Editoriale Congo Attualità n. 285– a cura della Rete Pace per il Congo
Le responsabilità di una crisi
La Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) sta vivendo una grave crisi politica che potrebbe sfociare in una situazione di caos generalizzato e di estreme violenze.
Secondo le disposizioni della Costituzione congolese, l’attuale Presidente della Repubblica terminerà il su secondo ed ultimo mandato presidenziale il 20 dicembre prossimo.
Eletti nel mese di novembre 2011 per un mandato di cinque anni, anche i deputati nazionali arriveranno a fine legislatura. I senatori sono già “fuori mandato”, essendo stati eletti nel 2006, a suffragio indiretto, per un mandato di cinque anni.
Secondo la Costituzione, le elezioni presidenziali devono essere indette 90 giorni prima della fine del mandato del presidente in carica. Quindi, le prossime elezioni presidenziali dovrebbero essere convocate non oltre il 20 settembre.
Mancano quindi solo due mesi, ma numerosi sono i problemi ancora da risolvere. Le liste degli elettori non sono ancora state aggiornate, il calendario elettorale non è stato rispettato e i mezzi di finanziamento sono stati decisamente inadeguati e insufficienti. È dunque quasi certo che le elezioni presidenziali e legislative nazionali previste il 27 novembre prossimo non avranno luogo.
La non organizzazione delle elezioni dimostra l’inadeguatezza e l’incapacità, se non la malafede, delle attuali istituzioni: del Governo, perché non ha messo a disposizione della Commissione elettorale i fondi necessari per il suo funzionamento; del Parlamento, in quanto non ha fornito alla Commissione elettorale i testi legislativi indispensabili per il proseguimento del processo elettorale; della Presidenza della Repubblica, in quanto non è riuscita ad assicurare il buon funzionamento delle Istituzioni.
Il dialogo come ricerca di soluzioni
È quindi necessario trovare una soluzione che permetta di fare uscire il Paese dall’attuale impasse.
Solo un dialogo “speciale” tra le principali forze dell’opposizione, della maggioranza e della società civile potrebbe permettere di trovarla. Convocato e coordinato da una equipe di mediazione internazionale, tale dialogo dovrebbe trovare delle soluzioni consensuali alle problematiche ancora non risolte.
– Una delle questioni che divide la Maggioranza Presidenziale e l’Opposizione è quella relativa all’ordine cronologico dell’organizzazione delle elezioni. La maggioranza vorrebbe cominciare dalle locali e provinciali per terminare con le legislative nazionali e presidenziali. L’opposizione, invece, vorrebbe privilegiare le presidenziali e legislative nazionali rispetto alle provinciali e locali.
Il calendario elettorale pubblicato nel mese di marzo 2015 dalla Commissione elettorale partiva dall’organizzazione delle elezioni locali, ma il risultato è che, per la complessità di tali elezioni, questo schema è fallito e nessuna elezione è stata organizzata. Quindi, nel dialogo, occorrerebbe cercare un consenso sulla possibilità di invertire l’ordine della successione delle elezioni.
– Un’altra questione da affrontare è quella relativa al calendario elettorale. L’opposizione insiste sul rispetto delle scadenze costituzionali ed esige l’organizzazione delle elezioni presidenziali entro il 27 novembre prossimo. Ma con quale database elettorale? Quello tanto contestato del 2011?
Il mese di febbraio scorso, il presidente della Commissione elettorale aveva affermato che l’operazione di aggiornamento delle liste degli elettori avrebbe richiesto un periodo di sedici mesi. Dunque, in giugno – luglio 2017, la Commissione elettorale potrebbe disporre di un nuovo database elettorale e potrebbe essere pronta a convocare le prossime elezioni presidenziali verso il mese di settembre 2017, cioè con un anno di ritardo rispetto alle disposizioni costituzionali. Alle elezioni presidenziali potrebbero essere abbinate quelle dei deputati nazionali. Qualche mese dopo, si potrebbero organizzare le elezioni dei deputati provinciali, il che permetterebbe l’organizzazione delle elezioni indirette dei senatori e dei governatori delle province. In concomitanza con le elezioni provinciali, si potrebbero organizzare anche quelle locali.
– Altre questioni che dovrebbero essere discusse in vista di una soluzione consensuale si riferiscono al finanziamento del processo elettorale e all’approvazione dei testi legislativi ancora mancanti. Se il Parlamento approvasse questi testi nel corso della sessione parlamentare di settembre 2016 e il governo rendesse pubblico un chiaro piano di finanziamento, anche la Comunità internazionale sarebbe ben disposta ad apportare il suo contributo finanziario.
“Misure straordinarie e transitorie”
Come si può constatare, la situazione è talmente grave e complicata che ormai molti cominciano a credere che le attuali Istituzioni (Governo, Parlamento e Presidenza) non siano in grado, o non abbiano la volontà, di assicurare l’organizzazione, entro un tempo ragionevole, delle prossime elezioni.
In questo caso, il dialogo potrebbe prendere in considerazione la possibilità di adottare, consensualmente, alcune “misure straordinarie e transitorie”, in vista di un migliore funzionamento delle Istituzioni, soprattutto in materia elettorale. Compito dei partecipanti al dialogo dovrebbe essere quello trovare un consenso su un “Presidente della Repubblica ad interim” indipendente, proveniente preferibilmente dalla società civile: potrebbe essere un docente universitario, un attivista dei diritti umani, un medico, … A sua volta, il “Presidente ad interim” dovrebbe affidare ad un esploratore il compito di formare un governo di “transizione” o di “unità nazionale”, comprendente cioè dei membri provenienti dalle varie forze politiche e dalla società civile.
Un possibile “Presidente della Repubblica ad interim” e un eventuale “governo di transizione” dovrebbero avere come unico scopo quello di organizzare, in un tempo ragionevole, le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali. Il nuovo Presidente eletto formerà un nuovo governo che continuerà il processo elettorale con le elezioni dirette dei deputati provinciali e dei consiglieri locali, seguite dalle elezioni indirette dei senatori e dei governatori delle province.