PROCESSO ELETTORALE 2015-2016 IN RDCONGO E OSTACOLI INTRINSECI: ANALISI CONTESTUALE, MONITORAGGIO E OPZIONI
AGIRE PER ELEZIONI TRASPARENTI E PACIFICHE (AETA)
Dicembre 2015[1]
INDICE:
INTRODUZIONE
I° capitolo: ANALISI DEL CONTESTO ELETTORALE
- I protagonisti chiave
1.1. Il Presidente della Repubblica
1.2. Il Parlamento
1.3. Il Governo
1.4. I partiti politici
1.5. La Commissione elettorale
1.6. La Società civile
1.7. La Comunità internazionale
2. Le sfide contestuali legate alle elezioni
2.1. Il processo elettorale
2.2. Il finanziamento delle elezioni
2.3. La logistica del processo elettorale
2.4. Il calendario elettorale
2.5. Il database elettorale
II° capitolo: VERSO LA REDAZIONE DI UN CALENDARIO ELETTORALE CONSENSUALE
- Due opzioni
- Le condizioni
III° capitolo: IL DIALOGO NAZIONALE
- Il dialogo, con quali obiettivi?
- Il dialogo, con quali contenuti?
- Il dialogo, con quali rischi?
INTRODUZIONE
Secondo gli avvenimenti politici degli ultimi mesi del 2015, nulla lascia pensare che si possa indire prossime elezioni e, tanto meno, aspettarsi un cambio di governo in modo pacifico. Ogni giorno che passa porta con sé il presagio di un caos dalle conseguenze inimmaginabili per tutti, governanti e semplici cittadini. I fatti più importanti che caratterizzano il blocco del processo elettorale sono: * la sospensione delle operazioni elettorali previste dal calendario elettorale globale. Già le elezioni provinciali e locali, previste per il 25 ottobre 2015, sono state sospese e rinviate a tempo indeterminato; * la sospensione, da parte del governo, dell’attuazione del piano di erogazione dei fondi necessari per l’organizzazione delle elezioni;
* le numerose dimissioni che si sono succedute nell’ambito del comitato di presidenza della Commissione elettorale.
Il blocco del processo elettorale è dovuto all’incognita del principale elemento del dopo elezioni, cioè la transizione politica democratica dopo dicembre 2016, con il conseguente cambio di governo, in modo pacifico, ai vertici dello Stato.
Anche la questione economica dello sfruttamento delle risorse naturali incide notevolmente sulla manifesta volontà di perpetuare un determinato sistema politico. Si sono elaborati diversi schemi, rinnovati in continuazione, al fine di ritardare, se non di ostacolare, l’organizzazione delle elezioni e di occasionare, in tal modo, il superamento dei tempi costituzionali, in vista del mantenimento dell’attuale potere, grazie ad una perversa interpretazione di talune disposizioni della Costituzione (articolo 71 della Costituzione).
Tra questi stratagemmi, si potrebbero citare:
* Il tentativo di revisione della costituzione, per consentire un terzo mandato ufficiale per l’attuale presidente; * Il tentativo di revisione della legge elettorale, introducendo il censimento generale della popolazione come condizione preliminare per l’organizzazione delle elezioni;
* Il calendario elettorale della Commissione elettorale che riprende il ciclo elettorale a partire dalle elezioni locali, municipali e urbane e che pone ben 23 condizioni di ordine giuridico, logistico, politico e finanziario, ovviamente difficili da realizzare in un tempo troppo breve e nel contesto politico di un’intrinseca mancanza di volontà politica di andare alle elezioni, sia da parte della maggioranza che dell’opposizione;
* Lo smembramento delle province e la loro operatività: le 21 nuove province esistono “giuridicamente”, ma devono affrontare gravi problemi di funzionamento e numerosi rischi di conflitti interni;
* La decisione della Corte Costituzionale che ha autorizzato delle misure transitorie ed eccezionali per la gestione delle nuove province: la nomina dei Commissari Straordinari delle nuove province, violando la Costituzione, e l’imposizione di organizzare, in primo luogo, le elezioni dei governatori e vice- governatori delle nuove province, interrompendo così un processo elettorale già in corso;
* La pretenziosa tesi del “rinvio” delle elezioni, con l’unico obiettivo di “rimandare” la scadenza dell’attuale secondo e ultimo mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, giustificato mediante un’interpretazione interessata dell’articolo 70 paragrafo 2 della Costituzione: “Alla fine del suo mandato, il Presidente della Repubblica rimane in funzione fino all’installazione effettiva del nuovo presidente eletto”, com’è praticamente successo per alcune istituzioni democratiche (senatori nazionali, deputati provinciali e governatori di provincia che, eletti nel 2006 per un mandato di 5 anni, sono ancora in funzione perché, nel 2011, le loro elezioni non sono state organizzate);
* La problematica della registrazione dei nuovi maggiorenni (più o meno 7 milioni di giovani compresi tra i 18 e i 22 anni, a partire dal 2011);
* L’inclusione dei Congolesi residenti all’estero nelle liste elettorali (tra i 4 e i 6 milioni), che esige con tutta probabilità una revisione dell’articolo 10 della Costituzione e della legge sulla nazionalità; * Le numerose dimissioni in seno alla Commissione elettorale che riflettono un certo disagio per quanto riguarda la sua indipendenza;
* L’organizzazione di un “dialogo nazionale” che porta con sé il rischio di dover negoziare un “rinvio generale delle elezioni”, il che rappresenterebbe un “suicidio collettivo”, attraverso l’instaurazione di una transizione gestita da nuove istituzioni coalizzate;
* Il recente progetto di legge sul referendum, che lascia intravedere la proposta di indire un referendum costituzionale.
