INDICE:
EDITORIALE: PER UN DIALOGO POLITICO ALTERNATIVO
- PROCESSO ELETTORALE
- Dimissioni e nuove designazioni all’interno della Commissione Elettorale
- Washington per un trasferimento pacifico del potere
- VERSO UNA CONVOCAZIONE IMMINENTE DEL DIALOGO POLITICO?
- LA NOMINA DI COMMISSARI SPECIALI PER LE NUOVE PROVINCE
- ATTIVITÀ PARLAMENTARE
- La legge sull’accesso alle informazioni
- Il progetto di legge finanziaria 2016
- La legge per l’attuazione dello Statuto di Roma
- UN SISTEMA DI MALVERSAZIONE DI FONDI PUBBLICI
EDITORIALE: PER UN DIALOGO POLITICO ALTERNATIVO
1. PROCESSO ELETTORALE
a. Dimissioni e nuove designazioni all’interno della Commissione Elettorale
Il 12 ottobre, il Comitato Nazionale di Envol, partito politico d’opposizione di Delly Sessanga, si è opposto alla politicizzazione e alla manipolazione della società civile circa la designazione del nuovo presidente della Commissione elettorale. Il partito di Delly Sessanga ha chiesto alla società civile di «riunirsi immediatamente per designare, in tutta indipendenza, il successore di Padre Apollinaire Malumalu».[1]
Il 21 ottobre, le confessioni religiose hanno designato Corneille Nangaa come successore di P. Malumalu alla presidenza della Commissione elettorale. Corneille Nangaa era finora Vice segretario esecutivo della stessa commissione elettorale. È un laico protestante, presentato come candidato dalla Chiesa di Cristo in Congo (ECC).[2]
Il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco), P. Léonard Santedi, ha dichiarato che la Chiesa cattolica non ha affatto partecipato alla designazione di Corneille Nangaa alla presidenza della Commissione elettorale. Egli ha affermato che «Nangaa è il candidato di sette confessioni religiose, ma non della Chiesa cattolica». «Durante gli scambi di pareri», ha detto P. Santedi, «sono apparse notevoli divergenze sui principi fondamentali da tenere in conto per adempiere a tale responsabilità. Pertanto, la Chiesa cattolica ha preso la decisione di non partecipare ad un voto che sembrava essere già deciso in anticipo». Il segretario generale della Cenco ha così affermato che le altre sette confessioni religiose avevano già deciso il loro candidato.[3]
Il 31 ottobre, il vice presidente della Commissione elettorale, André Mpungwe Songo, si è dimesso dal suo incarico, dopo settimane di pressioni da parte della sua famiglia politica, il PPRD, il partito presidenziale. Secondo alcune fonti, la maggioranza presidenziale ha fatto pressione sui suoi rappresentanti in seno alla Commissione elettorale, affinché si dimettessero.[4]
«Queste dimissioni sono una buona cosa», ha detto il portavoce del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) Ramazani Shadari. Secondo lui, ciò dovrebbe consentire la creazione di una nuova equipe capace di rivitalizzare la Commissione elettorale. Invece, l’opposizione vi vede una strategia per ritardare il processo elettorale, per provocare lo slittamento del mandato del presidente Kabila, secondo quanto affermato dal leader dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe.[5]
Dopo le dimissioni del Vice Presidente della Commissione elettorale, la Lega nazionale per Elezioni Libere e Trasparenti (LINELIT) ha proposto che la completa ricomposizione del Comitato direttivo e della plenaria della Commissione elettorale faccia parte dell’ordine del giorno del dialogo politico voluto dal Capo dello Stato. Jerôme Bonso, presidente della LINELIT, ha infatti dichiarato che «è nell’ambito del dialogo che si potrà trovare un consenso per procedere alla designazione di nuovi animatori che possano contribuire ad una maggiore credibilità della Commissione elettorale e del processo elettorale».[6]
Il 31 ottobre, in una dichiarazione rilasciata a Kinshasa, il Segretariato generale del Maggioranza Presidenziale (MP) ha affermato che alcuni membri del G7 «continuano ad occupare posti che spettano alla famiglia politica del capo dello Stato». «Si tratta di membri del Comitato direttivo della Commissione elettorale» che il Segretariato generale della MP invita a «essere coerenti con la loro scelta politica e a lasciare tali posti il più presto possibile». Un’implicita allusione al questore della Commissione Elettorale, Chantal Ngoy, membro del MSR e a Benjamin Bangala, membro dell’ARC, i cui parti sono stati esclusi dalla MP.
