Congo Attualità n. 269

INDICE

  1. LE RIVELAZIONI DI UN NUOVO RAPPORTO DELL’ONU
    1. Dei ribelli burundesi reclutati e addestrati in Ruanda e infiltrati in RDCongo
    2. Dei militari congolesi accusati di avere ucciso due caschi blu tanzaniani
  2. LE FORZE DEMOCRATICHE PER LA LIBERAZIONE DEL RUANDA (FDLR)
    1. Tensione tra Hutu e Nande nei territori di Lubero e Walikale
    2. Scontri tra FDLR e Mai-Mai
    3. Le cause della violenza
  3. LE FORZE DEMOCRATCHE ALLEATE (ADF)

1. LE RIVELAZIONI DI UN NUOVO RAPPORTO DELL’ONU

a. Dei ribelli burundesi reclutati e addestrati in Ruanda e infiltrati in RDCongo

In un rapporto datato del 15 gennaio ma ancora confidenziale, il gruppo degli esperti delle Nazioni Unite accusa il Ruanda di avere reclutato e addestrato dei rifugiati burundesi ospitate sul proprio territorio, con l’obiettivo di rovesciare il regime del Presidente Pierre Nkurunziza e conferma, per la prima volta, l’infiltrazione di questi ribelli burundesi sul suolo congolese. Diciotto rifugiati, tra cui sei minorenni, con falsi documenti d’identità congolesi, hanno ammesso di essere stati reclutati nel campo profughi di Mahama, nell’est del Ruanda, in maggio e giugno 2015. Secondo il rapporto trasmesso al Consiglio di sicurezza, «essi hanno dichiarato che il loro obiettivo finale era quello di cacciare dal potere il Presidente burundese Pierre Nkurunziza». Secondo il documento, i rifugiati burundesi hanno ricevuto armi e un addestramento militare di due mesi da parte di istruttori dell’esercito ruandese. L’addestramento includeva «sessioni di tattiche militari, manutenzione e uso di fucili d’assalto e di mitragliatrici e indottrinamento ideologico». I diciotto rifugiati hanno dichiarato di aver visto, durante la loro formazione in una foresta ruandese, almeno quattro compagnie di 100 uomini ciascuna, in fase di addestramento. Dopo la formazione iniziale, i ribelli sono stati mandati nel Sud Kivu con falsi documenti congolesi forniti dalle autorità ruandesi.[1]

b. Dei militari congolesi accusati di avere ucciso due caschi blu tanzaniani

Il rapporto degli esperti delle Nazioni Unite ritorna sull’”incidente” che avvenuto il 5 maggio 2015, alle ore 17 ora locale, a Mayi Moya, nel martoriato territorio di Beni, nel nord Kivu. Quel giorno, in uno scontro furono uccisi due caschi blu tanzaniani e altri 26 rimasero feriti.

Molto rapidamente, le indagini interne della Monusco ne avevano la responsabilità ai ribelli ugandesi delle Forze Democratiche Alleate (ADF), molto attive in quella parte del territorio della RDCongo. Ma secondo gli esperti delle Nazioni Unite, le ADF non c’entravano per nulla.

Durante la sua indagine, il gruppo di esperti ha rilevato che «responsabili dell’attacco non furono le ADF, ma alcuni militari della 31ª brigata delle FARDC che avevano sparato contro i Caschi blu tanzaniani». Come è potuto succedere? Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, non si tratterrebbe di un agguato qualsiasi. Sulla base delle testimonianze di persone che affermano di aver assistito all’incidente, ma anche secondo altre fonti, tra cui degli ufficiali congolesi, gli esperti dell’Onu sostengono che due soldati congolesi, che si trovavano a Kisiki, nei pressi del luogo dell’incidente, erano stati allertati su una possibile fornitura di armi ai ribelli delle ADF da parte dei Caschi blu della Monusco.

Questi due soldati dell’esercito congolese hanno quindi requisito un moto tassista per recarsi a Mayi Moya. Gli esperti dell’Onu rapportano che, «al loro arrivo, dei membri delle ADF hanno sparato su di loro, uccidendo il moto tassista e ferendo i due militari» e sottolineano che questi ultimi avevano sparato contro i ribelli ugandesi e i Caschi blu tanzaniani che si trovavano con loro.