I. ANALISI DEL CONTESTO ELETTORALE
L’analisi del contesto elettorale si è concentrata sia sui protagonisti chiave del processo elettorale (il Presidente della Repubblica, il Parlamento, il Governo, i partiti politici, la Commissione elettorale, la società civile e la comunità internazionale), sia sulle questioni del contesto a livello nazionale e internazionale (la sicurezza durante tutto il processo elettorale, il finanziamento delle elezioni, la logistica elettorale, la suddivisione delle province, il calendario elettorale e il dialogo nazionale).
1. I protagonisti chiave
Le istituzioni, i partiti politici e la società civile sono i primi responsabili dell’attuale deriva elettorale e del degrado democratico del paese, in seguito alle continue violazioni della costituzione del 26 febbraio 2006.
1.1. Il Presidente della Repubblica
Come garante del funzionamento delle istituzioni della Repubblica, il suo silenzio sulla fine del suo mandato, il 20 dicembre 2016, e / o di un suo eventuale terzo mandato, sommerge il paese nell’ambiguità e / o in un disordine organizzato. Qual è la posizione del Capo dello Stato a questo proposito? Per preservare la pace sociale, egli potrebbe calmare gli spiriti annunciando ufficialmente e pubblicamente che non sarà candidato alla sua stessa successione. Il suo silenzio è, o rischia di essere, fonte di molte agitazioni e tensioni nei prossimi giorni. Il suo silenzio su questa importante questione crea incertezza e sospetti nell’opinione nazionale ed internazionale e provoca panico anche all’interno della sua componente politica. Infatti, molti membri del suo partito si dicono: se non prolungherà il suo mandato, chi designerà fra di noi come suo successore? Potrei essere io? Se non sarò io, che ne sarà di me? Allora, non sarebbe meglio che riuscisse a prolungare il suo mandato, affinché il rinvio collettivo delle elezioni si trasformi automaticamente in un vantaggio anche per me? Non sarebbe sbagliato sospettare che molti membri dell’entourage del presidente della Repubblica aspirino a sostituirlo nel suo posto.
Le dichiarazioni di coscienza tranquilla del tipo: “la maggioranza al potere rispetterà la Costituzione” non garantiscono il fatto che possano essere seguite da atti concreti capaci di contribuire alla progressiva effettività dell’alternanza politica pacifica, come richiesto dal primo comma dell’articolo 220 della Costituzione.
Tuttavia, da un punto di vista razionale, vale la pena chiedersi se il Presidente della Repubblica sia obbligato a fare una dichiarazione proattiva circa la fine del suo mandato costituzionale ancora in corso, quando la legge suprema (la Costituzione) è chiara su questo punto e, soprattutto, quando in occasione del suo giuramento, il 20 dicembre 2011, lo obbliga al rispetto incondizionato della Costituzione.
1.2. Il Parlamento
* Il Parlamento è stato uno dei principali vettori dell’ostacolo tempo nei confronti del processo elettorale. * Il Parlamento ha consapevolmente causato enormi ritardi nell’approvazione delle leggi necessarie per la realizzazione di certe operazioni elettorali.
* Le principali leggi relative all’organizzazione delle elezioni e richieste dalla Commissione elettorale dal 2014 sono state approvate solo un anno dopo, nel 2015: la legge sulla ripartizione dei seggi secondo le diverse circoscrizione, necessaria per le elezioni locali e provinciali e attesa per il mese di aprile 2015 è stata approvata quattro mesi più tardi, nel mese di agosto 2015.