Al G7 appartengono i sette partiti esclusi dalla maggioranza presidenziale in seguito alla loro lettera indirizzata al Presidente della Repubblica nel mese di settembre per chiedergli di rispettare la Costituzione in occasione delle elezioni del 2016. Questi partiti hanno successivamente aderito all’opposizione.[7]
Il 5 novembre, Norbert Basengezi Kantitima è stato scelto dalla Maggioranza Presidenziale (MP) per il posto di vice presidente della Commissione elettorale, in seguito alle dimissioni di André Pungwe. Era già stato secondo vice presidente della Commissione Elettorale Indipendente (CEI) dal 2003 al 2008.[8]
Il 6 novembre, il deputato Emmanuel Shadary, presidente del gruppo parlamentare del PPRD, ha dichiarato che, in seguito di una riunione del suo ufficio politico, la maggioranza presidenziale ha deciso di recuperare la quota che le spetta all’interno della Commissione elettorale. Ha fatto riferimento al posto di Questore occupato finora da un membro del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR). Emmanuel Shadary ha annunciato che l’Assemblea nazionale dovrebbe procedere alla designazione di un altro candidato per questo posto finora occupato da Chantal Ngoy, membro del MSR. Escluso dalla maggioranza presidenziale, questo partito si trova ormai all’opposizione. Secondo Emmanuel Shadary, essendo il Questore della Commissione elettorale stato nominato dalla maggioranza, «se oggi il MSR dice di essere all’opposizione, è chiaro che l’attuale Questore dovrebbe trarne tutte le conseguenze».[9]
Se anche Chantal Ngoy, membro del MSR e Benjamin Bangala, membro dell’ARC, uscissero dalla Commissione elettorale, «questo fatto richiederebbe la ristrutturazione di tutto il Comitato direttivo», ha avvertito un osservatore. La ristrutturazione della Commissione elettorale è un punto contenuto nella tabella di marcia dell’UDPS per il dialogo.[10]
Il 9 novembre, l’Assemblea Nazionale ha approvato i nomi del nuovo presidente e del nuovo vice presidente della Commissione elettorale. Corneille Naanga e Norbert Basengezi sostituiranno rispettivamente Padre Malumalu e André Pungwe che hanno recentemente rassegnato le dimissioni a causa di malattia per il primo e di pressioni politiche per il secondo. Un’ordinanza presidenziale dovrà formalizzare la loro designazione prima della loro nomina ufficiale.[11]
b. Washington per un trasferimento pacifico del potere
Il 20 ottobre, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Kinshasa, la Sottosegretaria di Stato per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani, Sarah Sewall, in visita ufficiale nella Repubblica Democratica del Congo dal 18 al 24 ottobre, ha affermato che gli Stati Uniti d’America attendono, con ansia, un “trasferimento pacifico del potere” ai vertici dello Stato. Sarebbe il primo nella storia della RDCongo. Per essere chiari: un nuovo Presidente della Repubblica.
Sarah Sewall ha dichiarato che questo trasferimento di potere dovrebbe effettuarsi attraverso l’organizzazione di elezioni libere, democratiche, trasparenti e pacifiche. Ha aggiunto che gli Stati Uniti auspicano in particolare lo svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative nazionali, entro i termini costituzionali, cioè entro novembre 2016.
A questo proposito, Sarah Sewall ha raccomandato l’organizzazione di un dialogo inclusivo in cui il governo, l’opposizione e la società civile dovrebbero cercare soluzioni consensuali circa una modificazione del calendario elettorale, il finanziamento delle elezioni, l’iscrizione di tutti i cittadini aventi diritto al voto sulle liste degli elettori, ecc.
Sarah Sewall ha volutamente accennato alla triste sorte di Blaise Compaoré, del Burkina Faso, spodestato dopo 27 anni di governo, per aver rifiutato di rispettare la volontà del popolo e avere cercato di modificare la Costituzione, al fine di mantenersi per sempre al potere. Ha inoltre segnalato la situazione caotica in cui si trova attualmente il Burundi, a causa della volontà di Pierre Nkurunziza di volere rimanere al potere mediante un terzo mandato incostituzionale. Ha criticato anche i presidenti Paul Kagame del Ruanda e Denis Sassou Nguesso del Congo / Brazzaville, attualmente in corsa per un terzo mandato, in seguito a discussi referendum sulla revisione delle Costituzioni dei rispettivi Paesi.
Ha infine ricordato che, secondo le parole del Presidente Barack Obama, l’Africa dovrebbe voltar la pagina degli uomini forti per passare a quella delle istituzioni forti. Secondo Sarah Sewall, gli Africani dovrebbero interiorizzare quella cultura democratica che dovrebbe obbligare quelli che aspirano al potere di accedervi legalmente attraverso le urne e di ritirarsi con eleganza una volta che il numero e la durata dei loro mandati siano arrivati a termine. Per chiarire ulteriormente la posizione degli Stati Uniti nei confronti dei processi elettorali in Africa, Sarah Sewall ha sottolineato che «i veri leader non si definiscono tali per la durata del loro potere, ma per ciò che essi realizzano durante il loro mandato, al fine di porre un fondamento sicuro per un progresso durevole».[12]
