INDICE
EDITORIALE: ACCUSE E MANDATO D’ARRESTO CONTRO MOÏSE KATUMBI
- MOÏSE KATUMBI POSTO SOTTO ACCUSA E OGGETTO D’UN MANDATO D’ARRESTO PROVVISORIO
- Una manifestazione impedita e una serie di arresti
- L’apertura di un’inchiesta su “reclutamento di mercenari stranieri”
- Moïse Katumbi convocato dal Procuratore della Repubblica di Lubumbashi
- Moïse Katumbi posto sotto mandato d’arresto provvisorio
- Reazioni
EDITORIALE: ACCUSE E MANDATO D’ARRESTO CONTRO MOÏSE KATUMBI
MOÏSE KATUMBI POSTO SOTTO ACCUSA E OGGETTO D’UN MANDATO D’ARRESTO PROVVISORIO
a. Una manifestazione impedita e una serie di arresti
Il 24 aprile, a Lubumbashi, migliaia di persone sono scese in piazza per accompagnare Moïse Katumbi fino allo stadio Kibasa Maliba, dove egli avrebbe dovuto tenere un comizio, in occasione della commemorazione del 26° anniversario del multipartitismo nella RDCongo. Ma la folla venuta ad ascoltarlo è stata dispersa dalla polizia mediante il lancio di gas lacrimogeni. Diverse persone (una diecina) sono state arrestate, fra cui la guardia del corpo di Moïse Katumbi e i suoi autisti.
Uno dei partecipanti alla manifestazione ha parlato di “una vera caccia all’uomo” e di “arresti arbitrari” di persone colpevoli di aver solo partecipato ad una marcia per la democrazia.[1]
Il 25 aprile, quattro delle persone arrestate a Lubumbashi sono state trasferite a Kinshasa, tra cui un cittadino statunitense: Darryl Lewis. Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato che «Questa persona straniera si è presentata come un membro della guardie di sicurezza al servizio di Katumbi. I servizi [di sicurezza] stanno ora controllando se è in possesso di un permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro nella RDCongo». Ma il ministro non ha detto nulla sulla nazionalità degli altri tre che sono stati trasferiti a Kinshasa. Tuttavia, secondo alcune fonti dei servizi di sicurezza, ad eccezione di Darryl Lewis, gli altri tre detenuti sono dei Congolesi. Si tratterebbe di Idi Sefu, Yannick Kabinda e Franck Mwashila.[2]
Il 1° maggio, l’Alternanza per la Repubblica (AR), una piattaforma di sedici partiti dell’opposizione e di organizzazioni della società civile, ha dichiarato di avere chiesto all’ex governatore dell’ex provincia del Katanga, Moïse Katumbi, di presentarsi come suo candidato alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Tra i partiti membri dell’Alternanza per la Repubblica si possono citare l’Envol di Delly Sessanga, il MLP di Franck Diongo, l’ECCO di Adam Bombole, l’ATD di José Makila, la SCODE di Jean-Claude Muyambo e il CNRP Bernard Beya Mubiayi. Già il 30 marzo, la piattaforma dell’opposizione G7, composta da sette partiti esclusi dalla maggioranza presidenziale nel settembre 2015, aveva chiesto a Moïse Katumbi di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. L’ex governatore aveva “preso atto” di tale richiesta, promettendo di pronunciarsi su questo tema nei giorni seguenti.[3]
Il 2 maggio, una delegazione guidata dal procuratore generale Flory Kabange Numbi e composta da membri dell’Agenzia Nazionale di intelligence (ANR), è arrivata a Lubumbashi per cercare di raccogliere delle prove contro i quattro collaboratori dell’ex governatore, arrestati a Lubumbashi e detenuti a Kinshasa. Sospettati di essere dei “mercenari”, questi ultimi non hanno ancora potuto contattare né i loro avvocati, né le loro famiglie.
