Congo Attualità n. 275

INDICE

EDITORIALE: RESPONSABILITÀ E SCADENZE ELETTORALI PREVISTE DALLA COSTITUZIONE

  1. LA COMMISSIONE ELETTORALE PER UN RINVIO DELLE ELEZIONI
    1. Corneille Nangaa annuncia di volere ricorrere alla Corte Costituzionale
  2. Le reazioni
  3. L’OPPOSIZIONE PER ELEZIONI ENTRO LE SCADENZE COSTITUZIONALI
  4. MOÏSE KATUMBI DESIGNATO CANDIDATO DEL G7 PER LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI
  5. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE INSISTE SUL DIALOGO
  6. LE ELEZIONI DEI GOVERNATORI DELLE 21 NUOVE PROVINCE

EDITORIALE: RESPONSABILITÀ E SCADENZE ELETTORALI PREVISTE DALLA COSTITUZIONE

 

1. LA COMMISSIONE ELETTORALE PER UN RINVIO DELLE ELEZIONI

a. Corneille Nangaa annuncia di volere ricorrere alla Corte Costituzionale

Il 18 marzo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha affermato di non essere in grado di organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione. Il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha affermato in modo chiaro che «difficoltà tecniche non consentono oggi alla Ceni di organizzare le elezioni nei tempi previsti dalla Costituzione», cioè entro la fine del mese di novembre 2016. Secondo la CENI, in effetti, per aggiornare le attuali liste degli elettori, occorrerebbe più di un anno. Corneille Nangaa ha dunque annunciato che la CENI introdurrà una richiesta alla Corte Costituzionale per ottenere «una piccola proroga, che non sarà eterna». Egli ha precisato che «questa proroga dovrebbe essere limitata nel tempo, tenendo conto delle esigenze». Secondo Corneille Nangaa, non c’è che una sola possibilità per organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione: rinunciare alla revisione delle liste degli elettori. Ma andare alle elezioni con le liste degli elettori utilizzate nel 2011 significherebbe, secondo Nangaa, accettare che tali elezioni si svolgano «senza la partecipazione di 10-12.000.000 di giovani diventati maggiorenni dopo il 2011 e con circa 2 milioni di persone defunte i cui nomi sono ancora inclusi sulla lista». «Se i politici si mettono d’accordo su ciò e chiedono alla Ceni di organizzare le elezioni in questo modo, si può andare alle elezioni nel 2016», ha dichiarato Nangaa.[1]

b. Le reazioni

Il 19 marzo, dopo le dichiarazioni di Corneille Nangaa, presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), Martin Fayulu, membro dell’opposizione, ha dichiarato che «non è possibile oltrepassare la data costituzionale». Egli ha ricordato che Corneille Nangaa aveva affermato che «sarebbe stato possibile organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzionale, se la Commissione elettorale avesse potuto avere i mezzi finanziari, logistici e umani necessari». Secondo Martin Fayulu, l’organizzazione delle elezioni entro i tempi costituzionali richiede risorse e volontà politica.[2]

Il 19 marzo, il deputato del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), Francis Kalombo, ha affermato che la CENI non ha facoltà di ricorrere alla Corte costituzionale: «Anche se dotata di personalità giuridica, la CENI non ha facoltà di ricorrere alla Corte costituzionale per questioni costituzionali. Anche se potesse essere abilitata, la Corte costituzionale non ha la competenza di decidere su un eventuale proposta di prolungamento del mandato del presidente della Repubblica».[3]

