Congo Attualità n. 264

INDICE:

EDITORIALE: ELEZIONI POSSIBILI SOLO CON UN RINNOVATO IMPEGNO

  1. IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE
    1. La posizione della CENCO
    2. La posizione dell’UDPS
  2. IL PROCESSO ELETTORALE
    1. Verso un nuovo calendario elettorale che andrebbe oltre le scadenze costituzionali?
    2. La “opposizione nazionalista” favorevole e propone un periodo di transizione
    3. La Dinamica dell’Opposizione e il G7 contrari ed esigono l’alternanza nel 2016
    4. Moïse Katumbi: primarie per un candidato unico dell’opposizione
    5. Database elettorale: falsi certificati elettorali in circolazione

EDITORIALE: ELEZIONI POSSIBILI SOLO CON UN RINNOVATO IMPEGNO

 

1. IL DIALOGO POLITICO NAZIONALE

La convocazione del dialogo politico nazionale da parte del Presidente Joseph Kabila fa discutere la classe politica già da diversi mesi.

Il portavoce della maggioranza presidenziale, Alain André Atundu, ritiene che il dialogo permetterà di discutere sulle questioni relative al processo elettorale e che sia, quindi, l’unica via credibile per salvare il processo elettorale, la coesione, la pace sociale e la democrazia.

Tuttavia, alcuni membri dell’opposizione vi si oppongono, sostenendo che l’obiettivo di questo tipo di dialogo è quello di prolungare il secondo e ultimo mandato dell’attuale presidente della Repubblica Joseph Kabila, che arriverà a termine nel mese di dicembre 2016. Invece di un dialogo, essi propongono una riunione tripartita Commissione elettorale – Maggioranza – Opposizione in cui si possano affrontare tali questioni relative al processo elettorale. Tra i sostenitori di questa linea, spiccano i leader della Dinamica dell’Opposizione, del G7 e Moïse Katumbi.

Il principale partito di opposizione, l’UDPS di Etienne Tshisekedi, si dice disposto a partecipare al dialogo, ma pone una condizione: una mediazione internazionale.

Altri membri dell’opposizione sono favorevole al dialogo e dicono di essere disposti a parteciparvi. Essi hanno formato una coalizione cui fanno parte Justin Bitakwira, Arthur Z’Ahidi Ngoma, Steve Mbikayi, Azarias Ruberwa e Mushi Bonane.[1]

a. La posizione della CENCO

Il 12 novembre, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) ha dato il suo punto di vista sul dialogo nazionale. Secondo la Cenco, tutte le parti partecipanti al dialogo devono impegnarsi sinceramente, immediatamente e senza indugio, a rispettare la sovranità nazionale, l’integrità territoriale e l’ordine costituzionale.

Il punto di vista della CENCO si riassume nei seguenti due punti:

  1. Il dialogo è la via fondamentale e pacifica di uscita dalla crisi. È un elemento costruttivo di ogni sistema democratico.
  2. Il dialogo dovrebbe svolgersi nel pieno rispetto del quadro costituzionale e istituzionale vigente.

– Tutto ciò implica che:

  1. Tutte le parti si impegnino a rispettare la Costituzione e le istituzioni della Repubblica;
  2. Non si istituisca alcun periodo di transizione, perché contrario alla Costituzione;
  3. Non si crei alcuna istituzione straordinaria;
  4. Siano rispettate le scadenze costituzionali per l’organizzazione delle elezioni.

– Per quanto riguarda il calendario elettorale, la CENCO ha proposto una modifica con il seguente ordine: elezioni provinciali (deputati provinciali, governatori e senatori), legislative e presidenziali nel 2016. In queste condizioni, le elezioni locali, comunali e urbane potrebbe essere organizzate nel 2017, dandosi il tempo e le risorse necessarie per prepararle meglio.[2]

Il 24 novembre, nel suo messaggio per il buon esito del processo elettorale, la CENCO ricorda che le sofferenze del popolo sono dovute a un certo modo di accedere al potere con la forza e di esercitarlo a scapito del bene comune.

I vescovi riconoscono gli sforzi compiuti dal Governo a favore della democratizzazione del Paese. Tuttavia, si dicono rattristati nel constatare che l’approssimarsi delle elezioni ha portato con sé l’aumento delle restrizioni delle libertà individuali, della repressione e delle intimidazioni. Secondo i vescovi, la democrazia non dovrebbe essere solo uno slogan, ma una cultura e l’alternanza una sua espressione.

Secondo la CENCO, il futuro della RDCongo risiede nella salvaguardia dell’integrità territoriale della nazione, nel rispetto della Costituzione e nello svolgimento di elezioni libere e trasparenti entro i termini costituzionali.

Tra le iniziative spirituali volte a implorare la grazia della pace su tutta l’estensione del paese e il consolidamento della democrazia, i Vescovi citano anche l’organizzazione, in ogni diocesi, di una marcia pacifica, il 16 febbraio 2016, in occasione dell’apertura del 25° anniversario della storica marcia del 16 febbraio 1992.

I vescovi chiedono, infine, al popolo congolese di essere vigile, nello spirito dell’articolo 64 della Costituzione, secondo cui “Tutti i Congolesi hanno il dovere di lottare contro qualsiasi individuo o gruppo di individui che voglia prendere il potere con la forza o che lo eserciti in violazione delle disposizioni della Costituzione”».[3]

Immediatamente, quest’ultimo appello ha provocato una forte reazione da parte dei leader delle istituzioni e della maggioranza presidenziale.