«Dietro a tutto ciò, è Moïse Katumbi che è preso di mira», ha affermato un membro della società civile locale. Dei media congolesi filo governativi predicono, peraltro, un eventuale arresto di Moïse Katumbi, recentemente passato all’opposizione e ora da essi presentato come capo di una nuova milizia armata. «Un montaggio preparato dal potere», ha denunciato l’interessato in una dichiarazione rilasciata il 2 maggio sui social network. «Secondo me, usare oggi le armi anche contro un solo Congolese è un crimine grave e altamente condannabile», ha egli dichiarato, sollecitando le autorità congolesi e i rappresentanti della comunità internazionale ad andare Lubumbashi, per verificare queste «informazioni false e diffamatorie contro la sua persona».[4]
Il 3 maggio, Moïse Katumbi non ha potuto partecipare ai funerali di Papa Wemba a Kinshasa. Motivi: le autorità congolesi non hanno concesso al suo aereo privato il permesso di sorvolo e atterraggio in territorio nazionale. Ma a Kinshasa, le autorità hanno affermato di non avere dato alcun ordine per vietare gli spostamenti di Moïse Katumbi, sia all’interno che all’esterno del paese. «Finora, non vi è alcun ordine giudiziario che limiti la sua libertà di movimento», ha dichiarato un membro del gabinetto del Vice Primo Ministro dell’Interno.
Il 28 aprile, però, Swift Flite, operatore aereo con sede presso l’aeroporto internazionale sudafricano di Lanseria, a nord ovest di Johannesburg, che gestisce il jet privato dell’ex governatore, aveva inviato alle autorità aeronautiche congolesi una richiesta di autorizzazione di sorvolo e di atterraggio su territorio congolese. Il piano di volo inviato a Kinshasa prevedeva la tratta Johannesburg – Lubumbashi (per l’imbarco di Katumbi) – Kinshasa – Lubumbashi – Johannesburg. La richiesta era stata ignorata. Il ministero dell’Interno ha affermato di non essere a conoscenza della richiesta. «Per venire a Kinshasa, Moïse Katumbi può sempre acquistare un biglietto di viaggio ordinario presso qualsiasi agenzia nazionale», ha dichiarato un consigliere del ministro. Tuttavia, l’interessato ha deciso di non seguire tale suggerimento, proprio per «evitare eventuali difficoltà che potrebbero incombere su compagnie aeree locali o nazionali», ha affermato uno dell’entourage di Moïse Katumbi. Considerato come principale rivale di Kabila, negli ultimi mesi Moïse Katumbi è entrato nel mirino dei servizi di sicurezza.[5]
b. L’apertura di un’inchiesta su “reclutamento di mercenari stranieri”
Il 4 maggio, il ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha dichiarato di aver ordinato l’apertura di un’inchiesta sul “reclutamento di mercenari” stranieri “al servizio” di Moïse Katumbi. «Ho dato ordine al Procuratore Generale della Repubblica (PGR) di aprire un’inchiesta giudiziaria nell’ex provincia del Katanga (…) Abbiamo delle prove documentate secondo cui parecchi ex militari degli Stati Uniti che si trovano attualmente nel Katanga sono al servizio di Katumbi», ha dichiarato alla stampa di Kinshasa il ministro della giustizia.
Alexis Thambwe Mwamba ha affermato che, dopo le dimissioni di Moïse Katumbi da governatore dell’ex provincia del Katanga, i servizi segreti congolesi hanno notato attorno a lui la presenza di guardie del corpo di origine straniera. Secondo il Ministro, «a partire da novembre 2015, immediatamente dopo le dimissioni di Moïse Katumbi, più di 400 stranieri, fra cui degli ex Marines degli Stati Uniti e dei commando Sudafricani, sarebbero entrati in maniera irregolare nel Katanga, facendosi passare per degli agricoltori assunti per lavorare nell’azienda agricola dell’ex governatore», Egli ha aggiunto che tale procedura potrebbe essere un tentativo di “preparare un colpo di forza”, nel caso in cui le elezioni non fossero organizzate prima della fine del mese di novembre: «In relazione alle prossime scadenze elettorali, ci si può chiedere perché delle persone specializzate sul piano militare siano entrate irregolarmente sul nostro territorio. Probabilmente esiste un piano che potrebbe far credere che ci sia qualcuno che pensa di poter passare attraverso un colpo di forza, nel caso in cui non possa arrivare al potere in maniera normale attraverso le elezioni».[6]
Mentre a Lubumbashi, il Procuratore Generale della Repubblica ha già aperto un’inchiesta per tentativo di violazione della sicurezza dello Stato, a Kinshasa, il ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, ha affermato che «esiste una rete che ha come base una società con sede in Virginia, negli Stati Uniti, che garantisce il reclutamento di mercenari specializzati nella formazione di agenti di sicurezza e di guardie del corpo, soprattutto per quanto riguarda il maneggio delle armi». Egli ha inoltre citato i nomi e la specializzazione di sette ex soldati americani e di almeno due ex soldati sud africani che hanno soggiornato a Lubumbashi, in residenze appartenenti a Moïse Katumbi, precisando che, nell’ex Katanga, recentemente sono entrati 658 Americani.[7]
Secondo l’atto d’accusa presentato alla stampa dal ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, sarebbero 658 i cittadini americani che, tra gennaio e aprile 2016, hanno attraversato la frontiera congolese via l’ex Katanga. Lewis Dari, ex-marine nell’esercito statunitense dal 1985 al 1989 e attualmente nelle mani dei servizi speciali a Kinshasa, è presentato come la mente del gruppo di mercenari al servizio di Moïse Katumbi.