Il 19 marzo, in un comunicato pubblicato a Kinshasa, la coalizione di 33 organizzazioni per i diritti umani e per il rispetto della Costituzione nella RDCongo (CRC) ha denunciato “nei termini più forti” il progetto della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI ) di ricorrere alla Corte costituzionale per chiedere un “rinvio delle elezioni presidenziali 2016”: «La posizione del Presidente della CENI ha condotto la coalizione di 33 organizzazioni per i diritti umani e per il rispetto della Costituzione nella RDCongo (CRC) a valutare se un tale passo sia opportuno e / o fattibile, tenendo conto delle esigenze della Costituzione del 18 febbraio 2006 e della legge n 06/006 del 9 marzo 2006, relativa all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, municipali e locali, modificata e completata dalla legge n 11/003 del 25 giugno 2011. La coalizione ha analizzato anche la situazione giuridica e istituzionale nel caso in cui le elezioni presidenziali non siano organizzate entro la scadenza prevista dalla Costituzione. 1. La CENI non ha la facoltà di ricorrere alla Corte costituzionale.

La Corte costituzionale non ha la facoltà di differire la data delle elezioni presidenziali. Dopo avere preso in considerazione i testi giuridici sul ricorso alla Corte Costituzionale in materia d’interpretazione della Costituzione, la Coalizione ha constatato con preoccupazione che il Presidente della CENI si è totalmente sbagliato sui tempi e sui testi da applicare.

Se è vero che all’epoca della Costituzione del 4 aprile 2003, che regolamentava il periodo di transizione politica nella RDCongo, l’articolo 196 aveva permesso il prolungamento del periodo di transizione, ora non è più così.

Infatti, l’articolo 196 della Costituzione del 4 aprile 2003 stipulava che: “La durata della transizione è di ventiquattro mesi. Essa inizia con la formazione del governo di transizione e termina con l’investitura del presidente eletto in seguito alle elezioni che marcano la fine del periodo di transizione nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, per problemi specificamente legati all’organizzazione delle elezioni, la transizione può essere prolungata per un periodo di sei mesi, rinnovabile una sola volta, se le circostanze lo esigono, su proposta della Commissione elettorale indipendente e dopo decisione congiunta e motivata da parte dell’Assemblea nazionale e del Senato”. È sulla base di tale disposizione, in particolare del suo paragrafo 2, che, in quel momento, i presidenti di Assemblea nazionale e il Senato presero la decisione congiunta n 002 / DC / AN / SEN / 05, del 14 dicembre 2005, relativa alla proroga della durata della transizione.

Tuttavia, la Costituzione del 18 febbraio 2006, attualmente in vigore nella RDCongo, non contiene alcuna disposizione che abbia lo stesso contenuto, nella lettera e nello spirito, del citato articolo 196 della Costituzione del 04 aprile 2003. L’attuale Costituzione non prevede alcuna ipotesi di prolungamento del periodo di organizzazione delle elezioni presidenziali.

Inoltre, l’articolo 73 dell’attuale Costituzione impone espressamente alla CENI di convocare le elezioni del Presidente della Repubblica novanta giorni prima della scadenza del mandato del presidente in carica.

Per quanto riguarda il ricorso, propriamente detto, alla Corte Costituzionale in materia di interpretazione della Costituzione, la Coalizione ricorda che, secondo l’articolo 161 della vigente Costituzione, solo il Presidente della Repubblica, il Governo, il Presidente del Senato, il Presidente dell’Assemblea Nazionale, un decimo dei membri di ciascuna delle due Camere del Parlamento, dei governatori provinciali e dei presidenti delle Assemblee Provinciali hanno la facoltà di ricorrervi. Il presidente della CENI non ne ha la possibilità. La Corte costituzionale ha riaffermato questo principio nella sua sentenza R. Const. 008 / 2015 dell’8 agosto 2015.

In ogni caso, la Costituzione congolese non attribuisce alla Corte costituzionale alcuna facoltà di prorogare il tempo dello svolgimento delle elezioni presidenziali.

  1. In caso di mancato rispetto della scadenza elettorale prevista dalla Costituzione, viene applicato l’articolo 75 della Costituzione.

