Congo Attualità n. 291

INDICE

EDITORIALE: ELEZIONI IN PERICOLO, PARLIAMONE!

  1. DIALOGO NAZIONALE
    1. L’appoggio della Comunità internazionale al facilitatore del dialogo
    2. Le consultazioni del gruppo di appoggio alla facilitazione
    3. Le consultazioni dei vescovi della Conferenza Episcopale
    4. Alcuni provvedimenti di rasserenamento del clima politico

EDITORIALE: ELEZIONI IN PERICOLO, PARLIAMONE!

 

 

1. DIALOGO NAZIONALE

a. L’appoggio della Comunità internazionale al facilitatore del dialogo

Il 2 agosto, in un comunicato, la delegazione dell’UE nella RDCongo ha esortato il governo congolese e tutte le altre parti interessate a creare “le condizioni necessarie per un avvio effettivo e rapido del dialogo“, indispensabile per permettere l’organizzazione delle elezioni in un clima sereno.[1]

Il 3 agosto, a Kinshasa, nel corso della conferenza stampa settimanale della Monusco, il portavoce della missione delle Nazioni Unite nella RDCongo, Théophane Kinda, ha dichiarato che la Monusco riafferma il suo appoggio a Edem Kodjo, come facilitatore del dialogo nazionale designato dall’Unione Africana (UA). Secondo la Monusco, ha detto Théophane Kinda, il dialogo rimane l’unico modo per risolvere le divergenze persistenti all’interno della classe politica congolese, in vista di un processo elettorale credibile e trasparente. Infine, il portavoce della Monusco ha invitato i Congolesi a superare le loro divergenze e a concentrarsi sul dialogo.[2]

Il 3 agosto, il gruppo degli ambasciatori dei Paesi africani accreditati a Kinshasa hanno espresso il loro “totale sostegno” a Edem Kodjo, nominato facilitatore del dialogo politico dall’Unione Africana. Secondo i diplomatici africani, Edem Kodjo ha dimostrato la sua «buona fede nei confronti dei membri dell’opposizione radicale, in vista di creare un clima favorevole per unire tutte le diverse parti».[3]

Il 4 agosto, il gruppo di appoggio al facilitatore del dialogo si è riunito con lo stesso Edem Kodjo, per fare il punto sui progressi fatti e sulle difficoltà incontrate dal facilitatore dell’Unione Africana. Ogni rappresentante delle organizzazioni che lo compongono (ONU, UE, UA, OIF e le due organizzazioni sub-regionali: la Comunità dell’Africa australe e la Conferenza dei Grandi Laghi) ha preso la parola per dare la sua visione sulla situazione.[4]

Il 4 agosto, a Kinshasa, durante la riunione del gruppo di appoggio alla facilitazione del dialogo, il capo della Monusco, Maman Sidikou, ha ringraziato il facilitatore del dialogo, Edem Kodjo, per gli sforzi fatti per facilitare l’organizzazione di questo forum: «Il cammino è certamente disseminato di ostacoli, ma occorre riconoscere che egli non risparmia alcun sforzo per aiutare i nostri fratelli e sorelle congolesi a superare le loro divergenze, per concentrarsi sull’essenziale: il mantenimento della pace e della stabilità acquisite a caro prezzo, incoraggiandoli a mettersi insieme per parlarsi». Ha inoltre accolto con favore le iniziative della Conferenza episcopale, degli ambasciatori africani e della delegazione dell’UE che sollecitano i Congolesi a «privilegiare il dialogo come via maestra per risolvere le loro divergenze».[5]

b. Le consultazioni del gruppo di appoggio alla facilitazione

Il 3 agosto, a Kinshasa, l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione dei Grandi Laghi, Thomas Perriello, si è incontrato con Etienne Tshisekedi, coordinatore del Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento. La visita di Thomas Perriello fa seguito alla ricusazione del facilitatore Edem Kodjo da parte delle forze acquisite al cambiamento. Nel suo comizio del 31 luglio, il Presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi, aveva pubblicamente etichettato il facilitatore del dialogo nazionale di “kabilista”. Secondo Augustin Kabuya, incaricato stampa per Etienne Tshisekedi, il presidente dell’UDPS ha ripetuto a Thomas Perriello le condizioni poste per partecipare al dialogo nazionale citando, tra altre, la liberazione dei prigionieri politici, la cessazione delle procedure giudiziarie nei confronti di Moïse Katumbi e la trasformazione del gruppo internazionale di appoggio al facilitatore in gruppo di facilitazione.[6]