Il ministro della giustizia, ha affermato che, interrogato alla presenza dell’incaricato degli affari e dal Console degli Stati Uniti a Kinshasa, Lewis Dari ha rivelato di aver collaborato con il gruppo Black Walter Security che, specializzato nell’invio di mercenari in tutto il mondo, ha già svolto missioni in Afghanistan, Kosovo, Iraq, Burundi e Emirati Arabi Uniti. La sua specializzazione è la protezione di privati, la formazione, l’addestramento, la lotta contro il terrorismo, il maneggio delle armi, etc. In breve, secondo Tambwe Mwamba, questo cittadino americano è membro di una rete criminale basata in Virginia, negli Stati Uniti d’America, attiva sotto il nome di Jones International Group, la cui filiale congolese è Bomba Security, una società di guardie giurate illegale gestita da un collaboratore di Moïse Katumbi, un certo Corneille Muasilua.[8]
Si tratta di accuse fermamente smentite da Moïse Katumbi. «È vergognoso, si tratta di una menzogna grottesca (…) si sta semplicemente cercando di danneggiare la mia persona», ha egli ribadito, affermando che il cittadino americano arrestato a Lubumbashi e detenuto a Kinshasa, Darryl Lewis, è semplicemente un consulente in questioni di sicurezza che egli ha chiamato in suo aiuto, in seguito alle intimidazioni che ha subito. «Mai prenderò le armi per arrivare al potere», ha assicurato Moïse Katumbi, aggiungendo che la sua «lotta è pacifica, democratica e per il rispetto della Costituzione e dell’alternanza al potere». Egli denuncia quindi un falso montaggio e, ancora una volta, chiede alla MONUSCO e alla Comunità internazionale di andare a verificare le informazioni diffuse. Un’altra smentita ufficiale proviene dal vescovo della diocesi di Kilwa Kasenga, del Katanga. Egli ha assicurato ai media locali che, nella sua diocesi, non c’è alcun mercenario.[9]
Il 4 maggio, in serata, Moïse Katumbi ha annunciato la sua candidatura per la presidenza della Repubblica. «Tre movimenti politici dell’opposizione congolese: il G7, il Collettivo dei Nazionalisti e l’Alternanza per la Repubblica 2016, mi hanno riservato l’onore di avermi scelto come loro candidato per le prossime elezioni presidenziali che, secondo la Costituzione, dovrebbero svolgersi entro fine novembre 2016. Accetto con umiltà questa grande responsabilità», ha dichiarato l’ex governatore del Katanga in un comunicato. «Le basse manovre del potere non ostacoleranno la mia lotta pacifica», ha egli annunciato su Twitter.[10]
Il 5 maggio, meno di 24 ore dopo aver annunciato la sua candidatura, Moïse Katumbi ha annunciato che la sua casa, a Lubumbashi, era stata circondata dalla polizia, al fine di arrestarlo. L’ex governatore del Katanga si è detto vittima di intimidazioni da parte del governo. Ha affermato che degli agenti dell’Agenzia Nazionale dei Servizi Segreti (ANR) e della Polizia Nazionale hanno circondato più volte la sua proprietà, ritirandosi all’arrivo degli agenti della MONUSCO, cui si era rivolto per chiedere protezione. L’ex governatore ha ricordato che tutti gli agenti di polizia che gli erano stati assegnati per la sua sicurezza gli erano stati ritirati dopo essere uscito dal Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il principale partito politico della coalizione di governo.
