Congo Attualità n. 240

INDICE

EDITORIALE: Fissare delle priorità per rispettare le scadenze

  1. ATTIVITÀ PARLAMENTARE
  2. PROCESSO ELETTORALE
    1. Già in ritardo
    2. L’opposizione pone delle condizioni
  3. VERSO L’INSTALLAZIONE DELLE NUOVE PROVINCE

EDITORIALE: FISSARE DELLE PRIORITÀ PER RISPETTARE LE SCADENZE

 

1. ATTIVITÀ PARLAMENTARE

Il 16 marzo, a Palazzo del Popolo, si sono avviati i lavori della sessione ordinaria del Parlamento. Questa sessione si apre meno di due mesi dopo la fine della sessione speciale del mese di gennaio, in cui si sono approvate la nuova legge elettorale, la legge sulle modalità di installazione delle 26 nuove province e la legge sulla delimitazione dei confini delle nuove province e della città di Kinshasa. Conseguentemente, in questa sessione, i parlamentari dovrebbero approvare alcune leggi fondamentali richieste dal calendario elettorale, pubblicato il 12 febbraio dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Secondo fonti parlamentari, durante questa sessione, i parlamentari dovrebbero necessariamente approvare tre leggi importanti: la legge sulla ripartizione dei seggi a livello comunale e locale; la revisione della legge sull’identificazione e l’iscrizione degli elettori sulle liste elettorali, per dare la possibilità di includervi anche i Congolesi residenti all’estero e alcune altre leggi relative all’installazione delle 26 nuove province della RDCongo.[1]   Il 4 aprile, a Kinshasa, i nove membri della Corte Costituzionale hanno prestato giuramento davanti al Capo dello Stato, le due camere del Parlamento riunite in Congresso, il Consiglio superiore della magistratura e altre personalità del paese. Con l’installazione di questa Corte, la RDC ha ora uno strumento giuridico che ha competenza per giudicare il Presidente della Repubblica e il primo ministro. La Corte Costituzionale si pronuncia sulla costituzionalità delle leggi, degli atti legislativi, degli editti e dei regolamenti interni delle camere parlamentari. La Corte si pronuncia sulle richieste d’interpretazione della Costituzione e dirime i conflitti di competenza tra il potere legislativo e quello esecutivo. In materia elettorale, la Corte Costituzionale ha il potere di esaminare i ricorsi e di risolvere i contenziosi elettorali. I nove membri della Corte Costituzionale erano stati nominati nel luglio 2014 mediante un decreto presidenziale. Professori di diritto o ex giudici, essi erano stati designati dal Parlamento, dal Consiglio superiore della magistratura e dalla Presidenza della Repubblica. I nove membri della Corte Costituzionale sono: Vunduawe Te Pemako, Jean-Pierre Mavungu, Banyaku Luape, Jean-Louis Esambo, Luamba Bindu, Corneille Wasenda, Funga Molima, Kalonda Kele e Kilomba Ngozi Mala. Insieme ai nove membri della Corte Suprema, hanno prestato giuramento nelle mani del capo dello Stato anche sei membri dell’Ufficio del Procuratore generale presso la Corte. A livello pratico, occorrere attendere che i membri della Corte Costituzionale adottino il loro regolamento interno e che possano eleggere il loro presidente, affinché quest’ultimo riceva le consegne dal Presidente della Corte Suprema di Giustizia. Con il giuramento dei 9 membri della Corte Costituzionale, si è fatto un primo passo nell’organizzazione di un nuovo sistema giudiziario. Per completare il nuovo ordine giuridico, rimangono da istituire altre due giurisdizioni giudiziarie: la Corte di Cassazione e il Consiglio di Stato. Queste due giurisdizioni avranno, ciascuna, delle Corti d’appello e dei tribunali di prima istanza, per processare le infrazioni penali e per pronunciarsi su eventuali conflitti tra le istanze amministrative e terze persone fisiche o morali.[2]   Il 5 aprile, il vice-decano responsabile dell’insegnamento presso la Facoltà di diritto dell’Università di Kinshasa, il professor Gaspard N’gonda Koyi, ha dichiarato che, «dopo il giuramento da parte dei membri della Corte Costituzionale, la Corte Suprema di Giustizia cessa di esercitare i poteri attribuiti alla Corte Costituzionale. Essa mantiene i poteri attribuiti alla Corte di Cassazione e al Consiglio di Stato fino alla loro istituzione». Il professor Ngonda Koyi ha ricordato che la Corte di Cassazione può processare un certo numero di autorità, tra cui i deputati nazionali, i senatori, i ministri, i deputati provinciali, i governatori, i ministri provinciali e i presidenti delle assemblee provinciali. Mentre il Consiglio di Stato esamina la legalità degli atti amministrativi emessi dall’autorità centrale e dagli organismi che dipendono da tale autorità.[3]   Il 22 aprile, in Senato, un progetto di legge sullo statuto degli ex Capi di Stato presentato dal Senatore Modeste Mutinga Mutuishayi, è stato dichiarato ricevibile e trasmesso alla Commissione politica, amministrativa e giuridica (PAJ) per un ulteriore esame. Secondo Modeste Mutinga, l’obiettivo del testo, di 24 articoli, è di assicurare la sicurezza fisica e politica dell’ex Capo di Stato, visto che il fatto di lasciare il potere non implica necessariamente la garanzia di una sicurezza materiale e giuridica dell’interessato, spesso costretto a dare spiegazioni sulla sua gestione. Secondo la Costituzione congolese, l’ex presidente rimane senatore a vita ma, secondo l’autore del progetto di legge, la protezione che gli è accordata è insufficiente. Non si tratta di un privilegio, ma di un particolare statuto di riconoscimento per i pesanti incarichi svolti. Questo progetto di legge non solo consacra l’immunità giudiziaria degli ex Capi di Stato e rafforza la loro sicurezza fisica, attraverso la messa a loro disposizione di agenti delle forze di polizia e dell’esercito, ma preserva sopratutto la loro dignità, mediante la concessione di uno statuto sociale più attraente. Nel corso del dibattito generale, alcuni senatori, tra cui Leonard She Okitundu e Jacques Djoli, hanno insistito sul fatto che si tratta di un miglioramento dello statuto dell’ex Capo dello Stato, non rispetto alle intenzioni che gli si attribuiscono, ma rispetto agli importanti servizi resi alla Nazione. Il senatore Jacques Djoli ha tuttavia espresso un certo timore sul fondamento costituzionale del testo.[4]

