INDICE
EDITORIALE: I NON DETTI DEL PRE-DIALOGO MP / UDPS
- PRE-DIALOGO UDPS / MP
- Un antecedente: la tabella di marcia dell’UDPS pubblicata il 14 febbraio 2015
- L’incontro di Roma
- L’incontro di Ibiza
- Una corrispondenza tra l’ASADHO e l’UDPS
- NE MUANDA NSEMI RINUNCIA AL DIALOGO POLITICO
- A PROPOSITO DEL DIALOGO
- Voci critiche
- Voci favorevoli
EDITORIALE: I NON DETTI DEL PRE-DIALOGO MP / UDPS
1. PRE-DIALOGO UDPS / MP
Dei delegati dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), partito di opposizione, e della Maggioranza Presidenziale (MP), coalizione di partiti attualmente al potere, sono in trattative da diversi mesi. Secondo certe fonti, queste trattative ruotano intorno ad un eventuale dialogo politico a livello nazionale, voluto da entrambe le parti, nonostante i loro diversi punti di vista.
Ufficialmente, secondo il Capo dello Stato, Joseph Kabila, i Congolesi dovrebbero sedersi intorno ad uno stesso tavolo per dialogare tra loro, con l’unico obiettivo di preparare al meglio le elezioni previste secondo il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione elettorale.
Etienne Tshisekedi, presidente dell’UDPS, si aggrappa all’accordo quadro di Addis Abeba e vuole che tale dialogo sia moderato da una personalità straniera. Inoltre, secondo Etienne Tshisekedi e il suo partito, il dialogo politico, nel caso che ci sia, non dovrebbe sfociare in una condivisione del potere o nella formazione di un eventuale governo di unità nazionale.
Nonostante questa posizione dell’UDPS, la Maggioranza Presidenziale starebbe per convincere il presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi, ad accettare che qualcuno del suo partito guidi il governo che dovrebbe “nascere” in seguito alla tenuta di tale dialogo.[1]
a. Un antecedente: la tabella di marcia dell’UDPS pubblicata il 14 febbraio 2015
Secondo la tabella di marcia dell’UDPS pubblicata il 14 febbraio 2015, il contenzioso elettorale del 2011 è la causa principale dell’attuale crisi politica.
Tuttavia, le elezioni del 2011 hanno avuto il merito di riconfigurare politicamente la classe politica congolese e di stabilire una netta linea di demarcazione tra quelli che sostengono l’attuale sistema, da una parte, e quelli che cercano la verità delle urne, dall’altra. Sono emerse due chiare tendenze:
quella dei sostenitori dello statu quo e quella dei sostenitori del cambiamento.
Pertanto, un dialogo politico a livello nazionale richiede la partecipazione:
– del presidente Etienne Tshisekedi e dei suoi alleati, per il campo del cambiamento,
– del Sig. Joseph Kabila e dei suoi alleati, per il campo dello statu quo e
– della moderazione, assicurata dall’inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite
nella Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) e capo della MONUSCO, conformemente alla risoluzione 2147 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il luogo in cui si terrà il dialogo sarà la città di Kinshasa, capitale della RDCongo.
Al dialogo saranno invitati 40 partecipanti, suddivisi in parti uguali tra le due tendenze politiche implicate e i rispettivi alleati, cioè 20 membri per delegazione.
La durata prevista per i lavori sarà di un massimo di dieci giorni, fra cui 3 saranno riservati ai lavori della facilitazione da parte della MONUSCO.
Per quanto riguarda l’Ordine del giorno, ci saranno due aspetti.
* Primo aspetto: il regolamento del contenzioso elettorale di novembre 2011 e del suo corollario che è la crisi di legittimità.
- Si tratta di identificare i responsabili dei brogli elettorali delle elezioni del 2011
- Occorrerà che i responsabili dei brogli elettorali siano rimossi dalla gestione del Paese, a qualsiasi livello si trovino, e dallo svolgimento del processo elettorale in corso.
* Secondo aspetto: definire un processo elettorale consensuale
1) Sul calendario elettorale:
- Ricordare che i due cicli elettorali precedenti sono rimasti incompleti e che sono stati caratterizzati da evidenti irregolarità.
- Definire un nuovo ciclo elettorale consensuale.
- Noi sosteniamo l’organizzazione, in primo luogo, delle elezioni presidenziali abbinate alle elezioni legislative nazionali, entro il termine costituzionale cioè, secondo l’articolo 73 della Costituzione, entro e non oltre il 19 settembre 2016.
- Le altre elezioni dovranno essere organizzate dopo le elezioni presidenziali e legislative. 2) Sulla ristrutturazione della Commissione elettorale:
- Per quanto riguarda le esperienze del passato, i cicli elettorali del 2006 e del 2011, in cui i membri della Commissione elettorale sono stati strumentalizzati, si dovrà istituire una Commissione elettorale i cui membri siano scelti in maniera paritaria, vale a dire 12 membri, sei designati dal campo dello statu quo e gli altri 6 nominati dal campo del cambiamento. Ma tutti dovranno essere scelti solo all’interno della società civile.