Da parte sua, il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, ha affermato che «per il momento, il procuratore generale non ha dato alcuna istruzione per arrestare Moïse Katumbi. Non è stato emesso alcun mandato d’arresto contro di lui», ma l’ha accusato di «voler creare la psicosi in città, per attirare l’attenzione su di lui».[11]
c. Moïse Katumbi convocato dal Procuratore della Repubblica di Lubumbashi
Il 6 maggio, un invito è stato spedito Moïse Katumbi, affinché si presenti il giorno dopo, il 7 maggio, presso l’Ufficio del Procuratore Generale della Repubblica, a Lubumbashi (Haut Katanga), per essere ascoltato sui fatti di cui è accusato dalla giustizia congolese. L’avvocato generale della Repubblica, Bernard Mikobi Minga, ha dichiarato che la persona inviata per consegnare l’invito presso il domicilio di Moïse Katumbi è stata rinviata dai suoi servizi di sicurezza.
In serata, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lubumbashi ha quindi emesso un atto di citazione nei confronti di Moïse Katumbi, chiedendogli di presentarsi all’ufficio del pubblico ministero il 7 maggio stesso. Secondo l’avvocato generale della Repubblica, Bernard Mikobi Minga, questo mandato è stato ricevuto da una delle guardie della residenza di Moïse Katumbi, ma rifiutando di firmare la ricevuta. Da parte sua, Moïse Katumbi ha affermato di non aver ricevuto né l’invito, né il mandato a comparire. Il 7 maggio, egli ha quindi mandato i suoi avvocati presso il tribunale, affinché verificassero l’esistenza di un tale mandato. Ed è stato durante questa visita che è stato loro consegnato un nuovo documento intitolato “seconda convocazione” che, questa volta, convoca l’ex governatore per il 9 maggio, alle ore 10h00, presso l’ufficio del procuratore generale di Lubumbashi.[12]
Il 9 maggio, alle ore 10h00, Moïse Katumbi si è recato presso la Corte d’Appello di Lubumbashi, accompagnato da centinaia di sostenitori, tra cui degli sportivi e dei politici, compresi dei membri del G7 e dell’Alternanza per la Repubblica, due piattaforme politiche che appoggiano la candidatura di Moïse Katumbi alle prossime elezioni presidenziali. Verso le 18h00, Moïse Katumbi è rientrato a casa sua, accompagnato da una grande folla che lo stava aspettando alla sua uscita dal tribunale. L’udienza riprenderà l’11 maggio.[13]
L’11 maggio, Moïse Katumbi è stato sentito per la seconda volta, per più di sei ore, presso l’ufficio del procuratore a Lubumbashi. I suoi sostenitori che si erano riuniti nei pressi del palazzo di giustizia, sono stati dispersi dalla polizia.[14]
Il 13 maggio, la terza udienza di Moïse Katumbi presso il Pubblico Ministero di Lubumbashi è stata sospesa pochi minuti dopo la sua apertura e rinviata a una data successiva non definita. Uno degli avvocati dell’ex governatore ha dichiarato che Moïse Katumbi si trovava in un grave stato emotivo in seguito agli scontri registrati in città nel corso della mattinata. Infatti, mentre Moïse Katumbi si stava recando al palazzo di giustizia, la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla che lo accompagnava. Secondo i suoi avvocati, egli stesso è stato “aggredito” dalla polizia e, successivamente, ricoverato in ospedale per accertamenti clinici.[15]
d. Moïse Katumbi posto sotto mandato d’arresto provvisorio
Il 19 maggio, in un comunicato, l’Ufficio del Procuratore Generale della Repubblica di Kinshasa ha annunciato che Moïse Katumbi è stato ufficialmente accusato di “attentato contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato” e, per questo, posto sotto mandato d’arresto provvisorio. Secondo un messaggio letto a mezzogiorno sulla televisione pubblica, Moïse Katumbi era stato accusato di “reclutamento di mercenari”. Il Procuratore Generale della Repubblica ha dichiarato che Moïse Katumbi poteva continuare le cure nella RDCongo o all’estero. Secondo l’accusa, l’indagine pre-giudiziaria proseguirà con l’interrogatorio degli altri sospetti che potranno essere confrontati con Moïse Katumbi una volta che si sia rimesso. Moïse Katumbi è ancora ricoverato presso il Centro Medico Comunitario di Lubumbashi.