Il portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato di temere “una collusione dei vescovi della Cenco con l’opposizione e le potenze straniere“.

Il Procuratore Generale della Repubblica ha messo in guardia tutti quelli che, indipendentemente dalla loro posizione, incitassero la popolazione a scendere in strada,facendo appello alla prima parte dell’articolo 64 della Costituzione del 18 febbraio 2016.[4]

Il 3 dicembre, senza alcuna esitazione, la Cenco ha reagito con forza affermando che «i membri del Comitato permanente della CENCO non sono dei ribelli, ma dei pastori, preoccupati per il paese e per il funzionamento delle istituzioni repubblicane. Poiché la Repubblica Democratica del Congo, il nostro paese, è un bene comune, i vescovi possono e devono pronunciarsi sullo stato di avanzamento delle istituzioni; si tratta di una questione di coscienza e di responsabilità, sia come pastori che come cittadini congolesi. In un Paese che si definisce democratico, nessuno ha il diritto di imporre il silenzio a chi vuole esprimersi o prendere la parola … Il Paese non è proprietà di coloro che detengono il potere … La democrazia non significa assenza di dibattito … L’interpretazione dell’articolo 64 pone il cittadino di fronte alle sue responsabilità. Nessuno dei vescovi vuole rovesciare l’attuale regime. I Vescovi chiedono solo il rispetto della costituzione per quanto riguarda le scadenze elettorali. Il che non può essere visto come un invito a sollevare il popolo contro il regime».[5]

Dal 28 al 30 dicembre, a proposito del processo elettorale, i vescovi congolesi hanno consultato varie forze politiche e sociali del paese. Il 30 dicembre stesso sono stati ricevuti dal Capo dello Stato. Su questo incontro, nessuna informazione è stata comunicata. Ma il tono dei vescovi sembra improvvisamente cambiato: ora invitano al dialogo, senza insistere troppo sull’organizzazione delle elezioni presidenziali entro i tempi previsti dalla costituzione.[6]

Il 4 gennaio, dopo aver terminato la prima fase di consultazioni con le forze vive del paese, l’opposizione, la maggioranza e la società civile e dopo essere stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, i Vescovi membri della CENCO hanno pubblicato un comunicato in cui hanno ribadito il loro «appello per un dialogo che risponda alle aspirazioni di tutti, per l’interesse superiore del Paese». Secondo il comunicato, i Vescovi hanno istituito un comitato di monitoraggio composto dai sei arcivescovi metropoliti, dal Presidente e dal Vice-Presidente della CENCO. Questo comitato dovrà «mantenere i contatti con tutte le parti interessate, incoraggiare e consolidare la reciproca fiducia e fomentare delle iniziative per rilanciare il processo elettorale».

Secondo alcuni osservatori, si nota un’evoluzione nel discorso Vescovi che, questa volta, hanno apertamente riconosciuto che, per sbloccare il processo elettorale, non c’è altra via che il dialogo. Non si sono preoccupati di fissarne dei limiti, come avevano fatto a fine novembre, quando avevano affermato che la stabilità del paese risiede nel rispetto assoluto della Costituzione e che il dialogo non dovrebbe condurre a un nuovo ordine politico istituzionale. Ora si sono accontentati di evocare un dialogo che risponda alle aspirazioni di tutti, per l’interesse superiore del Paese.[7]

Il 9 gennaio, il Fronte cittadino 2016, una coalizione di partiti politici e di associazioni recentemente creata, ha annunciato la sua intenzione di partecipare “attivamente” alla marcia del 16 febbraio promossa dalla Cenco. Alla fine di novembre, la Cenco aveva annunciato di volere organizzare una “marcia pacifica per consolidare la democrazia, in tutte le diocesi, il 16 febbraio 2016”, data anniversario della “marcia dei cristiani” repressa nel sangue dal regime del dittatore Mobutu Sese Seko, il 16 febbraio 1992, a Kinshasa.[8]

L’11 gennaio, il presidente del gruppo parlamentare del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il deputato Emmanuel Shadary Ramazani, ha annunciato che il PPRD intende organizzare, il 16 febbraio e a livello nazionale, una grande “marcia per la pace e la democrazia”. Egli ha affermato che, attraverso questa marcia, il PPRD, il partito di governo, vuole onorare la memoria dei Congolesi uccisi durante la marcia dei cristiani del 16 febbraio 1992, a Kinshasa. Emmanuel Ramazani Shadary ha respinto l’idea che il PPRD voglia contrastare le marce che altri partiti o organizzazioni hanno già previsto in tale data.[9]

Il 12 gennaio, in una lettera indirizzata a tutti i vescovi del Paese, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) ha annunciato di aver deciso di annullare le marce che pensava di organizzare, il 16 febbraio, in memoria dei cristiani uccisi nel 1992 a Kinshasa, temendo un loro “recupero” politico in un ambiente pre-elettorale teso. «Questa iniziativa ha suscitato, tra i nostri connazionali, delle aspettative opposte e sproporzionate», ha scritto il presidente della Cenco, Nicolas Djomo. «Alcuni vi hanno visto un’azione cittadina a fini politici. Altri hanno organizzato una contro marcia proprio nello stesso giorno e la Santa Sede ha raccomandato fortemente di sospendere le iniziative che possono essere manipolate a fini politici», si legge in questa lettera. «Consapevoli del rischio di recupero politico della nostra iniziativa e dei possibili scontri tra i manifestanti, ci è sembrato ragionevole annullare questa marcia», ha aggiunto il vescovo Djomo, chiedendo agli altri vescovi di trasmettere queste informazioni nelle loro rispettive diocesi.[10]

