Congo Attualità n.287

INDICE

EDITORIALE: PRIVILEGIARE CIÒ CHE CONTRIBUISCE ALLA COSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DELLA PACE

  1. MILITANTI DI LUCHA DETENUTI: GRAZIA PRESIDENZIALE? NO, GRAZIE!

  2. EDEM KODJO ANNUNCIA L’INIZIO DEI LAVORI DEL COMITATO PREPARATORIO DEL DIALOGO PER IL 30 LUGLIO

  3. IL “RAGGRUPPAMENTO” DELL’OPPOSIZIONE RICUSA IL FACILITATORE EDEM KODJO

  4. LA RISPOSTA DI EDEM KODJO

  5. L’ACAJ CHIEDE LA LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI

  6. LA MANIFESTAZIONE DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE

  7. IL DISCORSO DI ÉTIENNE TSHISEKEDI

 

1. MILITANTI DI LUCHA DETENUTI: GRAZIA PRESIDENZIALE? NO, GRAZIE!

 

Il 22 luglio, con decreto presidenziale letto sul canale televisivo nazionale, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha ordinato la “rimessa in libertà” di sei militanti del movimento pro-democrazia “Lotta per il Cambiamento” (LUCHA). Rebecca Kabugho, Melka Kamundu, John Anipenda, Justin Kambale, Ghislain Muhiwa e Serge Sivya erano stati arrestati la notte tra il 15 e il 16 febbraio 2016, in una casa privata di Goma, mentre stavano ultimando la preparazione di una manifestazione denominata “città morta”, organizzata da diversi movimenti della società civile per chiedere lo svolgimento delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione. Erano stati condannati il 4 marzo a 6 mesi di carcere, per “tentativi d’incitamento alla rivolta”. Sono attualmente detenuti presso la prigione Munzenze di Goma (Nord Kivu). È il 15 agosto 2016 che avrebbero dovuto essere rilasciati, cioè fra meno di un mese. Il più anziano (Melka Kamundu) ha 32 anni e la più giovane (Rebecca Kabugho) 21. In carcere, sono impegnati in attività di volontariato a favore degli altri detenuti. Ad esempio, Serge e Melka, medici in formazione, ogni giorno prestavano un servizio di volontariato nell’infermeria della prigione. Justin, elettromeccanico, collaborava nella riparazione degli impianti elettrici del carcere. Ghislain dava lezioni di inglese ad una dozzina di prigionieri. Rebecca portava appoggio psicologico ai detenuti e John forniva loro consulenze in materia di diritti.

È in prigione che essi hanno appreso che al loro movimento è stato assegnato il premio “Ambasciatore della coscienza 2016” di Amnesty International, insieme alla cantante beninese Angelique Kidjo e ai due movimenti “Adesso Basta” (del Senegal), e “Scopa Cittadina” (del Burkina Faso). Un premio che Lucha ha dedicato ai suoi membri incarcerati.[1]

Il presidente Joseph Kabila ha firmato altre due decreti presidenziali relativi alla sospensione della pena restante, per i condannati di età inferiore ai 30 anni o superiore ai 65 anni e per “ogni persona condannata ad una pena fino a tre anni”. Secondo tali decreti, i condannati per stupro e per attentato alla sicurezza dello stato non rientrano in tali misure di grazia presidenziale.

Secondo lo spirito di questi testi, altri tre militanti di Lucha, arrestati nel mese di febbraio e condannati il 20 maggio a Kinshasa, a dodici mesi di carcere per “incitamento alla disobbedienza civile” e per “diffusione di false informazioni”, potrebbero usufruire di questo provvedimento di grazia. Invece, altri due attivisti per la democrazia: Yves Mukwambala di Filimbi e Fred Bauma di Lucha, non possono usufruirne, perché il loro processo è ancora in corso.

La liberazione dei “prigionieri politici e dei prigionieri di opinione” è uno dei presupposti dell’opposizione per partecipare al “dialogo nazionale” in vista di “elezioni pacifiche”.

Da diversi mesi, la comunità internazionale chiede a Kinshasa di adottare delle misure che favoriscano l’abbassamento della tensione politica, per creare le condizioni che rendano possibile un ambiente favorevole allo svolgimento del “dialogo nazionale” che permetta una soluzione all’attuale “situazione di stallo” del processo elettorale.[2]

Il 23 luglio, i sei militanti del movimento cittadino “Lotta per il Cambiamento” (LUCHA) hanno annunciato di rinunciare alla rimessa in libertà loro concessa per grazia presidenziale, preferendo terminare in carcere i dieci giorni di pena che loro resta da scontare, e ciò per solidarietà con gli altri attivisti pro-democrazia che non hanno beneficiato di questa misura di grazia considerata, peraltro, selettiva. «Il Capo dello Stato ha preso questa decisione affinché abbiano una specie di debito morale verso di lui, è una disposizione politica per attirare la simpatia dei giovani», spiega l’avvocato Mugisho, difensore dei sei militanti di Lucha, aggiungendo: «Ci sono anche due attivisti ancora detenuti a Kinshasa, Fred Bauma e Yves Makwambala, che non sono mai stati interrogati, né processati. Essi sono in detenzione preventiva da oltre un anno. Sono loro che avrebbero veramente bisogno di questa misura di clemenza. In solidarietà con loro, i sei attivisti di Lucha di Goma preferiscono quindi rimanere in carcere. In Congo, se il Presidente concede una grazia, è necessario che il condannato chieda di essere rimesso in libertà, ma essi non lo faranno. Personalmente penso che l’amministrazione carceraria dovrà obbligarli ad uscire, cacciandoli fuori dalla prigione. Ma nel loro cuore, dire grazie sarebbe tradire la loro lotta, sarebbe una corruzione morale».