Il 4 agosto, a Kinshasa, durante una riunione del gruppo di appoggio alla facilitazione del dialogo, il capo della Monusco, Maman Sidikou, ha chiesto ai politici congolesi di agire per evitare che il Paese precipiti nella violenza: «All’avvicinarsi delle scadenze elettorali, è necessario che i politici appartenenti alle diverse tendenze politiche agiscano rapidamente, per evitare che l’attuale situazione di stallo degeneri in una grave crisi che potrebbe precipitare il Paese nella violenza». Il Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDCongo ha invitato tutte le parti congolesi ad «agire in modo responsabile», sia a livello di azioni che di dichiarazioni, «per evitare un’ulteriore degradazione della situazione».[7]

Il 4 agosto, il gruppo di appoggio al facilitatore del dialogo ha incontrato, a Limete, Etienne Tshisekedi. Il gruppo di appoggio ha cercato di convincere il presidente dell’UDPS e i suoi alleati ad aderire al dialogo il prima possibile e ad accettare Edem Kodjo come facilitatore del dialogo designato dall’UA. Da parte sua, il Raggruppamento è rimasto fermo nella sua posizione di ricusazione di Edem Kodjo. «La nostra posizione è irrevocabile, a prescindere dalle sue conseguenze», ha dichiarato Etienne Tshisekedi a conclusione dell’incontro.

Per quanto riguarda la ricusazione di Edem Kodjo da parte del”Raggruppamento” (non neutrale, grande kabilista, ndr), gli inviati speciali per la Regione dei Grandi Laghi hanno affermato di non avere alcun mandato per pronunciarsi su tale questione. Il gruppo d’appoggio ha inoltre fatto osservare che la designazione di un altro facilitatore prenderebbe ancora molto tempo quando, invece, sarebbe necessario avanzare in fretta.

Dopo l’incontro, Bruno Tshibala, membro dell’UDPS, ha parlato a nome del “Raggruppamento” dell’opposizione: «Il Raggruppamento ha ricordato le condizioni che aveva già posto nel corso della riunione di Bruxelles al gruppo di facilitazione: 1 / la rigorosa attuazione della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, 2 / la trasformazione del gruppo d’appoggio alla facilitazione in gruppo di facilitazione internazionale, 3 / l’inopportunità di creare un comitato preparatorio, 4 / l’effettivo abbassamento della tensione politica attraverso la rimessa in libertà immediata e senza condizioni dei prigionieri politici e d’opinione e 5 / la cessazione dello sdoppiamento dei partiti politici».[8]

Il 5 agosto, a Kinshasa, dopo l’incontro con il gruppo di appoggio alla facilitazione, il vice presidente di “Alternanza per la Repubblica” (AR), Franck Diongo, ha confermato la ricusazione del facilitatore del dialogo nazionale, Edem Kodjo. L’AR è membro del Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento. «Il gruppo di appoggio alla facilitazione dovrebbe trasformarsi in gruppo di facilitazione perché, per noi, l’attuale facilitatore non è credibile e non gode della nostra fiducia», ha dichiarato Franck Diongo. Il vice presidente di AR ha ricordato qualche condizione che il suo campo politico pone per partecipare al dialogo, tra cui la rimessa in libertà dei prigionieri politici e l’abbandono delle procedure giudiziarie contro Moïse Katumbi, candidato dichiarato per le prossime elezioni presidenziali. L’AR ha inoltre esigito che il governo permetta la riapertura dei media finora chiusi (Canal Kin, Canal Futur, Congo Media Chanel e altri) e ponga fine allo sdoppiamento dei partiti politici. L’AR è una piattaforma composta da vari partiti di opposizione, tra cui Envol di Delly Sessanga, MLP di Franck Diongo, ECCO di Adam Bombole, ATD di José Makila, SCODE di Jean-Claude Muyambo, CNRP di Bernard Beya Mubiayi.[9]