- La Commissione elettorale deve avere una presidenza collegiale (2 presidenti che rappresentino i due campi). Oltre a questo, tutti i membri devono essere nominati per consenso.
3) Sul contenzioso elettorale:
Prendiamo atto della promulgazione della Legge Organica sull’organizzazione e sul funzionamento della Corte Costituzionale (del 15 ottobre 2013). Tuttavia, la scelta dei suoi animatori risulta problematica, a causa dell’intervento diretto del Sig. Kabila nella loro designazione. Ciò avrà inevitabili conseguenze sulla loro indipendenza e autonomia.
Ciò implica che anche i nove membri della Corte costituzionale siano nominati per consenso.
4) Sul database elettorale:
* Per quanto riguarda il consolidamento del database elettorale, è necessario procedere a un suo controllo da parte di terzi esterni, per garantire la trasparenza e la credibilità del processo elettorale. Di conseguenza, è necessario arrivare ad un consenso per quanto riguarda le modalità di tale operazione (scelta della società incaricata, data, …).
* Per quanto riguarda la revisione delle liste degli elettori: è necessario che esse siano inclusive e corrette, tenendo conto dei nuovi maggiorenni, dei Congolesi residenti all’estero, di quelli che non sono ancora stati registrati e dei doppioni.
5) Sulla tracciabilità dei risultati:
* La problematica della presenza dei testimoni nei seggi elettorali: loro presenza obbligatoria nei seggi elettorali, menzione delle loro osservazioni sui verbali dei rapporti redatti e firmati da tutti nel corso delle operazioni elettorali, consegna obbligatoria di copia di tali rapporti ad ogni testimone.
- Le questioni relative alla compilazione dei risultati: è necessaria una soluzione consensuale, per evitare brogli elettorali e possibili contestazioni.[2]
b. L’incontro di Roma
Tra l’11 e il 17 agosto, degli emissari della Maggioranza Presidenziale (MP) e dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), partito d’opposizione, si sono incontrati a Roma, in Italia. La delegazione dell’UDPS era composta da Joseph Mukendi wa Mulumba, Norbert Yamba Yamba, Claude Mamba e Rubens Mikindu. Quella del potere era composta da Kalev Mutond, capo dell’Agenzia Nazionale di Intelligence, Neemia Mwilanya, direttore del gabinetto del Capo dello Stato, Francois Mwamba, coordinatore del Meccanismo Nazionale di Controllo per l’attuazione degli accordi di Addis Abeba, e Nkulu Kilombo.
Secondo Bruno Tshibala, portavoce dell’UDPS, l’incontro dovrebbe essere servito per concordare le modalità del dialogo politico proposto dal Presidente della Repubblica Joseph Kabila nel mese di giugno scorso e, soprattutto, per risolvere il principale punto di divergenza tra le due parti: la presenza o meno di un mediatore internazionale del dialogo. Joseph Kabila vi si è già ufficialmente opposto ma, secondo Bruno Thsibala, «tale divergenza potrebbe essere presto superata». Sempre secondo Bruno Thsibala, non si può nemmeno parlare di un’eventuale «partecipazione dell’UDPS ad un governo di unità nazionale». «Per il nostro partito, le elezioni e il rispetto delle scadenze costituzionali sono una questione di vita o di morte», insiste.[3]
Tuttavia, alcune fonti indicano che l’UDPS non sarebbe affatto contrario alla proposta fattagli dalla MP per dirigere un probabile governo di transizione.
Anche secondo altre fonti, Felix Tshisekedi, figlio di Étienne Tshiseked, presidente dell’UDPS, potrebbe essere interessato a un incarico di governo. Una posizione, questa, difficile da assumere pubblicamente da parte del principale partito di opposizione. La possibilità di una collaborazione dell’UDPS potrebbe essere ben accettata anche dall’attuale potere, perché un Governo di unità nazionale con la partecipazione di partiti di opposizione potrebbe facilitare a Joseph Kabila la gestione del Paese, almeno fino all’organizzazione delle prossime elezioni.[4]
Secondo Joseph Mukendi wa Mulumba, nell’incontro di Roma, cui egli stesso ha partecipato, sono apparsi diversi punti di convergenza tra le due parti, in particolare sulla necessità di rivedere il calendario elettorale, di sottomettere il database elettorale ad un controllo da parte di terzi, di iscrivere i nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, di liberare i prigionieri politici e di opinione, di riaprire i media dell’opposizione, di rispettare i diritti umani, di ricostruire lo stato di diritto, ecc. La principale divergenza è apparsa, secondo quanto da egli riferito, quando gli emissari di Joseph Kabila hanno proposto a quelli dell’UDPS la partecipazione del loro partito a un governo di ampia unità nazionale, data l’impossibilità tecnica, materiale e finanziaria, per la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), di mettere in atto il calendario elettorale globale così come previsto.