Nella loro lettera indirizzata al presidente Kabila, invitando il presidente Joseph Kabila a fare di più, ordinando di far cessare ogni tipo di procedura giudiziaria contro gli altri prigionieri detenuti a causa delle loro opinioni politiche, i sei attivisti di Lucha hanno fatto notare che questa misura di grazia dovrebbe essere estesa ai detenuti in attesa di un processo o di una sentenza definitiva. In questa categoria di detenuti ci sono anche i loro compagni di lotta:  Fred Bauma e Yves Makwambala, detenuti a Kinshasa da quasi 17 mesi e ancora senza essere stati processati; Bienvenu  Matumo, Héritier Kapitene e Victor Tesongo, arrestati a Kinshasa nello stesso giorno che loro sono stati arrestati a Goma; gli attivisti Christopher Ngoy, Jean-Marie Kalonji e Jean de Dieu Kilima, membri del movimento Filimbi; dei membri dei partiti di opposizione, come Eugène Diomi Ndongala e l’avvocato Jean-Claude Muyambo; eccetera…[3]

Il 24 luglio, in un’intervista concessa a RFI, il ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, assicura che “li si farà uscire con la forza”: «La grazia presidenziale è una misura di ordine pubblico, che è vincolante per tutti: per le autorità giudiziarie e per le persone graziate. Quindi, una volta che la procura di Goma riceverà la lettera, che ho già redatto, in cui gli si notifica il contenuto  dell’ordinanza presidenziale, egli deve farli uscire, facendo ricorso anche alla forza, se necessario. Non avrà alcun motivo giuridico per mantenerli in prigione».[4]

Il 26 luglio, nel pomeriggio, i sei attivisti di “Lotta per il Cambiamento” (Lucha) sono stati espulsi dalla prigione centrale Munzenze di Goma, Nord Kivu. L’operazione di espulsione è stata effettuata da altri detenuti, membri della “brigata anti-gang” di questo carcere, dopo vari tentativi di negoziazione con alcune autorità del luogo, per cercare di convincerle a lasciare loro scontare la pena fino alla fine. Secondo un membro di Lucha, i sei ex detenuti sono tornati a casa loro.[5]

Il 29 luglio, le autorità della prigione centrale di Makala (Kinshasa) hanno rinviato a una data successiva la cerimonia della liberazione dei prigionieri beneficiari della grazia presidenziale. Questa cerimonia era originariamente prevista per il 27 luglio, poi riprogrammata per il 28 luglio è stata rinviata sine die. Senza scendere nei dettagli, le autorità carcerarie hanno indicato che il numero dei detenuti ammissibili alla grazia presidenziale dovrebbe passare dai 30 previsti inizialmente a 500 e che l’operazione della loro liberazione si svolgerebbe in modo graduale.

I beneficiari della grazia presidenziale sarebbero solo i detenuti condannati dal tribunale di per delitti comuni.[6]

2. EDEM KODJO ANNUNCIA L’INIZIO DEI LAVORI DEL COMITATO PREPARATORIO DEL DIALOGO PER IL 30 LUGLIO

Il 21 luglio, il facilitatore del dialogo politico nazionale, Edem Kodjo, ha annunciato che i lavori del comitato preparatorio del dialogo inizieranno il 30 luglio, a Kinshasa. Il ruolo del comitato preparatorio è quello di preparare l’ordine del giorno del dialogo, preparare un regolamento interno e risolvere tutti i problemi logistici e materiali ancora pendenti. Secondo Edem Kodjo, dopo circa una settimana di lavori preparatori, si potrà conoscere la data e il luogo del dialogo, la cui durata poterebbe essere di 15-20 giorni.[7]

Il 22 luglio, mediante comunicato stampa, i vescovi della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) hanno affermato di «avere seguito con grande interesse e apprezzamento la conferenza stampa del facilitatore del dialogo nazionale, Edem Kodjo, in cui ha annunciato la convocazione del Comitato preparatorio del dialogo per la fine di luglio. Data la grande importanza di questo evento nazionale tanto atteso … chiediamo:

  1. A tutti gli esponenti politici, di mettersi attorno a un tavolo, in vista di un dialogo nazionale sincero, diventato ormai la via inevitabile per rilanciare il processo elettorale nel rispetto della Costituzione e per evitare, in tal modo, il caos. Data l’urgenza, chiediamo loro di tenere questo dialogo nel corso del mese di agosto. Ogni rinvio non farebbe che aggravare le tensioni. Il tempo che passa non permette più di prolungare l’attesa. Le previe condizioni poste da una parte o dall’altra potranno trovare una risposta nell’ambito del Comitato preparatorio del dialogo.

È indispensabile privilegiare ciò che contribuisce alla democrazia e alla pace (Rom 14,19), piuttosto che preoccuparsi delle poltrone o degli interessi personali o di partito. Mentre si perde tempo prezioso, la sofferenza della popolazione non fa che aumentare.

  1. Alla maggioranza che è al potere, di dare maggiori segnali di buona volontà per l’effettivo svolgimento del dialogo. Accogliamo con favore la liberazione di alcuni giovani della LUCHA detenuti a Goma e incoraggiamo il rilascio di altri prigionieri politici e di opinione. L’apertura dello spazio mediatico, il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali dei cittadini, sono gesti che possono contribuire enormemente alla pacificazione degli animi e prevenire i disordini di cui spesso sono vittime i civili.
  2. All’opposizione, di fare tutto il possibile per lo svolgimento effettivo del dialogo, sotto l’egida del facilitatore nominato e con il supporto del gruppo di appoggio della comunità internazionale, al fine di trovare un consenso politico il prima possibile e salvare la democrazia.
  3. Alle istituzioni della Repubblica, di garantire alla Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) la sua effettiva indipendenza, di procurarle i mezzi giuridici e materiali necessari per accelerare la revisione delle liste elettorali e pubblicare un calendario elettorale consensuale.
  4. Al popolo congolese, di rimanere vigile e di favorire il rispetto della Costituzione, dei principi democratici e dei valori sociali, per salvaguardare la pace, l’armonia e la coesione nazionale. Ai giovani, in particolare, chiediamo di non cedere né alla manipolazione, né alla violenza esercitate da quei politici che cercano solo i loro interessi personali».[8]

Il 23 luglio, presso la sede dell’Unione Africana (UA), accompagnato da alcuni esponenti del suo partito, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e di altri partiti alleati, Vital Kamerhe ha incontrato il facilitatore del dialogo politico, Edem Kodjo, e i membri del gruppo d’appoggio al facilitatore del dialogo nazionale. Alla riunione, erno presenti anche Baudouin Mayo, Jean Bertrand Ewanga, Kudura Kasongo, Mwenze Kongolo, Ndom Nda Ombel … Durante più di due ore, le due parti hanno espresso le loro opinioni sulla loro rispettiva interpretazione del dialogo, nello spirito e nella lettera della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Comunicando le sue impressioni alla stampa, il presidente dell’UNC, Vital Kamerhe, ha espresso la sua soddisfazione dovuta al fatto che tutti gli equivoci sul dialogo sono stati superati. Ha detto di aver ottenuto dal facilitatore Edem Kodjo la garanzia che il dialogo in gestazione avrà come base giuridica la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e non l’ordinanza del presidente Kabila. Come altri leader dell’opposizione, egli ha ribadito il suo rifiuto di partecipare ad un dialogo made in Kabila.

