Editoriale Congo Attualità n. 258 – a cura della Rete Pace per il Congo
La convocazione di un dialogo politico tra Maggioranza, opposizione e società civile sembrava imminente. L’obiettivo ufficiale di questo incontro sarebbe stato quello di preparare al meglio le prossime elezioni. Secondo fonti autorevoli, i lavori avrebbero potuto cominciare verso il 15 novembre. Ma non è stato così.
Dialogo politico inclusivo o incontro bilaterale Maggioranza e Alleati – UDPS e Alleati?
Uno dei motivi potrebbe essere stato il disaccordo esistente tra l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e la Maggioranza Presidenziale (MP) a proposito di un’eventuale mediazione internazionale. Infatti, l’UDPS, il maggior partito d’opposizione, ha aderito al dialogo proposto dal Presidente della Repubblica, ma con la condizione di una mediazione internazionale. Da parte sua, la maggioranza aveva finora escluso tale possibilità ma, secondo le ultime informazioni, sembra averla accettata.
Un’altra causa potrebbe essere ricercata nella mancata adesione di gran parte dei partiti dell’opposizione, come quelli appartenenti alla Dinamica dell’Opposizione (tra cui l’UNC e il MLC) o al G7 (tra cui il MSR, l’ARC e l’UNAFEC) e di una parte significativa della Società civile. L’opposizione sospetta infatti che la Maggioranza Presidenziale ricorra al dialogo per giustificare l’impossibilità di organizzare le elezioni presidenziali entro i tempi stabiliti dalla Costituzione e per ottenere un consenso sulla necessità di un prolungamento del mandato presidenziale o di un periodo di transizione che consenta all’attuale Capo dello Stato di rimanere al potere oltre dicembre 2016. Senza la partecipazione di questa ampia parte dell’opposizione e della Società civile, il dialogo perderebbe una sua dimensione essenziale, quella dell’inclusività e si vedrebbe ridotto ad un semplice monologo tra i partiti della maggioranza e i loro alleati o, tutt’al più, ad un incontro bilaterale tra Maggioranza Presidenziale e UDPS che non impegnerebbero in alcun modo il popolo congolese e la Nazione.
Dialogo: evento speciale o modo normale di far politica?
D’altra parte, il dialogo non è tanto un evento speciale o un’iniziativa particolare, ma un modo di essere di tutte le persone, comprese quelle che occupano posti di responsabilità nella vita politica del Paese. È all’interno delle Istituzioni già esistenti che i politici possono dialogare tra loro, nel rispetto delle diversità e nella ricerca di un consenso.
La Commissione Episcopale Nazionale Congolese (CENCO) ha proposto due linee guida:
- Il dialogo è la via fondamentale e pacifica di uscita dalla crisi. È un elemento costruttivo di ogni sistema democratico.
- Il dialogo dovrebbe svolgersi nel pieno rispetto del quadro costituzionale e istituzionale vigente.
Tutto ciò implica che:
- Tutte le parti si impegnino a rispettare la Costituzione e le istituzioni della Repubblica;
- Non si istituisca alcun periodo di transizione, perché contrario alla Costituzione;
- Non si crei alcuna istituzione straordinaria;
- Siano rispettate le scadenze costituzionali per l’organizzazione delle elezioni.
Da parte sua, l’opposizione continua a chiedere la convocazione del già esistente comitato tripartito (Maggioranza, Opposizione e Commissione elettorale), che potrebbe diventare un comitato quadripartito (con la partecipazione anche della Società civile), per discutere dei quattro principali punti proposti per il dialogo: il consenso su un nuovo calendario elettorale che rispetti le scadenze elettorali indicate dalla Costituzione, la revisione delle liste degli elettori, il finanziamento delle elezioni da parte del Governo e la sicurezza prima, durante e dopo le elezioni.
Non c’è più tempo per discutere. Il popolo non può più aspettare. Occorre Agire!
Non sarebbe affatto necessario discutere su questi punti. Si tratterrebbe semplicemente di agire.
Per quanto riguarda il calendario elettorale, la CENCO ha proposto una modifica con il seguente ordine: elezioni provinciali (deputati provinciali, governatori e senatori), legislative e presidenziali nel 2016. Le elezioni locali, comunali e urbane potrebbe essere organizzate nel 2017, dandosi il tempo e le risorse necessarie per prepararle meglio.
Per quanto riguarda la questione del finanziamento, il Governo dovrebbe mettere a disposizione della Commissione elettorale tutti i mezzi necessari, perché le elezioni costituiscono un diritto inalienabile che appartiene al popolo sovrano e che il Governo deve assolutamente tutelare.
La stessa cosa vale anche per la questione della sicurezza.
Circa l’aggiornamento del database elettorale, spetta alla Commissione elettorale assicurare che tutte le persone aventi diritto al voto, compresi i giovani diventati maggiorenni dopo le elezioni del 2011, siano registrate sulle liste degli elettori, evitando i doppioni dei certificati elettorali, eliminando i nominativi dei deceduti, annotando i cambi di residenza e, in una situazione di afflusso di rifugiati, accertando la nazionalità di tutti coloro che si presentano per richiedere un certificato elettorale.