* L’attuale legge elettorale prevede un elettorato a doppio senso: un database elettorale periodico (operazione periodica d’identificazione e d’iscrizione degli elettori) e un database elettorale permanente (dipendente dal database dell’ufficio dello stato civile). Tale legge provoca quindi una contraddizione interna nella ripartizione dei seggi secondo le circoscrizioni che dovrebbe essere fondata sul numero degli elettori iscritti (nel primo caso) e/o sul numero effettivo degli abitanti della circoscrizione in questione (nel secondo caso).
* La legge sul finanziamento dei partiti politici è inefficace e, quindi, trascurata. L’esorbitanza del numero dei partiti politici impedisce il loro finanziamento e pone la questione della principale motivazione che sottostà alla frequente mitosi dei partiti politici).
* La mancanza di monitoraggio e di censura dei partiti politici che continuano a moltiplicarsi e / o a scindersi, violando la legge sui partiti politici (Legge n. 04/002 del 15 marzo 2004, relativa all’organizzazione e al funzionamento dei partiti politici): la moltiplicazione incontrollata dei partiti politici pone seri problemi all’organizzazione pratica di determinate operazioni elettorali.
1.3. Il Governo
Dall’inizio dell’attuale legislatura, il Governo non ha dimostrato alcuna volontà politica di organizzare le elezioni del 2015 e del 2016:
* Il budget previsto per l’organizzazione delle elezioni si è rivelato inadeguato ed è stato scarsamente eseguito.
* Tra giugno 2014 e maggio 2015, il Governo ha sbloccato solo l’8,69 % dei fondi necessari alla Commissione elettorale per l’organizzazione delle elezioni, cioè 45.892.584 $ sui 528.319.114 $ previsti. Secondo la Commissione elettorale, i fondi sbloccati dal Governo sono stati utilizzati soprattutto per coprire le spese delle elezioni legislative parziali di Befale, dell’operazione di stabilizzazione delle mappe operative e di aggiornamento delle liste degli elettori e di parte delle attività relative alle elezioni provinciali.
* Il piano governativo di erogazione dei fondi a favore del processo elettorale non solo è stato mal eseguito, ma è per lo più servito da meccanismo di controllo e di manipolazione della Commissione elettorale, bloccandone la sua attività e mettendo a rischio la sua indipendenza e la sua autonomia.
* Il ritardo registrato nell’erogazione dei fondi ha penalizzato l’attività stessa della Commissione elettorale: essendo il tempo un elemento importante nell’organizzazione delle elezioni, ogni giorno perso è irrecuperabile e ha ripercussioni inevitabili sull’intero calendario elettorale. * La logistica della Commissione elettorale è diventata obsoleta a causa della mancanza di fondi di investimento. * La legge finanziaria 2016 prevede 537,8 miliardi di franchi congolesi (584.565.217 $) per l’organizzazione delle elezioni, mentre il preventivo complessivo è stimato sugli oltre 900 milioni di dollari. Il che comporterà la necessità di scelte prioritarie.
* Le elezioni dei governatori e vice governatori provvisori delle nuove province sono state sospese, anche se la Corte costituzionale le aveva raccomandate come urgenti e imprescindibili.
* La nomina, da parte del Presidente della Repubblica, dei Commissari speciali alla guida delle nuove province sembra essere un’interpretazione abusiva della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale.
* Il processo di riforma dei servizi di sicurezza e della giustizia è bloccato, se non ignorato.
* La corruzione e l’impunità contribuiscono alla cattiva gestione finanziaria, ecc.
* Il progetto di organizzazione di un referendum rischia delle implicazioni finanziarie non contabilizzate nella legge finanziaria.
Quindi è ragionevole ritenere che, al ritmo degli attuali eventi, il presente caos sia voluto e pianificato, perché è diventato la modalità di gestione del Paese. Tuttavia, l’organizzazione delle elezioni dipende dalla volontà del governo.
1.4. I partiti politici
* I partiti politici affrontano il processo elettorale con un sentimento di frustrazione. Hanno paura delle elezioni perché non si sentono sicuri davanti al voto-sanzione della popolazione. Vale la pena ricordare che le elezioni del 2011 hanno impedito la rielezione dell’80% dei deputati nazionali eletti nel 2006: meno di 100 sono stati rieletti. Un ulteriore segno della frustrazione dei politici è l’esistenza di numerosi doppioni delle candidature alle elezioni provinciali del 2015, scoperti e sanzionati dalla Commissione elettorale, come previsto dalla legge elettorale. * In ogni fase del processo elettorale, c’è sempre un dato politico-elettorale che i partiti politici di opposizione percepiscono e anticipano ma che, purtroppo, spesso non riescono ad approfittarsene. Invece, il raggruppamento politico che è al potere se ne serve spesso per trasformarli in strategie di realizzazione dei suoi propri obiettivi.