2. PROCESSO ELETTORALE

Il 18 marzo, la Commissione Africana per la Supervisione delle Elezioni (CASE) ha pubblicato i nomi dei 16 principali partiti politici tra i 477 ufficialmente registrati nella Repubblica democratica del Congo (RDCongo). I 4 partiti “maggiori” sono presenti sul 75 % del territorio nazionale. Si tratta di:

  1. Il Partito del Popolo per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD),
  2. L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS),
  3. Il Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e
  4. L’Unione per la Nazione Congolese (UNC).

Di questi quattro, tre sono dell’opposizione politica (UDPS, MLC e UNC) e uno solo, il PPRD, è membro della Maggioranza Presidenziale (MP) attualmente la potere. Solo 12 partiti politici sono presenti nei capoluoghi di provincia o in certi territori di origine dei loro capi. Essi sono presenti sul 45% del territorio nazionale. Tra loro:

  1. Il Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR, MP);

2.L’Alleanza delle Forze Democratiche del Congo (AFDC, MP) 3.Il Risveglio della Coscienza per il Lavoro e lo Sviluppo (ECT, MP) 4.L’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC, MP) 5.L’Unione Nazionale di Democratici Federalisti (UNADEF, MP) 6.L’Unione per lo Sviluppo del Congo (EDUCO, MP)

  1. Il Partito Democratico Cristiano (PDC, Opposizione)
  2. Il Partito Lumumbista Unificato (PALU, Alleato della MP)
  3. Il Raggruppamento per la Ricostruzione del Congo (RRC, MP)