Secondo molti analisti politici, il mandato d’arresto provvisorio rischia di privare Moïse Katumbi della sua libertà di movimento e di parola. Pertanto, egli non potrebbe più tenere una riunione politica nella sua residenza o fuori di essa, né organizzare un comizio in luogo pubblico, né esprimersi attraverso i media. Neutralizzato, sarebbe costretto ad attendere la fine e, soprattutto, l’esito della procedura giudiziaria, per sapere di avere ancora, o no, la possibilità di continuare la sua attività politica. Data la gravità dell’accusa che pesa su di lui, quella cioè di “attentato contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato”, si teme una sua pesante condanna, con un conseguente lungo periodo di privazione dei suoi diritti civili e politici.[16]
Il 20 maggio, Moïse Katumbi ha chiesto l’autorizzazione di lasciare il paese, per continuare le cure mediche in un ospedale del Sud Africa e la sua richiesta è stata accettata dal Procuratore Generale della Repubblica di Kinshasa, Flory Kabange Numbi. Ma il pubblico ministero ha tuttavia precisato che Moïse Katumbi «è tenuto al dovere di riserva, per quanto riguarda i fatti che hanno dato origine all’istruzioni del dossier giudiziario in corso». In serata, Moïse Katumbi è partito dall’aeroporto di Lubumbashi per Johannesburg, in Sud Africa, per cure mediche adeguate al suo stato di salute.
Questa decisione soddisfa gli avvocati della difesa. L’avvocato George Kapiamba accoglie con favore «un gesto del Procuratore Generale della Repubblica che ha finalmente dimostrato di volere rispettare e fare rispettare il diritto della difesa», ma ha precisato che è necessario «rimanere allerti fino alla fine dell’indagine», aggiungendo che «Moïse Katumbi si è impegnato di ripresentarsi davanti alla giustizia, una volta che il suo stato di salute si sia migliorato. Non è necessario preoccuparsi, Moïse Katumbi ritornerà in Congo». Tuttavia, a questo proposito, il suo entourage politico esprime i suoi dubbi. «Potrebbe trattarsi di una trappola, per convincerlo a prendere la via dell’esilio», ha dichiarato uno dei suoi compagni politici, che ha ammesso di temere una condanna in contumacia, con la conseguente impossibilità di ritornare in patria. «È un modo per sbarazzarsi di lui», insiste. Secondo il presidente del G7, Charles Mwando, «per il potere, era necessario mettere ad ogni costo Moïse Katumbi fuori uso, per impedirgli di presentarsi alle prossime elezioni presidenziali».[17]
Se il presidente congolese Joseph Kabila ha voluto sbarazzarsi di Moïse Katumbi c’è riuscito. Almeno temporaneamente. Secondo alcuni, la partenza di Moïse Katumbi per il Sud Africa è stata negoziata, perché “conveniente a tutti”: la maggioranza presidenziale si è liberata di un candidato ingombrante e Katumbi ha evitato il carcere.