Per il momento, l’esercito congolese non ha rilasciato alcun commento ufficiale su questo caso ritenuto altamente sensibile. In ogni caso, lo Stato Maggiore congolese assicura che, se si confermasse che i Caschi blu tanzaniani avessero procurato dei rifornimenti alle ADF, si tratterrebbe di uno scandalo che le autorità congolesi denuncerebbero immediatamente, ma precisa che i primi elementi dell’inchiesta non sembrano confermare questa tesi.

Sono diverse le versioni dell’incidente che circolano. Le truppe locali sono venute in soccorso dei Caschi blu tanzaniani? C’è stato uno scontro tra le due forze, o addirittura un attacco da parte dei soldati congolesi contro i Caschi blu delle Nazioni Unite? Le ipotesi sono numerose. Tuttavia, c’è un punto su cui tutti sembrano d’accordo, che un camion carico di birra era fermo in mezzo alla strada, a 500 metri da una posizione dell’esercito congolese. Secondo l’esperto di questioni congolesi, Jason Stearns, alcune testimonianze raccolte dalla sua equipe indicano piuttosto che, mentre i soldati congolesi stavano saccheggiando il camion birra, sono arrivati i Caschi blu dell’Onu.[2]

In una dichiarazione del 7 febbraio, il CEPADHO ha affermato di non condivide il punto di vista del gruppo di esperti. Il CEPADHO attribuisce l’attacco alle ADF, per il fatto che questi terroristi avevano vari motivi per realizzare questo crimine: oltre all’appoggio dei Caschi blu tanzaniani alle FARDC nelle operazioni militari condotte contro di loro, le ADF avrebbe si sarebbero vendicate dell’arresto, pochi giorni prima in Tanzania, del loro capo Jamili Mukulu.[3]

2. LE FORZE DEMOCRATICHE PER LA LIBERAZIONE DEL RUANDA (FDLR)

a. Tensione tra Hutu e Nande nei territori di Lubero e Walikale

Il 26 gennaio, dei presunti ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) hanno sequestrato una cinquantina di famiglie a Bushalingwa, un villaggio del raggruppamento d’Ikobo, tra i territori di Lubero e di Walikale (Nord Kivu). Secondo la società civile di Luofu, i combattenti ruandesi hanno condotto queste famiglie verso una destinazione sconosciuta dopo aver bruciato le loro case. La stessa fonte precisa che questi combattenti occupano il villaggio di Bushalingwa dallo scorso ottobre.[4]

Il 27 gennaio, tra le 10h00 e le 11h00 del mattino, degli agricoltori nande si sono scontrati con degli Hutu ospitati presso il campo di raggruppamento di Miriki, nel territorio di Lubero. I Nande hanno accusato gli Hutu di essere usciti dal loro campo di raggruppamento per andare nei loro campi con l’intenzione di rubare parte del raccolto. Ci sono stati dei feriti da una parte e dall’altra. Per mettere fine all’alterco, sono intervenute le FARDC. Ciò che preoccupa è che i membri della comunità nande di Miriki, vittime dei furti commessi nei loro campi, hanno minacciato di incendiare il campo di raggruppamento in cui vivono gli Hutu. Secondo fonti locali, il campo di Miriki ospita 246 familiari delle FDLR provenienti da Ikobo, nel territorio di Walikale e, nello stesso tempo, degli sfollati Hutu che sono ritornati, ciò che alimenta, nelle comunità locali (Nande), la confusione tra sfollati hutu, familiari delle FDLR e FDLR. Da diversi mesi, i capi Nande della zona di Miriki si oppongono al ritorno degli sfollati hutu, accusandoli di complicità con le FDLR.

Il CEPADHO ritiene che, se non fosse possibile il rimpatrio dei familiari delle FDLR, sarebbe necessario ricollocare altrove i familiari delle FDLR provenienti dal sud di Lubero. Questo spostamento contribuirebbe a limitare gli incidenti che quasi regolarmente avvengono tra i membri della comunità Nande e quelli della comunità hutu.[5]

Il 1° febbraio, a Miriki si è registrata una fuga generalizzata dei membri della comunità Nande.