La coalizione delle 33 organizzazioni non governative considera il progetto di ricorrere alla Corte costituzionale come l’ennesimo stratagemma della CENI per non organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione. La CENI fa il gioco del Governo per farlo rimanere al potere in violazione delle norme costituzionali. È così che, ad esempio, la CENI si è data cinque mesi di tempo, per concludere un “bando d’appalto internazionale” in vista dell’acquisto del materiale elettorale necessario, anche se tale appalto era già stato firmato con una società ben precisa, sin dal mese di novembre 2015 e accettato anche dal suo attuale presidente.

La coalizione delle 33 organizzazioni non governative respinge l’errata interpretazione dell’articolo 70 della Costituzione. Tale interpretazione mira semplicemente a favorire tutte quelle manovre dilatorie fino ad oggi constatate.

Secondo la coalizione, l’articolo 70 parla “del” presidente eletto e non “d’un” presidente eletto. “Del” è un articolo determinativo che presuppone che ci sia un tale “eletto”, affinché il Presidente uscente possa rimanere al suo posto fino all’investitura del suo successore che è già stato eletto.

Se non fosse possibile organizzare le elezioni presidenziali entro la scadenza prevista dalla Costituzione, si dovrebbe applicare l’articolo 75, il quale prevede che, “in caso di sede vacante a causa di decesso, dimissioni o per qualsiasi altra causa di impedimento definitivo, le funzioni del Presidente della Repubblica […] vengono temporaneamente esercitate dal Presidente del Senato”. In effetti, l’espressione “qualsiasi altra causa di impedimento definitivo” include, naturalmente, anche l’impossibilità di ricandidarsi dopo due mandati presidenziali consecutivi di cinque anni. Le 33 Ong chiedono al Presidente della CENI di rinunciare al suo ultimo “bando d’appalto internazionale”, tattica puramente dilatoria, di studiare il modo di organizzare l’iscrizione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori in un periodo di cinque mesi al massimo, di procedere alle correzioni delle liste degli elettori in un mese e di convocare le elezioni presidenziali alla fine di settembre 2016, al fine di rispettare la scadenza costituzionale.

La Coalizione raccomanda al Presidente della CENI di agire in piena indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni e di lavorare sodo per salvare il processo elettorale, per consentire al popolo congolese di partecipare alla libera designazione dei suoi loro dirigenti».[4]

Il 20 marzo, il Presidente di Envol, Delly Sessanga Hipungu, ha dichiarato che la Commissione elettorale non ha la facoltà di introdurre un qualsiasi ricorso alla Corte Costituzionale: «La Costituzione non riconosce alla CENI il diritto di ricorrere alla Corte Costituzionale per interpretazione della Costituzione. Penso che la Corte dichiarerà irricevibile tale richiesta».

Anche il deputato dell’opposizione, Christophe Lutundula, presidente dell’Alleanza dei Democratici per Progress (ADP) e membro del G7, disapprova l’approccio della Ceni e la accusa di fare il gioco del potere, diventandone una cassa di risonanza.[5]

Il 28 marzo, il segretario permanente dell’ONG “Azione per Elezioni Trasparenti e Pacifiche” (AETA), Jérôme Bonso, ha affermato che «la Costituzione non prevede che, se la Ceni non è in grado di organizzare le elezioni del Presidente della Repubblica, il cui numero di mandati è limitato a due, essa possa ricorrere alla Corte costituzionale per chiedere una “piccola estensione”». Per Jérôme Bonso, la Corte costituzionale e la CENI non hanno alcun diritto di prorogare il mandato presidenziale: «Né la Corte costituzionale, né la Commissione elettorale nazionale indipendente hanno la prerogativa costituzionale di prolungare il mandato del Presidente mediante l’adozione di un calendario elettorale che non tenga conto dei tempi stabiliti dalla Costituzione». Egli raccomanda quindi al Presidente della Repubblica di svolgere il suo ruolo di garante della Costituzione e alla Corte costituzionale di rispettare la Costituzione.[6]