Si tratta, per esempio, dell’inserimento dei nuovi maggiorenni e dei residenti all’estero nel corpo elettorale, della richiesta di un calendario elettorale globale e complessivo, del finanziamento del processo elettorale, dello “slittamento delle elezioni” (rinvio delle elezioni, termine coniato da un famoso leader dell’opposizione), dell’indipendenza e dell’imparzialità della Commissione elettorale, dell’imperativo del dialogo nazionale, etc.
* Vi è una reale volontà di favorire uno “slittamento” (rinvio) collettivo a tutti i livelli. Si può constatare una volontà di rinvio istituzionale consensuale. Presidente della Repubblica, Senatori, Deputati nazionali, Deputati provinciali, Governatori provinciali (delle cinque province non suddivise) e i 22 nuovi Commissari speciali (nelle province recentemente suddivise), tutti si sostengono a vicenda per il proprio interesse.
1.5. La Commissione elettorale
* La Commissione elettorale è presa in ostaggio dalla classe politica al potere. Il suo modo di funzionamento fondato sulla logica delle componenti sembra essere oggetto di ricorrenti e intenzionate crisi di fiducia.
* La legge organica sulla Commissione elettorale dispone le modalità di nomina dei suoi membri, ma non indica chiaramente la natura dei rapporti che questi delegati, divenuti “indipendenti” in seno alla Commissione, continueranno a mantenere con le loro formazioni politiche originali (rapporto tra il mandante e il mandato). Ciò esigerebbe di rivedere la Legge Organica sulla Commissione elettorale, almeno su questa problematica. Poiché la necessaria indipendenza richiesta ai membri della Commissione elettorale è frequentemente messa in dubbio.
* La Commissione elettorale è stata privata dei mezzi necessari per attuare il calendario elettorale da essa pubblicato.
* L’operazione di assunzione degli agenti elettorali è stata sospesa, anche se era necessario completare l’apparato amministrativo: i 1.010 agenti, la cui assunzione era già stata programmata, non sono mai stati integrati nell’amministrazione; nel corso del processo elettorale dovranno essere assunti 400.000 agenti elettorali per far funzionare gli 80.000 centri di voto previsti (il che richiederà notevoli risorse finanziarie).
1.6. La Società civile
* La società civile non è particolarmente impegnata nell’agire in favore dell’organizzazione nelle elezioni democratiche e libere entro i tempi fissati dalla Costituzione e ha assunto un atteggiamento d’attesa. Subisce gli eventi, senza anticiparli. Manca di coordinamento nelle azioni ed è attraversata da querele tra individuali e associative che la indeboliscono. Appare sottomessa e alla ricerca di posizionamenti e di visibilità. Interessi economici minano l’efficacia e l’efficienza della sua azione.
È profondamente divisa nel suo interno e non sembra essere portatrice di alcun ideale d’azione. * Alcune organizzazioni sembrano andare d’accordo con dei politici della maggioranza al potere, altre fanno fronte con l’opposizione politica, a tal punto che i loro leader sembrano confusi, si sorvegliano e si criticano l’un l’altro.
* La società civile è chiamata ad essere più oggettiva e realista nelle sue opzioni e nei suoi impegni. Le sue strategie devono mettersi al riparo da ogni categorizzazione. La sua coesione interna è da rifare.
* Fortemente radicata in azioni d’elite, il contesto richiede piuttosto una società civile capace di mobilitare le masse attraverso azioni locali. È necessario inviare gruppi di animazione ovunque all’interno del paese e implicare i media comunitari, al fine di intensificare la sensibilizzazione della popolazione sulle questioni che riguardano le elezioni.
* La società civile deve mostrare un grande impegno a favore dell’informazione, della mobilitazione della popolazione e del monitoraggio del processo elettorale.
La società civile deve considerarsi come l’ultima possibilità di soluzione all’attuale impasse del processo elettorale. Deve fare un’opzione apolitica ispirata al realismo della situazione. Inoltre, è più che evidente che la “verità delle urne domani” dipenderà dalla capacità di tutti di prepararla e di reclamarla, se necessario, dopo la proclamazione di risultati non corrispondenti alla volontà popolare.
1.7. La Comunità internazionale
* L’azione della Comunità internazionale sembra molto ambigua.
In primo luogo, è necessario che la Comunità internazionale dica chiaramente che cosa intende per “alternanza politica”. È quella che vuole la legittimazione interna di un candidato che ha già ottenuto una legittimità esterna? È quella che mantiene e rafforza quel sistema di cooperazione multilaterale e mondiale che è alla base del sottosviluppo e / o dell’impoverimento della RDCongo?