Il presidente dell’UNC ha anche ricordato altri prerequisiti allo svolgimento del dialogo, tra cui la liberazione dei prigionieri politici, l’apertura dello spazio politico, il rispetto dei diritti umani, la riapertura dei media prossimi all’opposizione.

Pur accogliendo con favore la grazia presidenziale accordata ad alcuni prigionieri, Kamerhe ritiene che tale atto compiuto dal capo dello Stato sia insufficiente. Egli ritiene che il presidente avrebbe dovuto fare liberare tutti i prigionieri politici e di opinione, tra cui Eugène Diomi, Jean-Claude Muyambo, Christopher Ngoyi, … al fine di rasserenare un clima politico troppo teso, ciò che sarebbe necessario per il buon esito del dialogo. Infine, Kamerhe di è detto felice di essere il secondo esponente politico congolese, dopo il presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi, ad avere incontrato il facilitatore del dialogo politico accompagnato dall’intero gruppo di facilitazione.[9]

3. IL “RAGGRUPPAMENTO” DELL’OPPOSIZIONE RICUSA IL FACILITATORE EDEM KODJO

Il 24 luglio, in un comunicato firmato da Etienne Tshisekedi a Bruxelles,

«1. Il “Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento” ha preso atto del comunicato stampa intitolato “Seconda riunione del Gruppo di appoggio al Facilitatore del dialogo politico nazionale nella RDC” emanato il 23 luglio 2016 dall’Unione Africana.

  1. Il Raggruppamento ricorda che il comunicato dell’Unione Africana del 4 luglio 2016, relativo alla creazione del gruppo di appoggio alla facilitazione, gli assegna la missione di intraprendere delle consultazioni con tutte le parti interessate, in vista dell’attuazione della risoluzione 2277.
  2. È in questo contesto che una delegazione composta dal Commissario dell’Unione Africana per la pace e la sicurezza, Smail Chergui, dall’inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Regione dei Grandi Laghi, Said Djinnit, e dal direttore generale dell’Unione Europea per l’Africa, Koen Vervaeke, si è incontrata, il 9 luglio 2016, a Bruxelles, con il Presidente del Consiglio degli anziani, Etienne Tshisekedi wa Mulumba, e con altri membri del Raggruppamento.
  3. Durante l’incontro, il Raggruppamento e i membri della delegazione citata avevano assunto un certo numero di impegni, tra cui:

– la trasformazione del gruppo di appoggio in gruppo di facilitazione;

– l’inopportunità, a questa livello, di un comitato preparatorio, dovendo il gruppo di facilitazione svolgere il ruolo di questo comitato, quello di ravvicinare le due parti interessate, affinché si scambino il loro punto di vista e impostino un ordine del giorno dei colloqui;

– il rasserenamento della situazione politica, mediante la liberazione dei prigionieri d’opinione e dei detenuti politici, la cessazione dei procedimenti giudiziari arbitrari intrapresi contro i leader dell’opposizione, la revoca delle misure di chiusura dei media privati dell’opposizione e l’arresto dello sdoppiamento dei partiti politici;

– il rinvio della decisione sulla data di inizio dei lavori dei colloqui a un riunione di revisione tra le due delegazioni, organizzata dopo il 31 luglio, cioè dopo la manifestazione del Raggruppamento a Kinshasa.

  1. Il Raggruppamento constata, purtroppo, che il contenuto del comunicato stampa del 23 luglio 2016 non solo è un triste e pericoloso passo indietro rispetto ai progressi già compiuti nel processo di attuazione della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza, ma è soprattutto una provocazione che potrebbe mettere a repentaglio tutti gli sforzi fatti finora, nella ricerca di una via d’uscita pacifica dalla crisi attuale.
  2. È per questo che il Raggruppamento annuncia all’opinione nazionale ed internazionale di non sentirsi interpellato dal comunicato del 23 luglio. Pertanto, ricusa Edem Kodjo e chiede all’Unione Africana di trarre tutte le conseguenze di questa situazione, al fine di salvare il processo di attuazione della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza, su cui si fonda la speranza del nostro popolo di ottenere pacificamente l’alternanza al potere, conformemente alle disposizioni della nostra Costituzione».[10]

Reagendo alla decisione del Raggruppamento delle forze acquisite al cambiamento di ricusare il facilitatore del dialogo Edem Ekodjo, la nuova società civile congolese si è detta preoccupata di tale scelta. Secondo Jonas Tshombela, coordinatore della nuova società civile, le rivendicazioni del raggruppamento, benché fondate, riporterebbero a zero le lancette del processo di dialogo. «Tra le loro rivendicazioni, ci sono alcuni problemi che hanno un vero fondamento. Ma non possono essere un motivo sufficiente per ricusare il facilitatore. Ciò  richiederebbe la nomina di un altro facilitatore ed esigerebbe ancora molto tempo, quando invece vogliamo attenerci alle scadenze costituzionali», ha affermato Jonas Tshombela, chiedendo alla maggioranza e all’opposizione un atteggiamento di moderazione e di consenso. Infine, Jonas Tshombela invita la maggioranza a porre dei segni chiari di distensione nei confronti dell’opposizione,  come potrebbe essere la liberazione di noti membri dell’opposizione, detenuti a causa delle loro opinioni politiche.[11]

L’Unione per la Nazione Congolese (UNC) di Vital Kamehre ha aderito alla posizione del Raggruppamento delle forze acquisite al cambiamento, la piattaforma dei partiti di opposizione che ha ricusato Edem Kodjo, il facilitatore del dialogo designato dall’Unione Africana e approvato dalla comunità internazionale. È ciò che ha indicato Bertrand Ewanga, segretario generale dell’UNC.