2. L’OPPOSIZIONE PER ELEZIONI ENTRO LE SCADENZE COSTITUZIONALI

Il 29 marzo, in una nota, la Società civile – forze vive di Kinshasa ha chiesto al parlamento nazionale di rivedere con urgenza e durante questa sessione parlamentare del mese di marzo, gli articoli 115, 145 e 146 della Legge elettorale. Carlos Mupili, coordinatore della società civile – forze vive, ha spiegato che questi tre articoli condizionano le elezioni dei deputati nazionali e dei senatori alla previa organizzazione di un censimento. Infatti, tali articoli prevedono che la distribuzione dei seggi per circoscrizione sia fatta in base al numero degli abitanti di ciascuna circoscrizione, ciò che implica un censimento generale della popolazione. Se questi articoli non saranno rivisti, Carlos Mupili teme che le elezioni legislative, provinciali e senatoriali rimangano bloccate per diversi anni.[7]

Il 30 marzo, nel suo discorso di chiusura del conclave del G7 organizzato a Kinshasa, Charles Mwando Nsimba ha dichiarato che la convocazione delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica deve aver luogo il 19 settembre 2016, cioè 90 giorni prima della fine del mandato del Presidente in funzione, secondo la Costituzione: «Se la Ceni [Commissione elettorale Nazionale indipendenti] non riesce ad organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione, la sede vacante alla Presidenza porterà il paese a una prima esperienza di presidente ad interim, in conformità con gli articoli 75 e 76 della Costituzione».[8]

Nelle ultime settimane si sta assistendo ad un acceso dibattito sull’interpretazione di due articoli della Costituzione del 18 febbraio 2006. Si tratta degli articoli 70 e 75. Il primo riguarda la fine del mandato presidenziale e il secondo riguarda la questione del vuoto di potere al vertice dello Stato, cioè alla Presidenza della Repubblica.

Secondo l’articolo 70, “il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta. Alla fine del suo mandato, il Presidente della Repubblica resta in carica fino all’effettiva investitura del nuovo Presidente eletto”. Secondo l’articolo 75, “in caso di sede vacante, per causa di morte, di dimissioni o per qualsiasi altra causa di impedimento definitivo, le funzioni di Presidente della Repubblica, eccetto quelle citate agli articoli 78, 81 e 82, sono temporaneamente esercitate dal Presidente del Senato”.

Secondo la Maggioranza Presidenziale (MP), l’articolo 70 indica che, in caso di non organizzazione delle elezioni entro le date stabilite dalla Costituzione, è il presidente uscente che continua ad esercitare le stesse funzioni fino alla tenuta delle elezioni. Secondo la MP, questa disposizione è stata concepita dai costituenti al fine di evitare un vuoto di potere ai vertici dello Stato, qualora le elezioni non fossero organizzate in conformità con le scadenze costituzionali. Per quanto riguarda l’articolo 75, secondo la MP, esso non viene applicato che quando il mandato presidenziale è ancora in corso, ma non concerne la fine della legislatura.

Secondo l’opposizione invece, l’articolo 70 viene applicato quando le elezioni si sono realmente tenute. Esso riguarda la questione relativa allo svolgimento delle pratiche ordinarie nel breve periodo di tempo che intercorre tra il giorno della proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali e quello del passaggio del potere tra il nuovo presidente eletto e quello uscente. In caso di mancato svolgimento delle elezioni, alla fine della legislatura si entra automaticamente in una situazione di sede vacante, ciò che esige l’immediata applicazione dell’articolo 75.

Come si vede, la Maggioranza e l’Opposizione interpretano i due articoli della Costituzione in maniera diametralmente opposta. Perciò, trattandosi di una questione di interpretazione di articoli della Costituzione, risulta necessario consultare la Corte costituzionale. Non c’è altra istanza dello Stato competente in tale materia.