* Per il popolo congolese, l’alternanza politica di domani non sarà solo un’alternanza di persone ai vertici dello Stato, per porre fine all’opera di sfruttamento di questo paese e di impoverimento del popolo. * L’alternata di cui parla il popolo congolese è certamente quella di uomini e donne che hanno mal gestito il paese ma anche, e soprattutto, di quel sistema di governo che ha cessato di porre gli uomini e le donne di questo paese al centro delle sue preoccupazioni.
2. Le sfide contestuali legate alle elezioni
2.1. Il processo elettorale
* Le elezioni provinciali e locali previste per il 25 ottobre 2015 non sono state organizzate. * Ci sono stati dei tentativi di pianificazione delle elezioni: una tabella di marcia e due calendari elettorali ma, dopo 35 mesi, né una sola operazione elettorale ha avuto luogo.
* Si deve ammettere che, dal 2006, nove anni fa, nel corso di ben due legislature, non si è organizzato alcun ciclo elettorale completo. Le poche elezioni avvenute, sono state organizzate per motivi politici e non per instaurare la democrazia.
Tutto sommato, va notato che l’attuale processo elettorale ha tre nemici:
- il tempo;
- il finanziamento in modo opportuno e tempestivo;
- la volontà politica di tutte le parti interessate, in particolare del Presidente della Repubblica, del Parlamento, del Governo e dei partiti politici (di tutte le tendenze), senza dimenticare la Comunità internazionale.
2.2. Il finanziamento delle elezioni
* Il preventivo complessivo del processo elettorale è di 1.147.512.093 dollari. Tale preventivo non include le operazioni relative alla giustizia e alla sicurezza elettorali, molto importanti per la riuscita delle elezioni.
* Il Governo ha regolarmente sbloccato il budget di funzionamento e di remunerazione del personale, per un importo di 22.466.747.176,8 franchi congolesi da maggio 2014 ad aprile 2015.
* Le operazioni propriamente elettorali sono state l’anello più debole del finanziamento del processo elettorale: per esse, la Commissione elettorale ha ottenuto solo 45.892.584 $, cioè l’8,69 % si un budget totale di 528.319.114 $.
* Per le necessità d’investimento, la Commissione elettorale non ha ricevuto alcun sostegno finanziario. * Il piano di erogazione dei fondi concordato tra la Commissione elettorale e il Governo per l’organizzazione delle elezioni è stato scarsamente realizzato da ottobre 2014 a maggio 2015.
Durante questo periodo, gli esborsi sono stati effettuati solo in dicembre 2014, in aprile 2015 e in maggio 2015, e, infine, in settembre 2015 (un mese prima delle elezioni provinciali e locali previste il 25 ottobre 2015).
- L’organico pletorico dei partiti politici, la cui lista continua ad allungarsi anacronisticamente, ha un impatto negativo sul budget elettorale. Produrre le schede di voto tenendo in conto più di 500 liste dei tanti candidati dei partiti politici, duplicarle per il numero di più o meno 80.000 seggi elettorali è molto costoso in termini di risorse, tempo e logistica. Sembra che sia fatto apposta.
Perché ne consegue l’ipotesi di cambiare il sistema di voto per le elezioni legislative nazionali e provinciali: dal sistema proporzionale di lista aperta al sistema maggioritario.
* La legge finanziaria congolese per il 2016 prevede un finanziamento di circa 600 milioni di dollari per organizzare le elezioni, il che richiederà di effettuare scelte strategiche sulle elezioni che si potranno organizzare nel corso del 2016, poiché i fondi non utilizzati negli anni 2014 e 2015 non potranno essere recuperati.
In definitiva, la palese mancanza di fondi per l’organizzazione delle elezioni è stata, ed è tuttora, il vero ostacolo per l’effettiva organizzazione delle elezioni.
2.3. La logistica del processo elettorale
La logistica della Commissione elettorale consiste, tra altro, di uffici, magazzini, veicoli, imbarcazioni, macchine informatiche, strumenti di telecomunicazione, materiale da ufficio e generatori di elettricità. Tuttavia, questa logistica non solo è obsoleta, ma anche inadeguata e deve essere urgentemente rinnovata. In particolare, questa logistica è costituita da:
* 307 edifici con uffici e magazzini della Commissione, tra cui 189 edifici privati presi in affitto e 118 edifici pubblici. Questi edifici sono in avanzato stato di degrado e devono essere riparati.
* 175 terreni da acquistare per la costruzione di strutture proprie della Commissione, tra cui 44 sono già acquistati, e fra questi ultimi, 16 sono coperti da titoli di proprietà.