Il 5 agosto, a Kinshasa, dopo l’incontro con il gruppo di appoggio alla facilitazione, il coordinatore del G 7, Charles Mwando Nsimba, ha ribadito l’adesione del G 7 alle condizioni poste dal Raggruppamento delle forze acquisite al cambiamento per partecipare al dialogo politico. Il Raggruppamento dell’opposizione chiede, tra l’altro, le dimissioni di Edem Kodjo come facilitatore del dialogo e la liberazione dei prigionieri politici e di opinione.[10]

Il 5 agosto, nel primo pomeriggio, il senatore Leonard She Okitundu, rappresentante della MP, si è incontrato con due membri del gruppo di appoggio alla facilitazione del dialogo, l’inviato speciale dell’Onu per i Grandi Laghi Said Djinnit e il capo della Monusco Maman Sidikou.

Circa l’allargamento della facilitazione e la sostituzione di Edem Kodjo, facilitatore dell’Unione africana, She Okitundu ha ricordato che la richiesta di una facilitazione internazionale proveniva dall’UDPS e che Edem Kodjo era stato scelto dalla comunità internazionale. «Non si può tornare indietro», ha egli detto. Nemmeno si può cominciare il dialogo senza un comitato preparatorio. «Non si può decidere l’ordine del giorno il primo giorno del dialogo», ha detto l’emissario della maggioranza. Per quanto riguarda le misure di rasserenamento del clima politico e la liberazione dei prigionieri politici, il presidente ha già fatto un gesto importante attraverso la rimessa in libertà degli attivisti del movimento cittadino “Lucha”. Sono già previsti altri provvedimenti relativi alla liberazione provvisoria di altri detenuti e alla riapertura di alcuni media, assicura il senatore She Okitundu, secondo cui le misure di rasserenamento del clima politico dovrebbero andare in entrambe le direzioni. Il Raggruppamento delle forze acquisite al cambiamento dovrebbero mettere fine ai suoi appelli al sollevamento popolare, ha detto in sostanza She Okitundu. Per quanto riguarda lo sdoppiamento di alcuni partiti politici, tra cui vari del G7, l’emissario della maggioranza ha parlato di un problema interno agli stessi partiti politici che non riguarda né la maggioranza né il governo.[11]

L’8 agosto, in un’intervista, il responsabile della comunicazione dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) dell’interfederale di Kinshasa, Cele Yemba, ha affermato che l’UNC mantiene la sua fiducia nel gruppo di appoggio alla facilitazione del dialogo e, a nome della sua gerarchia, ha elogiato l’impegno del facilitatore Edem Kodjo. Questo esponente dell’UNC ha d’altronde invitato i colleghi dell’opposizione a rivedere la loro decisione di ricusare Edem Kodjo. Per il suo partito, ripudiare l’attuale facilitazione sarebbe fare il gioco del potere che non vuole organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla costituzione. Ha infine raccomandato all’opposizione politica di abbandonare l’aula del dialogo nel caso in cui le cose non andassero nella direzione da essa auspicata.[12]

Il 9 agosto, il vice Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDC, Mamadou Diallo, ha dichiarato alla stampa che, «al di là delle questioni tecniche e logistiche, occorrerebbe che gli attori politici congolesi della maggioranza e dell’opposizione potessero incontrarsi per ascoltarsi, discutere e trovare un consenso su come vogliono condurre il processo elettorale». Secondo Mamadou Diallo, il dialogo dovrebbe servire a «creare delle condizioni affinché gli attori politici congolesi possano, fra di loro, prendere atto che l’attuale processo può condurre a un rinvio delle elezioni presidenziali e decidere come potranno gestirlo» e, quindi, proporre una linea di condotta alla Commissione elettorale.[13]