Il 14 gennaio, il portavoce del “Fronte cittadino 2016”, Jean-Claude Katende, ha dichiarato che la questa coalizione politica continuerà ad organizzare la manifestazione del 16 febbraio, nonostante il ritiro della Chiesa cattolica. Ha inoltre dichiarato che il Fronte cittadino 2016 avrebbe preferito che la Chiesa cattolica avesse mantenuto il suo impegno per la manifestazione annunciata per il 16 febbraio, al fine di onorare la memoria di quei cittadini uccisi a Kinshasa nel 1992, per difendere la democrazia.[11]

Vari osservatori si interrogano su quali possono essere state le cause che hanno costretto i vescovi ad annullare la manifestazione prevista per il 16 febbraio 2016.

Secondo alcuni, i vescovi hanno ceduto alle pressioni esercitate su di loro dal presidente Kabila e dalla sua maggioranza.

D’altra parte, secondo una fonte diplomatica, «il presidente Kabila e i vescovi hanno probabilmente trovato un compromesso», durante il loro ultimo incontro avvenuto il 30 dicembre, in seguito alle consultazioni che la Cenco ha effettuato dal 28 al 30 dicembre, incontrando le varie forze politiche e sociali a proposito della problematica suscitata dal processo elettorale. Alla CENCO “bocche chiuse”, ma nei corridoi si dice che «l’organizzazione delle elezioni dopo il dialogo e una breve transizione sarebbe un compromesso accettabile per cercare di evitare un ennesimo e drammatico spargimento di sangue».[12]

b. La posizione dell’UDPS

Il 31 dicembre, in un video disponible on-line, il presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Etienne Tshisekedi, 83 anni e in convalescenza a Bruxelles da agosto 2014, ha inviato ai suoi concittadini un suo messaggio di auguri per il 2016. Quando altri partiti di opposizione lo sospettano di aderire totalmente allo schema del dialogo politico convocato dal presidente Joseph Kabila, Tshisekedi ha ricordato che, «marcato dalla lotta non violenta, ho sostenuto e caldeggiato il dialogo politico come strada regale che può permetterci di ricostruire il patto repubblicano e il regime che ne consegue, trovare il modo e i mezzi per superare l’attuale stallo politico e ottenere, per consenso, un processo elettorale credibile e pacifico che dovrebbe condurci alle elezioni previste nel 2016. Si tratta dunque di un nuovo processo che tutti noi vogliamo esente dalla manipolazione dei risultati e dalla violenze che causa inutili perdite di vite umane, come successo durante le elezioni del 2011».

Se è vero che Tshisekedi aderisce al dialogo politico, tuttavia, egli afferma di non essere nella logica del Capo dello Stato e della Maggioranza. Infatti, egli ribadisce il suo impegno a «difendere la Costituzione e le sue scadenze elettorali, risolvere il contenzioso elettorale del 2011, la ristrutturazione della Commissione elettorale, principale vettore di violazione del processo elettorale e democratico, organizzare il processo elettorale in un clima non violento, promuovere un passaggio pacifico del potere, nel rispetto della volontà del popolo».

Inoltre, egli si propone di «prendere immediatamente l’iniziativa di riunire e d’incanalare le energie di tutte le forze acquisite al cambiamento, in modo che insieme si possa: difendere i valori repubblicani contenuti nella Costituzione; costruire un consenso su un processo elettorale credibile; organizzare le elezioni presidenziali e legislative entro le scadenze costituzionali e in un clima rappacificato. Il 2016 che inizia deve essere un anno elettorale. Un anno di speranze».[13]

Il 6 gennaio, a Kinshasa, il segretario dell’UDPS, Bruno Mavungu Puati, ha reso pubblica la seguente nota:

«Per porre fine alle menzogne ​​apparse su un presupposto rifiuto, da parte dell’UDPS, di partecipare al dialogo e sulla sua adesione alla piattaforma denominata “Fronte cittadino 2016”, la presidenza del partito informa che:

1) L’UDPS parteciperà al dialogo definito dal suo presidente, Etienne Tshisekedi, come la “via regale” per porre fine alla crisi politica nata dalle elezioni di novembre 2011 e per permettere l’organizzazione di elezioni pacifiche.

2) L’UDPS non ha firmato l’atto fondatore della piattaforma del “Fronte cittadino 2016”; di conseguenza, il partito non è membro di questo gruppo».

Con questa nota, l’UDPS vuole dissipare ogni equivoco che potrebbe essere sorto nella mente dei Congolesi, alcuni dei quali potrebbero essere stati tentati di credere che l’UDPS avrebbe aderito al “Fronte cittadino 2016” e, per conseguenza, al “Campo del rifiuto del dialogo”.

Circa il testo pubblicato dal Segretario Generale dell’UDPS, si impongono alcune osservazioni. La prima è che questo partito aderisce all’iniziativa del dialogo, ma con la condizione che sia rispettata la sua “road map” pubblicata in febbraio 2015. Tra i requisiti per la partecipazione dell’UDPS al dialogo politico nazionale, questo documento indica: la convocazione e la guida di tale dialogo da parte di un mediatore designato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, l’esame del contenzioso elettorale di novembre 2011, il rispetto delle disposizioni della Costituzione circa lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative nazionali, il controllo esterno (audit) delle liste degli elettori, l’elaborazione di un calendario elettorale consensuale, la ricomposizione della Commissione elettorale, l’iscrizione dei nuovi maggiorenni, ecc.