Ma, dopo la sua partenza per il Sud Africa, il candidato Katumbi si trova in una delle peggiori situazioni per raggiungere il suo obiettivo politico. Lontano dal Congo e dalla sua roccaforte di Lubumbashi, il candidato presidenziale è diventato un semplice spettatore della crisi politica che si gioca a Kinshasa. Fuori del paese, Katumbi si ritrova, di fatto, politicamente fuori gioco. Egli dovrà decidere in fretta il suo destino: rimanere in Sud Africa solo il tempo necessario per le cure mediche e tornare in Congo il prima possibile, con il rischio di essere arrestato alla discesa dall’aereo, o rimanere in Sud Africa, perdendo il contatto con i suoi sostenitori in Congo. Per non perdere la fiducia e la popolarità acquisite nelle ultime settimane come “avversario n. 1 del presidente Kabila”, Katumbi non dovrebbe rimanere in Sud Africa per lungo tempo. Questa “pausa” sudafricana dovrebbe consentirgli di avere il tempo necessario per preparare la sua difesa e per definire la sua strategia di ritorno. Senza questo, l’intermezzo sudafricano potrebbe trasformarsi in un esilio politico a lungo termine, che indebolirebbe gravemente il candidato Katumbi in corsa per le prossime elezioni presidenziali.[18]
e. Reazioni
Il 4 maggio, la piattaforma politica “Alternanza per la Repubblica“, che sostiene Moïse Katumbi, ha qualificato l’apertura del dossier giudiziario contro l’ex governatore del Katanga di “grossolano montaggio” e di “manipolazione della giustizia”. «Si tratta di una manipolazione della giustizia da parte del governo, dimenticando che siamo in un regime di separazione dei poteri», ha dichiarato il vice presidente di questo raggruppamento politico e responsabile per le questioni politiche ed elettorali, Franck Diongo, chiedendo al ministro della giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, di rispettare la separazione dei poteri tra l’esecutivo e la magistratura. Secondo Franck Diongo, «il potere sta cercando di montare una complotto contro Moïse Katumbi, per impedirgli di candidarsi. È per questo che si cerca di fabbricare artificialmente un dossier giudiziario contro di lui, per escluderlo dalla competizione elettorale».[19]
L’Ambasciata degli Stati Uniti a Kinshasa si è detta profondamente preoccupata per il fatto che, durante la conferenza stampa del 4 maggio, il ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Mwamba, abbia accusato Darryl Lewis di essere un presunto mercenario. L’Ambasciata si è detta a conoscenza dell’arresto, il 24 aprile, di un cittadino statunitense che lavora nel Katanga come consigliere per la sicurezza. Secondo l’Ambasciata, Darryl Lewis era disarmato e le accuse di essere implicato in attività mercenarie sono false. L’Ambasciata sa che lavora per una società privata statunitense che fornisce servizi di consulenza a clienti di tutto il mondo.[20]
Il 5 maggio, in una dichiarazione letta alla stampa dal suo presidente Pierre Lumbi, il G7, una piattaforma dell’opposizione che appoggia la candidatura dell’ex governatore del Katanga alle elezioni presidenziali, ha espresso «la sua indignazione per la campagna denigratoria e grossolana attualmente orchestrata da parte del governo contro il candidato Moïse Katumbi Chapwe, per gettare fango su di lui e impedirgli di partecipare alle prossime elezioni presidenziali». A questo proposito, il G7 ha fatto sapere al popolo congolese e alla comunità internazionale che: «Attualmente, l’arresto di alcuni membri del suo entourage il 24 aprile e la grave dichiarazione fatta dal ministro della Giustizia il 4 maggio, in cui ha ingiustamente accusato Moïse Katumbi di “reclutamento di mercenari americani e sudafricani”, e ciò senza alcuna riserva di presunzione di innocenza, confermano i timori del G7 e l’esistenza di un complotto ordito dal potere contro il candidato del G7 alla Presidenza della Repubblica.
Il G7 condanna il machiavellico comportamento della maggioranza presidenziale e della sua autorità morale che cercano di mettere il paese nel caos e d’intimidire il popolo congolese e l’opposizione, con l’unico fine di rimanere al potere.
Il G7 esige un’inchiesta neutrale e imparziale, implicando la Comunità internazionale e la MONUSCO, per stabilire la verità sul presunto reclutamento di mercenari da parte di Moïse Katumbi. Il G7 sottolinea che, al momento attuale, nulla può giustificare la sorveglianza, o gli arresti domiciliari, o un mandato d’arresto o, ancor meno, la detenzione preventiva di Moïse Katumbi, un leader politico di fama nazionale indiscutibile e con una residenza conosciuta a Lubumbashi.