Il 10 agosto, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il Fronte dei Democratici (FDE), piattaforma politica membro della Dinamica dell’Opposizione, ha ribadito la sua posizione sul rispetto della Costituzione e sull’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione. Il coordinatore e portavoce di questa piattaforma, Jean-Lucien Bussa, ha lanciato un appello in favore di una rapida attuazione della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, prendendo in considerazione la necessità di accorciare la durata del dialogo, di rivedere il formato del comitato preparatorio e di garantire la moderazione del dialogo da parte della facilitazione, includendovi il gruppo internazionale di appoggio. «Tutto ciò risulta necessario, affinché si possa convocare le elezioni presidenziali il 19 settembre 2016 ed evitare, quindi, il caos in cui potrebbe trovarsi il popolo. Per il Fronte dei Democratici, la risposta ad ogni questione politica, tra cui quella relativa alle elezioni presidenziali, è data dalla Costituzione, anche nel peggiore caso di sede vacante», ha affermato Jean-Lucien Bussa, che ha precisato: «Per il Fronte dei Democratici, la Costituzione si applica sia prima del 19 dicembre 2016 che dopo il 19 dicembre 2016». Da questo punto di vista, il coordinatore e portavoce del FDE non crede che il dialogo porti a un periodo di transizione. «Organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione è una questione di volontà politica. E quando c’è la volontà politica, le difficoltà tecniche possono essere superate», ha egli dichiarato. Il FDE si situa quindi all’interno di quella tendenza politica che si oppone ad una transizione politica extra-costituzionale dopo il 19 dicembre 2016.[14]

c. Le consultazioni dei vescovi della Conferenza Episcopale

Il 10 agosto, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) si sono incontrati con il facilitatore del dialogo, Edem Kodjo. Essi hanno proposto il loro appoggio al gruppo di facilitazione del dialogo politico nazionale, per sbloccare l’impasse constatato a proposito dell’avvio di tale dialogo. Secondo il segretario generale della CENCO, Padre Leonard Santedi, i vescovi si sono detti pronti ad incontrare, nel più breve tempo possibile, gli esponenti politici congolesi, sia della maggioranza che dell’opposizione.

Va detto che, ancora prima di iniziare, il dialogo è bloccato su due punti chiave: la personalità del facilitatore, ricusato dal Raggruppamento dell’opposizione, ma accettato dalla maggioranza, e le misure circa il rasserenamento del clima politico: liberazione dei prigionieri politici, cessazione delle procedure giudiziarie intraprese contro certi membri dell’opposizione come Moïse Katumbi e la riapertura dei media chiusi su ordine del governo.

Sul primo punto, dopo il suo incontro con i vescovi, Edem Kodjo ha insistito: «Non rassegnerò le dimissioni e non intendo farlo. Quelli che mi hanno assegnato questo incarico hanno rinnovato la loro fiducia in me e tutti i giorni ricevo ampi settori della società civile, dei partiti politici e del corpo diplomatico che mi confermano la loro fiducia. Quindi non intendo dare le dimissioni». Per quanto riguarda le misure di rasserenamento del clima politico – richieste non solo dal Raggruppamento dell’opposizione, ma anche da diversi esponenti della comunità internazionale – il facilitatore Edem Kodjo ha dichiarato di averne già parlato, all’inizio di questa settimana, con il Ministro della giustizia e che, a questo proposito, spera una risposta positiva.[15]

L’11 agosto, dopo l’incontro tra una delegazione dell’UDPS e i vescovi della CENCO, il coordinatore e portavoce della piattaforma “Fronte del Popolo”, Lisanga Bonganga, ha detto che, per quanto riguarda il facilitatore Edem Kodjo, l’UDPS ha continuato, come ha fatto la Dinamica dell’Opposizione, a ricusare il diplomatico togolese, nonostante l’appoggio che la comunità internazionale gli ha dimostrato. «Per noi, si tratta di una questione risolta. Abbiamo chiesto ai vescovi di cercare un altro facilitatore», ha confermato Lisanga Bonganga.[16]

L’11 agosto, in un comunicato stampa, Charles Mwando Nsimba, presidente del G7, membro attivo del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, ha ribadito le sue posizioni che, peraltro, sono rimaste immutabili. Si tratta del rispetto della Costituzione attraverso l’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione. Su questo tema, il G7 non transige. Nemmeno sulla ricusazione di Edem Kodjo come facilitatore del dialogo politico nazionale nominato dall’Unione Africana. Su questi due temi specifici, il G7 non ha alcuna intenzione di mollare. Inoltre, il G7 chiede la cessazione delle procedure giudiziarie intraprese contro il suo candidato alla Presidenza della Repubblica, Moïse Katumbi, vittima di processi iniqui e senza fondamento, affinché possa ritornare in patria da uomo libero, per partecipare al dialogo politico nazionale.[17]