* 626 veicoli acquistati tra il 2005 e il 2014, di cui 28 in ottime condizioni, 206 in buone condizioni, 134 in attesa di riparazioni e 258 in cattive condizioni. Nel complesso, 384 veicoli sono da rottamare.
* 2.580 motociclette acquistate tra il 2005 e il 2011, tra cui 2.526 devono essere dismesse.
* 127 imbarcazioni acquistate tra il 2005 e il 2010, di cui 41 sono da rottamare.
* 8 fuoribordo acquistati nel 2010, tra cui 1 fuori servizio.
* 6.011 generatori di corrente elettrica, di cui 2.351 sono completamente fuori uso.
* 541 apparecchi di telecomunicazione (tra cui 154 kit VSAT Ku Band) già insufficienti e molti dei quali hanno bisogno di essere sostituiti.
2.4. Il calendario elettorale
* Il calendario elettorale globale non è stato attuato, perché soggetto a molte, troppe condizioni, tra cui, in particolare, quella relativa al finanziamento delle elezioni da parte del Governo. Sottomesso a tempi troppo ristretti, il calendario elettorale deve essere aggiornato, secondo le sfide politiche e tecniche legate al processo elettorale.
Il calendario elettorale attualizzato deve:
* tenere conto dell’imperativo di rispettare la scadenza costituzionale del 20 dicembre 2016. * integrare l’importante operazione di aggiornamento delle liste degli elettori: l’integrazione dei giovani diventati maggiorenni tra il 2011 e il 2015, stimati sui quasi 7 milioni di nuovi elettori;
l’eliminazione dei circa 450.000 doppioni che ancora rimangono; la cancellazione di 1,6 milioni di deceduti (per questa operazione, dovranno essere disponibili i dati dello stato civile); l’eliminazione di militari e agenti di polizia; l’assegnazione ai seggi elettorali dell’1,8% degli elettori e dei nuovi registrati; la ripartizione equilibrata degli elettori nei diversi distretti elettorale, etc. A parte l’operazione di iscrizione dei nuovi maggiorenni e, eventualmente, dei residenti all’estero, la altre operazioni sono di competenza interna della Commissione elettorale.
* essere preceduto da una consultazione delle diverse parti interessate, per costruire un consenso sugli aspetti operativi connessi.
* richiedere l’opzione politica di alto livello, inclusiva e consensuale, sull’integrazione dei nuovi maggiorenni e dei residenti all’estero, attraverso la loro identificazione e registrazione, tenuto conto del tempo necessario (l’operazione di registrazione dei residenti all’estero non è prevista dall’articolo 10 della Costituzione e richiede, inoltre, la revisione della legge sulla nazionalità); il calcolo dei seggi per le elezioni legislative, provinciali e locali, poiché la legge elettorale dispone che la base dei calcoli sia il numero di abitanti e non il numero degli elettori iscritti (solo le elezioni presidenziali e governatoriali possono essere organizzate senza violare la legge); le elezioni dei governatori e vice governatori provvisori, raccomandate dalla sentenza della Corte Costituzionale.
* integrare alcune riforme giuridiche, fra cui quella della legge sulla distribuzione dei seggi per circoscrizione, della legge sull’identificazione e registrazione degli elettori e della legge sulla nazionalità.
* prendere in conto, come esigenze incondizionate, le questioni della sicurezza prima, durante e dopo le elezioni, della giustizia elettorale e dell’educazione civica ed elettorale della popolazione.
* mettere in evidenza gli obblighi relativi al budget di investimenti, all’acquisto del materiale e della logistica necessari per l’organizzazione delle elezioni e al rafforzamento del suo apparato amministrativo. Tutto ciò solleva la questione della necessità di una concertazione di compromesso politico sul consenso elettorale tra tutte le parti interessate. Un tale spazio di negoziazioni non privilegerà alcuna componente politica, ma dovrà essere il più possibile inclusivo ed equilibrato.
2.5. Il database elettorale
* Il database elettorale ereditato dal 2011 era completamente inaffidabile.
* Il database elettorale è ancora incompleto nei suoi dati, a causa della mancata iscrizione di quasi 7 milioni di nuovi maggiorenni (2011-2015).
* Il database elettorale contiene ancora 450.000 doppioni, 1,6 milioni di persone già decedute e i nominativi di militari e agenti di polizia che, secondo la legge, non possono partecipare alle elezioni. * Il database elettorale deve essere protetto dalla pirateria dei certificati elettorali del 2011.
* La legge elettorale di febbraio 2015 prevede l’integrazione dei Congolesi residenti all’estero nel database elettorale (liste degli elettori) ma, per quanto riguarda questa disposizione, essa non è ancora operativa. È necessario far notare che, su questo aspetto, la nuova legge elettorale è in contraddizione con la Costituzione.