Tuttavia Bertrand Ewanga ha lasciato trapelare un barlume di speranza sulla partecipazione dell’opposizione al dialogo: «Penso che spetti al gruppo internazionale di appoggio migliorare le condizioni di partecipazione al dialogo e sarà sempre possibile trovare delle vie d’uscita per andare avanti».[12]

Il 25 luglio, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, Franck Diongo, presidente de MLP ed esponente della piattaforma dell’opposizione Alternanza per la Repubblica (AR), ha dichiarato che «il gruppo internazionale di appoggio al facilitatore dovrebbe essere trasformato in comitato internazionale di facilitazione del dialogo nazionale, al fianco di Edem Kodjo». Secondo lui, questo gruppo non dovrebbe avere lo statuto di osservatore, come previsto da Edem Kodjo, ma piuttosto quello di un comitato di facilitazione. Egli si è quindi detto d’accordo con la decisione del Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento, che ha ricusato Edem Kodjo, come facilitatore del dialogo politico nominato dall’Unione Africana. «Quindi, se non si riuscirà ad organizzare il dialogo entro il 19 settembre, noi non vi parteciperemo. E la storia ci dirà come dovremmo comportarci», ha infine minacciato il presidente del MLP.[13]

4. LA RISPOSTA DI EDEM KODJO

Il 26 luglio, in un comunicato stampa, la presidente della Commissione dell’Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha dichiarato di avere “con rammarico” preso conoscenza del documento del Raggruppamento delle Forze Acquisite al cambiamento. In tale comunicato stampa, Nkosazana Dlamini-Zuma ha affermato di rinnovare la sua fiducia in Edem Kodjo, sostenuto dal gruppo di appoggio internazionale e invita tutte le parti interessate congolesi ad impegnarsi “decisamente” a favore del dialogo politico.[14]

Il 26 luglio, reagendo al fatto di essere stato ricusato dal parte Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento, il facilitatore del dialogo politico, Edem Kodjo, ha dichiarato: «L’Unione Africana ha già rinnovato la sua fiducia nell’attuale facilitatore. Del resto, molti membri della classe politica e della società civile congolese hanno manifestato il loro appoggio al facilitatore. Il Comunicato dei Vescovi e le posizioni adottate da diversi partiti di opposizione lo dimostrano. Quindi, non mi preoccupo più di tanto. Lavoriamo nel rispetto della legge e con onestà». Inoltre, Edem Kodjo ha decisamente smentito di volere favorire l’attuale presidente Joseph Kabila: «Sfido chiunque voglia indicare anche un solo atto o una qualsiasi posizione del facilitatore che possa essere interpretata come un appoggio al presidente Kabila. Si tratta piuttosto di accuse che non hanno alcun fondamento».[15]

Il 26 luglio, Edem Kodjo e la sua equipe hanno iniziato l’operazione di verifica e di validazione del mandato dei 19 delegati del comitato preparatorio per il dialogo, come annunciato. In tal modo, il facilitatore mantiene il 30 luglio come data di inizio dei lavori del comitato preparatorio per il dialogo. Il ruolo del comitato preparatorio è quello di: preparare l’ordine del giorno del dialogo, preparare il regolamento interno e risolvere le varie questioni logistiche e materiali. A questa sessione di convalida dei mandati erano presenti: Jean Lucien Bussa, per il Fronte dei Democratici; Clément Kanku, per il MR; Joseph Kokonyangi, per la MP; Pierre Kangudia, per l’UNC; Jonas Tshiombela, per la NSCC; Hubert Ifole, per il RCD e Kamanda, per l’Opposizione Repubblicana. Altri partiti e coalizioni politiche continuano ad arrivare.

Al termine della riunione, il segretario politico nazionale responsabile delle relazioni con i partiti politici per l’UNC, Pierre Kangudia, ha dichiarato: «Per il momento, non possiamo chiudere la porta completamente. Se abbiamo delle condizioni da porre, dobbiamo presentarle ai responsabili, affinché essi le trasmettano all’altra parte. A questo serve la facilitazione  (…). Ricusare Kodjo significherebbe mettere a rischio tutto ciò che è stato fatto finora».[16]

Il 26 luglio, nel corso di una conferenza stampa, Jean-Lucien Bussa, coordinatore del Fronte dei Democratici, ha affermato che il suo gruppo politico non trova più alcun inconveniente per partecipare al dialogo, soprattutto perché esso si basa ormai sulla Risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e non sull’ordinanza presidenziale del 15 novembre 2015.

Jean-Lucien Bussa ha riferito che il suo gruppo politico, anche se non è membro del “Raggruppamento”, si riconosce tuttavia nella dichiarazione di Genval che esige la piena attuazione della risoluzione 2277. Avallando la posizione dei vescovi ripresa nella loro dichiarazione del 24 luglio, egli ha chiesto alla classe politica congolese di agire secondo coscienza e con senso di responsabilità. «Più si allungano le discussioni sulle elezioni presidenziali, tanto più si ritarda l’avvento dell’alternanza politica», ha egli insistito chiedendo, nello stesso tempo, la liberazione dei prigionieri politici e di opinione, come mezzo per abbassare la tensione politica prima del dialogo. Secondo il Fronte dei Democratici, le misure di grazia adottate ultimamente dal Presidente della Repubblica nei confronti di alcuni detenuti sono ancora insufficienti.[17]

Il 29 luglio, Brahima Traoré, membro dell’equipe di Edem Kodjo, facilitatore designato dall’Unione Africana, ha annunciato che, originariamente previsto per il 30 luglio, l’inizio dei lavori del comitato preparatorio del dialogo è rinviato ad una data successiva. «Per ora mancano le condizioni», ha detto Brahima Traore in seguito ad una riunione che Edem Kodjo ha avuto con il gruppo di appoggio al facilitatore. Questo rinvio ha lo scopo di «consentire a tutti gli attori di prendere i provvedimenti necessari, affinché la grande famiglia dei partecipanti al dialogo sia al completo», si legge in un comunicato stampa firmato da Edem Kodjo, facilitatore del dialogo. «Il facilitatore del dialogo e il Gruppo internazionale di appoggio esortano tutte le parti implicate ad andare oltre i loro rispettivi punti di vista, per creare le condizioni che permettano l’avvio dei lavori del comitato preparatorio nei prossimi giorni», conclude il comunicato stampa.[18]