2. VERSO UNA CONVOCAZIONE IMMINENTE DEL DIALOGO POLITICO?
Il 24 ottobre, un partito politico della maggioranza presidenziale, l’Unione dei Congolesi per la Libertà (UCL), ha proposto che le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali siano organizzate insieme nello stesso giorno. La Commissione elettorale ha già fissato le elezioni presidenziali e legislative nazionali per il mese di novembre 2016. Il partito di Henry Thomas Lokondo ha presentato questa proposta nel corso della sua assemblea generale straordinaria tenutasi a Mbandaka (Equateur). I membri dell’UCL hanno affermato di aver proposto questo schema dopo aver preso atto del rinvio delle elezioni legislative provinciali previste per lo scorso 25 ottobre e al fine di ridurre il costo dell’organizzazione delle varie elezioni previste nell’ambito dell’intero ciclo elettorale. L’UCL ha invitato la maggioranza presidenziale, l’opposizione e la società civile a dialogare per accordarsi su un nuovo calendario elettorale riaggiustato in seguito alle difficoltà finora riscontrate.[13]
Il 27 ottobre, la Lega nazionale per elezioni libere e trasparenti (LINELIT), la Lega del Popolo, il Consiglio dei Laici cattolici del Congo, Congo in piedi e la Lega degli elettori hanno reso pubblico un documento intitolato “Manifesto della Società Civile per la salvezza della nazione mediante un dialogo cittadino“. Le organizzazioni della società civile hanno chiesto ai politici di iniziare un dialogo per superare le loro differenze e pianificare un processo elettorale concordato. Secondo Sylvain Lumu, segretario esecutivo della Lega degli elettori, il dialogo è la via che permette di mettere insieme tutte le forze vive della nazione per discutere sul processo elettorale. Secondo lui, il dialogo dovrebbe avere un formato ridotto e svolgersi in un tempo limitato e il prima possibile. Il rappresentante dell’organizzazione Giornalisti in pericolo, uno dei promotori del manifesto, Tshivis Thsivuadi, ha insistito: «Non c’è alcun calendario elettorale, non c’è alcun consenso sulle elezioni che dovranno avere la priorità e nemmeno su come organizzarle. La Commissione elettorale è totalmente paralizzata! E tutti parlano di slittamento, tutti parlano di limiti costituzionali. Si dimentica che per le scadenze elettorali più importanti restano ancora solo 11 o 12 mesi. Tutti parlano di alternanza ai vertici del Paese, ma se la si vuole in modo pacifico, è giunto il momento per iniziare a dialogare per potere riavviare il processo elettorale».[14]
Il 31 ottobre, proveniente dall’estero, una delegazione dell’UDPS sarebbe arrivata a Kinshasa. È guidata dal nipote di Etienne Tshisekedi, Bona Kalonda, divenuto il confidente politico di suo zio. Alcuni membri della delegazione sono alloggiati, a spese dello Stato, al Grand Hotel di Kinshasa, altri presso l’Hotel Fiume-Congo. Presumibilmente, questi delegati di Tshisekedi parteciperanno a un dialogo UDPS – Kabila, annunciato per il 15 novembre prossimo a Kinshasa.[15]
Il 2 novembre, il Capo dello Stato si è incontrato con una delegazione dell’UDPS – Tshisekedi, già arrivata da Bruxelles, per partecipare agli incontri del prossimo dialogo politico ormai all’orizzonte. L’incontro si è svolto presso la Cité de l’OUA. In realtà, si tratta della ripresa del dialogo preliminare interrotto qualche settimana fa, in seguito a due comunicati emessi da Tshisekedi. Kabila e i suoi interlocutori si sono messi d’accordo su ciò che sarà oggetto del prossimo dialogo politico. Tutto è già stato deciso in anticipo, tra cui la cessione del posto di primo ministro all’UDPS. Il dialogo non potrà che approvare ciò che è stato deciso prima. Tuttavia, il punto debole rimane la designazione del candidato dell’UDPS a primo ministro. Due nomi sono menzionati. Si tratta di Felix Tshilombo, terzo figlio di Tshisekedi, e dell’avvocato Jean-Joseph Mukendi Mulumba. Quest’ultimo sarebbe l’uomo preferito da Kabila e dai suoi.[16]
Il 2 novembre, dopo una riunione dei principali capi delle istituzioni dello Stato con il Presidente Kabila, il Vice Primo Ministro e Ministro degli Interni, Evariste Boshab, ha annunciato che il dialogo politico sul processo elettorale «potrebbe essere convocato a breve termine». I partecipanti alla riunione hanno raggiunto «una visione comune sulla necessità di cercare un consenso sul processo elettorale», ha detto Boshab in un breve rapporto comunicato alla RTNC, la televisione di Stato. A questa riunione hanno partecipato i presidenti delle due Camere del Parlamento, il Primo Ministro, il Presidente della Corte Costituzionale, il Procuratore Generale della Repubblica e degli ufficiali militari.
Ufficialmente, l’UDPS si è detto favorevole al dialogo ma con una mediazione internazionale. Altre forze di opposizione, come l’UNC e il MLC, hanno respinto l’idea del dialogo, nella convinzione che, in questa momento, esso costituisca una strategia per “prolungare il mandato presidenziale” oltre il suo termine costituzionale.[17]
Il 4 novembre, in un’intervista rilasciata a Radio Okapi, dei deputati nazionali hanno affermato che il dialogo potrebbe iniziare il 15 novembre a Kinshasa o nella città di Muanda, nel Kongo centrale. Secondo questi deputati, i partecipanti a questo incontro, che non dovrebbe superare le due settimane, potrebbero essere un centinaio. Secondo fonti di AfricaNews, tra i 100 delegati, 20 apparterrebbero all’UDPS e Alleati, 40 alla Maggioranza e gli altri 40 ad altri partiti di opposizione e alla società civile.
