EDITORIALE: ELEZIONI PRESIDENZIALI AD ALTO RISCHIO – UNA TERZA VIA TRA DUE STRATEGIE CONTRAPPOSTE

Editoriale Congo Attualità n. 289– a cura della Rete Pace per il Congo

Ritardi artificiali volontariamente orchestrati

 

In un rapporto intitolato “Congo: una battaglia elettorale pericolosa“, il Gruppo di Studi sul Congo (GEC) ha accusato le autorità della Repubblica Democratica del Congo (RDC) di essere “responsabili” dei molti ritardi artificiali constatati nell’organizzazione delle elezioni, in particolare delle presidenziali che dovrebbero avere luogo quest’anno, ma diventate ormai impossibili. Secondo il rapporto, questi ritardi sono stati volontariamente orchestrati dalla Maggioranza Presidenziale per mantenere Kabila al potere oltre la fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale che arriverà a termine nel mese di dicembre 2016.

Tra le tante manovre intraprese dalla Maggioranza Presidenziale e dal Governo per rimandare le elezioni se ne possono citare almeno tre: 1. l’avere voluto organizzare le elezioni locali, in sé molto complesse, prima delle elezioni presidenziali e legislative nazionali e provinciali, 2. la mancanza di volontà politica nel mettere a disposizione della Commissione elettorale i mezzi finanziari e logistici necessari e 3. l’aver voluto procedere, a tutti i costi, alla suddivisione territoriale del Paese in 25 province, un’operazione conforme alla Costituzione ma inopportuna alla vigilia delle elezioni.

Maggioranza e Opposizione: due strategie opposte

Davanti all’impossibilità di indire le elezioni presidenziali secondo i tempi fissati dalla Costituzione, Maggioranza e Opposizione hanno deciso le loro strategie.

L’attuale strategia della Maggioranza è quella di riuscire a rinviare le elezioni il più a lungo possibile e di convincere almeno una parte dell’opposizione ad accettare di partecipare ad un governo di unità nazionale, per gestire un periodo di transizione fino alle prossime elezioni. In questo periodo di transizione, che potrebbe durare uno, due o più anni, Joseph Kabila rimarrebbe Presidente della Repubblica.

Da parte sua, l’opposizione ha optato per una transizione politica senza Kabila ma dubita che egli lasci il potere senza esserne costretto e, quindi, ha deciso di mobilitare la popolazione per delle manifestazioni previste per il 19 settembre (data di indizione delle elezioni presidenziali, secondo le disposizioni costituzionali) e il 20 dicembre 2016 (data della fine del secondo ed ultimo mandato presidenziale di Kabila). L’opposizione si affida quindi alle manifestazioni di piazza, in vista di una resa dei conti finale, con il rischio di un sollevamento popolare generalizzato. L’obiettivo finale sarebbe una transizione con un presidente della Repubblica proposto dall’opposizione.

Prospettive di futuro

Secondo gli esperti del GEC, non potendo le elezioni essere organizzate nel 2016, i politici congolesi sono condannati al dialogo, per raggiungere un consenso sulla via da seguire.

Per evitare il peggio, gli esperti del GEC chiedono al Capo dello Stato di dichiarare chiaramente e pubblicamente che “non si un candiderà alle prossime elezioni presidenziali e che l’articolo 220 della Costituzione non sarà oggetto di alcuna revisione”, il che vuol dire che non cercherà di modificare la Costituzione per presentarsi per un terzo mandato.

Il governo dovrebbe fornire alla Commissione elettorale tutti i mezzi materiali, finanziari e logistici di cui essa ha bisogno. Nella misura in cui il Governo farà prova di buona volontà, la Comunità internazionale sarà sempre pronta a collaborare.

Date le difficoltà economiche constatate nell’attuazione del processo elettorale, la Maggioranza presidenziale dovrebbe accettare di dare la priorità alle elezioni presidenziali e legislative (nazionali e provinciali) e rinviare le altre (le locali) a una data ulteriore.

Da parte sua, l’opposizione dovrebbe attenuare le sue richieste: la ristrutturazione della Commissione elettorale, la ricomposizione della Corte Costituzionale e l’organizzazione del calendario elettorale dovrebbero essere degli obiettivi e non delle condizioni per il dialogo. Nel caso in cui il dialogo prendesse una brutta piega, l’opposizione potrebbe sempre lasciare il tavolo. Non dialogare è più rischioso che farlo.

Per quanto riguarda la Commissione elettorale, essa dovrebbe fare uno sforzo supplementare per abbreviare la durata dell’operazione di revisione delle liste degli elettori, iniziata il 31 luglio scorso e assicurarne la trasparenza, mediante un’immediata pubblicazione di un relativo cronogramma.

Dovrebbe inoltre convocare urgentemente permanentemente il comitato di contatto “Commissione elettorale, Maggioranza e Opposizione” per elaborare un calendario elettorale completo e consensuale da proporre in sede di dialogo nazionale, per approvazione definitiva.