L’11 agosto, il vice presidente della piattaforma “Alternanza per la Repubblica” (AR), Franck Diongo, ha dichiarato che l’AR, che sostiene la candidatura di Moïse Katumbi per le prossime elezioni presidenziali, pone alcune condizioni alla sua partecipazione al dialogo, tra cui la liberazione dei prigionieri politici e la cessazione delle procedure giudiziarie contro Moïse Katumbi. Al Governo, inoltre, raccomanda la riapertura dei media chiusi (Canal Kin TV, Canal Futur, Congo Media Chanel e altri) e la cessazione dello sdoppiamento di certi partiti politici dell’opposizione. Secondo il vice presidente di AR, Edem Kodjo deve dare una risposta alle condizioni poste dall’opposizione, «facendo pressione sul presidente Kabila».[18]

Il 12 agosto, dopo l’incontro con i vescovi della Conferenza Episcopale, la segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaiba, ha affermato che l’attuale crisi è una crisi artificiale e il giorno in cui il Presidente si renderà conto che si trova nel suo secondo e ultimo mandato presidenziale, questa bomba si disinnescherà da sola. Secondo Bazaiba, l’MLC non accetta di entrare nella logica di un dialogo politico che abrogasse il sacrosanto principio della costituzione relativo al numero e alla durata del mandato presidenziale. L’MLC propone dunque un dialogo tecnico permanente tra la Commissione elettorale, la maggioranza e l’opposizione. L’MLC non si sente dunque implicato nella problematica relativa alla “facilitazione” del dialogo. L’MLC ritiene che sia ancora possibile organizzare le elezioni presidenziali entro il periodo costituzionale. Basterebbe usare il vecchio database elettorale, quello del 2011. Inoltre, sempre secondo l’MLC, sarebbe conveniente separare le elezioni presidenziali da quelle legislative nazionali, perché sono solo le elezioni presidenziali che sono oggetto di disposizioni costituzionali particolari.[19]

Il 12 agosto, nell’incontro con i vescovi cattolici, Vital Kamerhe ha ribadito che «non si può iniziare un dialogo senza avere dapprima rasserenato il clima politico. Per quanto riguarda la natura del dialogo, si tratta di un dialogo che deve svolgersi nell’ambito della risoluzione 2277 dell’Onu, che esige il rigoroso rispetto della costituzione. Il dialogo dovrebbe permettere di arrivare ad un calendario elettorale consensuale. Ci sono tre possibilità:

– Organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla costituzione, utilizzando le attuali liste elettorali, quelle del 2011, anche se criticate da tutti. In questo caso, ci sarebbero 8,5 milioni di elettori (i nuovi maggiorenni) che non potrebbero votare, senza contare i Congolesi residenti all’estero. -. Organizzare le elezioni dopo una revisione parziale delle liste degli elettori (limitata alla sola iscrizione dei nuovi maggiorenni). Secondo l’OIF, questa revisione parziale potrebbe essere fatta in 8,5 mesi.

– Organizzare le elezioni dopo una revisione totale del registro degli elettori. Secondo l’OIF, questa operazione potrebbe durare 10,5 mesi.

Lo scopo del dialogo sarebbe quello di arrivare a decidere un calendario elettorale consensuale, per potere comunicare al popolo congolese la data precisa delle prossime elezioni presidenziali e legislative nazionali. Il dialogo dovrebbe servire per determinare il giorno delle elezioni presidenziali e non per condividere il potere. L’UNC parteciperà al dialogo, ma solo a certe condizioni, tra cui la liberazione dei prigionieri politici».[20]

Il 12 agosto, l’Alternanza per la Repubblica (AR) è stata ricevuta dai vescovi della Conferenza episcopale. Dopo l’incontro, Franck Diongo ha dichiarato che, «essendo membro del Raggruppamento delle forze politiche acquisite al cambiamento, l’AR conferma che la ricusazione di Edem Kodjo come facilitatore del dialogo è irrevocabile. Tuttavia, l’AR è disponibile a partecipare ad un dialogo conforme alla risoluzione 2277 dell’Onu». L’AR chiede, infine, che il gruppo internazionale di appoggio alla facilitazione cessi di essere solo un gruppo di osservatori, ma faccia parte integrante della facilitazione stessa e che le condizioni poste dal Raggruppamento dell’opposizione vengano soddisfatte.[21]