I deputati hanno indicato che è stato designato un mediatore che potrebbe facilitare questo dialogo. Viene evocato il nome di Said Djinnit, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per i Grandi Laghi. Altre fonti parlano di una mediazione della Monusco. La mediazione internazionale era una delle condizioni dell’UDPS per prendere parte a questo incontro.
Per quanto riguarda i temi da prevedere nell’ordine del giorno del dialogo politico, i deputati citano: il calendario elettorale, l’iscrizione dei nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, il finanziamento delle elezioni e la sicurezza durante il processo elettorale. A questo elenco si aggiungerebbero la ristrutturazione della Commissione elettorale e, eventualmente, la formazione di un nuovo governo.
«La maggior parte del lavoro è già stato fatto», dice un influente membro della Maggioranza Presidenziale, aggiungendo che «più del 70% delle richieste dell’UDPS sono già state discusse».
Non resterebbe che la formalizzazione. Il dialogo avviato dal Capo dello Stato è sostenuto dalla maggioranza presidenziale e da alcuni partiti di opposizione, compresi l’UDPS di Etienne Tshisekedi.[18]
Il 4 novembre, a Kinshasa, la piattaforma politica della Dinamica dell’opposizione, che comprende al suo interno vari partiti politici, tra cui l’UNC, il MLC, l’Ecidé, il Fonus, l’Envol, il CDER e l’ATD, ha organizzato un convegno. I partiti che compongono questa piattaforma si sono opposti all’organizzazione di un dialogo politico che, secondo loro, non può che favorire il rinvio delle elezioni previste nel 2016 e il prolungamento del mandato presidenziale. Essi hanno quindi affermato di essere determinati a contrastare ogni tentativo di “slittamento” del mandato presidenziale e, contemporaneamente, hanno anche denunciato le nomine di commissari straordinari a capo delle nuove province, ritenendole incostituzionali.[19]
Il 4 novembre, il presidente del Movimento per il Rinnovamento (MR), Clément Kanku, presentando il “Piano RM per un’uscita dalla crisi“, ha dichiarato che il dialogo, previsto per la seconda metà del mese in corso, dovrebbe concentrarsi essenzialmente sulle questioni elettorali. Egli ha affermato di preferire una tavola rotonda elettorale che si occupi solo di questioni specificamente legate ad una buona organizzazione delle elezioni e alle scadenze elettorali previste dalla Costituzione. Clément Kanku ha auspicato che questo incontro sia inclusivo e ha proposto alcune garanzie da dare ai pro e agli anti dialogo per potere uscire dalla crisi: «La prima garanzia è quella di garantire il rispetto della Costituzione e delle scadenze costituzionali in materia elettorale. La seconda garanzia è quella di assicurare la trasparenza, parlando solo delle questioni che riguardano le elezioni, perché il non circoscrivere questa tavola rotonda (forum o dialogo) intorno a un tema specifico, aprirebbe la porta a qualsiasi forma di derive, come il famoso slittamento».[20]
Il 5 novembre, in occasione dell’apertura del congresso straordinario del suo partito, il presidente del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR), Pierre Lumbi, nel suo discorso di apertura ha dichiarato che: «l’incontro di oggi si svolge in un momento in cui il nostro Paese attraversa momenti difficili, molto difficili. In effetti, si trova di fronte ad una volontà deliberata, determinata e pianificata di distruggere i valori repubblicani che sono il fondamento della nostra Nazione. Questo complotto è moralmente e politicamente inaccettabile. Dobbiamo non solo denunciare e condannare, ma anche invitare il nostro popolo ad opporvisi con tenacia. È nostro dovere di Cittadini e di Repubblicani opporci alla modifica costituzionale, allo slittamento delle elezioni e a un terzo mandato presidenziale. Nessuna minaccia, nessuna intimidazione ci faranno indietreggiare da questa opzione, perché è giusta e costituzionale. Né la corruzione, né i vari altri tipi di sollecitazioni di cui dirigenti e membri del nostro partito sono oggetto ci distoglieranno da questo impegno». Come altri sei partiti, il MSR è stato escluso dalla maggioranza presidenziale nel mese di settembre, in seguito a una lettera indirizzata dai leader di questi partiti politici al Capo dello Stato, una lettera in cui gli avevano chiesto di rispettare la costituzione in occasione delle prossime elezioni. Dopo la loro esclusione dalla maggioranza, questi partiti (G7) sono passati all’opposizione.[21]
Il 6 novembre, in un’intervista rilasciata a Jeune Afrique, il segretario generale del Raggruppamento dei Congolesi Democratici e Nazionalisti (RCDN) e coordinatore della Piattaforma “Sostegno a Étienne Tshisekedi” (SET), Moïse Moni Della, ha dichiarato di non volere partecipare al dialogo proposto da Kabila perché la tripartita, composta da rappresentanti della Commissione elettorale, della maggioranza e dell’opposizione, è già un quadro di riferimento per discutere di tutte le questioni elettorali. Secondo lui, il dialogo proposto da Kabila non servirà che a far “slittare” il calendario elettorale. In effetti, se è vero che la comunità internazionale non cessa di dichiarare la sua disponibilità a contribuire al finanziamento delle sole elezioni presidenziali e legislative nazionali, non si capisce perché la maggioranza continui a tergiversare, volendo a tutti i costi organizzare dapprima le elezioni locali, anche se il Paese non ha i mezzi finanziari sufficienti per farlo.[22]
Il 6 novembre, il portavoce dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Bruno Tshibala, ha dichiarato che: «l’UDPS non parteciperà a un dialogo convocato da Kabila per permettergli un qualsiasi tipo di rinvio delle elezioni», precisando che il partito si aspetta che il dialogo politico sia convocato da un mediatore internazionale neutrale e designato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite. Bruno Tshibala ha fatto tale dichiarazione reagendo a quanto affermato dal segretario generale del PPRD, il partito di governo, secondo cui «tutta l’opposizione parteciperà (a questo forum), con Tshisekedi in testa».