A questo proposito, la Costituzione afferma che ogni persona può ricorrere alla Corte Costituzionale per quanto riguarda questioni di eventuale incostituzionalità di leggi emanate dal Parlamento o di decreti governativi e presidenziali. La procedura è diversa per quanto riguarda l’interpretazione della Costituzione. Solo le istituzioni sono abilitate a far ricorso alla Corte Costituzionale. Si tratta del Presidente della Repubblica, del Governo, del Presidente dell’Assemblea Nazionale, del Presidente del Senato, di un decimo dei deputati, o dei senatori, o dei governatori provinciali o dei presidenti delle assemblee provinciali.[9]

3. MOÏSE KATUMBI DESIGNATO CANDIDATO DEL G7 PER LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI

Il 30 marzo, al termine del conclave, la piattaforma dell’opposizione G7 ha chiesto all’ex governatore del Katanga, Moïse Katumbi, di essere il suo candidato alle prossime elezioni presidenziali. Con questa scelta, il G7 ha dichiarato di volere dare alla RDCongo una «leadership democratica, coraggiosa, visionaria, dinamica, esemplare, forte e capace di rispondere alle grandi sfide» che il Paese deve affrontare. Il G7 ha promesso a Moïse Katumbi un sostegno attivo e invita i Congolesi a unirsi alla sua iniziativa, per sostenere la candidatura di Moïse Katumbi alla presidenza della Repubblica Democratica del Congo».

Membro del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il partito politico del presidente Joseph Kabila, Moïse Katumbi si era dimesso dal partito nel settembre 2015. Moïse Katumbi deplora il fatto che il capo dello Stato di voglia rimanere alla guida del paese, anche se il suo mandato scade nel dicembre 2016 e la costituzione non gli permetta di ricandidarsi per un terzo mandato. Il G7 è composto da partiti i cui leader sono stati esclusi dalla maggioranza presidenziale nel mese di settembre 2015, per aver inviato una lettera aperta al Capo dello Stato, chiedendogli di rispettare la Costituzione e di organizzare le elezioni entro le scadenze elettorali da essa previste.[10]

Il 31 marzo, il giorno dopo che il G7 abbia annunciato di aver chiesto a Moïse Katumbi di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, l’ex governatore del Katanga ha fatto sapere che presto darà la sua posizione sulla sua candidatura o meno e che la priorità oggi è quella di accordarsi su un candidato comune dell’opposizione.[11]

Il 31 marzo, nel corso di una conferenza stampa, Jean-Bertrand Ewanga ha annunciato che, in occasione di un suo congresso che si terrà probabilmente alla fine di aprile o all’inizio di maggio, il suo partito politico, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC), designerà Vital Kamerhe come suo candidato alle elezioni presidenziali. L’UDPS, diviso tra il padre Etienne e il figlio Felix, ha già annunciato che manifesterà la sua posizione (e forse il suo candidato) tra due mesi. Anche Martin Fayulu, dell’Ecide, ha già annunciato che il suo partito l’ha già designato come candidato alla presidenza. Jean-Bertrand Ewanga ha affermato che i vari leader dell’opposizione dovrebbero manifestare chiaramente ed esplicitamente le loro ambizioni politiche relative alle prossime elezioni. A suo parere, dopo aver registrato tutte le candidature possibili alle prossime elezioni presidenziali, i vari partiti dell’opposizione dovrebbero unirsi per organizzare, insieme, delle primarie, per presentare un unico candidato comune.[12]

Il 7 aprile, a Kinshasa, il segretario generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Bruno Mavungu, ha dichiarato che «la scelta di un unico candidato dell’opposizione non rientra nell’ordine del giorno». Egli ha spiegato che, per il momento, l’essenziale è lavorare per l’organizzazione di elezioni pacifiche che possano permettere un’alternanza pacifica. Dicendosi convinto del fatto che Etienne Tshisekedi ha vinto le elezioni presidenziali del 2011, il segretario generale dell’UDPS ha dichiarato che, per il momento, è necessario preparare una corretta gestione del periodo post-elettorale.