I delegati dell’UDPS hanno fatto sapere a quelli del PPRD di non aver ricevuto alcun mandato dal loro presidente nazionale, Etienne Tshisekedi, per parlare di condivisione di posti ministeriali in vista della creazione di un nuovo governo di ampia unità nazionale. Tenuto conto della scelta del partito di non sostenere né una nuova transizione, né il prolungamento del mandato presidenziale di Joseph Kabila, i delegati dell’UDPS hanno chiesto la sospensione dei lavori, per potere comunicare a Etienne Tshisekedi un rapporto sull’avanzamento di certe convergenze e sulla persistenza di talune divergenze. Joseph Mukendi ha affermato che la delegazione dell’UDPS presente in Italia non ha preso alcun impegno con il PPRD. Per potere decidere se continuare o interrompere i contatti intrapresi, l’ultima parola spetta pertanto alla direzione del partito. Infine, egli ha voluto smentire, nel modo più assoluto, le voci che si sono sparse su un’eventuale candidatura, sua o di Félix Tshisekedi, al posto di Primo Ministro.[5]
Secondo il Segretario Generale dell’UDPS, Bruno Mavungu, fino a prova contraria, Etienne Tshisekedi non ha dato delegato nessuno per impegnarlo in qualsiasi cosa che riguardi il progetto di un dialogo politico a livello nazionale.
Pur riconoscendo di avere saputo che sono in corso dei contatti informali tra dei rappresentanti di Kabila e di Tshisekedi, egli ha insistito sul fatto che, a livello di partito, non è stata intrapresa alcuna iniziativa precisa. In parole povere, l’UDPS non accetta lo schema dello slittamento delle elezioni, della formazione di un governo di ampia unità nazionale o di una nuova transizione, come certe voci hanno lasciato intendere. Secondo il segretario generale Mavungu, i “contatti” tra Joseph Kabila e Etienne Tshisekedi si sono limitati a maggio, in occasione della visita del direttore generale dell’ANR (National Intelligence Agency), Kalev Mutond, presso la sede dell’UDPS, a Limete, per informare la direzione del partito sull’intenzione del Capo dello Stato di avviare delle consultazioni. In seguito, è tornato 48 ore dopo, per ritirare la “tabella di marcia” dell’UDPS relativa al dialogo e pubblicata il 14 febbraio 2015, promettendo di consegnarla al presidente Joseph Kabila.
Secondo la direzione dell’UDPS, ha affermato il segretario generale del partito, non è possibile avviare alcun pre-dialogo tra le due parti, finché il Presidente della Repubblica non abbia risposto al memorandum ricevuto. Bruno Mavungu ha fatto sapere che finché Joseph Kabila non abbia dato una risposta, a giro di posta, alle preoccupazioni dell’UDPS circa la forma del dialogo, la durata, il luogo, la natura della mediazione (nazionale, internazionale o co-mediazione), l’ordine del giorno (il contenzioso elettorale del 2011, la ristrutturazione della Commissione elettorale, un calendario elettorale consensuale, il controllo esterno del database delle liste degli elettori, l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali entro i termini costituzionali, la liberazione dei prigionieri politici e di opinione, la riapertura dei mezzi di comunicazione chiusi, ecc), non ci sarà alcun progresso sulla via del dialogo. Per quanto riguarda l’organizzazione del forum, ha affermato che l’UDPS è pronto a partecipare, a condizione che siano chiarite tutte le zone d’ombra che possano favorire uno slittamento o un prolungamento del mandato del Capo dello Stato in carica.[6]
Il presidente del Movimento Lumumbista Progressista e Presidente del Fronte Anti-Dialogo (FAD), Franck Diongo, ha indicato che, a Roma, le due parti, MP e UDPS, hanno affrontato tutti i principali aspetti del dialogo, ma non si sono accordate che su due punti: un formato di quindici partecipanti per ogni gruppo e una co-mediazione, interna ed internazionale, con personalità da designare consensualmente. Ma su altre questioni, come quella di un’eventuale coabitazione in un governo di ampia unità nazionale, le due parti sono rimaste divise, anche se hanno promesso di proseguire le discussioni per raggiungere un compromesso.[7]
Etienne Tshisekedi e l’UDPS si dicono favorevoli al dialogo nazionale solo se organizzato nell’ambito dell’accordo quadro di Addis Abeba e della risoluzione 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A questo proposito, la posizione dell’UDPS sulla sua eventuale partecipazione ad un dialogo con il regime al potere è espressa nella “road map” pubblicata il 14 febbraio 2015 e firmata dal suo Presidente Nazionale, Etienne Tshisekedi.
Nella sua “roadmap”, l’UDPS si dichiarava favorevole ad un dialogo congolese, sotto la mediazione della comunità internazionale, per risolvere la crisi di legittimità ai vertici dello Stato, nata come conseguenza dei brogli elettorali rilevati nel corso delle elezioni presidenziali e legislative del 2011.