d. Alcuni provvedimenti di rasserenamento del clima politico

Il 19 agosto, il ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha annunciato la liberazione di ventiquattro prigionieri politici e di opinione. La decisione è stata presa per rasserenare il clima politico alla vigilia del dialogo nazionale. Secondo il ministro, i nomi dei beneficiari di questa decisione sono quelli ripresi in una lista inviata al governo dalla rappresentanza dell’UE nella RDC il 4 agosto. Si tratterrebbe di una lista che l’UE avrebbe ricevuto da parte del Raggruppamento dell’opposizione. Sui 26 prigionieri politici e di opinione ripresi in tale lista, solo due detenuti, accusati rispettivamente di stupro e stellionato, non hanno potuto beneficiare di questa misura di grazia. Si tratta di Eugène Diomi Ndongala, presidente della Democrazia Cristiana (DC) e di Jean-Claude Muyambo, presidente di Solidarietà Congolese per la Democrazia e lo Sviluppo (SCODE).

Si tratta di due membri di partiti di opposizione. Il Ministro della Giustizia ha annunciato anche la riapertura di due canali televisivi: Canal Kin Television (CKTV), di Jean-Pierre Bemba e Canal Futur (CF), di Vital Kamerhe, due membri dell’opposizione.[22]

Tra i 24 detenuti di cui si è annunciata la liberazione, definitiva o provvisoria, sono compresi Fred Bauma e Yves Makwambala, rispettivamente membri di due movimenti cittadini: Lucha (Lotta per il cambiamento) e Filimbi ( “fischietto” in Swahili). Accusati di complotto contro il presidente Joseph Kabila, i due giovani sono detenuti nel carcere di Makala, a Kinshasa. Sulla lista figurano anche i nomi di Jean Marie Kalonji, membro di 4ª via, e di Christopher Ngoy, un difensore dei diritti umani arrestato in occasione delle manifestazioni del mese di gennaio 2015 contro la riforma della legge elettorale.[23]

Gli avvocati di alcune persone interessate hanno affermato che solo quattro detenuti (Fred Bauma, Yves Makwambala, Christopher Ngoyi e Jean-Marie Kalonji) hanno potuto usufruire realmente della misura emessa dal ministro della giustizia, perché gli altri 20 sono già usciti dal carcere o si trovano in libertà provvisoria. In un suo comunicato, anche Human Rights Watch ha confermato che solo quattro su 24 saranno effettivamente rimessi in libertà. Tutti gli altri sono già stati rimessi in libertà nel corso delle settimane o dei mesi precedenti all’annuncio fatto dal ministro.[24]

Per quanto riguarda la lista pubblicata dal Ministro della Giustizia, il movimento cittadino LUCHA prende atto della “omissione” di quattro dei suoi militanti e di un attivista di Filimbi ancora detenuti presso la prigione centrale di Makala (Marcel-Héritier Kapitene, Victor Tesongo, Bienvenu Matumo, Godefroy Mwanabwato e Jean-Marie Kilima). Oltre alla misura di liberazione provvisoria, di cui Fred Bauma e Yves Makwambala potranno usufruire, Lucha chiede anche la cessazione definitiva del loro processo.[25]

Ecco una lista di 26 prigionieri politici e di opinione che sono ancora in carcere:

  1. Kinshasa
  2. Eugène DIOMI Ndongala, Président de la Démocratie Chrétienne (DC)
  3. Jean-Claude MUYAMBO, Président de la solidarité Congolaise pour la Démocratie et le Développement (SCODE)
  4. Bienvenu MATUMO, 4. Héritier Marcel KAPITENI, 5. Victor TESONGO, membres de Lucha,
  5. Jean de Dieu KILIMA, membre de Filimbi
  6. Yannick KIBINDA MUKEBA, 8. Franck MWASHILA, 9. IDI SEFU, proches de Moise Katumbi

Cachot ANR :

  1. KABULO SIMBI ZAZOU, 2. KALENGA KINYANGO KAKOKO, membres de l’UNAFEC / Kyungu

A LUBUMBASHI

Prison de la Kasapa :

