Editoriale Congo Attualità n.256 – a cura della Rete Pace per il Congo
Le elezioni dirette dei consiglieri locali e dei deputati provinciali, previste per il 25 ottobre, secondo il calendario elettorale pubblicato in febbraio dalla Commissione elettorale, sono state rinviate a tempo indeterminato, ufficialmente a causa dei vari ritardi accumulati in seguito ai numerosi problemi economici, giuridici e logistici incontrati.
Una delle conseguenze è che anche le elezioni presidenziali e legislative nazionali previste per il 28 novembre 2016 potrebbero subire la stessa sorte.
In tale contesto, già da alcuni mesi il Presidente Joseph Kabila sta proponendo un dialogo tra maggioranza, opposizione e società civile, con l’obiettivo di preparare la strada ad elezioni che possano svolgersi in modo pacifico e senza atti di violenza.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali, restano ancora troppi dubbi
– In primo luogo, questa proposta di dialogo viene lanciata dopo una lunga serie di scelte politiche, da parte della Maggioranza, che hanno causato rallentamenti, ritardi, contraddizioni e tensioni all’interno del processo elettorale. A titolo di esempio: la convocazione delle “concertazioni nazionali” con insignificanti ripercussioni sulla vita politica del Paese, l’avere innescato un dibattito sulla possibilità di modificare la costituzione anche nei suoi articoli considerati intangibili, il volere organizzare dapprima le elezioni locali, il volere condizionare le elezioni alla previa organizzazione di un censimento generale della popolazione, l’avere proceduto precipitosamente alla creazione delle nuove province previste dalla costituzione, l’avere proceduto con estrema lentezza all’approvazione di determinate leggi necessarie per l’organizzazione delle elezioni … Questa lista non è affatto esaustiva e potrebbe continuare ancora a lungo! A dire il vero, alcune di queste proposte avrebbero potuto contribuire a rendere il processo elettorale più trasparente e credibile. Ma spesso esse sono state presentate nel momento meno opportuno, cioè sempre in ritardo rispetto all’evolversi della situazione. Il che potrebbe far sospettare una chiara volontà, da part della maggioranza e dello stesso Presidente, di volere ritardare l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali per rimanere al potere anche al di là dei limiti imposti dalla Costituzione. Nel caso in cui la maggioranza insista nel volere affermare che si tratta di un processo alle intenzioni, allora la lista precedente sarebbe lo specchio di una politica interna del Governo che non ha saputo essere all’altezza delle sfide del momento.
– In secondo luogo, quando la comunità internazionale non cessa di dichiarare la sua disponibilità a contribuire al finanziamento delle sole elezioni presidenziali e legislative nazionali, non si capisce perché la maggioranza continui a volere a tutti i costi organizzare dapprima le elezioni locali, anche se il Paese non ha i mezzi finanziari sufficienti per farlo.
– Inoltre, se è vero che la proposta di dialogo ha ottenuto un certo numero di adesioni, è anche vero che gran parte dell’opposizione vi si oppone e minaccia di non aderirvi. In tal caso, in assenza di una parte importante dell’opposizione, il dialogo non riuscirebbe quindi a creare quel clima di consenso generale indispensabile per l’organizzazione di elezioni libere, trasparenti, credibili e pacifiche e non risolverebbe affatto nemmeno l’attuale crisi politica.
Ma un’alternativa potrebbe essere possibile
Dato che la Commissione elettorale è composta da membri designati dalla maggioranza, dall’opposizione e dalla società civile e che già esiste un organismo supplementare, la Tripartita, composta da rappresentanti della Commissione elettorale, della maggioranza e dell’opposizione, alla tripartita si potrebbero aggiungere dei rappresentanti della società civile, trasformandola in una Quadripartita. In questo modo, la Commissione elettorale e la Quadripartita potrebbero essere già il quadro di riferimento appropriato per discutere di tutte le questioni elettorali.
È da questi due organismi che dovrebbero uscire delle proposte concrete per fare avanzare il processo elettorale, anche attraverso un dialogo politico a livello nazionale.
In tal caso, dovrebbe essere la Tripartita (Quadripartita) a convocarlo, giacché l’attuale presidente della Repubblica è parte in causa, a meno che non dichiari ufficialmente e pubblicamente di rinunciare a candidarsi per un terzo mandato presidenziale e a qualsiasi tipo di manovra (un governo di transizione, un prolungamento del suo mandato, …) che gli permetta di rimanere al potere oltre i limiti fissati dalla Costituzione.
È la Tripartita (quadripartita), o il dialogo da essa convocato, che dovrebbero proporre un nuovo calendario elettorale, visto che si è avverato impossibile attuare quello pubblicato nel mese di febbraio scorso. Nella situazione attuale, sembra che la priorità debba essere data alle elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali. Vari sono i motivi. Ne citiamo solo due:
– la Costituzione offre indicazioni chiare e precise sulla durata e il numero dei mandati conferiti al Presidente della Repubblica, ai senatori, ai deputati nazionali, ai deputati provinciali e ai governatori e sulle modalità (diretta o indiretta) della loro elezione, mentre sembra tacere sui mandati e le modalità di elezione dei consiglieri locali e dei sindaci.
– il popolo congolese non vuole piangere altre vittime! La soluzione all’attuale crisi politica e la pace sociale dipendono non tanto dall’organizzazione delle elezioni locali, ma soprattutto dall’organizzazione di elezioni presidenziali libere, democratiche, trasparenti e credibili, organizzate entro i tempi fissati dalla Costituzione.