La “roadmap” dell’UDPS, suggeriva che il dialogo potesse svolgersi a Kinshasa, secondo un formato ridotto, tra delegati di Joseph Kabila (Maggioranza) e di Etienne Tshisekedi (Opposizione) e per una durata il più breve possibile. Come punti all’ordine del giorno, la “roadmap” dell’UDPS proponeva l’esame del contenzioso elettorale del 2011, il controllo (l’audit) esterno del database elettorale, l’elaborazione di un calendario elettorale consensuale, la neutralità della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), l’iscrizione dei nuovi maggiorenni nelle liste degli elettori, il rispetto delle scadenze costituzionali nell’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative nazionali, la liberazione dei prigionieri politici, la riapertura dei media dell’opposizione, ecc. In nessuna parte della “road map” dell’UDPS si è fatto menzione di una nuova transizione o della formazione di un nuovo governo di unità nazionale. Secondo esponenti dell’UDPS, tutto ciò che è stato detto su un presunto accordo tra Limete e Palazzo della Nazione, in vista di una condivisione di posti ministeriali, sarebbe dunque da considerarsi come semplice gossip.[8]
Per quanto riguarda l’impegno dell’UDPS e del suo presidente Etienne Tshisekedi nell’organizzazione del dialogo con la maggioranza, l’ex capo di gabinetto di Etienne Tshisekedi e attuale vice presidente dell’UDPS – ala di Kibasa, Albert Moleka, teme uno scarto tra lo stesso Etienne Tshisekedi e l’opinione pubblica che, peraltro, si oppone a tale dialogo. In tal senso egli afferma che «l’opinione nazionale vede in questo dialogo degli interessi di parte che nulla hanno a che fare con gli interessi della nazione. Personalmente, dubito dell’implicazione reale e cosciente di Etienne Tshisekedi nelle varie fasi di preparazione di questo dialogo. Oso pensare che non gli si dice tutto, per quanto riguarda la tenuta del dialogo che si sta preparando. È la mia opinione personale. Ma in ogni caso, i documenti che impegnano l’UDPS circa questo dialogo sono firmati dallo stesso Etienne Tshisekedi, il che dimostra che egli vi è politicamente implicato».[9]
c. L’incontro di Ibiza
Il 9 settembre, dopo l’incontro di Roma organizzato dall’11 al 17 agosto, gli emissari del PPRD si sono incontrati a Ibiza con quelli dell’UDPS, al fine di proseguire i colloqui nel quadro di un dialogo preliminare. Secondo le ultime notizie, le due parti non hanno raggiunto alcun accordo. Infatti, secondo certe fonti, gli emissari dell’UDPS hanno rifiutato la proposta avanzata da quelli del PPRD e relativa alla partecipazione dell’UDPS a un futuro governo di unità nazionale. Inoltre, gli inviati del PPRD si sarebbero opposti alla proposta di una mediazione internazionale del dialogo avanzata da quelli dell’UDPS.
La tappa di Ibiza ha avuto luogo dopo che i delegati dell’UDPS si siano incontrati con Etienne Tshisekedi a Bruxelles. Il presidente del partito avrebbe loro dato ordine di attenersi alla tabella di marcia del partito e di non accettare, in nessun caso, un eventuale offerta di far parte di un qualsiasi tipo di governo. L’UDPS ha in tal modo riaffermato che non cederà a qualsiasi tentativo di slittamento e ha precisato che si impegnerà per l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative entro i tempi previsti dalla Costituzione, cioè entro il mese di settembre 2016.[10]
Il 13 settembre, in una dichiarazione firmata da Etienne Tshisekedi, presidente del partito e “Presidente eletto della RDCongo”, l’UDPS dichiara di “avere preso atto del fallimento dei colloqui di Roma (Italia) e d’Ibiza (Spagna) intrapresi tra i suoi rappresentanti e quelli del campo di Kabila” e di “avere chiesto ai suoi delegati di ritirarsi immediatamente dal tavolo dei negoziati“.
Secondo questo documento, «i colloqui avevano come obiettivo di predefinire il formato, la tematica e la soluzione di alcuni problemi per quanto riguarda l’organizzazione di un dialogo tra esponenti politici congolesi, da tenersi a Kinshasa con la facilitazione della comunità internazionale, per preparare, per la prima volta nella storia del nostro Paese, un’alternanza politica e gettare le basi per uno Stato di diritto e di democrazia». Non sorprende affatto che i negoziati politici tra l’UDPS e la MP, iniziati qualche mese fa, dapprima segreti e poi ufficiali, siano falliti. Ma, curiosamente, il documento tace sulle ragioni di questa inversione di marcia dell’UDPS che aveva sostenuto, contro ogni previsione, che l’unica soluzione alla crisi politica congolese consisteva nel negoziare con la maggioranza presidenziale. Tuttavia, nel comunicato stampa dell’UDPS, il partito ha detto di temere di vedere andare in fumo tutti “i risultati dei suoi lunghi anni di lotta per il cambiamento democratico“. Vedendosi criticata dall’opinione pubblica e isolata dagli altri partiti per questa sua iniziativa, l’UDPS ha chiesto solennemente alle altre forze politiche e sociali di unirsi a lei, per conseguire tre obiettivi: l’elaborazione di un calendario elettorale consensuale e costituzionale, l’organizzazione di un processo elettorale pacifico e credibile e il trasferimento pacifico del potere. [11]
Secondo alcuni analisti, sarebbe il rifiuto, da parte delle altre forze politiche di opposizione, a partecipare al dialogo, che avrebbe frenato le “ambizioni” politiche di Etienne Tshisekedi e del suo partito per accettare la proposta offerta dal campo presidenziale. «Se i leader del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) fossero stati disposti a partecipare al dialogo politico proposto dal Capo dello Stato, l’UDPS avrebbe potuto accettare le proposte della MP», ha affermato un membro della Maggioranza Presidenziale.