Molti Nande sono fuggiti verso Luofu, Kirumba, Kayna e Kanyabayonga. Quelli che soni fuggiti da Miriki hanno affermato di temere per la loro sicurezza. La paura è aumentata quando molti familiari delle FDLR (provenienti da Ikobo) e vari altri sfollati hutu sono usciti dal campo di Miriki per dirigersi verso Yalika, a 2 km a ovest di Miriki (nella località di Mulinde, raggruppamento d’Itala).

Gli Hutu usciti dal campo dove sono alloggiati dicono che andavano a procurarsi del cibo nei campi vicini, ciò cui i Nande affermano di non credere perché, secondo loro, gli Hutu sarebbero usciti dal loro campo per unirsi ai ribelli ruandesi delle FDLR-Rud, segnalati in zona da due giorni. Secondo i Nande, gli Hutu usciti dal loro campo andavano a pianificare, con le FDLR-Rud, un altro genocidio contro i Nande. Si è constatato che, in questa zona, i Nande considerano tutti gli Hutu come dei membri delle FDLR e, parallelamente, gli Hutu considerano tutti i Nande come dei miliziani Mai-Mai.[6]

Il 2 febbraio, 6 membri della comunità hutu sono stati uccisi in un agguato loro teso tra Kalevya e Katundula, nella località di Mulinde, a 12 km a ovest di Miriki, nel raggruppamento d’Itala. Gli autori di questo massacro, presumibilmente dei miliziani Mai-Mai, avrebbero accusato gli Hutu di essere partiti da Kalevya per andare ad appoggiare le FDLR contro cui stavano combattendo a Katundula. Hanno affermato di averli trovati muniti di equipaggiamento militare. Questa versione è stata rifiutata dai familiari delle vittime, secondo cui questi civili hutu erano andati a rifornirsi di cibo nei loro campi e si sono imbattuti con i miliziani Mai-Mai che li hanno uccisi. I parenti delle persone uccise parla di intolleranza etnica da parte dei Mai-Mai di etnia Nande.[7]

Il 3 febbraio, un gruppo di sfollati hutu ritornati è partito da Luhanga, nel raggruppamento d’Itala, per recarsi al mercato di Luofu, un villaggio tra Kayna e Miriki, nel raggruppamento di Tama. Sulla via del ritorno, gli sfollati hutu hanno cominciato ad estorcere beni dagli agricoltori Ñande che stavano ritornando dai loro campi. Un gruppo di giovani Nande ha reagito opponendo resistenza.

Durante gli scontri, hanno ucciso un Hutu. A questo punto, gli sfollati hutu sarebbero ritornati a Luofu con il cadavere dell’ucciso, per dimostrare al popolo e alle autorità l’uccisione di uno di loro da parte dei Nande. Questo nuovo episodio ha fatto risalire la tensione. Gli Hutu e i Nande si sono nuovamente affrontati. Si deploriamo vari feriti in entrambe le parti: 7 tra i Nande (5 a Luofu e 2 a Vusongo) e 6 Hutu. Verso le 18h30, molti abitanti di Luofu, soprattutto membri della comunità Nande, hanno cominciato a fuggire verso Kayna, Kirumba e Kaseghe.[8]

Il 5 febbraio, verso le 9h00 del mattino, a Kasiki, a 13 km a Nord-Ovest di Luofu, nella località di Bunyakaisinga, raggruppamento di Tama, un gruppo di Nande (membri di una mutua società) stava lavorando in un campo comunitario quando è stato attaccato da un gruppo di Hutu. Verso le 11h00, in segno di vendetta, i Nande si sono recati a Kasiki e hanno cominciato a incendiare le case degli Hutu. In seguito all’incendio, gli Hutu di Kasiki sono fuggiti verso Luhanga ( 8 km più a sud), dove sono in maggioranza.[9]

