SENZA ELEZIONI NEL 2016, SEDE VACANTE ALLA PRESIDENZE DELLA REPUBBLICA

Editoriale Congo Attualità n. 270 – a cura della Rete Pace per il Congo

 

Commissione elettorale: impossibile organizzare elezioni credibili nel 2016

In una riunione con i delegati di vari partiti politici, il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha presentato le varie difficoltà che rendono ormai impossibile l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali entro i tempi previsti dalla Costituzione, cioè entro la fine del mese di novembre 2016. Il suo intervento si è concentrato soprattutto sulla questione della revisione delle liste degli elettori, un’operazione che, secondo lui, potrebbe durare almeno sedici mesi e che richiederebbe, quindi, un necessario rinvio delle elezioni.

Un’affermazione inattesa

Il portavoce del Fronte Cittadino 2016, Jean-Claude Katende, si è detto sorpreso del fatto che la CENI abbia parlato di almeno 16 mesi per la revisione delle liste degli elettori: «Secondo il calendario elettorale globale pubblicato dalla CENI nel mese di febbraio 2015, la revisione delle liste elettorali era programmata tra gennaio e marzo 2016. Gli esperti dell’OIF avevano assicurato che l’operazione avrebbe potuto richiedere 4 mesi. La CASE aveva previsto 6-7 mesi. Perché ora la Ceni ne prevede 16?».

In una lettera indirizzata al Segretario di Stato John Kerry, il senatore statunitense Edward Markey ha affermato che «il presidente Kabila sembra aver adottato diverse strategie per evitare di organizzare le elezioni nazionali previste nel mese di novembre 2016, al fine di bay-passare i limiti costituzionali del suo mandato e rimanere al potere».

Anche secondo l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione dei Grandi Laghi, Thomas Perriello, «i principali ostacoli allo svolgimento delle elezioni entro la fine del 2016 sono di tipo politico, non tecnico. I tentativi fatti dal governo di Kabila per ritardare i preparativi elettorali fanno temere che Kabila voglia rimanere al potere oltre il suo mandato costituzionale, che terminerà in dicembre 2016».

Lo spettro della “sede vacante” ai vertici dello Stato

Secondo l’opposizione, avendo Joseph Kabila iniziato il suo secondo ed ultimo mandato presidenziale, secondo la Costituzione, il 20 dicembre 2011, egli cesserà di essere Presidente della Repubblica il 19 dicembre 2016. L’opposizione assicura che, nel caso in cui la Commissione elettorale non riuscisse ad organizzare le prossime elezioni presidenziali nei limiti delle scadenze elettorali previste dalla Costituzione, cioè entro la fine del mese di novembre 2016, il 20 dicembre 2016 essa non mancherebbe di prendere atto di un vuoto di potere ai vertici dello Stato.

Per evitare un vuoto ai vertici dello Stato, la Costituzione ha previsto dei meccanismi di transizione.

L’articolo 75 stabilisce che: “In caso di sede vacante per decesso, dimissioni o qualsiasi altra causa di impedimento definitivo, le funzioni di Presidente della Repubblica, … sono temporaneamente esercitate dal Presidente del Senato“.

Più esplicitamente, l’articolo 76 prevede che “la sede vacante alla Presidenza della Repubblica è dichiarata dalla Corte costituzionale su proposta del Governo. Il Presidente della Repubblica ad interim sovrintende all’organizzazione delle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica nelle condizioni e secondo i tempi previsti dalla Costituzione. In caso di sede vacante o quando l’impedimento è dichiarato definitivo dalla Corte costituzionale, le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica devono svolgersi, su convocazione della Commissione elettorale, almeno 60 giorni e non oltre i 90 giorni dopo l’inizio della sede vacante o la dichiarazione del carattere definitivo dell’impedimento. In caso di necessità, tale periodo può essere prolungato, dalla Corte costituzionale e su richiesta della Commissione elettorale, fino a 120 giorni al massimo. Il Presidente eletto inizia un nuovo mandato“.