10.L’Unione Nazionalista Federalisti del Congo (UNAFEC, MP)

  1. Il Partito Popolare per la Pace e la Democrazia (PPPD, MP)

12 .Il Movimento per l’Integrità del Popolo (MIP, MP). Si tratta spesso di partiti che hanno un seggio a livello provinciale ma non necessariamente una presenza effettiva tra la popolazione. La maggior parte dei partiti politici non qui menzionati sono riconosciuti per lo più per la loro bandiera o per il rappresentante della famiglia biologica del presidente fondatore o dell’autorità morale del partito. I partiti politici attivi nella città di Kinshasa sono 461 e hanno una presenza del 20%. Hanno tutti la loro sede a Kinshasa, ma senza alcuna base reale sul posto. Inoltre, secondo le conclusioni del rapporto della Case, il 97% dei partiti politici regolarmente autorizzati nella RDCongo non sono sufficientemente presenti sul territorio né sono veramente conosciuti dalla popolazione. Secondo la Case, per mancanza di educazione civica, di sensibilizzazione e di formazione politica della popolazione, tra le persone intervistate a proposito dell’organizzazione, del funzionamento e della presenza dei partiti politici sul territorio, il 99% afferma di non avere alcuna conoscenza di tali partiti politici cui si suppone appartengano. Altri non hanno alcuna conoscenza del significato dei loro acronimi, dei loro progetti di società e del ruolo che svolgono tra la popolazione.[5]   Il 22 marzo, l’autorità morale della Maggioranza Presidenziale (MP), Joseph Kabila, ha convocato a Kingankati, alla periferia di Kinshasa, i grossi calibri della sua famiglia politica, tra cui i membri del Comitato Politico e i presidenti dei gruppi parlamentari. Prima che Joseph Kabila prendesse la parola, tutti pensavano alla lettera inviatagli dai presidenti di sette partiti politici. In tale corrispondenza, il “G.7” (il MSRdi Pierre Lumbi, l’ARC di Olivier Kamitatu, l’UNAFEC di Gabriel Kyungu. L’Unadef di Mwando Nsimba, il MSDD di Lutundula Apala, il PDC di José Endundo e l’ARCO) sollecitava un dibattito interno sulle attuali questioni politiche: il processo elettorale, la suddivisione territoriale, gli eventi del mese di gennaio 2015, le ambizioni politiche degli uni e degli altri, etc. Contrariamente alle aspettative, Joseph Kabila ha sorpreso tutti, limitandosi ad aprire la riunione e ad invitare i partecipanti a discutere apertamente e francamente di tutto, per poi ritirarsi. Il dibattito interno è stato vivace. Secondo alcuni testimoni, “falchi” e “moderati” si sono detti in faccia alcune verità. Tutti sono stati unanimi nel riconoscere la necessità di ricreare l’unità e la coesione, prima di affrontare le altre componenti della società congolese, tra cui l’opposizione e la società civile. Anche se non si è arrivati ad alcuna risoluzione o decisione, si pensa che si sono lavati i panni in famiglia, senza alcuna interferenza di Joseph Kabila che, in questa occasione, si è completamente eclissato. I partecipanti hanno affermato di sperare che si superino le incomprensioni e che la MP possa affrontare senza tabù vari temi ultra-sensibili, come quello della successione di Joseph Kabila perché, alla luce degli avvenimenti del mese di gennaio 2015 e della pressione della comunità internazionale, sarebbe un errore che egli si ripresentasse per un terzo mandato o bloccasse la macchina elettorale. Pertanto, la MP dovrebbe già cominciare a riflettere su un candidato capace di unire le sue forze politiche, in vista di un’alternanza ai vertici dello Stato nel 2016.[6]

