Editoriale Congo Attualità n.254 – a cura della Rete Pace per il Congo
Senza mezzi, elezioni impossibili
In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, la Commissione elettorale ha affermato che il processo elettorale non avanza a causa della mancanza dei mezzi finanziari necessari, precisando che il Governo versa alla Commissione elettorale i fondi per il suo funzionamento e la remunerazione del suo personale, ma non finanzia sufficientemente le operazioni elettorali. Secondo quanto essa afferma nella lettera, nel corso degli ultimi tre anni, la Commissione elettorale non avrebbe ricevuto dal Governo che il 17% dei fondi stanziati dal Parlamento.
Per il 2013, mentre l’Assemblea nazionale aveva stanziato più di duecento milioni di dollari, il Governo non avrebbe effettuato alcun versamento. Ne è conseguito che la Commissione elettorale non ha potuto acquistare il materiale logistico previsto.
Per il 2014, il Parlamento aveva stanziato 195.304.000.000 di franchi congolesi (212.286.957 $). Il governo ne avrebbe sbloccato solo il 24%.
Per il 2015, il Parlamento aveva stanziato più di 186 miliardi 637 milioni di franchi congolesi. Ma, secondo il rapporto della Commissione elettorale, il Governo ne ha erogato solo il 22%.
Quali cause?
Si potrebbero formulare almeno due ipotesi:
– La mancanza di finanziamento delle elezioni da parte del Governo potrebbe essere dovuta all’insufficienza dei mezzi finanziari a sua disposizione. Può essere un’ipotesi verosimile, dal momento che il budget complessivo nazionale del 2015 si aggira attorno ai 9 miliardi di $ (di cui almeno 4 derivano dal contributo della Comunità internazionale) e che il costo dell’organizzazione di un ciclo elettorale completo (elezioni locali, legislative provinciali e nazionali, senatoriali e presidenziali) supera il miliardo di $. Tuttavia, in un Paese tra i più ricchi del mondo in risorse naturali (minerarie, forestali, idriche, … ), questa ipotesi rivela una grande contraddizione e uno scandalo evidente: la pessima gestione da parte delle Autorità governative.
– La mancanza di finanziamento delle elezioni da parte del Governo potrebbe essere una strategia delle stesse Autorità governative, per ritardare l’organizzazione delle elezioni e rimanere al potere.
Quattro proposte
Per uscire dall’impasse, si potrebbe:
– Intensificare la pressione sulle Autorità governative, in particolare sul Primo Ministro, sul Ministro dell’Economia e sul Ministro degli Interni, affinché dotino la Commissione elettorale dei mezzi finanziari necessari per l’organizzazione delle elezioni.
– Riservare la priorità alle elezioni le cui scadenze sono esplicitamente vincolate dalla Costituzione: le presidenziali e le legislative nazionali e provinciali.
– Organizzare le elezioni secondo una modalità compatibile con la situazione di povertà in cui si trova il Paese e, quindi, con i mezzi a disposizione.
– Suscitare forme di collaborazione e di volontariato che possano favorire una diretta partecipazione della popolazione anche nella fase di preparazione delle elezioni.
In un contesto di possibile cambiamento
Secondo alcuni osservatori, i risultati delle elezioni dei sostituti dei membri dimissionari del Comitato direttivo della Camera dei Deputati potrebbero rivelare un certo cambiamento nel rapporto di forze all’interno della Camera stessa, un cambiamento che andrebbe a favore dell’opposizione e a scapito della maggioranza. Lo dimostrerebbe il caso dell’elezione del candidato della maggioranza, Floribert Luhonge, a Vice Primo Presidente del Comitato direttivo, che ha ottenuto solo 271 voti su 442, cioè il 61,3 % dei voti espressi e il 54,2 % sul totale dei 500 deputati che compongono la Camera. Presupponendo che la maggior parte dei 58 deputati assenti fossero membri dell’opposizione, i voti dei deputati dell’opposizione e del G7 presenti nel momento del voto si sarebbero concentrati sul secondo candidato, Henry Thomas Lokondo, che ha ottenuto 169 voti, cioè il 38,23 % dei voti espressi, pari al 33,8 % sul totale dei 500 deputati. Prendendo in conto la totalità dei 500 membri della Camera, con questo voto, la maggioranza potrebbe avere perduto un 16,8 % dei seggi (84 deputati), passando da 355 a 271 deputati e l’opposizione potrebbe avere guadagnato un 16,4 % dei seggi (82 deputati), passando da 145 a 227. Peccato che questo cambiamento nei rapporti di forza tra maggioranza e opposizione non sia stato tenuto in conto nel momento di eleggere i sostituti dei due membri dimissionari del Comitato direttivo della Camera.