Editoriale Congo Attualità n.243 – a cura della Rete Pace per il Congo
Una macabra sequenza di massacri e sequestri
A Beni, un territorio della Provincia del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), la violenza continua le sue stragi.
Secondo fonti della Società Civile, tra ottobre 2014 e maggio 2015, almeno 430 persone sono state barbaramente uccise con armi o a colpi di machete o di scuri. La media è di 54 persone uccise ogni mese, cioè 14 per settimana e, quindi, 2 al giorno. Dal 2010 fino ad oggi, circa 894 persone sono state sequestrate e costrette a convertirsi al musulmanesimo. Secondo molte testimonianze, in caso di rifiuto, l’interessato è stato brutalmente giustiziato.
La minaccia jihadista
Finora, questi massacri sono stati attribuiti alle Forze Democratiche Alleate (ADF), un gruppo armato di origine ugandese e presente nel Nord Kivu dal 1995.
Tuttavia, sono sempre più le voci che parlano della presenza, nel territorio di Beni, di gruppi armati di tendenza jihadista e affini ai gruppi terroristi di Boko Haram, El Shebab e Al Qaeda.
Questi gruppi agirebbero ufficialmente sotto l’etichetta delle ADF ma, in realtà, apparterrebbero alla Muslim Defense International (MDI). Si tratterrebbe di veri terroristi con la missione d’islamizzare, con la forza delle armi, l’intera regione e di creare uno stato islamico nella regione dei Grandi Laghi Africani.
La strategia adottata è la seguente:
- l’instaurazione di un sistema di terrore e di epurazione sistematica delle popolazioni civili, • lo spostamento forzato delle popolazioni, per occupare progressivamente le loro terre e sfruttare illegalmente le risorse naturali locali: minerarie, forestali e petrolifere,
- l’installazione di centri fondamentalisti religiosi e di basi di addestramento terrorista. Sia la Società Civile come i Vescovi cattolici del Kivu e un gruppo di parlamentari hanno esplicitamente denunciato l’esistenza di campi di formazione islamica e di addestramento militare in cui transitano giovani ugandesi, keniani, somali, tanzaniani, ruandesi, sudanesi, burundesi, centroafricani e congolesi, reclutati mediante promesse di lavoro o di borse di studio all’estero.
Intervenire prima che sia troppo tardi
In seguito a tali informazioni, il Governo congolese e la Missione dell’Onu in RDCongo (Monusco) dovrebbero aprire delle inchieste approfondite che possano permettere di identificare, arrestare e consegnare alla giustizia i mandanti e gli autori dei massacri e d’intraprendere le adeguate operazioni militari, in vista della neutralizzazione di questi gruppi di ispirazione jihadista, prima che sia troppo tardi.