Editoriale Congo Attualità n.252 – a cura della Rete Pace per il Congo
La lettera del G7 al Presidente Joseph Kabila
In una lettera aperta indirizzata al Presidente Joseph Kabila, i responsabili di sette partiti membri della Maggioranza Presidenziale (MP) hanno denunciato una “implicita intenzione di non rispettare la Costituzione e di discreditare le istituzioni su cui poggia ogni sistema democratico“.
“È essenziale garantire il pieno rispetto della costituzione“, raccomanda il gruppo dei sette partiti politici, ormai denominato G7, facendo osservare che il dialogo politico nazionale previsto dal Presidente Kabila, il cui secondo e ultimo mandato presidenziale terminerà nel mese di dicembre 2016, “sarà destinato al fallimento se non si basa su una forte volontà di tutti nell’affermare l’inviolabilità della Costituzione“.
Ritenendo che la gravità della situazione richiede, attualmente, iniziative coraggiose sia da parte del Presidente Kabila che della maggioranza presidenziale, i sette partiti firmatari della lettera hanno insistito sull’organizzazione delle elezioni entro i termini costituzionali e sulla necessità di un’alternanza politica ai vertici dello Stato. Infine, date le difficoltà riscontrate nel finanziare tutte le elezioni previste nel 2015 e 2016, il gruppo afferma “l’assoluta necessità di limitarsi all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative nazionali, senatoriali e legislative provinciali sulla base di un database elettorale aggiornato“.
La dura reazione della MP
Dura e secca è stata la reazione del Comitato direttivo della MP: i firmatari della lettera sono stati immediatamente espulsi dalla MP. Inoltre, i Ministri e i membri dei comitati direttivi delle due Camere del Parlamento appartenenti ai partiti del G7, devono pubblicamente dissociarsi dai firmatari della lettera o dimettersi dai loro incarichi. Molti sono i membri del G7 che, condividendo i contenuti della lettera e schierandosi dalla parte dei suoi firmatari, hanno optato per le dimissioni e per la conseguente uscita dalla MP. Altri hanno preferito voltare le spalle al partito per rimanere fedeli alla MP, dove l’accesso alla mangiatoia del potere è garantito e assicurato.
Ovviamente, anche nel campo del G7 si sono verificati vari casi di defezioni e di espulsioni.
Un cambiamento in corso nel panorama politico congolese
Dopo ciò che è accaduto, non si può che constatare un cambiamento del panorama politico, a livello governativo e a livello parlamentare, anche se è ancora prematuro definirne il formato.
A livello governativo, il Presidente Kabila ha proceduto immediatamente ad un rimpasto del Governo sostituendo tutti i ministri, quasi una decina, provenienti dai 7 partiti firmatari della lettera, compresi quelli che, dissociandosi dai loro rispettivi partiti, si erano dichiarati fedeli alla MP.
La rara rapidità con cui il Presidente ha reagito, dimostra che la lettera ha centrato il bersaglio: l’organizzazione delle prossime elezioni nel rispetto delle disposizioni costituzionali (un mandato presidenziale di cinque anni rinnovabile una sola volta) e del principio democratico dell’alternanza politica (il Paese non ha bisogno dell’azione di un solo uomo, fosse pure provvidenziale, ma delle azioni di tutti quei cittadini che condividono gli stessi valori e che guardano nella medesima direzione).
A livello parlamentare, occorre ricordare che, prima della pubblicazione della lettera, alla Camera dei Deputati, il G7 disponeva di 78 deputati, su un totale di circa 350 parlamentari membri della MP. Tuttavia, il 18 settembre, quattro giorni dopo la pubblicazione della lettera, un esponente della MP affermava che la coalizione disponeva ancora di 331 deputati. Dopo soli due giorni, il 20 settembre, solo 315 deputati hanno partecipato ad un incontro convocato all’attenzione dei deputati membri della MP. Certo, alla Camera dei deputati, la MP si è mantenuta, ma non è rimasta “intatta”, come qualche suo esponente vuole lasciar intendere, anzi si è indebolita. Questo dato rivela alcuni aspetti positivi. Come prima conseguenza dell’affievolimento della MP, il Parlamento potrebbe cessare di essere una mera cassa di risonanza del potere e diventare un luogo di confronto, di dialogo e di corresponsabilità tra le diverse forze politiche. Inoltre, il ridimensionamento della MP potrebbe far emergere un nuovo gruppo di esponenti politici che, più critici e indipendenti nel confronti dei soliti noti che condizionano la vita del Paese, potrebbero incarnare una vera alternativa politica e candidarsi alla guida del Paese, con un programma politico diverso dall’attuale, in grado di garantite la pace, la sicurezza, la libertà dei cittadini e la stabilità e l’unità del Paese.