5. L’ACAJ CHIEDE LA LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI

Il 26 luglio, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha chiesto al governo congolese di liberare «tutti i prigionieri politici e / o d’opinione prima dell’inizio del dialogo nazionale». ACAJ spiega: «Si tratta di persone detenute sia per motivi politici, a causa dell’esercizio delle libertà pubbliche o dell’espressione delle loro opinioni o delle loro convinzioni politiche, sia per la loro appartenenza a partiti dell’opposizione. Alcuni sono detenuti nelle carceri sotto il controllo della giustizia e altri nelle celle segrete dell’Agenzia Nazionale di Intelligence (ANR), privati dei loro diritti di essere visitati dai loro familiari, di essere assistiti da avvocati di loro scelta e di essere condotti davanti ad un giudice alla scadenza del termine legale di detenzione preventiva di 48 ore». Si tratta di:

A Kinshasa:

Carcere Makala:

  1. Eugène Diomi Ndongala, presidente della Democrazia Cristiana (DC)
  2. Jean-Claude Muyambo, presidente di Solidarietà Congolese per la Democrazia e lo Sviluppo
  3. Christopher Ngoie Mutamba, difensore dei diritti umani
  4. Freud Bauma, del movimento cittadino Lucha
  5. Bienvenu Matumo, del movimento cittadino Lucha
  6. Héritier Marcel Kapiteni, del movimento cittadino Lucha
  7. Victor Tesongo, del movimento cittadino Lucha
  8. Yves Makwambala, del movimento cittadino Filimbi
  9. Jean de Dieu Kilima, del movimento cittadino Filimbi
  10. Jean-Marie Kalonji, del movimento cittadino 4ª voce
  11. Yannick Kibinda Mukeba, collaboratore di Moïse Katumbi
  12. Franck Mwashila, collaboratore di Moïse Katumbi
  13. Idi Sefu, collaboratore di Moïse Katumbi

Celle segrete dell’ANR:

  1. Kabulo Simbi Zazou, membro di Unafec / Kyungu
  2. Kalenga Kinyango Kakoko, membro di Unafec / Kyungu

A LUBUMBASHI

Carcere di Kasapa:

  1. Kazadi Bukasa, membro di Unafec / Kyungu
  2. Kapenda Bupe, membro di Unafec / Kyungu
  3. Kabemba Luhembe, membro di Unafec / Kyungu
  4. Masangu Umba, membro di Unafec / Kyungu
  5. Tshibwabwa Kabongo, membro di Unafec / Kyungu
  6. Nkulu Kisambwa, membro di Unafec / Kyungu
  7. Kalonji Mukeba, membro di Unafec / Kyungu
  8. Mbav Kabwand, membro di Unafec / Kyungu
  9. Twite Kalumba, membro di Unafec / Kyungu
  10. Kabwishe Mwenye Yusuf (rifugiato burundese erroneamente considerato come membro di Unafec / Kyungu)
  11. Kabala Mulimba Olivier, membro di Unafec / Kyungu
  12. Mulumba Mutombo, membro di Unafec / Kyungu
  13. Ngongo Kasongo Joseph, membro di Unafec / Kyungu

Celle segrete dell’ANR:

  1. Lwembe Munika Lumbic, genero del deputato Gabriel Kyungu waKumwanza, presidente di Unafec 2. Kapenda Lemal, membro di Unafec / Kyungu

L’ACAJ ricorda anche il caso di 83 detenuti (55 nel carcere di Ndolo e 28 nel carcere di Makala) amnistiati da oltre due anni, ma non ancora liberati per motivi politici, tra cui Firmin Yangambi, Eric Kikunda e il professor Michel Bonekube.

L’ACAJ chiede al Governo di «liberare tutte queste persone» e di «far cessare tutti i procedimenti giudiziari intrapresi contro i membri dell’opposizione e della società civile, e ciò prima dell’inizio effettivo del dialogo nazionale».

L’ACAJ chiede al facilitatore del dialogo, Edem Kodjo, di «agire urgentemente per ottenere queste liberazioni che possono permettere l’abbassamento della tensione politica e il ripristino della fiducia tra gli attori politici e sociali della RDCongo».

L’ACAJ chiede al gruppo internazionale di sostegno alla facilitazione del dialogo di «fare in modo che la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia scrupolosamente rispettata per quanto riguarda, in particolare, la previa liberazione dei prigionieri politici e di opinione».[19]

 

 

IL RITORNO DI ETIENNE TSHISEKEDI A KINSHASA

 

Il 23 luglio, il commissario provinciale della polizia di Kinshasa, Célestin Kanyama, ha affermato di aver preso le misure necessarie per garantire la sicurezza, in occasione del ritorno del presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Etienne Tshisekedi, che arriverà a Kinshasa il 27 luglio, all’aeroporto internazionale di Ndjili, dopo aver trascorso due anni in Belgio, dove si era recato per motivi di salute. «Per assicurare la sicurezza di Etienne [Tshisekedi], si sono prese tutte le disposizione per accompagnarlo fino a casa sua e tutto andrà bene», ha dichiarato il generale Célestin Kanyama. All’aeroporto, solo 15 persone sono state autorizzate ad accedere alla pista di atterraggio e altre 40 al salone VIP. La popolazione dovrà attendere all’esterno dell’aeroporto, oltre il viale Lumumba.[20]

 

Il 26 luglio, arrivato in serata a Kinshasa, Félix Tshisekedi, segretario nazionale responsabile delle relazioni esterne per l’UDPS, ha immediatamente parlato ai giornalisti accorsi presso le strutture dell’aeroporto di N’Djili per intervistarlo. Nelle sue risposte, egli ha accusato la maggioranza presidenziale, che sostiene Edem Kodjo come facilitatore del dialogo, di volere prendere in ostaggio il dialogo stesso. Egli ha sottolineato che il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento non potrà partecipare ad un dialogo convocato nello spirito dell’ordinanza emessa dal Capo dello Stato. Ha aggiunto che, per il momento, non ci può essere alcun dialogo tra i Congolesi, perché le varie condizioni poste dall’opposizione riunita intorno a Etienne Tshisekedi (rispetto della Risoluzione 2277, rispetto della costituzione, liberazione dei prigionieri politici e d’opinione, riapertura dei media chiusi) non sono ancora riunite.