Secondo il G7, attraverso il falso caso di reclutamento di mercenari, il Presidente Kabila e la sua Maggioranza ormai allo sbando, cercano di giustificare l’arresto e la detenzione arbitraria di Moïse Katumbi e cercano invano di dissuadere, con l’uso della forza, i Congolesi dal volere rivendicare il rispetto della Costituzione e l’alternanza politica. Vogliono sfidare anche la Comunità internazionale e costringerla ad accettare il fatto compiuto di un processo elettorale corrotto che concederebbe un terzo mandato al presidente Kabila, in violazione della Costituzione della Repubblica e contro la volontà del popolo congolese.
Il G7 invita i Congolesi alla vigilanza e riafferma la sua determinazione a combattere, in collaborazione con tutte le forze acquisite al cambiamento, con l’opposizione e con la società civile, per il rispetto della Costituzione e L’alternanza democratica.
Il G7 rimane attento all’evoluzione della situazione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza del suo candidato alla presidenza della Repubblica, e prenderà tutte le disposizioni necessarie per garantirgliela nei prossimi giorni.
Il G7 chiede, infine, al potere di cessare immediatamente le intimidazioni e le minacce contro i leader dell’opposizione in generale e contro Moïse Katumbi, in particolare».[21]
Il 5 maggio, in un comunicato stampa firmato dal suo segretario generale, Jean-Bertrand Ewanga, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) si è detta «preoccupata per gli eventi di Lubumbashi, dopo l’annuncio da parte del Ministro della giustizia di aprire un’indagine giudiziaria contro l’ex governatore della provincia del Katanga».
Il partito di Vital Kamerhe ha denunciato il fatto che «Moïse Katumbi, candidato dichiarato alle prossime elezioni presidenziali, è diventato l’ennesimo bersaglio del potere che, attraverso molteplici tipi di intimidazioni, vuole soffocare le sue ambizioni politiche ultimamente espresse». L’UNC ha fermamente condannato questi metodi dell’attuale «regime che cerca di mantenere il potere contro la volontà del popolo e in flagrante violazione della Costituzione della Repubblica».
L’UNC ha constatato che, «all’avvicinarsi della fine irreversibile del secondo e ultimo mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, il potere tende a creare un clima di terrore e di brutalità, con l’unico scopo di soffocare le legittime aspirazioni del popolo congolese all’alternanza democratica ai vertici dello Stato».
Secondo l’UNC, «questo stato di cose contraddice una dichiarata volontà del potere di organizzare un dialogo cosiddetto inclusivo quando, nello stesso tempo, attacca, intimorisce, accusa falsamente e minaccia di arrestare i leader dell’opposizione, fra i quali alcuni languono ingiustamente in prigione, senza alcuna assistenza legale». Infine, l’UNC invita il popolo congolese a «rimanere vigile, per difendere la Costituzione e fare rispettare i diritti e le libertà fondamentali».[22]
[1] Cf Radio Okapi, 25.04.’16
[2] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 26.04.’16
[3] Cf Radio Okapi, 01.05.’16
[4] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 03.05.’16
[5] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 03.05.’16
[6] Cf AFP – Radio Okapi, 04.05.’16
[7] Cf RFI, 04.05.’16; AFP – Jeune Afrique, 04.05.’16
[8] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 06.05.’16
[9] Cf RFI, 04.05.’16; AFP – Jeune Afrique, 04.05.’16
[10] Cf Radio Okapi, 05.05.’16
[11] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 05.05.’16
[12] Cf Radio Okapi, 06 e 07.05.’16
[13] Cf Radio Okapi, 09.05.’16
[14] Cf RFI, 11.05.’16
[15] Cf Radio Okapi, 13.05.’16; Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 13.05.’16
[16] Cf RFI, 19.05.’16 http://www.rfi.fr/afrique/20160519-rdc-moise-katumbi-justice-mercenaires-etrangers-lubumbashi-candidat-katanga ;Radio Okapi, 19.05.’16; Kimp – Le Phare – Kinshasa, 20.05.’16
[17] Cf AFP – Africatime, 20.05.’16; Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 20.05.’16 ; RFI, 20.05.’16
[18] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 22.05.’16
[19] Cf Radio Okapi, 05.05. ‘16
[20] Cf Le Phare – Kinshasa, 06.05.’16
[21] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 06.05.’16
[22] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 06.05.’16