Reagendo alla designazione di Moïse Katumbi come candidato del G7 alla presidenza, Vital Kamerhe, arrivato terzo alle elezioni presidenziali del 2011, ha affermato su TV5 Monde che la cosa più importante è ottenere l’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione, senza dividersi sulla questione di un unico candidato dell’opposizione alle elezioni presidenziali.[13]

4. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE INSISTE SUL DIALOGO

Il 21 marzo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel corso di un dibattito presso il Consiglio di sicurezza sulla situazione nella regione dei Grandi Laghi, si è detto «molto preoccupato per la situazione di stallo che ancora caratterizza l’organizzazione delle prossime elezioni nella Repubblica Democratica del Congo». Ban Ki-moon ha detto di avere recente invitato gli attori politici congolesi al dialogo: «Durante la mia recente visita nella RDCongo nel mese di febbraio, ho invitato tutte le parti interessate a superare le loro divergenze attraverso il dialogo e a creare le condizioni favorevoli allo svolgimento, in tempo opportuno, di elezioni credibili e conformi con la Costituzione».

Nel corso del dibattito, l’ambasciatrice degli Stati Uniti, Samantha Power, ha dichiarato che «non vi è alcuna “ragione credibile” che possa impedire che, nella RDCongo, le elezioni si svolgano come previsto». Ella ha aggiunto che «non solo è necessario che si possa votare, ma anche che gli individui possano fare campagna per i loro candidati preferiti e possano esprimere liberamente la propria opinione». Samantha Power ha anche denunciato «la repressione e la detenzione di attivisti pacifici e di leader dell’opposizione».[14]

Il 22 marzo, a Kinshasa, il vice direttore dell’Ambasciata degli Stati Uniti, David Brown, ha dichiarato che gli Stati Uniti auspicano che la classe politica congolese si sieda attorno ad uno stesso tavolo per discutere sulla situazione del Paese, dato che la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) ha già annunciato un ritardo tecnico, per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione. Secondo lui, la stabilità del paese dipende principalmente da un’alternanza politica da realizzarsi entro le scadenze elettorali stabilite dalla Costituzione congolese. David Brown ha auspicato una “alternanza democratica conforme con la costituzione“.[15]

Il 23 marzo, davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDC, Maman Sambo Sidikou, ha affermato che la RDCongo si trova in una situazione decisiva. Il processo elettorale è bloccato e sarebbe necessario superare difficoltà e ostacoli, per potere organizzare le elezioni in tempi opportuni. Secondo Maman Sambo Sidikou, per superare la situazione di stallo in cui si trova attualmente il processo elettorale, è indispensabile e necessario un dialogo credibile tra tutti gli attori politici.[16]

Il 30 marzo, nella sua risoluzione 2277, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,

«Constatando con profonda preoccupazione che numerosi ritardi si sono accumulati nella preparazione delle elezioni presidenziali che, come previsto dalla Costituzione, dovrebbero svolgersi nel mese di novembre 2016, e che l’aggiornamento delle liste degli elettori non è ancora iniziato; Sottolineando la necessità che il prossimo ciclo elettorale si svolga in maniera pacifica e credibile, come previsto dalla Costituzione;

esprimendo la sua profonda preoccupazione per il restringimento dello spazio politico, che si è tradotto, in particolare, nei recenti arresti e conseguenti detenzioni di membri dell’opposizione politica e di rappresentanti della società civile e nelle restrizioni imposte alle libertà fondamentali, come la libertà di espressione e di opinione, e ricordando la necessità di un dialogo politico aperto, pacifico, inclusivo, incentrato sull’organizzazione delle elezioni e con la partecipazione di tutte le parti interessate, al fine di preparare il terreno per delle elezioni pacifiche, credibili, trasparenti, aperte a tutti e rispettose dei tempi previsti, comprese le elezioni presidenziali e legislative che, secondo la Costituzione, devono essere organizzate entro novembre 2016;

– Invita il governo della Repubblica Democratica del Congo e i suoi partner nazionali, tra cui la Commissione elettorale nazionale indipendente, a garantire la trasparenza e la credibilità del processo elettorale, data la loro responsabilità, in primo luogo, di creare le condizioni favorevoli allo svolgimento delle prossime elezioni, in particolare delle elezioni presidenziali e legislative previste nel mese di novembre 2016, conformemente alla Costituzione;