Félix Tshisekedi ha anche ricordato che il rifiuto di Edem Kodjo da parte del Raggruppamento è definitivo. Pertanto, l’Unione Africana dovrebbe prendersi le sue responsabilità, designandone un successore neutrale e credibile. Alla domanda su un eventuale periodo di transizione nel caso di non organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi stabiliti dalla costituzione, egli ha risposto che, in questo caso preciso, la Costituzione non si pronuncia e che, qualora ciò accada, il potere non sarà da nessuna parte. Pertanto, è stato proposto che Etienne Tshisekedi guidi la transizione.[21]

 

Il 26 luglio, a Lubumbashi (Haut Katanga), verso sera si sono registrati degli scontri tra la polizia nazionale e degli attivisti dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS). Secondo i membri dell’UDPS, essi si trovavano sul viale Maniema davanti al loro “grande schermo”: un tabellone su cui pubblicano informazioni quotidiane sul loro partito politico. Gli attivisti stavano parlando tra loro sul ritorno di Etienne Tshisekedi, intercalando qualche canto in suo onore. All’arrivo della polizia, tra le due parti si è creata una situazione di tensione, in seguito alla quale alcuni attivisti del partito sono stati arrestati. Secondo fonti della polizia, ne sono stati arrestati quattro.[22]

 

Il 27 luglio, nel corso della mattinata, a Lubumbashi, si è ripetuta la stessa scena della sera precedente, ma nel quartiere Kisanga, del comune in cui si trova la sede dell’UDPS. Anche in questo caso, la polizia ha arrestato alcuni membri del partito, portandoli in un luogo ancora non conosciuto.[23]

 

Il 27 luglio, l’aereo su cui viaggiava Etienne Tshisekedi è atterrato all’aeroporto di Kinshasa verso le ore14h00, come previsto. All’interno dell’aeroporto, è stato accolto da un comitato di accoglienza piuttosto limitato, composto da alcune decine di persone. Tuttavia, migliaia di persone hanno accompagnato il convoglio di Tshisekedi fino alla sede centrale del partito.[24]

 

Il 27 luglio, dei membri dell’UDPS e di partiti membri del Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento si sono riuniti nei pressi dell’aeroportuale di Bipemba, a Mbuji-Mayi (Kasai Orientale) per una “accoglienza virtuale” di Etienne Tshisekedi. Tuttavia, questi attivisti dell’opposizione non hanno potuto organizzare l’iniziativa prevista, perché tutte le vie di accesso all’aeroporto di Bipemba sono state bloccate dalla polizia nazionale. Nel frattempo, in un’altra parte della città, in viale Mzee Laurent-Désiré Kabila, i partiti membri della maggioranza presidenziale hanno potuto organizzare una “marcia di appoggio al dialogo nazionale e al suo facilitatore”.

A Kananga (Kasai centrale) e a Tshikapa (Kasai), le manifestazioni per una “accoglienza virtuale” di Etienne Tshisekedi” sono stati vietate.

A Kananga, capoluogo della provincia del Kasai-centrale, una delle tre sedi dell’UDPS è stata posta sotto controllo della Polizia Nazionale sin dal mattino. «Avevamo programmato un corteo di moto e auto dalla sede del partito fino all’aeroporto. Avevamo pensato di ritornare passando attraverso i vari quartieri della città e di terminare la manifestazione con la lettura della dichiarazione di Genval. Ma ieri sera, il sindaco ci ha chiamato per comunicarci che il corteo non sarebbe stato autorizzato», ha deplorato un attivista dell’UDPS di Kananga.

A Tshikapa (Kasai), la società civile ha accusato la polizia nazionale di avere arrestato il responsabile dei giovani dell’UDPS, “accusato” di avere mobilitato i membri e i simpatizzanti del partito per un evento di “accoglienza simbolica” di Etienne Tshisekedi.[25]

 

Il 27 luglio, sette membri della piattaforma del Fronte 2016 sono stati arrestati e incarcerati presso la prigione del tribunale di grande istanza dell’Ituri a Bunia. Secondo il procuratore ad interim, il rapporto dei servizi di sicurezza afferma che queste persone sono accusate di avere disturbato l’ordine pubblico durante la marcia organizzata a sostegno del dialogo dal governatore provinciale di Bunia. Tra i sette arrestati, ci sono quattro membri di Lucha (René Iragi, David Ngabu, Eugène Baminday e Luca Malembe) e tre membri di Filimbi (Godhi Naguy, Joseph Ubegiu e Youyou Byarufu). I testimoni riferiscono che erano andati alla manifestazione indetta a favore del dialogo portando dei cartelli con su scritto “Sì al dialogo, ma nel rispetto della costituzione”. L’avvocato degli arrestati parla di una politicizzazione del caso. Secondo l’avvocato Augustin Aongonda, membro della Corte d’appello di Kisangani, il verbale dell’Agenzia Nazionale d’Intelligence (ANR) riporta l’accusa di disobbedienza civile. In un comunicato stampa, la Lucha ha denunciato un ennesimo atto di repressione, in un momento in cui il governo ha promesso alcuni provvedimenti per abbassare la tensione politica per favorire la preparazione del dialogo.[26]

 

Il 28 luglio, il deputato Franck Diongo, membro del “Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento”, ha affermato che la questione della ricusazione di Edem Kodjo come facilitatore del dialogo è irrevocabile. Secondo lui, il “Raggruppamento” non può tornare indietro e continuerà ad opporsi alla decisione di Zuma. Ha aggiunto che, per il “Raggruppamento” è la stessa cosa, che ci sia dialogo oppure no. Ciò che il Raggruppamento si aspetta è piuttosto la fine del mandato di Joseph Kabila come Presidente della Repubblica, il 19 dicembre 2016. Secondo Franck Diongo, questa data non è legata al dialogo. Che il dialogo ci sia o no, Kabila termina il suo ultimo mandato il 19 dicembre prossimo.