Solo tra i partiti dell’opposizione nel sostenere la convocazione del dialogo con la MP, l’UDPS vede ridursi il margine di manovra del suo “piano” di dialogo. Perché, nonostante la volontà del lider maximo e del suo partito di non negoziare la condivisione del potere, la storia insegna che, in Congo e altrove, tutti i negoziati politici tra il Potere e l’opposizione hanno sempre dato “nascita” a dei governi detti di unità nazionale. Certi politici che sostengono l’approccio di Etienne Tshisekedi non si agiterebbero tanto se non fossero convinti di ottenere almeno qualcosa. Infatti, vari di loro si vedono già seduti su poltrone ministeriali.[12]
A proposito dei contatti tra la Presidenza della Repubblica e l’UDPS nel contesto di un pre-dialogo, il deputato nazionale Samy Badibanga, presidente del gruppo parlamentare “UDPS e alleati”, ha raccomandato ad entrambe le parti di evitare l’esclusione di altre forze politiche e sociali, tra cui gli altri partiti di opposizione e le varie organizzazioni della società civile. Egli auspicherebbe, per motivi di trasparenza e di legalità, che il dialogo fosse avallato dal Parlamento.[13]
d. Una corrispondenza tra l’ASADHO e l’UDPS
In una lettera indirizzata a Etienne Tshisekedi, presidente dell’UDPS, l’ASADHO gli chiede di dire al popolo congolese la verità sul pre-dialogo iniziato con la Maggioranza Presidenziale (MP).
Eccone alcuni estratti:
La lettera dell’ASADHO all’UDPS
Signor Presidente,
La nostra organizzazione, l’ASADHO, ha sempre sostenuto l’idea di un dialogo tra la maggioranza presidenziale, l’opposizione politica e la società civile, per affrontare alcuni problemi politici del nostro paese, in vista dell’organizzazione delle elezioni presidenziali e a favore dell’alternanza politica nel 2016.
Sappiamo che anche il suo partito politico è per il dialogo, nonostante la diversità di opinioni che esiste tra l’UDPS e la maggioranza presidenziale, per quanto riguarda il quadro e le modalità pratiche di attuazione di tale dialogo.
Abbiamo accolto con favore i contatti che l’UDPS ha avuto con la maggioranza presidenziale, in patria e all’estero, per appianare i punti di vista sui punti di divergenza per quanto riguarda l’organizzazione del dialogo. Speriamo che questi contatti tengano conto delle aspirazioni del popolo congolese.
Secondo noi, questi incontri tra la maggioranza presidenziale e l’UDPS sono utili per far funzionare la democrazia, perché non è possibile risolvere i problemi politici relativi alle elezioni, se i diversi responsabili politici e sociali non si incontrano, per scambiare e trovare soluzioni che aiutino a fare avanzare la nostra giovane democrazia.
Desideriamo solo attirare la sua attenzione sul fatto che questi incontri non dovrebbero farle dimenticare che, nel nostro Paese, ci sono anche altre forze sociali e politiche democratiche importanti che dovrebbero essere associate a detti incontri, affinché l’alternanza politica del 2016 abbia luogo senza ritardi o conflitti. Un eventuale accordo solo tra l’UDPS e la maggioranza presidenziale non potrebbe risolvere i problemi politici causati dal rifiuto, da parte della maggioranza presidenziale, di preparare in buona fede l’alternanza politica del 2016.
Il fatto che l’UDPS e la Maggioranza Presidenziale siano le maggiori forze politiche del nostro Paese non può fare loro pensare di poter risolvere, da sole, i problemi politici attuali.
Signor Presidente,
In questo momento in cui le stiamo scrivendo, l’aspirazione del popolo congolese è che nel mese di dicembre 2016 il Presidente della Repubblica, Sua Eccellenza Joseph Kabila, rispetti i termini degli articoli 70 e 220 della Costituzione della RDCongo e passi il potere a un(a) altro(a) congolese eletto(a) attraverso delle elezioni presidenziali libere, trasparenti e democratiche organizzate entro i termini costituzionali.
Il popolo rifiuta sia un terzo mandato per il presidente della Repubblica che il prolungamento del suo attuale mandato. Col passare dei giorni, il rifiuto di un terzo mandato o del prolungamento dell’attuale mandato del Presidente della Repubblica aumenta sempre di più.