Il 9 febbraio, verso le ore 16.00, i membri della comunità Hutu, arrabbiati, hanno incendiato le case dei Nande nei villaggi di Kalevya (nel raggruppamento d’Itala, a nord di Miriki) e di Kasenge (nel raggruppamento di Tama, località Busongo), a 9 km a nord-ovest di Luofu, nel sud del territorio di Lubero. In reazione a questi atti, verso le ore 21h00 dello stesso giorno, i Nande hanno iniziato ad incendiare le case degli Hutu a Mbuavinywa, nel raggruppamento di Tama, a 28 km a ovest di Luofu. In seguito a queste tensioni, tutte le attività di questi villaggi sono rimaste paralizzate.[10]

Il 18 febbraio, l’amministratore del territorio di Lubero, Bokele Joy, ha affermato che, in seguito a una campagna di sensibilizzazione della popolazione per una convivenza pacifica, la situazione è migliorata in modo significativo e che, tra i membri delle due comunità hutu e nande, la fiducia sta riprendendo poco a poco. Inoltre, egli ha assicurato che l’esercito sta impegnandosi per garantire la sicurezza della popolazione locale. Una delegazione di ministri nazionali e provinciali si è recata sul posto per ascoltare i rappresentanti di entrambe le comunità e tentare di risolvere la crisi.

Da parte sua, il portavoce della Società civile dei raggruppamenti di Tama e Itala, ha affermato che, nonostante questa visita, la tensione tra Hutu e Nande è ancora forte. Secondo lui, la situazione non è ancora sotto controllo.[11]

b. Scontri tra FDLR e Mai-Mai

Il 7 febbraio, quindici persone sono state uccise e altre cinque ferite in uno scontro tra i ribelli delle FDLR e il gruppo Mai Mai NDC / Ristrutturato di Guidon, a Mukeberwa, in territorio di Lubero (Nord Kivu). L’amministratore del territorio di Lubero, Bokele Joy, ha affermato che i combattimenti sono iniziati verso le 8h00, quando un gruppo di miliziani Mai-Mai, provenienti da Buleusa, nel territorio di Walikale, hanno attaccato il villaggio di Mukeberwa, occupato dai ribelli ruandesi delle FDLR, che sono riusciti a respingerli. È dallo scorso novembre che i Mai-Mai NDC / Ristrutturato di Guidon, sostenuto da altri miliziani Mai-Mai provenienti da Lubero, fanno pressione sulle FDLR. Da anni, questi ultimi amministrano varie località del sud di Lubero e dell’ovest di Walikale, provocando la fuga di migliaia di persone.[12]

Le morti del fine settimana sarebbero la conseguenza di combattimenti tra i ribelli hutu ruandesi delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) e due milizie congolesi: l’Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI), a predominanza Nande e la Nduma Defence of Congo (NDC) di Guidon, a predominanza Nyanga.

Ma il portavoce delle FDLR, La Forge fils Bazeye, a smentito l’implicazione del suo gruppo: «In quei posti dove ci sono stati i combattimenti, non c’è nessun FDLR».

Anche il Circolo internazionale per la difesa dei diritti umani, la pace e l’ambiente (Ciddhope) conferma che questa ribellione non è più presente nella regione. Tuttavia, ha spiegato che una sua fazione secessionista è ancora attiva: il Raggruppamento per l’Unità e la Democrazia (RUD), del “generale” Jean-Damascène Ndibabaje (alias Musare). Anche se La Forge fils Bazeye assicura che, «dal 2005, il RUD è un’organizzazione indipendente” dalle FDLR, un rapporto degli esperti delle Nazioni Unite pubblicato nel 2014 smentisce questa versione. Esso indica che il RUD e le FDLR hanno combattuto contro il NDC “più volte, in maggio-giugno e in settembre-ottobre 2014”. Intervistati dal Gruppo, cinque ex combattenti del RUD hanno evocato “buoni rapporti” tra i due gruppi che, secondo un ex ufficiale del RUD e un dipendente della Missione delle Nazioni Unite (MONUSCO), hanno firmato anche un “patto di non aggressione”. Il RUD conterebbe circa 650 uomini. Chi li rifornisce? Delly Mbambu, segretario esecutivo del Ciddhope, afferma che «commercerebbero droga e minerali in cambio di armi fornite da militari dell’esercito congolese e da Caschi blu della Missione dell’Onu». Da parte loro, gli esperti delle Nazioni Unite sospettano dei soldati congolesi che, tra l’altro, riforniscono anche le FDLR.[13]

c. Le cause della violenza

Il 9 febbraio, il governatore del Nord Kivu, Julien Paluku, si è recato a Miriki, nel sud di Lubero, per incontrare le comunità hutu e nande. Nel corso di queste consultazioni, egli ha accusato i ribelli ruandesi delle FDLR di essere alla base delle violenze recentemente sorte tra le due comunità.