Secondo Bruno Tshibala, «il dialogo cui l’UDPS potrà partecipare è un dialogo che sia conforme all’accordo quadro di Addis Abeba e alle tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quindi è un dialogo che sarà moderato dalla comunità internazionale. L’UDPS e il suo presidente non parteciperanno a un dialogo che non sia moderato dalla comunità internazionale». Egli ha quindi precisato che sarà il mediatore internazionale neutrale che dovrà convocare il dialogo politico, inviando gli inviti a tutte le parti interessate. Questo dialogo, ha detto, dovrà svolgersi a Kinshasa e non altrove. Secondo lui, l’UDPS si oppone a qualsiasi tipo di approccio che possa consentire all’attuale presidente, il cui ultimo mandato dovrà concludersi nel mese di dicembre 2016, di rimanere al potere oltre la scadenza costituzionale.[23]
3. LA NOMINA DI COMMISSARI SPECIALI PER LE NUOVE PROVINCE
Il 29 ottobre, il Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, ha nominato i commissari straordinari che dirigeranno le nuove province recentemente create. Questi commissari speciali sono membri della maggioranza presidenziale e del Palu, suo alleato. Ogni commissario è assistito da due vice commissari, uno per le questioni politiche e l’altro per le questioni economiche. Compito dei commissari è quello di «dotare le nuove province di un’amministrazione e di un minimo di servizi tecnici e di infrastrutture, al fine di creare le condizioni necessarie e favorevoli fino alle elezioni dei nuovi governatori». Il 17 ottobre, il vice direttore del gabinetto del ministro degli Interni, Albert Paka, aveva affermato che gli attuali commissari straordinari non formeranno alcun governo per amministrare le nuove province e che lavoreranno in collaborazione con piccoli gabinetti.[24]
Il 30 ottobre, reagendo alla nomina dei commissari straordinari alla direzione delle ventuno nuove province, Emery Okundji, deputato dell’opposizione, ha denunciato una «violazione intenzionale e manifesta della Costituzione». Da parte sua, Henri Thomas Lokondo, deputato della maggioranza, ha osservato che il Paese disporrà ormai di un’amministrazione atipica con dei dirigenti provinciali eletti e degli altri nominati.
«La nomina dei commissari straordinari è una violazione intenzionale e manifesta della Costituzione della Repubblica», ha dichiarato Emery Okundji, spiegando che la Costituzione non prevede la nomina di commissari straordinari. Il deputato di Lubefu ha accusato Kabila di dividere i Congolesi, perché a questi posti ha nominato solo membri della maggioranza presidenziale. Secondo lui, Joseph Kabila ha riportato il Paese alla situazione di 35 anni fa, mediante «quell’eccessiva centralizzazione del potere che abbiamo sempre combattuto».
