ricorrere a delle sanzioni individuali contro le personalità che potrebbero impedire un’uscita dalla crisi. È ciò che i partner internazionali prevedono come ultima istanza anche se, in un primo momento, sperano di ottenere buoni risultati attraverso la pressione diplomatica.[20]

Il 19 ottobre, in un comunicato, il Segretario Generale della Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha preso atto delle conclusioni del dialogo. Si è congratulato con Edem Kodjo, il facilitatore del dialogo nominato dell’Unione Africana e con i partecipanti al questo forum, per il loro lavoro e il loro impegno a favore di una soluzione pacifica della crisi sorta nel contesto del processo elettorale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha, inoltre, invitato i gruppi politici che non hanno preso parte al dialogo nazionale ad impegnarsi per risolvere le loro divergenze in modo pacifico. Secondo il comunicato, «il Segretario generale spera che la messa in atto dell’accordo contribuisca ad un clima più favorevole al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali essenziali per il dibattito politico e l’organizzazione di elezioni credibili e pacifiche». Ban Ki-moon ha esortato il governo a rimanere attivamente impegnato, continuando ad adottare delle misure che possano favorire la fiducia reciproca. In particolare, egli fa riferimento a nuove liberazioni di prigionieri politici e al rispetto dei diritti di associazione pacifica e di libertà di espressione.[21]

Il 19 ottobre, in un comunicato, l’attuale presidente dell’Unione Africana, Idriss Deby Itno, si è detto soddisfatto della firma dell’accordo politico che ha sancito la conclusione del dialogo. Egli ha accolto con favore il fatto che si sia stabilita una data consensuale per lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative e che si sia ribadito il pieno rispetto della Costituzione.

Idriss Deby ha trasmesso le sue congratulazioni al governo e agli altri attori politici che hanno partecipato al dialogo, per «il loro senso di compromesso che ha permesso, attraverso questo accordo, di gettare le basi per l’organizzazione di elezioni libere, democratiche e trasparenti». L’ex presidente del Ciad si è congratulato anche con Edem Kodjo, il facilitatore del dialogo designato dall’UA, per «la sua pazienza e la sua determinazione che hanno contribuito ad ottenere questo importante risultato» e i membri del gruppo di appoggio al facilitatore che hanno apportato «un prezioso contributo allo svolgimento di questo dialogo che si è concluso con questo accordo». Il presidente dell’UA ha chiesto alle componenti dell’opposizione che non hanno partecipato al dialogo, di unirsi al consenso che ne è conseguito, in modo da bandire definitivamente lo spettro della continuazione della crisi e per rafforzare la dinamica della pace e dello sviluppo ardentemente auspicata dal popolo. Il Presidente ha ribadito la disponibilità dell’Unione Africana ad accompagnare la RDCongo lungo tutto il cammino dell’organizzazione delle elezioni.[22]

Il 19 ottobre, in un comunicato emesso dall’ambasciata a Kinshasa, gli Stati Uniti hanno espresso la loro «profonda preoccupazione per il rischio di violenza e di disordini all’approssimarsi della fine del secondo e ultimo mandato presidenziale di Kabila. La violenza del 19 e 20 settembre, a Kinshasa, ha fatto emergere l’urgenza di un accordo più ampio e inclusivo su una data per le elezioni presidenziali e sulla gestione politica del Paese dopo la fine, il 19 dicembre, del secondo e ultimo mandato del presidente Kabila. Se l’accordo firmato il 18 ottobre da quelli che hanno partecipato al dialogo nazionale rappresenta un grande passo per rispondere a queste domande, resta tuttavia molto da fare per raggiungere un accordo ampiamente consensuale sul modo di procedere.

Gli Stati Uniti ribadiscono il loro appello al governo congolese, affinché prenda delle misure supplementari per creare le condizioni necessarie per un dialogo inclusivo, una maggiore apertura dello spazio politico e il primo passaggio pacifico e democratico del potere. Crediamo che sia importante e tecnicamente possibile organizzare elezioni presidenziali credibili entro il 2017. Esortiamo il presidente Kabila a ridurre le tensioni e a promuovere delle elezioni libere ed eque, dichiarando chiaramente che non si ricandiderà per un terzo mandato. Incoraggiamo i partiti di opposizione e le organizzazioni della società civile che non hanno partecipato al dialogo a collaborare con il governo e con i partecipanti al dialogo per raggiungere un accordo inclusivo che rispecchi le aspirazioni del popolo congolese. Esortiamo ancora una volta tutte le parti a respingere la violenza e ad astenersi da qualsiasi discorso che potrebbe incitare alla violenza. Il dialogo inclusivo è essenziale per prevenire ulteriori disordini, preservare i significativi risultati raggiunti nel corso di molti anni e assicurare un futuro di pace per tutti i Congolesi».[23]

2. LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUL RINVIO DELLE ELEZIONI

Il 17 ottobre, la Corte Costituzionale ha reso pubblica la sua sentenza sulla richiesta di rinviare le elezioni presidenziali, originariamente previste per il 27 novembre 2016. Questa richiesta le era stata inoltrata dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) il 17 settembre, ma la Corte ha stentato a pronunciarsi su questo delicato dossier e ha più volte rimandato la pubblicazione di una sua sentenza. Secondo una fonte prossima alla Corte, in linea di principio, tale richiesta avrebbe dovuto essere dichiarata “inammissibile” e “infondata” perché, secondo la Costituzione, la Ceni non appare tra le istituzioni abilitate a ricorrere alla Corte in modo diretto. Quindi, avrebbe dovuto rivolgersi o alla Presidenza della Repubblica, o al parlamento o al governo, uniche Istituzioni abilitate a farlo e che avrebbero quindi inoltrato la richiesta della CENI alla Corte. È ciò che sostiene l’opposizione che ha chiesto alla Corte di respingere la richiesta.

Tuttavia, la Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibile e fondata la richiesta della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) sul rinvio della convocazione degli elettori per l’elezione presidenziale prevista per il 27 novembre 2016.

Secondo il presidente della Ceni, Corneille Nangaa, è per motivi tecnici, operativi, logistici, giuridici, finanziari e di sicurezza che la sua istituzione ne aveva richiesto il rinvio. Egli ha aggiunto che, secondo un controllo delle liste elettorali, sono stati rilevati 450.000 doppioni, più di un milione e mezzo di deceduti e più di 8 milioni di nuovi maggiorenni di età compresa tra i 18 e i 22 anni assenti sulle liste.

Dopo discussione e deliberazione, la corte ha constatato l’impossibilità per la Ceni di organizzare le elezioni programmate secondo il calendario elettorale reso pubblico in febbraio 2015, ha affermato Benoit Lwamba Binda, Presidente della Corte Costituzionale. La sentenza autorizza quindi la Ceni a pubblicare, in un tempo ragionevole, un calendario elettorale che tenga conto di tutti i problemi tecnici e operativi.

La decisione della corte è stata presa da soli cinque giudici su nove, ben al di sotto del quorum richiesto dall’articolo 90 della legge che istituisce la Corte costituzionale. Il presidente della Corte l’ha ammesso, ma ha spiegato che, data l’importanza della questione, i cinque giudici presenti hanno deciso di procedere ed emettere la sentenza.[24]

[1] Cf RFI, 11.10.’16

[2] Cf Radio Okapi, 10.10.’16

[3] Cf Actualité.cd, 11.10.’16

[4] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 10.10.’16

[5] Cf Radio Okapi, 12.10.’16; Actualité.cd, 12.10.’16

[6] Cf RFI, 13.10.’16

[7] Cf 7sur7.cd, 12.10.16 http://7sur7.cd/new/la-sadc-apporte-son-soutien-total-au-dialogue/

[8] Cf Radio Okapi, 12.10.’16

[9] Cf EurAc, 14.10.16 http://www.eurac-network.org/accueil.php?lg=fr&pg=nouvelles&spg=processus-lectoral-en-rdc-il-est-temps-pour-l-union-europ-enne-de-se-prononcer-sur-des-sanctions-cibl-es

[10] Cf Congoforum.be, 17.10.’16

http://www.congoforum.be/fr/nieuwsdetail.asp?subitem=41&newsid=205909&Actualiteit=selected

[11] Cf RFI, 15.10.’16; Actualité.cd, 15.10.’16

[12] Cf Radio Okapi, 18.10.’16

[13] Cf RFI, 18.10.’16

[14] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 18.10.’16

[15] Cf 7sur7.cd, 18.10.’16 http://7sur7.cd/new/voici-laccord-lintegralite-de-laccord-signe-le-mardi-18-octobre-a-la-cite-de-loua/ ; Forum des As – Kinshasa, 19.10.’16 http://www.forumdesas.org/spip.php?article9139

[16] Cf RFI, 17.10.’16

[17] Cf Radio Okapi, 18.10.’16

[18] Cf Radio Okapi, 19.10.’16

[19] Cf Radio Okapi, 19.10.’16

[20] Cf AFP – Radio Okapi, 18.10.’16; RFI, 19.10.’16

[21] Cf Radio Okapi, 20.10.’16

[22] Cf Radio Okapi, 20.10.’16

[23] Cf Alphonse Muderhwa – 7su7.cd, 19.10.’16

[24] Cf RFI, 17.10.’16; Radio Okapi, 17.10.’16