Signor Presidente,
abbiamo saputo che, in questi incontri con la maggioranza presidenziale, l’UDPS avrebbe accettato la formazione di un governo di transizione, per affrontare le questioni tecniche legate all’organizzazione delle elezioni. Avendo sentito discorsi contraddittori da parte degli uni e degli altri su questo argomento, è importante che lei stesso intervenga, per fare luce sulle conclusioni finali degli incontri tra l’UDPS e la maggioranza presidenziale. Il popolo ha il diritto di sapere, perché tutto questo avrà un impatto positivo o negativo sulla sua vita quotidiana.
Qualsiasi accordo tra l’UDPS e la maggioranza presidenziale che conducesse al prolungamento del mandato del Presidente della Repubblica sarebbe considerato un tradimento, suo e dell’UDPS, nei confronti del popolo.
Sarebbe inconcepibile che l’UDPS consentisse la violazione della Costituzione accettando un accordo che farebbe slittare l’alternanza politica oltre il 2016.
Signor Presidente,
Tale comportamento da parte dell’UDPS sarà considerato come un’ancora di salvezza offerta alla maggioranza presidenziale che, arrivata a pochi mesi dalla fine del suo mandato, non vuole rispettare i termini della nostra Costituzione.
Signor Presidente,
Ricordiamo all’UDPS che qualsiasi tipo di accordo con la maggioranza presidenziale che non tenga conto delle aspirazioni del popolo, secondo cui il Presidente della Repubblica dovrà lasciare il suo incarico alla scadenza del suo secondo mandato, sarebbe un tradimento, una violazione della Costituzione e un attentato contro la democrazia.
Chiediamo quindi all’UDPS di continuare, insieme con le altre forze sociali e politiche democratiche, la lotta per il rispetto della Costituzione e per l’alternanza politica nel 2016 e di rifiutare qualsiasi tipo di compromesso che possa ritardare tale obiettivo.
In questo momento particolare, nessun interesse personale, finanziario o politico può prevalere sulle aspirazioni del popolo congolese.[14]
Ecco anche alcuni passaggi della risposta del portavoce dell’UDPS, Bruno Tshibala Nzenzhe:
La risposta dell’UDPS all’ASADHO
L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha preso conoscenza della lettera
indirizzata al Presidente eletto e Presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi wa Mulumba, circa i contatti tra l’UDPS e la Maggioranza Presidenziale in vista del dialogo politico.
In questa lettera, l’ASADHO si chiede se il Presidente Tshisekedi terrà conto della volontà del popolo congolese circa la concretizzazione dell’alternanza politica nel mese di dicembre 2016 mediante la partenza, dal potere, di Kabila che, si sostiene nella lettera, sta per terminare il suo secondo e ultimo mandato e che il popolo non vuole che si ripresenti per un terzo mandato o che ottenga il prolungamento del suo attuale mandato.
L’ASADHO non omette di richiamare l’attenzione del Presidente Tshisekedi sul fatto che anche altre forze politiche e sociali dovrebbero essere coinvolte in questi incontri, affinché l’alternanza politica nel 2016 abbia luogo senza ritardi o conflitti.
Ricorda anche che qualsiasi accordo che non tenga conto delle aspirazioni del popolo, secondo le quali il Presidente della Repubblica dovrà lasciare il suo incarico alla fine del suo secondo mandato, sarebbe un tradimento, una violazione della Costituzione e una attentato contro la democrazia.
Inoltre, l’ASADHO chiede se, nel corso di questi incontri, l’UDPS avrebbe accettato la proposta di un governo di transizione e invita il Presidente Tshisekedi a dare al popolo congolese chiarimenti su tutte queste preoccupazioni.
Al fine di informare, ancora una volta, il nostro popolo, desideriamo comunicare, a nome del Presidente eletto e sotto sua dettatura, i seguenti chiarimenti:
– L’UDPS ha sempre detto e ripete che l’attuale crisi politica è la conseguenza del colpo di stato elettorale del 2011. Questa crisi contrappone il Presidente eletto, ma impedito di esercitare le sue funzioni, e il Presidente che detiene l’effettività del potere. Essendo così definita l’identificazione dei protagonisti e, quindi, degli interlocutori, le forze politiche e sociali del Paese di cui si deve effettivamente tenere conto si trovano già collocate in un campo o nell’altro.
– L’UDPS si stupisce del fatto che il presidente dell’ASADHO affermi che Kabila sta terminando il suo secondo mandato, quando invece, il 28 novembre 2011, il popolo congolese aveva accordato la maggior parte dei suoi voti a Etienne Tshisekedi, scelto quindi come presidente della Repubblica Democratica del Congo.
Tutti sanno che il colpo di Stato elettorale del 2011 è alla base della crisi politica e di legittimità per la quale è necessario dialogare, per creare le condizioni di rilancio del processo democratico e di un processo elettorale pacifico e sicuro, alla fine del quale Kabila, che non sarà candidato, dovrà procedere al passaggio del potere con un Presidente eletto e ciò, entro i tempi stabiliti dalla Costituzione.