– Esorta il governo e tutte le altre parti interessate a creare le condizioni necessarie, affinché il processo elettorale sia libero, equo, credibile, aperto, trasparente, pacifico, conforme con la Costituzione congolese e unito a un dibattito politico libero e costruttivo, affinché la libertà di opinione e di espressione, la libertà di riunione, la parità di accesso ai mezzi di comunicazione, compresi i media di stato, la sicurezza, la libertà di movimento per tutti i candidati, osservatori elettorali, giornalisti, difensori dei diritti umani e della società civile.

– Invita la Commissione elettorale nazionale indipendente a pubblicare un calendario elettorale completo, rivisto, comprendente l’intero ciclo elettorale e a aggiornare, in tutta regolarità, le liste degli elettori.

– Chiede al governo della Repubblica Democratica del Congo di elaborare rapidamente un preventivo economico e un codice di condotta per le elezioni, in modo che le elezioni possano svolgersi entro i tempi dovuti, in particolare le elezioni presidenziali e legislative di novembre 2016 previste dalla Costituzione, e invita tutte le parti a impegnarsi in un dialogo politico aperto e inclusivo sull’organizzazione delle elezioni presidenziali, conformemente alla Costituzione».[17]

Il 6 aprile, il portavoce ad interim della Missione delle Nazioni Unite (Monusco), Charles Antoine Bambara, ha affermato che, «per ora, a livello delle Nazioni Unite e della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza è chiaro: il processo elettorale deve tenere conto delle scadenze elettorali previste dalla Costituzione. Penso che sia importante che i politici possano agire dicendosi che questa scadenza costituzionale può e deve essere rispettata».

Secondo il calendario elettorale globale pubblicato dalla Commissione elettorale (Ceni) in febbraio 2015, le elezioni presidenziali e legislative sono previste per il 27 novembre 2016. Nel mese di febbraio, il presidente della Ceni, Corneille Nangaa, aveva evocato delle difficoltà che rendono “impossibile lo svolgimento delle elezioni entro i tempi previsti”. Egli faceva riferimento a problemi tecnici legati al finanziamento del processo elettorale e alla revisione delle liste degli elettori, un’operazione quest’ultima che potrebbe durare almeno sedici mesi.[18]

L’8 aprile, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il ministro congolese degli Affari Esteri, Raymond Tshibanda, ha denunciato la pressione esercitata dalle Nazioni Unite e dall’opposizione, affinché il Governo organizzi le elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla Costituzione. Secondo lui, si tratta di una “irresponsabilità”. Il capo della diplomazia congolese ritiene che, nel contesto attuale della Repubblica Democratica del Congo, sia da irresponsabili insistere sul rispetto delle scadenze elettorali previste dalla Costituzione circa l’organizzazione delle prossime elezioni presidenziali e legislative del mese di novembre 2016.

Raymond Tshibanda ha dichiarato che l’insistenza delle Nazioni Unite sull’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi costituzionali “rasenta l’irresponsabilità“, aggiungendo che «la cosa più importante è che queste elezioni si svolgano in condizioni di pace».[19]

5. LE ELEZIONI DEI GOVERNATORI DELLE 21 NUOVE PROVINCE

Il 26 marzo, la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) ha organizzato le elezioni dei governatori e vice-governatori in venti delle ventuno nuove province.

Non si è votato nel Sud-Ubangi perché, il giorno precedente, la Corte d’Appello di Mbandaka ha annullato le elezioni del Comitato definitivo dell’Assemblea provinciale. Spetta ora alla CENI decidere la data delle elezioni del nuovo governatore di questa provincia. Per quanto riguarda il Nord-Ubangi, nessun candidato ha ottenuto la maggioranza necessaria e la CENI dovrà programmare un secondo turno. Tra i diciannove governatori eletti, quattordici appartengono alla Maggioranza Presidenziale (MP). Gli altri cinque sono stati eletti come indipendenti (Bas-Uélé, Haut-Uele, Equateur, Kasai central e Mongala).