Secondo lui, i ribelli ruandesi che si sono stabiliti a sud del territorio di Lubero hanno imposto una loro amministrazione e, manipolando le due comunità, stanno cercando di cambiare l’autorità tradizionale. A Lubero, l’autorità tradizionale appartiene ai Nande. Ma le FDLR vogliono cambiarla, nominando altri capi di loro obbedienza. Secondo il governatore del Nord Kivu, per porre fine a questa situazione, è necessario restaurare l’autorità dello Stato e neutralizzare tutti i gruppi armati attivi nella regione: «l’esercito deve immediatamente rilanciare le operazioni militari contro le FDLR, ma anche contro i miliziani Mai-Mai. Perché una parte della popolazione chiede la protezione delle FDLR e le appoggia; un’altra parte della popolazione cerca protezione dai Mai-Mai e li sostiene». Egli ha aggiunto che si dovrebbe «completare questo lavoro con un’inchiesta da parte dei tribunali militari, affinché quelli che tramano dietro le quinte e che si trovano anche al di fuori di questa regione, siano identificati e, eventualmente, messi agli arresti, affinché cessino di strumentalizzare le popolazioni che, comunque, vogliono vivere in pace».[14]

L’11 febbraio, la società civile di Kanyabayonga ha affermato che la popolazione non accetta più la presenza di ex combattenti delle FDLR da un anno acquartierati nel campo di transito di questa località, nell’ambito del programma DD3R (smobilitazione, disarmo, reinserimento, reintegrazione e rimpatrio). I rappresentanti della società civile chiedono lo smantellamento del campo e il trasferimento di questi ex combattenti in un altro sito. Secondo loro, questo campo non risponde più al suo obiettivo originale, quello di transito. Inoltre, la presenza di ex combattenti FDLR crea un clima di psicosi tra la popolazione locale. Il portavoce della società civile di Kanyabayonga, Joseph Malikidogo Mutsuva, ha affermato che, dal massacro di diciotto persone, a Miriki, perpetrato nel mese di gennaio dalle FDLR, alcuni abitanti delle zone situate vicino al campo di Kanyabayonga, non trascorrono più la notte nelle loro case, per paura di essere attaccati da questi ex soldati smobilitati. Secondo fonti prossime alla sezione DD3R della MONUSCO, sono già in corso delle discussioni tra il governo e la MONUSCO, per trovare una soluzione soddisfacente a questo problema.[15]

Il 22 febbraio, in un memorandum indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il gruppo dei deputati nazionali eletti nel Nord Kivu ha denunciato un genocidio dei Nande da parte degli Hutu congolesi appoggiati militarmente dagli Hutu ruandesi delle FDLR.

Inoltre, i deputati del Nord Kivu si dicono preoccupati per l’esproprio illegale delle terre dei Nande, nel sud Lubero, da parte degli Hutu ruandesi delle FDLR, per poi assegnarle arbitrariamente agli Hutu congolesi della regione. Secondo i deputati, sono gli Hutu ruandesi delle FDLR che sono i primi responsabili della crisi tra le due comunità hutu e Nande. Nei territori che amministrano nel sud Lubero, gli Hutu ruandesi delle FDLR hanno concesso molti privilegi agli Hutu congolesi considerati come fratelli. La Società civile di Lubero ha infatti rivelato che, nel sud Lubero, le FDLR hanno revocato i capi tradizionali Nande e li hanno sostituiti, con la forza, con degli Hutu congolesi. È per questo che è sorto un forte conflitto tra le due comunità, Hutu e Nande. La soluzione sarebbe quella di neutralizzare le FDLR nel sud Lubero, anche se, a causa della folta vegetazione locale, è più facile dirlo che riuscirci.[16]