– Nella “Road Map” dell’UDPS, resa pubblica il 18 febbraio 2015 dal presidente Etienne Tshisekedi wa Mulumba, non si accenna ad alcun governo di transizione. Essa riassume piuttosto le cause della crisi attuale e i criteri di riferimento del dialogo politico, che dovrà svolgersi nell’ambito dell’accordo quadro di Addis Abeba e delle successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nell’intenzione dell’UDPS e del suo presidente, il dialogo politico non deve creare una nuova transizione, ma piuttosto le condizioni necessarie per un processo elettorale trasparente e credibile, nel pieno rispetto della Costituzione.
Etienne Tshisekedi wa Mulumba e l’UDPS non accetteranno mai un qualsiasi compromesso con il potere che privi il popolo di quel cambiamento che, tanto atteso, potrà avvenire solo mediante un’alternanza politica nel 2016.
I contatti e il dialogo sono destinati, come lo si sarà capito, a evitare che, ancora una volta, si arrivi ad un processo elettorale non credibile, con manipolazione dei risultati e ondate di violenza, come nel 2006 e nel 2011.[15]
2. NE MUANDA NSEMI RINUNCIA AL DIALOGO POLITICO
Il 5 luglio, il deputato nazionale Ne Muanda Nsemi, membro di un movimento politico religioso denominato Bundu dia Mayala, ha proposto uno “slittamento collettivo” e un periodo di transizione di tre anni, al fine di potere organizzare delle buone elezioni. «Senza censimento e senza un registro elettorale credibile, è impossibile avere delle elezioni sufficientemente serie (…). Di conseguenza, è necessario uno “slittamento collettivo», ha affermato il deputato in una conferenza stampa a Kinshasa. «Dato che finora non ci sono le condizioni per organizzare delle elezioni credibili, sarà necessario prevedere un periodo di transizione di tre anni», ha egli detto. Per tale periodo di transizione, egli ha suggerito lo schema di un presidente proveniente dalla maggioranza, un vice presidente proveniente dall’opposizione e un primo ministro proveniente dalla società civile.
«Per potere organizzare delle elezioni credibili è necessario disporre di un registro elettorale credibile. Finora non è il caso. Non sappiamo quanti sono i Congolesi, né chi è vero Congolese. E tutto questo non lo si potrà sapere entro il 2016, anno previsto per le elezioni presidenziali e nazionali», ha detto Muanda Nsemi. Secondo il calendario pubblicato in febbraio dalla Commissione nazionale elettorale indipendente (CENI), le elezioni locali, provinciali e senatoriali dovrebbero essere organizzate in ottobre 2015, mentre le elezioni presidenziali e legislative dovrebbero avere luogo in novembre 2016.[16]
Il 5 settembre, il deputato Ne Muanda Nsemi, leader del Bundu dia Mayala (BDM), ha dichiarato che non parteciperà più al dialogo politico nazionale proposto dal presidente Joseph Kabila. Egli l’ha annunciato in un messaggio diffuso attraverso “Dieto Kongo”, la newsletter del suo partito. Nel suo messaggio articolato in tredici punti, Ne Muanda Nsemi giustifica la sua decisione per il fatto che, dopo il suo incontro di giugno con Joseph Kabila, in occasione delle consultazioni presidenziali del pre-dialogo, il potere ha lasciato distruggere la sua popolarità. In particolare, egli critica il fatto che il Presidente Kabila abbia mantenuto il silenzio riguardo le accuse secondo cui quest’ultimo gli avrebbe dato due milioni di dollari. Nel suo messaggio, Ne Muanda Nsemi ha annunciato anche il suo ritiro dalla scena politica, perché il regime, che dice avere salvato dal disastro, “non ha fatto nulla” per lui:
– Il movimento politico-spirituale Bundu dia Kongo è ancora interdetto
– I danni e gli interessi dovuti a questo movimento non sono ancora stati pagati
– Molti suoi fedeli languono nella prigione di Makala da ben cinque anni.
Di fronte a questo quadro, Ne Muanda Nsemi ha deciso di lasciare la scena politica e di non partecipare al dialogo politico in gestazione. Lascia la direzione del partito Bundu dia Mayala al deputato Mantezolo, che ne è diventato Presidente Nazionale.[17]
3. A PROPOSITO DEL DIALOGO
a. Voci critiche
Il 22 agosto, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il presidente del Fronte Anti-Dialogo (FAD), Franck Diongo, ha dichiarato che il dialogo politico nazionale che si sta preparando è una truffa, un trucco politico e una trappola per ottenere, attraverso vari stratagemmi, un terzo mandato per il presidente della Repubblica in carica, Joseph Kabila. A suo parere, il dialogo si propone un colpo di Stato costituzionale.
