Editoriale Congo Attualità n. 277– a cura della Rete Pace per il Congo
È ancora possibile organizzare le elezioni presidenziali entro la fine di novembre 2016?
Nel mese di febbraio 2015, la Commissione elettorale aveva pubblicato un calendario elettorale in cui si prevedeva che le elezioni presidenziali e legislative nazionali avessero luogo il 27 novembre 2016, secondo le scadenze previste dalla Costituzione.
Oggi, dopo quattordici mesi, il governo sostiene di non disporre dei mezzi sufficienti per finanziare il processo elettorale. Da parte sua, la Commissione elettorale non ha ancora iniziato l’operazione di revisione e di aggiornamento delle liste degli elettori: iscrizione dei giovani diventati maggiorenni dopo le elezioni del 2011 e dei cittadini congolesi residenti all’estero, eliminazione dei nominativi degli elettori defunti e di quelli che si sono registrati due o tre volte in luoghi diversi, registrazione dei cambi di residenza, ecc.
Tuttavia, opposizione, società civile e comunità internazionale continuano, con ragione, a chiedere che si organizzino le elezioni presidenziali e legislative nazionali nel pieno rispetto dei principi e delle scadenze previste dalla Costituzione.
E la domanda cruciale è la seguente: “attualmente, è ancora possibile organizzare le elezioni presidenziali e legislative nazionali entro la fine del mese di novembre 2016 e in modo tale che i risultati che ne usciranno siano davvero accettati da tutti e non contestati?”.
Dopo che, giustamente, l’opposizione abbia severamente criticato il database elettorale del 2011 per le sue incongruenze e irregolarità, probabilmente sarebbe inopportuno andare alle prossime elezioni con lo stesso database.
In mancanza di elezioni, Istituzioni fuori mandato
Nel caso di mancate elezioni nel prossimo mese di novembre, anche la Presidenza della Repubblica e l’Assemblea Nazionale dei deputati entreranno in una situazione di fuori mandato. Già il Senato e le Assemblee dei deputati provinciali sono fuori mandato dal mese di gennaio 2012, essendo stati eletti in gennaio 2007 per un mandato di cinque anni. La RDCongo potrebbe dunque diventare l’unico Paese al mondo in cui tutte le Istituzioni dello Stato sono fuori mandato, dunque illegali e illegittime.
Si tratta di un impasse cui, probabilmente, è difficile dare una soluzione costituzionale, poiché la costituzione in quanto tale, non può prevedere la possibilità che lo Stato possa trovarsi nell’impossibilità di organizzare le elezioni.
In ogni modo, per quanto riguarda la Presidenza della Repubblica, l’opposizione sostiene che, in caso di mancato svolgimento delle elezioni, alla fine della legislatura si entra automaticamente in una situazione di sede vacante, ciò che esige l’immediata applicazione degli articoli 75 e 76 della costituzione.
Secondo questi articoli, in caso di sede vacante per decesso, dimissioni o qualsiasi altra causa di impedimento definitivo, le funzioni di Presidente della Repubblica sono provvisoriamente esercitate dal presidente del senato incaricato, come presidente ad interim, di assicurare l’organizzazione delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica entro un tempo massimo di quattro mesi. Ma la prospettiva della sede vacante incorre in una grande difficoltà, in quanto l’attuale presidente del senato è anch’egli già fuori mandato. Inoltre, secondo gli articoli citati, la sede vacante deve essere dichiarata dalla Corte costituzionale su proposta del Governo, due Istituzioni la cui indipendenza rispetto alla MP è fortemente messa in discussione.
Quale proposta di soluzione?
La soluzione a tale impasse non può che essere di tipo politico e passa attraverso il dialogo tra le varie parti implicate nel processo elettorale. La commissione elettorale già dispone di un comitato ad hoc: la tripartita, composta da delegati della commissione elettorale, dei partiti della maggioranza e dei partiti dell’opposizione, ai quali si potrebbero aggiungere quelli della società civile.
Si dovrebbe arrivare ad un consenso su un compromesso di tipo politico che possa permettere un periodo intermedio che abbia come unico obiettivo di organizzare, il prima possibile, le elezioni presidenziali, cui si potrebbero abbinare le elezioni legislative nazionali.
Essendo gli attuali membri delle istituzioni stati incapaci di organizzare tali elezioni, essi dovrebbero essere esclusi da tale compito che dovrebbe essere affidato ad altri.
Si potrebbe pensare ad un Presidente della Repubblica ad interim scelto tra le personalità di spicco della società civile o degli ambienti delle professioni o della cultura, o tra i candidati che hanno ottenuto più voti nelle ultime elezioni presidenziali del 2011. Il candidato presidente ad interim dovrebbe previamente e pubblicamente dichiarare la sua volontà di non presentarsi come candidato alle successive elezioni presidenziali. Il Presidente della Repubblica ad interim potrebbe procedere ad una ristrutturazione del governo, per metterlo nelle condizioni di potere organizzare le elezioni in un tempo il più breve possibile.
I Parlamentari (Deputati e Senatori) avrebbero come compito prioritario quello di fornire la commissione elettorale di tutti i testi legislativi necessari per l’organizzazione delle elezioni.
Dopo aver proceduto prioritariamente alle elezioni presidenziali e legislative nazionali, la Commissione elettorale potrebbe procedere con l’organizzazione delle elezioni dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori, concludendo con le elezioni locali che diventerebbero il punto di partenza per il ciclo elettorale successivo.
Per quanto riguarda il finanziamento delle elezioni, è da irresponsabili ricorrere al principio della “sovranità nazionale” se lo Stato in quanto tale non dispone dei mezzi necessari per l’organizzazione delle elezioni. Sarebbe invece saggio ricorrere all’aiuto della comunità internazionale che già si è detta pronta a collaborare come, del resto, ha già fatto nel 2006.