Il presidente della Ceni, Corneille Nangaa, ha annunciato che la pubblicazione dei risultati definitivi delle elezioni dei governatori delle nuove province si terrà il 18 aprile.

Secondo la CENI, la durata del mandato dei governatori neo-eletti dipenderà dall’organizzazione delle elezioni dei deputati provinciali, già previste per l’anno scorso e rinviate sine die. Una volta elette le nuove assemblee provinciali, si dovranno organizzare nuove elezioni dei governatori su tutto il territorio nazionale. Commentando i risultati provvisori delle elezioni dei governatori, il ministro Lambert Mende, presidente di un partito di maggioranza, ha affermato che «la Maggioranza Presidenziale ha dimostrato di essere ancora in maggioranza».

L’opposizione ha denunciato l’autorizzazione implicita riconosciuta ai commissari straordinari di presentarsi come candidati, l’invalidazione di decine di candidature di indipendenti su richiesta della Maggioranza Presidenziale e le pressioni esercitate sui deputati provinciali. «È un passo indietro per la democrazia perché, in alcune province, la maggioranza ha imposto liste uniche a colpi di minacce, violenze e corruzione», ha dichiarato da parte sua il senatore Jacques Djoli, del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC).[20]

Il 29 marzo, la candidata della maggioranza presidenziale, Marie Thérèse Gerengbo, è stata eletta governatrice del Nord-Ubangi, al secondo turno. Ha ricevuto 10 voti contro gli 8 diAndré Teddy Kapalata, candidato del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC). Nel primo turno del 26 marzo, nessun candidato aveva ottenuto la maggioranza richiesta. Maria Teresa Gerengbo era in testa con 9 voti su 18. Andre Teddy Kapalata, del MLC, aveva ricevuto 8 voti.[21]

Il 1° aprile, il candidato indipendente José Makila Sumanda è stato eletto governatore del Sud-Ubangi. Con quattordici voti su ventiquattro, ha sconfitto il candidato della maggioranza, Joachim Taila, che ha ottenuto nove voti e quello del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Constantin Pelendo Goza, che ha ottenuto un voto. Questa elezione era stata rimandata di sei giorni, a causa del ritardo accumulato per le elezione del comitato definitivo dell’Assemblea provinciale del Sud-Ubangi.[22]

[1] Cf Radio Okapi, 18.03.’16

[2] Cf Radio Okapi, 19.03.’16

[3] Cf Radio Okapi, 19.03.’16

[4] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 21.03.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=14264:rdc-report-de-l-election-presidentielle-2016-la-ceni-n-a-pas-qualite-pour-saisir-la-cour-constitutionnelle&catid=90:online-depeches&Itemid=679

[5] Cf Radio Okapi, 20 et 21.03.’16

[6] Cf Radio Okapi, 28.03.’16

[7] Cf Radio Okapi, 30.03.’16

[8] Cf Radio Okapi, 30.03.’16

[9] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 18.03.’16

[10] Cf Radio Okapi, 30.03.’16

[11] Cf Radio Okapi, 31.03.’16

[12] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 01.04.’16

[13] Cf Radio Okapi, 08.04.’16

[14] Cf Radio Okapi, 22.03.’16

[15] Cf Radio Okapi, 22.03.’16

[16] Cf Radio Okapi, 23.03.’16

[17] Cf testo integrale in francese: http://www.un.org/fr/documents/view_doc.asp?symbol=S/RES/2277(2016)

[18] Cf Radio Okapi, 06.04.’16

[19] Cf AFP – Jeune Afrique, 08.04.’16; RFI, 09.04.’16

[20] Cf Radio Okapi, 26.03.’16; RFI, 26.03.’16; AFP – Africatime, 27.03.’16

[21] Cf Radio Okapi, 30.03.’16

[22] Cf Radio Okapi, 01.04.’16