Egli si è detto convinto che le ragioni addotte per giustificare l’urgenza di questo dialogo, cioè la mancanza di risorse finanziarie e materiali per organizzare le elezioni, la volontà di creare un clima politico favorevole … non sono che singoli alberi che nascondono la foresta. «La vera motivazione di questo dialogo è quella di ottenere, nel 2016, un “cambiamento” favorevole al potere», ha dichiarato Franck Diongo, prima di sottolineare che l’obiettivo di tale dialogo è l’imposizione di una nuova transizione retta da un “atto di transizione” che, come accaduto dopo la Conferenza Nazionale Sovrana, sostituirebbe la Costituzione del 18 febbraio 2006 che, in tal modo, diventerebbe superata. Egli ha aggiunto che, dopo questa transizione, il Paese sarebbe dotato di una nuova costituzione, con un regime presidenziale basato su un mandato presidenziale di 7 anni e il cui numero sarebbe illimitato. Per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, sarebbe eletto a suffragio universale indiretto dalle due Camere del Parlamento. Tutto ciò permetterebbe all’attuale Presidente Joseph Kabila di candidarsi alle elezioni presidenziali tutte le volte che volesse.[18]
Il 7 settembre, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano “Le Potentiel”, l’attuale vice presidente dell’UDPS – ala di Kibasa, Albert Moleka, si è detto «contrario all’organizzazione di un dialogo politico a livello nazionale, considerandolo inopportuno e inutile, perché non apporterebbe nulla di nuovo. Tutte le materie riprese nelle varie roadmap finora presentate sono già regolate dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica». Per l’ex capo di gabinetto di Etienne Tshisekedi, la necessità di un accordo riguarda solo il calendario elettorale. «È ciò che l’opposizione politica chiede dall’anno scorso, attraverso i suoi interventi in seno al comitato formato da rappresentanti della Commissione elettorale, della Maggioranza e dell’Opposizione. Ma tale richiesta è sempre stata inascoltata, nonostante che un accordo sul un calendario elettorale consensuale sia assolutamente indispensabile per organizzare le elezioni presidenziali e legislative nazionali nel mese di novembre 2016», ha affermato.[19]
b. Voci favorevoli
Il 4 settembre, il Fronte Popolare contro la revisione della Costituzione ha ribadito il suo appello per l’organizzazione di un dialogo politico a livello nazionale ma sotto l’egida della comunità internazionale. Il suo coordinatore, Jean-Pierre Lisanga Bonganga, ha rivelato questa sua posizione nel corso di una conferenza stampa organizzata a Kinshasa. Egli si è detto convinto che solo un dialogo condotto sotto l’egida della comunità internazionale possa aiutare i Congolesi a trovare le condizioni necessarie per un processo elettorale credibile. Jean-Pierre Lisanga ha dichiarato di avere accolto con favore il comunicato degli inviati speciali della Comunità internazionale che, da Ginevra (Svizzera), hanno invitato i politici congolesi al dialogo.
Già nel mese di giugno, Jean-Pierre Lisanga aveva proposto che tale dialogo fosse organizzato dal Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite nella RDC, Martin Kobler, e sulla base dei testi dell’accordo quadro di Addis Abeba e delle risoluzioni 2098 e 2211 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Già nel mese di aprile, infatti, la Monusco aveva espresso la sua disponibilità a fornire la sua collaborazione per un dialogo tra la maggioranza presidenziale e l’opposizione nel quadro del processo elettorale.[20]
[1] Cf Congo Nouveau – 7sur7.cd, 27.08.’15
[2] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 07.09.’15
[3] Cf RFI, 23.08.’15; 7sur7.cd – Kinshasa, 22.08.’15
[4] Cf Congo Nouveau – 7sur7.cd, 02.09.’15; RFI, 23.08.’15; 7sur7.cd – Kinshasa, 22.08.’15
[5] Cf Le Phare – Kinshasa, 01.09.’15
[6] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 11.09.’15
[7] Cf RFI, 23.08.’15; 7sur7.cd – Kinshasa, 22.08.’15
[8] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 28.08.’15
[9] Cf Pitshou Mulumba – Le Potentiel – 7sur7.cd – Kinshasa, 08.09.’15
[10] Cf L.P. – 7sur7.cd – Kinshasa, 12.09.’15
[11] Cf 7sur7.cd – Kinshasa, 14.09.’15; La Prospérité – Kinshasa, 14.09.’15
http://www.laprosperiteonline.com/images/laprosperite/a_chaud/UDPS_DIALOGUE_.jpg
[12] Cf Congo Nouveau – 7sur7.cd, 02.09.’15
[13] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 11.09.’15
[14] Cf Le Phare – Kinshasa, 09.09.’15 http://www.lephareonline.net/dialogue-lasadho-demande-a-tshisekedi-de-dire-la-verite-au-peuple/
[15] Cf Le Phare – Kinshasa, 14.09.’15 http://www.lephareonline.net/dialogue-tshisekedi-repond-a-lasadho/
[16] Cf Xinua, 06.07.’15
[17] Cf Radio Okapi, 06.09.’15
[18] Cf Eric Wemba – Le Phare – Congoforum, 24.08.’15
[19] Cf Pitshou Mulumba – Le Potentiel – 7sur7.cd – Kinshasa, 08.09.’15
[20] Cf Radio Okapi, 05.09.’15