Anche secondo Henri Thomas Lokondo, si è ormai entrati in’amministrazione territoriale atipica:
«Da un lato, ci sono dei governatori eletti e controllati dalle assemblee provinciali e, dall’altro, dei commissari nominati e senza alcun contro-potere di controllo». Tuttavia, il deputato di Mbandaka ha precisato che si tratta di una decisione derivante da una sentenza della Corte Costituzionale e si augura che questa situazione eccezionale non sia definitiva: «Bisogna evitare che il provvisorio diventi definitivo, come abitualmente avviene nel nostro Paese». Secondo lui, tutto è stato tecnicamente mal preparato. In questo senso, egli ha affermato che «tutto questo è accaduto perché si è voluto accelerare in maniera inconsiderata la creazione di queste nuove province. Si sono dapprima create le province e solo dopo si è iniziato a cercare i mezzi per farle funzionare. La legge di pianificazione (delle nuove province) avrebbe dovuto essere realistica di fronte ai fatti», perché «il decentramento amministrativo non significa necessariamente lo smembramento del Paese, anche se era sancito nella Costituzione. Esso significa prima di tutto decentramento delle risorse e dei poteri».[25]
Il 30 ottobre, il partito di opposizione Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) ha criticato e disapprovato la nomina dei commissari straordinari alla guida delle nuove province derivanti dallo smembramento territoriale, considerandola una “palese violazione della Costituzione“. In una dichiarazione letta alla stampa, la segretaria generale del MLC, Eve Bazaiba, ha dichiarato che tali nomine fanno parte di uno “schema dittatoriale e monolitico“. Ella ha deplorato il fatto che «l’architettura di gestione dello Stato si sia vista imporre due sistemi di gestione contraddittori: da un lato, i governatori eletti e, dall’altro, i commissari straordinari nominati in violazione della Costituzione sulla base di criteri clientelari e oscuri soggetti, peraltro, ai dettami di una gerarchia amministrativa».[26]
4. ATTIVITÀ PARLAMENTARE
a. La legge sull’accesso alle informazioni
Il 23 ottobre, il Senato ha discusso la legge sull’accesso alle informazioni, che dà il diritto ad ogni cittadino di avere accesso alle informazioni pubbliche detenute da agenti dello Stato, gabinetti di governo e privati. Secondo il suo autore, Moïse Nyarugabo, questo testo dovrebbe favorire il controllo dei cittadini sull’azione pubblica. Secondo il senatore Ramazani Baya, della Maggioranza Presidenziale, questa legge non riguarda direttamente la stampa, ma «facilita anche il lavoro dei giornalisti, nella misura in cui crea un clima favorevole alla ricerca di informazioni. Essa obbliga i funzionari statali e i privati ad aprirsi e a non fare di tutto un segreto». Ramazani Baya ha comunque riconosciuto l’esistenza, in questa legge, di disposizioni che introducono certe eccezioni quando, per esempio, si tratta di segreti di Stato.[27]
b. Il progetto di legge finanziaria 2016
Il 26 ottobre, in occasione della presentazione della legge finanziaria 2016 davanti la Camera dei Deputati, una cifra in particolare ha attirato l’attenzione dei presenti, quella relativa al montante previsto per finanziare le elezioni: circa 580 milioni di $ (6,4% del bilancio annuale), di cui 40,7 milioni di $ provenienti dai partner esterni. È ciò che il governo prevede di stanziare per le elezioni del 2016, senza però aver precisato quali elezioni saranno finanziato con questi soldi. La Commissione elettorale aveva chiesto 483 milioni di dollari per organizzare le presidenziali e le legislative nazionali previste nel 2016. Secondo l’opposizione, sono proprio queste le elezioni più importanti perché, secondo la Costituzione, le presidenziali non possono essere rinviate. Inoltre, queste ultime sono portatrici di una potenziale alternanza al potere, dal momento in cui l’attuale presidente Joseph Kabila non può, secondo la Costituzione, ripresentarsi per un terzo mandato.
Resta da vedere come saranno finanziate le elezioni dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori delle province, arrivati a fine mandato già nel 2011, essendo stati eletti nel 2006, o come saranno finanziate le elezioni locali previste nel programma della Commissione elettorale. Tutto questo non è certamente chiaro, quando il primo ministro Matata Ponyo ha annunciato che, nel 2016, lo Stato congolese prevede una perdita di 216 milioni di $ in concetto di entrate fiscali, una perdita causata dalla sospensione della produzione di rame da parte della società svizzera Glencore nei prossimi diciotto mesi.[28]
Il 28 ottobre, l’Assemblea Nazionale ha dichiarato ricevibile il progetto di legge finanziaria per il 2016. L’intero budget nazionale è fissato sui circa 9,1 miliardi di dollari. La quota maggiore è riservata ai servizi generali della pubblica amministrazione, con il 39,72% del totale. I servizi generali della pubblica amministrazione comprendono la Presidenza della Repubblica, il governo, il parlamento, delle istituzioni finanziarie, i servizi incaricati per le elezioni e le operazioni di pagamento del debito pubblico.
Poi vengono gli affari economici (con il 18.55%), che concernono, in particolare, l’occupazione, l’agricoltura, i trasporti, l’energia elettrica, la costruzione di edifici e le opere pubbliche.
Il settore dell’istruzione occupa la terza posizione, con il 15.29%. Si tratta dell’educazione primaria, secondaria, tecnica e professionale, dell’insegnamento superiore generale e tecnico. Il bilancio del 2016 prevede alcune rubriche per la mensa, il trasporto scolastico, l’infermeria e l’alloggio.
La quota riservata alla sanità corrisponde al 9,01%. Tali stanziamenti riguardano i prodotti farmaceutici, i dispositivi medici, gli ospedali generali, le maternità, i dispensari e la lotta contro le epidemie, ecc.