Per quanto riguarda il “Fronte cittadino 2016”, l’UDPS chiede alla pubblica opinione, nazionale e internazionale, di fare una netta distinzione tra la partecipazione di Félix Tshisekedi, segretario nazionale del partito per le relazioni esterne, all’incontro di Gorée (Senegal) e la creazione, da parte di alcuni suoi partecipanti congolesi, di una piattaforma politica contraria all’organizzazione del dialogo, al rinvio delle elezioni, al prolungamento del mandato dell’attuale Capo dello Stato o a un suo terzo mandato, alla revisione della Costituzione, etc. Secondo la nota, Félix Tshisekedi non è tra i firmatari della creazione di questo nuovo raggruppamento politico. Pertanto, la semplice presenza di un suo rappresentante in Senegal non implica, automaticamente, l’adesione del partito al “Fronte cittadino 2016”. Sarebbe una grave contraddizione che l’UDPS sostenga una cosa (il dialogo) e il suo contrario (il rifiuto del dialogo).

La preoccupazione maggiore dell’UDPS è di ottenere la garanzia di una mediazione neutrale (dell’ONU) e di evitare il prolungamento dei mandati degli attuali leader delle istituzioni e la ripartizione di incarichi ministeriali o di altri.[14]

Il 16 gennaio, il coordinatore del Fronte Popolare contro la revisione della Costituzione, Jean-Pierre Lisanga Bonganga, ha affermato che «è necessario dialogare, perché ci sono dei problemi. E noi diciamo sì al dialogo, ma con una mediazione internazionale. È come in una partita di calcio. Prima di entrare nell’area di gioco, l’arbitro deve essere già lì. Nel dialogo, la squadra di Tshisekedi dovrà affrontare la squadra di Kabila e occorre un arbitro. Ed è quest’arbitro che stiamo aspettando, perché vogliamo il dialogo versione Tshisekedi».

Secondo il Fronte Popolare, è il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che può sbloccare lo svolgimento del dialogo, nominando rapidamente un facilitatore. Alla domanda sul silenzio che, a questo proposito, il Segretario generale dell’ONU ha finora mantenuto, JP Lisanga ha risposto dicendo: «Ban Ki-Moon non può rifiutare di designare un facilitatore, perché sono le due maggiori personalità del Paese, Etienne Tshisekedi e Joseph Kabila, che chiedono il dialogo».[15]

2. IL PROCESSO ELETTORALE

a. Verso un nuovo calendario elettorale che andrebbe oltre le scadenze costituzionali?

Il 6 gennaio, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, si è detto pronto a pubblicare un calendario elettorale aggiornato. Tuttavia, egli avrebbe indicato che questo calendario elettorale andrebbe oltre la scadenza costituzionale, a causa del ritardo con cui sono rese disponibili le risorse materiali e finanziarie necessarie. Quindi, per affrontare le sfide della ristrettezza del tempo e delle risorse finanziarie, cui la commissione elettorale accenna, la questione fondamentale che si pone è quella di decidere a quali elezioni dare la priorità.[16]

b. La “opposizione nazionalista” favorevole e propone un periodo di transizione

Il portavoce dell’”opposizione nazionalista”, il deputato Steve Mbikayi, propone l’istituzione di una transizione politica con un governo guidato da una personalità dell’opposizione. In tal modo, verrebbero ignorate le disposizioni costituzionali relative al numero e alla durata dei mandati. Questo gruppo politico si basa su una frase pronunciata dal presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, secondo cui il calendario elettorale che sarà prossimamente pubblicato oltrepasserà di un po’ i limiti fissati dalla Costituzione.

Per quanto riguarda l’ordine di successione delle elezioni, il gruppo di Steve Mbikayi dà la priorità alle elezioni locali. Le altre verrebbero dopo di esse. Una posizione che, stranamente, coincide con quella della maggioranza. Il portavoce dell’opposizione nazionalista ha affermato che, per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni, «oggi non è più possibile rispettare le scadenze costituzionali e si deve avere il coraggio di dirlo apertamente. Il presidente della Commissione elettorale è stato chiaro su questo, quando ha detto che il prossimo calendario elettorale supererà di un po’ le scadenze costituzionali. Oggi, continuare a parlare di rispetto delle scadenze costituzionali è fare demagogia. Sia la maggioranza che l’ala dura dell’opposizione fanno demagogia. Per avere buone elezioni, si deve dapprima identificare la popolazione, cioè fare un censimento generale, etc. Inoltre, occorrerà partire dalle elezioni locali e terminare con quelle presidenziali. Occorre, quindi, un periodo di transizione che, guidato dall’opposizione, dovrà organizzare tutto il processo elettorale».[17]

c. La Dinamica dell’Opposizione e il G7 contrari ed esigono l’alternanza nel 2016

L’8 gennaio, in una dichiarazione rilasciata a Kinshasa, la Dinamica dell’Opposizione ha ribadito il suo appello all’alternanza politica e all’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative in novembre 2016. «Condanniamo tutte le iniziative intraprese per cambiare o raggirare la costituzione», ha dichiarato la segretaria generale del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), Eve Bazaiba, che ha deplorato l’azione repressiva, gli abusi e i soprusi della polizia e la graduale instaurazione di un regime poliziesco.