a. Già in ritardo

Samy Badibanga Ntita, presidente del gruppo parlamentare UDPS e Alleati, primo gruppo di opposizione in seno all’Assemblea Nazionale, ha fatto notare i numerosi ritardi che si sono accumulati nel processo elettorale come previsto dalla Commissione elettorale congolese. In primo luogo, Samy Badibanga Ntita ha dichiarato che, «secondo il calendario elettorale, era previsto che il Governo trasmettesse al Parlamento il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni comunali e locali tra il 22 marzo e il 5 aprile, il che non è stato fatto» a causa delle incoerenze riscontrate nella lista dei raggruppamenti trasmessa dal Ministro degli Interni e alla non assegnazione degli elettori in tali entità. In secondo luogo, un controllo esterno delle liste elettorali avrebbe dovuto essere fatto dal 24 marzo al 12 aprile, ma nulla è stato fatto fino ad oggi. «Oltre a questo ritardo, non si conoscono ancora le modalità pratiche di attuazione di tale controllo esterno da parte di terzi», ha affermato il presidente del gruppo parlamentare dell’UDPS e alleati. Secondo Samy Badibanga, i ritardi constatati nell’esecuzione di queste due operazioni, considerate come attività critiche dalla stessa Ceni nel suo calendario, fanno temere il rischio inevitabile di uno slittamento nell’organizzazione delle prossime elezioni. Pertanto, a causa dei ritardi che si stanno accumulando, egli invita ancora una volta il Parlamento ad affrontare la questione e ad avviare un dibattito con tutti i protagonisti politici e la società civile, in modo che si possa arrivare ad un accordo su un calendario elettorale realistico e accettato da tutti.[7]   Il 3 aprile, il relatore della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), Jean-Pierre Kalamba, ha assicurato che la questione della ripartizione dei seggi per le elezioni provinciali è già stata risolta. Egli ha fatto questa precisione due settimane prima dell’inizio, il 15 aprile, dell’operazione d’iscrizione delle candidature alle elezioni provinciali, conformemente al calendario elettorale della Ceni pubblicato due mesi fa a Kinshasa. Jean-Pierre Kalamba ha dichiarato che l’operazione di iscrizione di queste candidature si farà sulla base del numero dei seggi come sono stati ripartiti nella legge numero 11/014 del 17 agosto 2011 che non è mai stata abrogata. In base a tale legge, due sono le tappe che caratterizzano la ripartizione dei seggi: per provincia e per circoscrizione all’interno di ogni provincia. Il primo passo consiste nella ripartizione dei seggi per provincia, a seconda del numero degli elettori iscritti, secondo la tabella di cui all’articolo 145 della legge elettorale. La seconda fase consiste nella ripartizione dei seggi per circoscrizione all’interno di ogni provincia. Il relatore della CENI ha precisato che la legge del 17 agosto 2011 ha distribuito i seggi tenendo conto delle 26 province: «I legislatori sono stati previdenti, perché i seggi non sono stati suddivisi per 11 province, ma sono stati dettagliati per le 26 province». Inoltre, Jean-Pierre Kalamba ha sottolineato che la questione della suddivisione dei seggi per le elezioni provinciali si iscrive nella logica del ciclo elettorale iniziato il 28 novembre 2011. Secondo la legge del 17 agosto 2011, per le 26 province, saranno eletti almeno 780 deputati provinciali. Per quanto riguarda la suddivisione dei seggi per le elezioni locali, il relatore della CENI ha affermato che l’iscrizione delle candidature inizierà a partire dal prossimo 26 maggio. Jean-Pierre Kalamba ha precisato che la tabella di suddivisione dei seggi per le elezioni locali è già in fase di elaborazione e che sarà disponibile entro i tempi previsti: «Questa legge è quasi pronta e sarà presto presentata in Parlamento, per essere utilizzata il 26 maggio prossimo».