* L’iscrizione dei Congolesi residenti all’estero sulle liste degli elettori presuppone la creazione di una mappatura operativa di questa categoria di cittadini. Ciò richiede un approccio specifico, data la complessità della realtà diaspora congolese e il requisito di esclusività della nazionalità congolese.
* Per quanto riguarda l’aggiornamento del database elettorale, ci si limiterà all’iscrizione dei soli nuovi maggiorenni? O si estenderà l’iscrizione anche ai Congolesi residenti all’estero e a quelli che, nel 2006, non si erano iscritti, seguendo la parola d’ordine dell’UDPS?
* Nel caso della creazione di un nuovo database elettorale, ci si dovrà accontentare di usare i 4.500 kit già disponibili (anche se obsoleti), o si potrà acquistarne altri, visto che, a livello nazionale, ne occorrerebbero circa 20.000?
* Il database elettorale esistente non è mai stato dichiarato improprio all’uso, anche se deve essere continuamente rivisto e corretto.
II. VERSO LA REDAZIONE DI UN CALENDARIO ELETTORALE CONSENSUALE
a. Due opzioni
La Commissione elettorale si trova di fronte alle seguenti opzioni:
- Fare la scelta strategica del rispetto della Costituzione, organizzando le elezioni provinciali, legislative e presidenziali nel 2016 e rinviare le elezioni comunali, urbane e locali a partire dal 2017.
- Abbinare le quattro elezioni a suffragio universale diretto, tra cui le locali / provinciali e le legislative / presidenziali, seguite immediatamente dalle elezioni indirette dei senatori e dei governatori delle province. In questo caso, occorrerà una buona ed efficace preparazione tecnica, la logistica appropriata e, soprattutto, una vasta campagna di sensibilizzazione degli elettori. Questa opzione è molto costosa.
b. Le condizioni
Le due ipotesi di calendario restano sottomesse alle seguenti condizioni:
* Inoltrare alla Corte costituzionale la richiesta di annullare la sua sentenza sull’organizzazione delle elezioni dei governatori provvisori delle nuove province decentrate.
* Decidere se procedere all’identificazione e alla registrazione dei soli nuovi maggiorenni e / o residenti all’estero o se rifare nuove liste elettorali comprendenti tutti i potenziali elettori.
* Stabilire dei meccanismi concreti e concordati di finanziamento delle elezioni, aggiungendo una pianificazione di erogazione dei fondi.
* Impegnarsi a rispettare rigorosamente l’indipendenza e l’autonomia della Commissione elettorale.
* Pianificare, a medio termine, la continuazione della riforma del database dell’ufficio dello stato civile, attraverso l’organizzazione di un censimento la cui modalità sarà, tuttavia, da determinare.
* Decidere tra il tipo di elezioni che si vogliono organizzare, tenendo conto delle necessità concrete e dei vincoli costituzionali: elezioni professionali e di qualità o semplicemente legate al patto di alternanza democratica.
* Scegliere se organizzare le elezioni con il database elettorale (liste degli elettori) già esistente, pur migliorandolo attraverso un lavoro interno di correzione (audit) e subordinando le elezioni posteriori al 2016 ai dati di un censimento.
In questo caso, si renderebbe necessaria una forte opera di sensibilizzazione nei confronti delle categorie che rimarrebbero escluse da queste prossime elezioni, affinché diano prova di apertura, aderendo alle sfide del consolidamento della democrazia e della pace (rischio di strumentalizzazione dei giovani e della Diaspora da parte di una certa opposizione).
* Nel caso in cui si dovesse intraprendere l’identificazione e la registrazione degli elettori o di una delle categorie sopra citate, è tuttavia necessario procedere alle seguenti attività:
– L’approvazione e la promulgazione di una nuova legge sull’identificazione e registrazione degli elettori; – L’approvazione e la promulgazione della legge sulla nazionalità (nel caso della registrazione anche dei Congolesi residenti all’estero);
– L’indizione di un bando per l’acquisto del materiale;
– L’acquisto e lo stoccaggio del materiale;
– L’invio del materiale in tutte le province;
– La formazione del personale (oltre 400.000 operatori elettorali per 80.000 centri di voto);
– La registrazione degli elettori;
– L’analisi dei dati ed eventuali correzioni (internal audit);
– Il controllo (audit) delle liste elettorali da parte di terzi;
– L’aggiornamento della mappatura elettorale;
– La revisione, approvazione e promulgazione della legge sulla ripartizione dei seggi per circoscrizione elettorale;
Solo questi prerequisiti, decisi in maniera consensuale, metteranno l’azione della Commissione elettorale al riparo da ogni contestazione.