Inoltre, la dinamica dell’opposizione ha fissato il 31 gennaio come data limite per l’elaborazione di un calendario elettorale consensuale e il 10 febbraio come data limite per l’inizio effettivo dell’aggiornamento delle liste degli elettori.

Lo scorso novembre, questa piattaforma dell’opposizione aveva espresso il suo rifiuto di partecipare al dialogo politico, che dovrebbe essere organizzato su iniziativa del Capo dello Stato. Alcuni oppositori sospettano Joseph Kabila di voler ottenere, attraverso il dialogo, il rinvio delle elezioni previste per il 2016 e, conseguentemente, il prolungamento del suo mandato presidenziale. Dopo aver raggiunto la fine del suo secondo e ultimo mandato, Joseph Kabila non potrebbe più presentarsi alle elezioni.[18]

Il 14 gennaio, il G7 ha reso pubblica la seguente dichiarazione politica:

«Il G7 ritiene che sia ancora possibile organizzare le elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione. A tal fine, il G7 chiede al governo della Repubblica di:

  1. Facilitare e accelerare le procedure per gli acquisti dei kit di registrazione degli elettori e del materiale elettorale necessario, chiedendo il contributo di partner esterni come l’Unione Europea e il PNUD;
  2. Concordare con la Commissione elettorale e i partner sostenitori un piano di erogazione dei 580 milioni di dollari, già previsti nella legge finanziaria del 2016 per le elezioni. Tale importo è sufficiente per coprire le spese relative alle elezioni nazionali e provinciali;
  3. Ricorrere alla MONUSCO, com’è stato fatto nel 2006 con la MONUC, per la distribuzione del materiale elettorale e del personale, secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n 2211 del 26 marzo 2011;
  4. In previsione della registrazione dei Congolesi residenti all’estero, costituire nel primo trimestre 2016, un database consolare.

Il G7 chiede alla Commissione elettorale di cessare di immischiarsi nei dibattiti politici, di non sottomettersi servilmente alle ingiunzioni della Maggioranza Presidenziale e di dedicarsi esclusivamente al suo lavoro tecnico.

A questo proposito, il G7 condanna le recenti dichiarazioni del Presidente della Commissione elettorale secondo le quali, da un lato, la pubblicazione del calendario elettorale è subordinata alla conclusione di un accordo politico raggiunto nell’ambito del dialogo nazionale (convocato dal Capo dello Stato) e, dall’altro, la Commissione elettorale si dice pronta a pubblicare un calendario elettorale che va oltre le scadenze elettorali previste dalla Costituzione.

Dicendo queste cose che non hanno alcuna base legale, il presidente della Commissione elettorale fa, ovviamente, il gioco della maggioranza presidenziale di cui, tra l’altro, riprende pubblicamente le posizioni, violando volontariamente la costituzione. La Commissione elettorale deve solo rispettare la legge elettorale e la legge relativa all’organizzazione e al funzionamento della Commissione stessa. Essa non può subordinare l’adempimento della sua missione costituzionale a un qualsiasi accordo politico e non può pubblicare un calendario elettorale che vada oltre le scadenze elettorali previste dalla Costituzione, perché sarebbe contrario ai testi giuridici evocati.

Circa l’appalto per l’acquisto dei kit elettorali, la cui urgenza è indiscutibile, il G7 deplora l’atteggiamento della nuova presidenza della Commissione elettorale che pretende di indire un bando internazionale, sapendo che tale procedura richiede non meno di sei mesi, ritardando ulteriormente il processo elettorale, ciò che il popolo congolese non è disposto ad accettare.

Il G7 chiede al Comitato centrale della Commissione elettorale di:

  1. Convocare, come in passato e nel più breve tempo possibile, la tripartita Maggioranza -Opposizione – Commissione elettorale, per superare le divergenze sugli aspetti del processo elettorale che lo richiedono;
  2. Pubblicare, in seguito alla tripartita, un calendario elettorale consensuale che rispetti le scadenze elettorali costituzionali. Secondo il G7, tale calendario elettorale dovrebbe essere strutturato come segue: 1° trimestre 2016: Acquisto dei kit e del materiale di registrazione;

2° trimestre 2016: Revisione delle liste degli elettori;

3° trimestre 2016: Aggiornamento del quadro giuridico, convocazione delle elezioni e presentazione delle candidature;

4 ° trimestre 2016: elezioni provinciali, legislative e presidenziali. Questi tre scrutini possono essere organizzati nello stesso giorno.

  1. Avviare senza indugio la revisione delle liste degli elettori secondo le raccomandazioni fatte dalla missione di controllo (audit) dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF), includendovi l’operazione di iscrizione dei nuovi maggiorenni, che non è una questione d’ordine politico. Questa opzione era già stata ritenuta dalla stessa Commissione elettorale nel calendario elettorale globale pubblicato il 12 febbraio 2015, rinunciando all’idea di creare delle liste elettorali completamente nuove. È ancora possibile procedere alla revisione delle liste elettorali, senza superare il tempo imposto dalle esigenze costituzionali (cfr rapporto della missione di controllo (audit) dell’OIF). Nel mese di febbraio 2015, la Commissione elettorale aveva stimato sui circa 8 mesi il periodo di tempo necessario per questa operazione (incluso l’acquisto di kit di registrazione supplementari); 4. Alleggerire il calendario elettorale mantenendo, nel 2016, solo le elezioni a carattere nazionale e provinciale, perché sono vincolate dalla Costituzione (articoli 73; 103, comma 1; 197, comma 4; e 198, comma 2) e presentano, inoltre, il vantaggio di consolidare i risultati di un esercizio repubblicano democratico già iniziato.