Non c’è quindi nessun dubbio che, se il Presidente del Comitato dei Saggi del “Raggruppamento”, Etienne Tshisekedi, riconfermasse la ricusazione di Edem Kodjo, ci si incamminerebbe verso un dialogo senza la partecipazione dell’opposizione riunita attorno al “Raggruppamento”.[27]

 

Il 29 luglio, sono stati rimessi in libertà i sette membri del Fronte cittadino 2016 arrestati il 27 luglio a Bunia (Ituri). «Sono stati rilasciati su ordine del Procuratore che è tornato a Bunia oggi. Tuttavia, essi verranno ascoltati ancora domani, 30 luglio, dal procuratore che vuole saperne di più su questa vicenda (…). I sette attivisti stanno bene, anche se alcuni di loro hanno ancora dei dolori conseguenti alla brutalità cui hanno fatto ricorso i servizi di sicurezza durante il loro arresto», ha dichiarato l’avvocato Godhi Naguy, coordinatrice locale del Fronte Cittadino 2016.[28]

 

 

6. LA MANIFESTAZIONE DELLA MAGGIORANZA PRESIDENZIALE

 

Il 21 luglio, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha annunciato una manifestazione per il 29 luglio, allo stadio Tata Raphael di Kinshasa e un’altra per il 7 agosto, presso la spianata del Palais du Peuple. L’obiettivo è quello di appoggiare il dialogo nazionale convocato dal Capo dello Stato e di chiedere alla popolazione di iscriversi nel registro elettorale. Va ricordato che il 4 luglio, il Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento aveva già indetto, per il 31 luglio, una sua manifestazioni di massa su tutto il territorio nazionale, per chiedere l’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione.[29]

 

Il 28 luglio, durante un comizio a Butembo, il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, ha evocato la situazione politica del paese. Egli ha chiesto alla popolazione di sostenere il dialogo nazionale convocato dal Capo dello Stato per, secondo lui, evitare che il Paese scivoli in una crisi più grave. Secondo Julien Paluku, «il presidente Kabila non intende candidarsi per un terzo mandato» alla guida della RDCongo. Tuttavia, egli non ha escluso l’idea di un referendum costituzionale, affinché la popolazione decida se il presidente Kabila possa presentarsi o meno alle prossime elezioni presidenziali. L’attuale costituzione vieta a Joseph Kabila, il cui secondo ed ultimo mandato termina in dicembre, di candidarsi per un altro mandato presidenziale.[30]

 

Il 29 luglio, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha organizzato un raduno nello stadio Tata Raphaël a Kinshasa, per sostenere il dialogo politico convocato dal Capo dello Stato.

Il segretario generale della MP, Aubin Minaku, si è espresso a favore del dialogo. Ha affermato che il Capo dello Stato vuole che si organizzi sia il dialogo che le elezioni. Su un grande poster si poteva leggere, “Il presidente della Repubblica resta in funzione” secondo “l’articolo 70 della Costituzione” e Aubin Minaku ha concluso: «Nessuno vi inganni, Kabila non violerà la Costituzione». In città, molte attività sono state sospese, soprattutto nel settore del Servizio Pubblico. Alcuni funzionari contattati hanno indicato che i dipendenti sono stati costretti a partecipare alla manifestazione della maggioranza presidenziale.

Tra i partecipanti alla manifestazione, Sublime Okama, studente presso l’Università Pedagogica Nazionale (UPN), si è detto “molto deluso”: «Ci hanno preso in giro. Hanno solo elogiato il Presidente, senza parlare di elezioni e di rispetto della costituzione». Eric Kabongo, moto taxista di trenta anni, ha detto con amarezza: «Invece di dire che, arrivato a “fine mandato”, il Presidente non si candiderà più, parlano di “Wumela” (Rimani il più a lungo possibile)». «Ci hanno dato gratis delle magliette e forse ci daranno anche 2.000 franchi (2$) per il trasporto», ha detto Meta, uno studente di sociologia presso l’Università di Kinshasa, pur smentendo la voce secondo cui i partecipanti a questo incontro hanno ricevuto del denaro.[31]

 

Il portavoce della Maggioranza Presidenziale (MP), Andre-Alain Atundu Liongo, ha respinto le accuse secondo cui i funzionari statali sono stati costretti ad andare alla manifestazione tenutasi presso lo stadio Tata Raphael. Secondo lui, la MP non ha esercitato alcuna pressione sui funzionari statali affinché partecipassero al comizio. Tuttavia, egli ha affermato di avere rilevato la circolazione, in alcuni ministeri, di volantini che invitavano i funzionari a partecipare alla manifestazione del 29 luglio. Andre-Alain Atundu ha affermato che quei funzionari che volevano partecipare all’evento avrebbero dovuto intraprendere tutte le misure necessarie presso le rispettive amministrazioni per ottenere legalmente un giorno libero.[32]

 

 

7. IL DISCORSO DI ÉTIENNE TSHISEKEDI

 

Il 29 luglio, in seguito a un incontro con una delegazione di ambasciatori accreditati a Kinshasa, i leader del G7, membri del Raggruppamento delle Forze acquisite al cambiamento, hanno dichiarato di continuare a boicottare il dialogo convocato dal Capo dello Stato, Joseph Kabila. Un esponente politico del G7, José Endundo Bononge, ha dichiarato: «Finché si rimane nello schema di un dialogo alla Kabila, di un dialogo cioè cui potrebbero partecipare trecento, quattrocento, un migliaio di persone, noi non accetteremo. L’obiettivo del dialogo, che piuttosto preferiamo chiamare negoziazione politica, dovrebbe essere quello di raggiungere un consenso sull’organizzazione delle elezioni e niente altro». Il G7 appoggia lo schema di elezioni organizzate entro i tempi previsti dalla costituzione: «Vogliamo sapere quando potremo organizzare le elezioni e noi vogliamo che si tenga conto delle disposizioni costituzionali».[33]

 

Il 30 luglio, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Kinshasa, il ramo giovanile del Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento hanno chiesto di rendere possibile un’alternanza politica alla guida del Paese nel prossimo mese di dicembre. In questo senso, il portavoce dei giovani, David Mukeba, ha affermato: «Elezioni o no, dialogo o no, il 19 dicembre 2016 deve essere la data che marca un’alternanza politica alla guida del Paese».[34]

 

Il 31 luglio, Etienne Tshisekedi ha tenuto il suo primo discorso a Kinshasa dal 2011. Ha parlato per una ventina di minuti davanti a diverse migliaia di persone. Annunciato per le 13h00, il comizio è iniziato alle 15h20.