III. IL DIALOGO NAZIONALE
Gli esperti elettorali di AETA hanno constatato che il “dialogo nazionale” è nello stesso tempo una problematica e un alibi al centro delle attuali questioni politiche ed elettorali.
Forti delle sue virtù pratiche, essi lo hanno ritenuto come un meccanismo per ricreare un consenso nazionale su questioni di interesse generale, tra cui, e soprattutto, quella elettorale. Affinché possa essere veramente utile, la riflessione sul Dialogo Nazionale dovrebbe porsi le seguenti domande:
a. Il dialogo, con quali obiettivi?
- Creare un quadro di scambio di idee tra le diverse parti: maggioranza presidenziale, opposizione e società civile: uno spazio di partecipazione inclusiva, integrativa, equilibrata ed equa.
- Armonizzare le opinioni sul processo elettorale nel rispetto dei testi pertinenti.
- Rilanciare il processo elettorale, in vista della sua credibilità.
- Abbassare i toni nel dibattito inerente alla questione elettorale e creare un consenso per ridefinire il calendario elettorale e il processo elettorale in generale.
- Chiarire quali sono le vere questioni politico-elettorali nei confronti delle realtà elettorali.
- Adottare consensualmente un quadro di condotta per difendere la libertà di espressione politica e civile e i diritti umani.
- Evitare il caos e la violenza.
- Rasserenare il clima politico.
- Istituire dei meccanismi politici per un’alternanza politica pacifica prevista per dicembre 2016. • Tracciare la via per il consolidamento della democrazia e della pace.
b. Il dialogo, con quali contenuti?
Il contenuto dovrà essere strettamente legato alla problematica delle elezioni:
- L’organizzazione di elezioni trasparenti, credibili e pacifiche, nel rispetto dei testi e, soprattutto, dei diritti umani e delle libertà politiche e civili;
- La questione del database elettorale (liste degli elettori), in vista della pianificazione tecnica delle operazioni elettorali;
- L’aggiornamento del calendario elettorale;
- L’istituzione di meccanismi concreti di finanziamento elettorale;
- Le questioni della sicurezza e della giustizia elettorale.
c. Il dialogo, con quali rischi?
- Prolungamento del mandato dell’attuale potere;
- Revisione della Costituzione: modalità di voto, iscrizione dei residenti all’estero (articolo 10 della Costituzione), etc.;
- Instaurazione di un nuovo ordine politico attraverso nuove istituzioni;
- Adozione di una nuova transizione politica;
- Mancata applicazione delle raccomandazioni finali;
- Se il dialogo non sarà inclusivo, non avrà alcun effetto, come le concertazioni nazionali, poiché non potrà riuscire a costruire il consenso sul processo elettorale;
- Se il dialogo non arrivasse ad alcun compromesso e consenso, i rischi sarebbero i seguenti:
– Esacerbazione dei conflitti armati;
– Sollevamento della popolazione, rivolta popolare, caos nazionale;
– Inizio di un nuovo ciclo di violenza;
– Impasse della situazione politica;
– Massicce violazioni dei diritti umani;
– Stato di emergenza, blocco delle istituzioni e recupero del potere da parte degli attuali governanti;
– Morte del processo di democratizzazione;
– Apparizione di gruppi terroristici;
– Continuazione del saccheggio delle risorse naturali;
– Balcanizzazione del paese.
- Per evitare tutto questo, occorre che:
– Il dialogo nazionale abbia come risultato il consolidamento della democrazia e della pace; – Il dialogo non sia utilizzato come pretesto per prolungare il mandato delle attuali istituzioni; – I partecipanti al dialogo evitino di trasformarlo in uno spazio de condivisione del potere;
Pertanto, prima del dialogo, occorre istituire un patto di impegno per il rispetto della Costituzione, dell’inclusività e delle conclusioni finali del dialogo politico.
NB: Se non si riuscisse ad organizzare un “dialogo nazionale”, date le molte manovre e i non detti che riguardano la sua organizzazione e i suoi obiettivi, sarà comunque necessario che i politici, la società civile, la Commissione elettorale e i partner internazionali si riuniscano intorno a un tavolo, tre o quattro giorni, per negoziare un nuovo calendario elettorale consensuale e un cronogramma delle operazioni da realizzare da gennaio a dicembre 2016.
[1] Testo integrale in francese: http://www.lephareonline.net/wp-content/uploads/2015/12/ANALYSE-CONTEXTUELLE-ET-MONITORING-AETA-SEPTEMBRE-A-DECEMBRE-2015.pdf