Il G7 ribadisce il suo invito alla maggioranza presidenziale e alle istituzioni della Repubblica a dimostrare la loro capacità di realismo e di responsabilità, accettando il rinvio a più tardi delle elezioni locali, comunali e urbane che dipendono piuttosto dalla legge elettorale (articoli 118, 175, 183, 193, 199, 209 e 215), per prepararle meglio, per completare il lavoro di delimitazione e di stabilizzazione della mappatura amministrativa delle entità interessate e per procedere alla creazione dei tribunali di pace incaricati di risolvere i contenziosi elettorali delle entità di base.

Il G7 è convinto che se si superano rapidamente gli ostacoli politici, amministrativi e finanziari e se la Commissione elettorale gestisce tecnicamente bene le varie operazioni, la raccolta dei dati sul campo può essere completata entro il mese di giugno 2016 e il processo elettorale può riprendere il suo corso normale. Questo compito spetta in primo luogo al Governo della Repubblica, per il quale l’organizzazione regolare delle elezioni democratiche è un impegno costituzionale, come la difesa nazionale, la sicurezza delle persone e dei beni, la giustizia, l’amministrazione del territorio nazionale, la prosperità economica del paese e il benessere sociale della popolazione.

Ai partner esterni della Repubblica Democratica del Congo, il G7 chiede di essere attenti nella materializzazione degli annunci che hanno fatto circa i loro contributi al processo elettorale e di farsi carico dell’acquisto dei kit e del materiale elettorale nell’ambito del Progetto di Appoggio al Ciclo Elettorale del Congo (PACEC), in modo da eliminare qualsiasi alibi finanziario ai vari tentativi di rinviare indefinitamente le elezioni.

Di fronte alle varie minacce nei confronti della democrazia, della coesione nazionale e del futuro della RDCongo, il G7 interpella la coscienza civica e morale di coloro che ora governano il Paese.

L’attuale politica seguita dalla maggioranza presidenziale e dal governo, consistente nel confiscare illegalmente i mezzi pubblici di comunicazione e i beni privati, nel limitare le libertà individuali e collettive, nel ricorrere alle violazioni dei diritti umani, nell’intimidire e nel silenziare le voci dissenzienti, nell’attribuirsi il monopolio sull’organizzazione delle manifestazioni politiche e nell’agitare lo spettro di una guerra civile, non è né una virtù democratica, né una prova di governabilità all’altezza delle aspettative e delle speranze del popolo congolese. Al contrario, è una politica che solo inquina ulteriormente il clima politico e aumenta la tensione all’interno della popolazione. Il G7 chiede al Presidente della Repubblica di mettervi fine nell’interesse di tutti, maggioranza, opposizione e società civile.

Il G7, piattaforma dell’opposizione, ribadisce il suo impegno attivo, a lato delle altre forze politiche e sociali riunite nel Fronte cittadino 2016, nella lotta per il rispetto della Costituzione, l’alternanza democratica ai vertici dello Stato e l’organizzazione di elezioni libere, trasparenti, pluraliste, credibili e rispettose delle scadenze costituzionali».[19]

d. Moïse Katumbi: primarie per un candidato unico dell’opposizione

Il 13 gennaio, intervistato da giornale africano in onda su France 24, l’ex governatore del Katanga, Moïse Katumbi, ha affermato che sono in corso dei colloqui per verificare la possibilità di designare un unico candidato dell’opposizione in vista delle prossime elezioni presidenziali previste per novembre 2016. Ex membro del PPRD, che ha lasciato per aderire all’opposizione, egli ha evocato la possibilità, per l’opposizione, di organizzare delle elezioni primarie in vista delle prossime elezioni presidenziali.

A proposito delle elezioni presidenziali, l’ex governatore ha auspicato un’alternanza. L’attuale Capo dello Stato terminerà il suo secondo e ultimo mandato presidenziale nel mese di dicembre 2016. Ma l’opposizione lo sospetta di voler rimanere al potere oltre la fine del suo mandato. Moïse Katumbi ritiene che il mandato di Joseph Kabila non deve andare oltre il 2016 e si dice favorevole a un’alternanza politica ai vertici dello Stato, come previsto dalla Costituzione.

A proposito del dialogo politico, annunciato dal Capo dello Stato per discutere sull’organizzazione delle prossime elezioni, egli ritiene che «il dialogo è un tradimento, una distrazione. Penso che la cosa più importante sia rispettare le scadenze elettorali previste dalla Costituzione e pubblicare, al più presto possibile, un calendario elettorale, al fine di evitare il caos che si sta profilando».[20]

La proposta delle primarie divide l’opposizione politica.

Secondo José Makila, presidente dell’Alleanza dei Lavoratori per lo Sviluppo (ATD), rifiutare la proposta di Moïse Katumbi per l’organizzazione delle primarie in vista di un candidato comune dell’opposizione, sarebbe fare il gioco del potere e della sua maggioranza. José Makila appoggia quindi l’idea di organizzare delle primarie, affinché l’opposizione possa designare un unico candidato per le elezioni presidenziali. Egli ritiene che i partiti di opposizione dovrebbero rapidamente organizzarsi per designare il loro candidato: «Il Fronte comune dovrebbe promuovere un incontro di tutti i leader dei partiti politici e delle piattaforme dell’opposizione. È in questa assemblea che si potrebbe trovare un accordo».[21]

Anche Frank Diongo pensa la stessa cosa. Riferendosi agli errori commessi in passato, quando l’opposizione si è sempre presentata alle elezioni presidenziali in ordine sparso, afferma che l’idea di Moïse Katumbi è degna di essere presa in considerazione. Diongo chiede quindi a tutte le piattaforme dell’opposizione di mettersi insieme, per creare un comitato incaricato di redigere un codice elettorale che potrebbe permettere di organizzare queste primarie.