In fondo alla scala del progetto di bilancio 2016 è inclusa la protezione sociale, cioè la famiglia, l’infanzia, gli anziani, la casa, la lotta contro la disoccupazione, con l’1,02%.
A religione, cultura, sport e tempo libero è assegnato l’1,01% e alla protezione dell’ambiente lo 0,26%. Il testo è attualmente in fase di studio presso il Comitato economico e finanziario dell’Assemblea nazionale.[29]
Il 9,01 % del bilancio economico preventivo per il 2016 è assegnato al settore sanitario. Il bilancio proposto prevede il 2,37 % per la prevenzione delle malattie, il 2,27 % per la lotta contro le epidemie, lo 0,25 % per gli ospedali generali e il 3,57 % per la sezione chiamata “Altri casi in materia di salute”.
All’agricoltura e allevamento (8,86 %) va la quota maggiore del budget riservato agli affari economici (18,55%). Il trasporto su strada riceve l’1,59 % del bilancio, mentre quello aereo ottiene lo 0,03%. All’elettricità è concesso l’1 % e all’occupazione lo 0,21 %.
Del 15,29 % assegnato all’istruzione, solo lo 0,11 % è riservato all’istruzione primaria e lo 0,17 % all’istruzione secondaria generale. L’1.82 % è dedicato alla formazione tecnica, professionale e amministrativa e l’1,61 % all’istruzione superiore generale. Ma la sezione intitolata “Altre questioni in materia di istruzione” ingoia il 10,28 % di questo bilancio.
Il bilancio 2016 è equilibrato sia in spese che in entrate per 8.437,4 miliardi di FC (9.121.011.021 $) contro 8.496,3 miliardi di FC nel 2015 (9.184.794.315 $), con un decremento di 63.783.294 $.
Il bilancio preventivo per il 2015 era, per le voci sopra riportate, così suddiviso: risorse idriche e elettriche: 11,3%, Sanità pubblica: 6,8%, Istruzione: 5,6%, Agricoltura e sviluppo rurale: 3,4% e trasporti: 3%.[30]
c. La legge per l’attuazione dello Statuto di Roma
Il 2 novembre, i senatori hanno proceduto al voto sulla legge per l’attuazione dello Statuto di Roma. Dalla promulgazione di tali disposizioni, i tribunali congolesi saranno competenti per giudicare i crimini internazionali che, finora, vengono giudicati dalla Corte Penale Internazionale. Il dispositivo dello Statuto di Roma sarà parte integrante del diritto congolese.
La Commissione “Politica, amministrativa e giuridica” (Paj) presieduta da Sébastien Adambo ha presentato quattro proposte di leggi che, relative allo Statuto di Roma, modificano e completano 4 leggi precedenti.
Si tratta del Codice penale militare del 18 novembre 2002. Vengono modificati tre articoli per introdurvi i crimini internazionali, conformemente allo Statuto di Roma. Questi crimini hanno perso il loro carattere militare e dipendono ormai dal diritto comune. Si è introdotta la nozione di capo militare penalmente responsabile degli atti commessi da uomini sotto il suo comando, anche a sua insaputa.
La seconda proposta di legge organica è quella che modifica e completa il Codice giudiziario militare del 18 novembre 2002. La competenza spetta alle giurisdizioni di diritto comune. Il terzo disegno di legge è quello che modifica e completa il codice penale del 30 gennaio 1940. Esso introduce il principio dei crimini internazionali che sono imprescrittibili e non passibili di misure di amnistia o di grazia. Questo tipo di crimini è sottomesso a delle procedure giudiziarie a prescindere dalla qualifica ufficiale. Lo status di Capo dello Stato, di Primo Ministro o di Ministro non è presa in considerazione. Tutti sono perseguibili sulla base dello Statuto di Roma integrato nel codice penale congolese. Si rafforza la responsabilità penale del capo gerarchico. Nemmeno i crimini commessi su ordine di un governo o di uno Stato non esimono il loro autore da procedure penali. Per i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra si prevede la pena di morte. Inoltre, la legge presenta una vasta gamma di crimini di guerra. Come ad esempio le sofferenze inflitte alla popolazione, i sequestri di persone, i saccheggi dei villaggi, gli attacchi da parte di combattenti e l’arruolamento di minori sotto i 15 anni. Per tutti questi crimini è prevista la pena di morte.
L’ultima proposta di legge modifica il codice di procedura penale del 6 agosto 1959. Essa vieta le multe transazionali per dei crimini internazionali. È in questa legge che si sono introdotte delle procedure di cooperazione con la Corte Penale Internazionale.