  1. KAZADI BUKASA, 2. KAPENDA BUPE, 3. KABEMBA LUHEMBE, 4. MASANGU UMBA,
  2. TSHIBWABWA KABONGO, 6. NKULU KISAMBWA, 7. KALONJI MUKEBA, 8. MBAV KABWAND, 9. TWITE KALUMBA, 10. KABALA MULIMBA Olivier, 11. MULUMBA MUTOMBO, 12. NGONGO KASONGO Joseph, tous membres de l’UNAFEC/Kyungu.
  3. KABWISHE MWENYE Yousouf (refugié burundais considéré à tort comme membre de l’UNAFEC/Kyungu)

Cachot ANR :

  1. LWEMBE MUNIKA Lumbic, beau-fils du député Gabriel Kyungu wa Kumwanza, président de l’UNAFEC, 2. KAPENDA Lemal, membre de l’UNAFEC/Kyungu[26]

Il 20 agosto, in una dichiarazione fatta a Kinshasa dal suo vice presidente, Gabriel Kyungu wa Kumwanza, il G7 ha confermato che non parteciperà al dialogo nazionale se i prigionieri politici ancora detenuti in carcere non saranno liberati e ha accusato la maggioranza presidenziale di bloccare l’organizzazione del dialogo.

Da parte sua, la Maggioranza Presidenziale (MP) ritiene che, con la pubblicazione della lista dei prigionieri politici da liberare, il Capo dello Stato ha corrisposto a tutte le condizioni poste dall’opposizione per potere partecipare al dialogo politico. Secondo il vice Segretario Generale della MP, Joseph Kokonyangi, l’opposizione non ha più alcun motivo valido per non aderire al dialogo. Egli ritiene che il Capo dello Stato abbia dato una risposta alle esigenze dell’opposizione. Ha citato l’organizzazione stessa del dialogo, la presenza di un facilitatore internazionale, la creazione di un gruppo internazionale di appoggio al facilitatore, la rimessa in libertà di alcuni prigionieri politici e di opinione e, infine, la riapertura di alcuni mezzi di comunicazione dell’opposizione che erano stati chiusi.[27]

Il 20 agosto, in una dichiarazione letta da Jean-Marc Kabunda, nuovo segretario generale dell’UDPS, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento si è detto insoddisfatto delle misure annunciate dal ministro della Giustizia circa la liberazione dei prigionieri politici. Il Raggruppamento ha affermato che il governo non ha liberato che quattro prigionieri sui 112 citati sulla lista presentata dall’opposizione. Sempre secondo la dichiarazione, almeno altre 83 persone languono in carcere a Kinshasa per motivi politici, nonostante il fatto che siano state amnistiate da oltre due anni.

La dichiarazione del Raggruppamento ha fatto riferimento alla continuazione di procedure giudiziarie ingiuste, di arresti arbitrari e di atti di repressione commessi contro dei membri dell’opposizione. Nella stessa dichiarazione si sottolinea che, dopo anni di chiusura decretata dallo stesso Governo, a nessun mezzo di comunicazione appartenente a membri del Raggruppamento è stato concesso di riprendere le emissioni. Il Raggruppamento dell’opposizione ritiene che tutto ciò riveli un atteggiamento di malafede da parte del Capo dello Stato.[28]

Il 26 agosto, una settimana dopo l’annuncio della liberazione di 24 “prigionieri politici e di opinione”, il ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha annunciato anche quella di altri cinque attivisti detenuti a Kinshasa da diversi mesi. Si tratta di quattro membri di Lucha: Bienvenu Matumo, Victor Tesongo, Héritier Kapitene e Godfroy Mwanabwato. Insieme a loro è citato anche Jean de Dieu Kilima, attivista del movimento Filimbi. I cinque attivisti “dovranno lasciare la prigione di Makala in due o tre giorni”, ha detto il ministro. Il 19 agosto, il governo aveva già annunciato la rimessa in libertà di altri 24 prigionieri, tra cui Fred Bauma (di Lucha) e Yves Makwambala (di Filimbi), ma i due sono ancora in carcere.[29]

Il 27 agosto, il difensore dei diritti dell’uomo, Jean-Marie Kalonji, è uscito dal carcere in libertà provvisoria. Si tratta solo di una liberazione provvisoria. Jean-Marie Kalonji deve ancora processato per attentato contro la sicurezza dello Stato e incitazione alla disobbedienza civile.[30]