3. LE FORZE DEMOCRATCHE ALLEATE (ADF)

Il 13 gennaio, verso le 13h00, alcuni presunti membri delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno attaccato una posizione delle Forze Armate della RDCongo (FARDC) e un’altra delle forze della Missione dell’Onu (MONUSCO), a Opira, un villaggio a circa 50 chilometri a nordest della città di Beni (Nord Kivu). Secondo fonti militari, l’obiettivo degli aggressori era quello di rubare viveri, armi e munizioni, ma non ci sono riusciti, perché sono respinti dalle FARDC e dalla MONUSCO dopo quaranta minuti di violenti scontri. Secondo il portavoce dell’operazioni militare Sokola 1, il tenente Mak Hazukay, nel corso dell’attacco, due attaccanti sono rimasti uccisi e sette soldati dell’esercito sono rimasti gravemente feriti. Quattro di questi ultimi sono deceduti il giorno seguente a causa della gravità delle loro ferite.[17]

Il 20 gennaio, al termine di un seminario di quattro giorni organizzato da una ONG per i diritti umani, il CEPADHO, varie autorità locali del territorio di Beni hanno confermato l’esistenza di una collaborazione tra i ribelli ugandesi delle ADF e “certi concittadini” di Beni nel pianificare gli attacchi registrati in quella zona. Il presidente del CEPADHO, Omar Kavota, ha dichiarato che «i partecipanti al seminario, tra cui le autorità locali di Beni Mbau e del settore Ruwenzori, hanno affermato di avere individuato dei collaboratori e dei complici locali delle ADF a Beni e, nello stesso tempo, delle reti finanziarie nella regione che appoggiano questi giovani». I partecipanti hanno deciso di lavorare insieme per scovare questi complici interni. Negli ultimi due anni, le ADF hanno perpetrato una lunga serie di attacchi mortali contro la popolazione civile di Beni, una città della provincia del Nord Kivu.[18]

Il 12 febbraio, tra le 17h00 e le 20h00, le ADF hanno attaccato i villaggi di Lesse e di May-Safi, a 7 km a est di Eringeti, nel settore di Beni Mbau. Le ADF hanno attaccato contemporaneamente anche le posizioni delle FARDC in questi due villaggi. Mentre alcuni di essi attaccavano le FARDC, altri rubavano viveri (soprattutto polli e capre), sequestravano alcuni abitanti, ne uccidevano altri e incendiavano le case. Il bilancio provvisorio degli attacchi è di 6 civili uccisi, 14 sequestrati e 29 case incendiate. I civili sequestrati sono stati utilizzati come trasportatori dei beni saccheggiati dagli aggressori che sono fuggiti verso il Parco Nazionale dei Virunga. In seguito a questa situazione, la popolazione è fuggita verso Eringeti o Tsabi (nella vicina provincia dell’Ituri).[19]

Il 14 febbraio, le ADF hanno attaccato il villaggio di Kambi ya Chui (a circa 18 km a est di Eringeti), nel settore di Beni-Mbau zona, al limite con la Provincia dell’Ituri. Secondo un bilancio provvisorio fornito dal Cepadho, durante l’attacco sarebbero state uccise tra le 16 e le 21 persone.[20]

[1] Cf Agence Fides – Bujumbura, 04.02.’16 ; Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 06.02.’16; RFI, 05.02.’16

[2] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 06.02.’16 ; RFI, 05 et 06.02.’16

[3] Cf Déclaration du Cepadho, 07.02.’16

[4] Cf Radio Okapi, 27.01.’16

[5] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 27 Janvier 2016

[6] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 1er Février 2016

[7] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 2 Février 2016

[8] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 4 Février 2016

[9] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 5 Février 2016

[10] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 10 Février 2016

[11] Cf Radio Okapi, 18.02.’16

[12] Cf Radio Okapi, 09.02.’16

[13] Cf Habibou Bangré – Jeune Afrique, 10.02.’16

[14] Cf Radio Okapi, 10.02.’16

[15] Cf Radio Okapi, 11.02.’16

[16] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 23.02.’16

[17] Cf Radio Okapi, 13 et 14.01.’16

[18] Cf Radio Okapi, 22.01.’16

[19] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 13 Février 2016

[20] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 15 Février 2016