Al momento della votazione di queste quattro proposte di legge erano presenti 68 senatori, senza potere raggiungere la maggioranza qualificata dei 3/4 dei membri del Senato. Il presidente del Senato, Leon Kengo Wa Dondo, ha quindi fatto ricorso a una successiva riunione convocata sul momento. Dei 68 senatori presenti, 66 hanno votato a favore e 2 si sono astenuti. Questi ultimi sono due senatori del Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), Nkoy Mafuta e Romain Nimy.[31]
5. UN SISTEMA DI MALVERSAZIONE DI FONDI PUBBLICI
Il 22 ottobre, il ministro di Stato per il bilancio, Michel Bongongo Ikoli, ha annunciato che il governo ha individuato una rete mafiosa responsabile di una malversazione trimestrale di 10,9 miliardi di franchi congolesi (11.783.409 di dollari) destinati alla retribuzione degli agenti e funzionari statali di Kinshasa. Lo si è constatato in seguito a una missione di controllo sul pagamento degli stipendi condotta a partire dal mese di luglio e riguardante i ministeri dell’istruzione superiore e universitaria, dell’istruzione primaria e secondaria e della salute pubblica. I risultati dell’inchiesta riguardano solo la città-provincia di Kinshasa e sono stati ripresi nel rapporto di una commissione composta da sindacalisti ed esperti del ministero del bilancio. Secondo fonti del ministero, questa rete mafiosa avrebbe delle ramificazioni nella pubblica amministrazione.
La missione di inchiesta parla di doppioni, di posti di lavoro fittizi, di revocati e di disertori che figurano sulle liste di retribuzione del personale inviate alle diverse banche.
La commissione d’inchiesta del Ministero del bilancio parla di duplicati: lo stesso numero di matricola pagato due volte, cioè a intestatari con due indirizzi diversi e con una identità non molto diversa. Per esempio: Nzuzi Jean e Nzuzi Muanda. Se il primo stipendio è percepito dal vero titolare, il secondo è immediatamente recuperato e ceduto alla rete mafiosa. Ci sono anche degli agenti fittizi, dei funzionari revocati o disertori, iniettati o mantenuti nel circuito del libro di paga all’insaputa dei servizi utilizzatori supposti. I loro stipendi sono riscossi in banca da anonimi che fanno uso di documenti falsi.
Il relatore della missione d’inchiesta, Jean Baptiste Ndefu, evoca anche il caso dei fondi destinati al funzionamento dei vari servizi: «Ci sono dei fondi di funzionamento che non arrivano ai servizi cui erano stati destinati».
Il vaso di Pandora è stato scoperto nel corso di un controllo eseguito sulla lista degli stipendi dei medici neoassunti. La somma erogata era superiore al numero dei beneficiari iscritti. Sarebbe la direzione della catena di pagamento che sarebbe responsabile di tutte queste malversazioni.
Il sistema bancario del pagamento degli stipendi dei funzionari non ha pertanto risolto completamente il problema delle malversazioni degli stipendi.
Il governo ha deciso di destinare questi soldi ricuperati al miglioramento delle condizioni salariali degli e funzionari pubblici.
Il Ministro di Stato per il bilancio ha apprezzato il lavoro svolto dalla missione di controllo e ha annunciato di volere estendere l’inchiesta a tutti gli altri settori della pubblica amministrazione della città di Kinshasa e dell’intero paese.
Lo scorso luglio, il governo congolese aveva lanciato una missione di controllo sulla paga degli agenti e funzionari statali, al fine di razionalizzare la spesa pubblica.
Il governo aveva preso questa iniziativa dopo aver scoperto, in maggio, l’esistenza di una rete mafiosa che intascava più di 170 milioni di franchi congolesi (184.292,37 dollari) nel settore della sanità di Kinshasa.[32]
[1] Cf Radio Okapi, 13.10.’15
[2] Cf Radio Okapi, 21.10.’15
[3] Cf Radio Okapi, 22.10.’15
[4] Cf Radio Okapi, 31.10.’15
[5] Cf RFI, 01.11.’15
[6] Cf Radio Okapi, 31.10.’15
[7] Cf Radio Okapi, 31.10.’15
[8] Cf Radio Okapi, 05.11.’15
[9] Cf Radio Okapi, 06.11.’15
[10] Cf Radio Okapi, 03.11.’15
[11] Cf Radio Okapi, 09.11.’15
[12] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa. 22.10.’15
[13] Cf Radio Okapi, 26.10.’15
[14] Cf Radio Okapi, 29.10.’15; RFI, 28.10.’15
[15] Cf John Tshingombe – C-News, 01.11.’15
[16] Cf John Tshingombe – C-News, 02.11.’15
[17] Cf Radio Okapi, 03.11.’15
[18] Cf Radio Okapi, 05.11.’15; HMK – AfricaNews – Congoforum, 04.11.’15
[19] Cf Radio Okapi, 04.11.’15
[20] Cf Radio Okapi, 05.11.’15
[21] Cf Radio Okapi, 05.11.’15
[22] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 06.11.’15
[23] Cf Radio Okapi, 06.11.’15
[24] Cf Radio Okapi, 29.10.’15
[25] Cf Radio Okapi, 30.10.’15
[26] Cf Radio Okapi, 31.10.’15
[27] Cf Radio Okapi, 24.10.’15
[28] Cf RFI, 26.10.’15
[29] Cf Radio Okapi, 02.11.’15
[30] Cf Radio Okapi, 04.11.’15
[31] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 03.11.’15
[32] Cf Radio Okapi, 24.10.’15; RFI, 27.10.’15