Il 29 agosto, gli attivisti di Lucha, Fred Bauma e Yves Makwambala, e il difensore dei diritti umani Christopher Ngoy sono stati rimessi in libertà per decisione della Corte Suprema di Giustizia. In un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, Lucha precisa che Fred Bauma e Yves Makwambala hanno ottenuto una “libertà provvisoria dopo 18 mesi e 15 giorni di detenzione, senza essere ancora stati processati”. Lo stesso messaggio rivela che il dossier a carico di Christopher Ngoy è stato chiuso e archiviato. Serges Sivya, attivista di Lucha, si è detto soddisfatto della liberazione dei compagni, ma ha affermato di attendere anche quella degli altri attivisti di Lucha che sono ancora in stato di detenzione.

Christopher Ngoy era stato arrestato in gennaio 2015, in seguito alle manifestazioni contro la revisione della legge elettorale. Era stato accusato dalla Procura Generale della Repubblica per cinque infrazioni, tra cui l’incitamento all’odio razziale e attentato contro la sicurezza dello Stato.

Fred Bauma e Yves Makwambala erano stati arrestati a Kinshasa il 15 marzo 2015, in occasione di un seminario sul buon governo in Africa, organizzato dal movimento Filimbi. Sono accusati di complotto contro il presidente Kabila. I nomi dei tre militanti erano già sulla lista dei 24 prigionieri politici annunciata il 19 agosto.[31]

Il 31 agosto, Bienvenu Matumo, Victor Tesongo, Héritier Kapitene e Godefroy Mwanabwato sono stati rilasciati. Questi quattro attivisti di Lucha usufruiscono di una libertà vigilata. Tuttavia, un attivista di Filimbi, Jean de Dieu Kilima, è ancora in stato di detenzione. Questi quattro attivisti di Lucha erano stati arrestati il16 febbraio all’alba, giorno decretato “città morta” da parte dell’opposizione congolese e di altre organizzazioni della società civile, per chiedere al Presidente Kabila di rispettare la costituzione nelle sue disposizioni in materia di mandati presidenziali.[32]

[1] Cf Radio Okapi, 03.08.’16

[2] Cf Radio Okapi, 03.08.’16

[3] Cf AFP – Radio Okapi, 04.08.’16

[4] Cf RFI, 05.08.’16; Didier Kebongo – Forum des As – Kinshasa, 05.08.’16

[5] Cf Radio Okapi, 05.08.’16

[6] Cf Radio Okapi, 03.08.’16

[7] Cf Radio Okapi, 05.08.’16

[8] Cf RFI, 05.08.’16; Didier Kebongo – Forum des As – Kinshasa, 05.08.’16

[9] Cf Radio Okapi, 05.08.’16

[10] Cf Radio Okapi, 05.08.’16

[11] Cf RFI, 06.08.’16

[12] Cf Julie Muadi – La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 09.08.’16

[13] Cf AFP – Africatime, 10.08.’16

[14] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 11.08.’16

[15] Cf Radio Okapi, 11.08.’16 ; RFI, 11.08.’16

[16] Cf Politico.cd, 11.08.’16

[17] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 12.08.’16

[18] Cf Radio Okapi, 11.08.’16

[19] Cf Actualité.cd, 12.08.’16

[20] Cf Actualité.cd, 12.08.’16

[21] Cf Actualité.cd, 12.08.’16

[22] Cf Radio Okapi, 19.08.’16

[23] Cf AFP – Onewovision, 19.08.’16

[24] Cf RFI, 20.08.’16

[25] Cf Actualité.cd, 20.08.’16

[26] Cf Politico.cd, 19.08.’16 http://www.politico.cd/encontinu/2016/08/19/liberation-de-prisonniers-politiques-voici-restent-prison.html

[27] Cf Radio Okapi, 21.08.’16

[28] Cf RFI, 21.08.’16; Le Potentiel – Kinshasa, 22.08.’16 Testo completo della dichiarazione:

 http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15018:premier-avertissement-du-rassemblement-a-kodjo-et-complices-appel-a-la-ville-morte-ce-mardi&catid=85&Itemid=472

[29] Cf AFP – Radio Okapi, 26.08.’16

[30] Cf RFI, 29.08.’16

[31] Cf Radio Okapi, 29.08.’16

[32] Cf Actualité.cd, 31.08.’16