Evitare il vuoto istituzionale: Piano A e Piano B

– Per evitare un vuoto istituzionale che sarebbe estremamente pericoloso per il paese, è quindi necessario organizzare le elezioni presidenziali e legislative nazionali entro le scadenze elettorali previste dalla Costituzione, cioè entro la fine del mese di novembre 2016.

È ciò che, da mesi, l’opposizione e la Società Civile continuano a chiedere con insistenza.

Anche secondo Thomas Perriello, «è ancora possibile organizzare delle elezioni credibili e trasparenti, entro le scadenze elettorali previste nella Costituzione».

– Nel caso in cui la CENI non riuscisse ad organizzare le elezioni presidenziali entro la fine di novembre 2016, il 20 dicembre, data d’inizio della sede vacante alla Presidenza della Repubblica,

il Presidente del Senato dovrebbe assumere le funzioni di Presidente ad interim della Repubblica.

Tuttavia, secondo il Fronte popolare, una piattaforma politica di partiti e movimenti simpatizzanti di Etienne Tshisekedi, essendo il Senato stato eletto nel 2006 per un mandato di 5 anni, senza essere stato rieletto nel 2011 per mancanza di nuove elezioni, non sarebbe in situazione di legittimità. Ne consegue che il suo attuale presidente non potrebbe assumere la funzione di presidente ad interim della Repubblica.

In tal caso, il presidente ad interim potrebbe essere cercato e designato tra i candidati alla presidenza che, nel 2011, hanno ottenuto il maggior numero di voti, secondo i risultati pubblicati dalla CENI e convalidati dall’allora Corte Suprema di Giustizia.

In tal modo, si risolverebbe il famoso “contenzioso elettorale del 2011”, la CENI avrebbe più tempo a disposizione per organizzare le prossime elezioni presidenziali, che potrebbero essere previste per fine marzo o, al massimo, fine aprile 2017, l’alternanza democratica alla Presidenza della Repubblica sarebbe assicurata e il clima politico si rasserenerebbe.

A mali estremi, rimedi estremi

Tuttavia, le disposizioni costituzionali relative alla “sede vacante” possono scontrarsi con certi argomenti politici perniciosi e intriganti. In primo luogo, non è ovvio che il Governo e la Corte costituzionale si pronuncino a favore di un “impedimento definitivo” conseguente alla fine del secondo e ultimo mandato presidenziale. È quasi impossibile! In secondo luogo, la Maggioranza Presidenziale (MP) non metterà subito da parte l’argomento di un presidente che rimane in vigore fino all’installazione del suo successore, come stipulato nel secondo paragrafo dell’articolo 70 della Costituzione: “Alla fine del suo mandato, il Presidente della Repubblica resta in funzione fino all’insediamento effettivo del nuovo Presidente eletto“. Non è affatto sicuro che la MP sia disposta ad ammettere che questa disposizione costituzionale presuppone la previa applicazione dell’articolo 73, secondo cui “le elezioni del presidente della Repubblica sono convocate dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente novanta giorni prima della fine del mandato del Presidente in esercizio“.

Secondo il senatore statunitense Edward Markey, il modo migliore per convincere Kabila e la Maggioranza Presidenziale a cambiare rotta è quello di comunicargli che:

– «Gli Stati Uniti e i partner internazionali contribuiranno a finanziare il processo elettorale e incoraggeranno gli investimenti privati nella RDCongo, solo se potranno costatare dei precisi progressi nell’organizzazione, entro quest’anno 2016, di elezioni nazionali libere ed eque.

Qualora non ci fosse alcun progresso, gli Stati Uniti e gli altri partner internazionali dovranno decidere di applicare delle sanzioni, tra cui: il rifiuto del rilascio di permessi di espatrio (visto), il congelamento dei beni in applicazione del decreto dell’8 luglio 2014 sulla RDCongo, la riduzione della collaborazione bilaterale e multilaterale sulla sicurezza, il ridimensionamento degli aiuti economici che passano attraverso il governo e, infine, la sospensione degli investimenti privati».