Ma la proposta di Katumbi non è accettata da tutti. Molti rimangono ancora in silenzio e si chiedono come si potrebbe organizzare queste elezioni e con quale elettorato.

Vital Kamerhe avrebbe già cominciato a parlare. Egli si è detto contrario a questa proposta che, secondo lui, potrebbe favorire la corruzione tra i leader dei partiti dell’opposizione.

All’UDPS, invece, si pensa che sia assolutamente necessario ritornare allo schema di elezioni presidenziali a due turni, per potere avere una panoramica generale di tutti i leader dei partiti politici. Infatti, il sistema a due turni dà a tutti la possibilità, all’interno dello spazio politico congolese, di essere valutati dall’elettorato. Ciò significa che tutti quelli che pretendono di accedere alla più alta carica dello Stato possono presentare, in occasione del primo turno, la propria candidatura al popolo. Ed è proprio quest’ultimo che avrà l’ultima parola, scegliendo tra i due candidati che avranno ottenuto più voti. Uno dei due sarà certamente dell’opposizione e l’altro della maggioranza di governo. Sarà solo in quel momento che si potrà parlare di un vero candidato unico dell’opposizione di fronte a quello della maggioranza al governo. Procedere in modo diverso, si rischierebbe di aprire la strada ad ogni tipo di frustrazioni politiche.[22]

Secondo Eve Bazaiba, segretaria generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e membro attivo della Dinamica dell’Opposizione e del Fronte cittadino 2016, l’idea delle primarie non è male, ma ora non è una priorità: «L’organizzazione delle primarie in seno all’opposizione per designare un unico candidato per le prossime elezioni presidenziali non è male, perché tutti noi vogliamo un unico candidato dell’opposizione. Ma per ora la priorità è quella di unire tutte le forze dell’opposizione in seno alla nostra piattaforma Fronte cittadino 2016. È in questo contesto che si potrà parlare di un unico candidato. Per il momento, le primarie non sono ancora una priorità».

Da parte sua, Jean-Lucien Busa, coordinatore della piattaforma del Fronte dei Democratici e membro della Dinamica dell’Opposizione, afferma che «parlare ora delle primarie sarebbe mettere il carro davanti ai buoi. L’opposizione è composta da 6 o 7 piattaforme politiche … L’attuale nostro impegno è di lottare per la difesa dell’ordine costituzionale del 2006 e per il raggiungimento di un’alternanza democratica nel mese di novembre 2016».

Félix Tshisekedi, Segretario Nazionale per le relazioni esterne dell’UDPS, ha chiaramente affermato che «organizzare le primarie nel nostro contesto attuale sarà molto complicato. Occorrerà definire l’elettorato e tenere conto del peso di certi partiti politici. Tutto ciò è difficile e può creare altri problemi. L’UDPS non entra in questa logica».[23]

Quelli che si sono detti favorevoli alle primarie proposte da Moïse Katumbi hanno evocato la “convocazione di una seduta plenaria per trovare un consenso sul candidato unico, altrimenti si ricorrerebbe al voto“. Tuttavia, il successo di primarie democratiche e trasparenti nell’ambito di colloqui tra politici appartiene alla categoria del miracolo. Infatti, troppo spesso in passato, tali consultazioni si sono rapidamente trasformate in masse nere officiate da oscuri distributori di biglietti verdi. Manipolata dalle forze del denaro, la plenaria potrebbe diventare un semplice trampolino di lancio per i più ricchi e un Golgota finanziario per i meno ricchi, compresi quelli che potrebbero essere meglio preparati ad affrontare le sfide del Paese in un mondo in continuo cambiamento. Qui di seguito una proposta concreta su come potrebbero essere organizzate delle primarie democratiche e protette dai rischi della corruzione e del denaro sporco.

Le primarie dovrebbero essere una grande opportunità per il popolo congolese per conoscere la visione dei suoi concittadini che hanno l’ambizione di candidarsi alla presidenza del Paese.

Le primarie dovrebbero quindi articolarsi intorno a dei dibattiti tra i vari contendenti. Nel corso di tali dibattiti alla presenza di potenziali elettori, i candidati alla presidenza dovrebbero presentare i loro programmi elettorali sotto la moderazione di alcuni giornalisti. Dopo ogni sessione di dibattito, gli invitati, potenziali elettori, esprimerebbero la loro scelta di candidato (i) con voto segreto, i cui risultati sarebbero resi pubblici il prima possibile. Al termine della serie dei dibattiti, il candidato con il maggior numero di voti (preferenze) su tutto il territorio nazionale diventerebbe, di fatto, il candidato dell’opposizione.[24]

e. Database elettorale: falsi certificati elettorali in circolazione

L’11 gennaio, in un comunicato, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha riferito sul recente ritrovamento di 22 contraffatti detenuti da dei rifugiati burundesi ospitati al campo di Lusenda, nel territorio di Uvira, nella provincia del Sud Kivu.