È Joseph Olenghankoy che ha assicurato la moderazione del comizio. Erano presenti le delegazioni dell’UDPS, della Dynamique, del G7, dell’AR, del G14, della MPP, del Fronte Popolare, della Convenzione dei repubblicani. La società civile è stata rappresentata dall’avv. Georges Kapiamba e Kabengela Ilunga. Erano presenti anche i movimenti cittadini di LUCHA e di FILIMBI. Ecco alcuni estratti del discorso di Étienne Tshisekedi:

«Il senso della mia lotta è quello di erigere un vero Stato di diritto in questa terra dei nostri antenati. Vi assicuro che ci sono già dei piani precisi da attuare nell’ambito di un governo responsabile. Il Congo dispone già delle fondazioni su cui ho il dovere di consolidare con voi la costruzione della Repubblica: la Costituzione.

Per condurre questa lotta, dal Belgio a Genval, i miei compatrioti delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento hanno fondato il Raggruppamento per la difesa dei valori della Repubblica che unanimemente hanno posto sotto la mia guida. È in questa unità nella lotta che si trova la vittoria del nostro popolo.

I traditori del popolo congolese, gli stessi che hanno rubato la vostra vittoria alle elezioni del 2011, impedendomi di esercitare il mandato che mi avevate affidato, non si sono ancora arresi.

Oggi sono qui affinché, insieme e con il vostro appoggio massivo e determinato, possiamo fermare i loro nefasti progetti e difendere il rispetto per la nostra Costituzione, per dare nuove prospettive alla RDC.

Come previsto dalla Costituzione, le elezioni devono avere luogo quest’anno 2016. Il 19 settembre 2016 costituisce la prima linea rossa da non oltrepassare. È la data della convocazione dell’elettorato, in vista delle elezioni presidenziali. In caso contrario, sarà patente l’alto tradimento del signor Kabila, già responsabile di tante disgrazie di cui è vittima il popolo congolese. In quel giorno, inizierà il conto alla rovescia di un preavviso di tre mesi, affinché abbandoni il palazzo presidenziale. Poiché il 19 dicembre 2016 segnerà la fine del preavviso, il giorno dopo, il 20 dicembre, la casa dovrà essere libera. Quest’uomo che, dal 2001 fino ad oggi, fa il gioco del “chi perde vince”, non dovrà sfuggire alla vostra vigilanza.

A quella data, noi ci appelleremo alla vostra responsabilità: “YEBELA”. Con il Raggruppamento, vi comunicheremo un cronogramma di azioni da intraprendere per contrastare qualsiasi colpo di stato contro la Costituzione.

Ai miei appelli al dialogo sotto l’egida di una facilitazione internazionale, conformemente alla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il signor Kabila e la sua maggioranza hanno preferito rispondere con trucchi, tattiche dilatorie e vari altri sotterfugi. È per questo che siamo pervenuti a ricusare il facilitatore designato dall’Unione Africana, i cui atti unilaterali hanno provocato in noi la più totale sfiducia nei suoi confronti.

Ribadisco le esigenze del Raggruppamento: la trasformazione del gruppo di appoggio al facilitatore in gruppo collegiale di facilitazione; l’integrazione in esso degli Stati Uniti, la cui implicazione nella questione del processo elettorale è più netta; la liberazione incondizionata dei prigionieri politici, tra cui i più noti: Ndiomi Ndogala, l’avv. Muyambo, Christopher Ngoyi, i giovani di Filimbi e di Lucha e la rimessa in libertà dei combattenti dell’UDPS recentemente arrestati a Lubumbashi, per dimostrare la loro gioia per il mio ritorno; la cessazione delle procedure giudiziarie arbitrarie contro i leader dell’opposizione, come nel caso di Moïse Katumbi e di Martin Fayulu; l’indipendenza dei mezzi pubblici di comunicazione (RTNC) e l’arresto della duplicazione dei partiti politici.

In ogni caso, il 20 dicembre 2016, quando terminerà il preavviso dei tre mesi, tutti noi diremo addio a Kabila e inaugureremo una nuova era che sorgerà da un vero dialogo politico inclusivo senzaKabila”

[1] Cf Politico. cd, 22.07.’16; AFP – Africatime, 22.07.’16

[2] Cf Politico. cd, 22.07.’16; AFP – Africatime, 22.07.’16

[3] Cf RFI, 24.07.’16

[4] Cf RFI, 24.07.’16

[5] Cf Radio Okapi, 26.07.’16

[6] Cf Radio Okapi, 29.07.’16

[7] Cf Radio Okapi, 23.07.’16

[8] Cf Le Phare – Kinshasa, 26.07.’16 http://www.lephareonline.net/dialogue-cenco-invite-classe-politique-a-ne-monter-encheres/

[9] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 25.07.’16

[10] Cf Texte complet: Le Phare – Kinshasa, 25.07.’16 http://www.lephareonline.net/dialogue-tshisekedi-disqualifie-kodjo/

[11] Cf Radio Okapi, 25.07.’16

[12] Cf Radio Okapi, 25.07.’16

[13] Cf Radio Okapi, 26.07.’16

[14] Cf Radio Okapi, 27.07.’16

[15] Cf Radio Okapi, 26.07.’16

[16] Cf Politico.cd, 26.07.’16

[17] Cf Le Phare – Kinshasa, 27.07.’16

[18] Cf Radio Okapi, 30.07.’16

[19] Cf Politico.cd, 26.07.’16 http://www.politico.cd/actualite/la-une/2016/07/26/dialogue-lacaj-dresse-liste-prisonniers-dits-politiques-dopinion-devraient-etre-liberes.html

[20] Cf Radio Okapi, 24.07.’16

[21] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 27.07.’16; Politico.cd, 27.07.’16

[22] Cf Radio Okapi, 27.07.’16

[23] Cf Radio Okapi, 27.07.’16

[24] Cf RFI, 27.07.’16

[25] Cf Radio Okapi, 27.07.’16

[26] Cf Radio Okapi, 28.07.’16; Politico.cd, 28.07.’16

[27] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 29.07.’16

[28] Cf Politico.cd, 29.07.’16

[29] Cf RFI, 21.07.’16

[30] Cf Radio Okapi, 29.07.’16

[31] Cf Radio Okapi, 29.07.’16; AFP – Africatime, 29.07.’16

[32] Cf Radio Okapi, 30.07.’16

[33] Cf Radio Okapi, 30.07.’16

[34] Cf Radio Okapi, 30.07.’16