A questo proposito, la Commissione elettorale ha precisato che:

– questi 22 certificati elettorali sono stati stampati su schede di base ufficiali non ancora utilizzate, ma al di fuori del circuito normale della Commissione elettorale;

– le foto dei loro titolari sono state scansionate, invece di essere state “scattate” in un centro di registrazione degli elettori;

– le firme ritrovate su questi certificati elettorali sono false, perché non conformi a quelle degli agenti responsabili dei centri di iscrizione contenute nel database della Commissione;

– i codici dei centri di iscrizione indicati su questi certificati elettorali sono erronei o incoerenti;

– le identità dei portatori di questi certificati elettorali sono dubbie, etc.

La Commissione elettorale chiede alla giustizia di aprire un’inchiesta su questi casi di frode e di applicare l’articolo 26 della legge relativa all’identificazione e alla registrazione degli elettori che afferma: “ogni persona che si fa fraudolentemente registrare in una lista sarà punito per falso atto, secondo il codice penale congolese“.

A proposito dei falsi certificati elettorali, essi sono in circolazione sull’intero territorio nazionale sin dalle elezioni del 2006 e del 2011. Le province più colpite sono il Nord Kivu e il Sud Kivu, dove l’insicurezza è frequente e i furti dei kit elettorali, da parte di membri di gruppi armati, sia congolesi che stranieri, sono molto comuni.

Dalla fine delle controverse elezioni del 2011, i centri specializzati nella produzione di certificati elettorali falsi si trovano sia in territorio congolese che in Uganda e in Ruanda. Nella stessa RDCongo, più volte è stato dimostrato che degli ex agenti della Commissione elettorale, non pagati o licenziati, se ne sono andati mantenendo in loro possesso i kit elettorali, il che consente loro di produrre e rilasciare dei falsi certificati elettorali. La stessa cosa succede anche con alcuni capi dei vari movimenti ribelli congolesi fuggiti in Uganda, Ruanda e Burundi. I “laboratori” di produzione di falsi certificati elettorali sono così numerosi che sono in grado di inondare non solo l’est del Paese, ma anche il Nord, il Centro, il Sud e l’Ovest.

Quindi, si può pensare che il database elettorale sia completamente imploso, in quanto contiene ancora migliaia di doppioni, milioni di deceduti, membri delle forze di sicurezza, elettori non congolesi, elettori fittizi, eccetera. Ma mancano milioni di nuovi maggiorenni. Di conseguenza, invece di una semplice revisione delle liste degli elettori, la Commissione elettorale dovrebbe, se si ottenesse un consenso sul calendario elettorale e se il Governo sbloccasse le risorse finanziare necessarie, dare la priorità a nuove operazioni di registrazione di tutti i Congolesi in età di votare. Se non si procede a un aggiornamento globale e totale delle liste degli elettori, i Congolesi rischiano di andare alle urne, quando sarà il momento, con milioni di falsi elettori.

Nell’attuale situazione, in cui i kit elettorali sono in libera circolazione su tutto il territorio nazionale e nei paesi limitrofi, la Commissione elettorale non è in grado di organizzare delle elezioni veramente trasparenti e di garantire la verità delle urne, né per le elezioni locali, né per le provinciali o per quelle dei governatori e senatori, tanto meno per le elezioni legislative nazionali e presidenziali. Essendo piene di irregolarità, le liste degli elettori attualmente disponibili sono da gettare nel cestino ed essere sostituite da nuove liste aggiornate. Per evitare il pirateggio dei certificati elettorali attualmente in circolazione, è necessario ordinare nuovi kit elettorali con cui produrre un nuovo modello di certificato elettorale.[25]

[1] Cf Radio Okapi, 17.01.’16

[2] Cf http://www.cenco.cd/?id_art=262

[3] Cf http://www.cenco.cd/?id_art=268

[4] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 14.01.’16

[5] Cf http://www.cenco.cd/?id_art=271

[6] Cf Jeune Afrique, 13.01.’16

[7] Cf Communiqué de la Cenco http://www.cenco.cd/?id_art=279; La Prospérité – Kinshasa, 06.01.’16

[8] Cf AFP – Africatime, 13.01.’16

[9] Cf Radio Okapi, 12.01.’16

[10] Cf AFP – Africatime, 13.01.’16

[11] Cf Radio Okapi, 14.01.’16

[12] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 14.01.’16

[13] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 11.01.’16

http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=13849:tshisekedi-veut-le-dialogue-mais-a-ses-conditions&catid=85:a-la-une&Itemid=472

[14] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 08.01.’16 http://www.lephareonline.net/ludps-persiste-et-signe-non-au-front-citoyen-2016/

[15] Cf Kevin Inana – La prospérité – Congosynthèse, 18.01.’16

[16] Cf Peter Tshibangu – La Prospérité – Kinshasa, 11.01.’16 (via mediacongo.net)

[17] Cf La Prospérité – Kinshasa, 08.01.’16

[18] Cf Radio Okapi, 09.01.’16

[19] Cf Forum des As – Kinshasa, 18.01.’16 http://www.forumdesas.org/spip.php?article6457

[20] Cf Radio Okapi, 14.01.’16

[21] Cf Radio Okapi, 17.01.’16

[22] Cf Claude Nyembwe Mutoka – La Référence Plus – via www.congosynthese.com, 18.01.’16

[23] Cf Congo Nouveau , via www.congosynthese.com, 18.01.’16

[24] Cf Freddy Matungulu Mbuyamu Ilankir – Le Potentiel – Kinshasa, 19.01.’16

[25] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 12.01.’16