[8]   Volendo evitare qualsiasi malinteso, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha sottolineato che la legge attesa sulla suddivisione dei seggi non concerne le elezioni provinciali che, considerate come parte di arretrati elettorali del 2011, sono regolate dalla legge del 17 agosto 2011, ma le elezioni locali, comunali e urbane. L’organizzazione di queste ultime elezioni, previste per il prossimo mese di ottobre, dipenderà dall’approvazione, da parte dell’Assemblea Nazionale dei deputati, della legge sulla suddivisione dei seggi. Il problema è che lo studio e l’approvazione di questa legge non sono stati inclusi nell’ordine del giorno dell’attuale sessione parlamentare di marzo perché, a quanto pare, finora il governo non ha trasmesso all’Assemblea nazionale il progetto di legge sulla ripartizione dei seggi. È su questo punto che alcuni osservatori sono scettici nei confronti dell’organizzazione delle elezioni locali, urbane e comunali entro le date fissate nel calendario elettorale pubblicato dalla Ceni. Perché senza questo progetto di legge, il Parlamento non può fare nulla. La palla è dunque nel campo del governo. Se l’approvazione di questa legge avvenisse nel mese di settembre, durante l’ultima sessione parlamentare, alcuni analisti non vedono con quale miracolo la Ceni possa organizzare le elezioni locali nel mese di novembre.[9]   L’11 aprile, al termine della una sessione speciale di tre giorni tenutasi a Kinshasa, il Movimento di Liberazione del Congo (MLC) ha proposto il rinvio delle elezioni, comunali, urbane e locali dopo il 2016, contrariamente al calendario elettorale della CENI che ha fissato tali elezioni al 25 ottobre 2015. «Si stanno preparando le elezioni provinciali e, contemporaneamente, si procede alla suddivisione delle nuove province», ha detto il vice segretario generale delle federazioni del MLC, Alexis Lenga, che teme che la Ceni non riesca ad organizzare delle elezioni locali nelle entità territoriali decentrate.[10]   Il 15 aprile, il presidente della Lega della Gioventù di Envol, José Kadima, accompagnato dal suo avvocato Elvis Mayo, ha presentato alla Corte Costituzionale una richiesta di incostituzionalità nei confronti del calendario elettorale pubblicato il 12 febbraio 2015 dalla Commissione elettorale sulle elezioni provinciali, urbane, municipali e locali del 2015. Il richiedente rimprovera alla Commissione elettorale l’esclusione dal processo elettorale dei giovani congolesi attualmente compresi tra i 18 e i 21 anni d’età, in violazione dell’articolo 5 della Costituzione, in cui si afferma, nel suo ultimo paragrafo, che “… sono elettori e possono essere eletti, nelle condizioni stabilite dalla legge, tutti i Congolesi di entrambi i sessi, di età superiore ai diciotto anni e in possesso dei loro diritti civili e politici”. Il presidente della Lega della Gioventù di Envol ha fatto osservare che la mancanza delle operazioni di iscrizione e di identificazione nel calendario elettorale della Commissione elettorale esclude i giovani che, a partire dal 2011, hanno raggiunto l’età per potere votare, in contrasto con le disposizioni perentorie e assolute della Costituzione. Egli ha sottolineato che la violazione dei diritti civili e politici di questi giovani potrebbe essere evitata attraverso un’operazione di aggiornamento delle liste elettorali, prima dell’organizzazione delle elezioni del 2015. «Non avendo preso in considerazione tale possibilità, il calendario elettorale della Commissione elettorale dovrebbe essere dichiarato incostituzionale», ha insistito il presidente della Lega della Gioventù di Envol, secondo cui la Commissione elettorale dovrebbe necessariamente e preventivamente procedere all’operazione di aggiornamento delle liste degli elettori, per includervi tutti i Congolesi che si trovano nelle condizioni costituzionali per essere elettori. È per questo che il delegato di Envol ha chiesto alla Corte Costituzionale di ordinare alla Commissione elettorale di aggiornare le liste degli elettori, procedendo all’identificazione e all’iscrizione anche dei giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni.[11]   Dal 15 aprile, la Commissione elettorale ha cominciato a registrare le candidature per le elezioni provinciali che si svolgeranno il 25 ottobre. Il presidente della Commissione elettorale, l’abbé Malu Malu, ha assicurato che il calendario elettorale sarà rispettato. Ma insieme alla buona volontà appaiono anche i primi ritardi. La legge sulla ripartizione dei seggi per le elezioni locali e comunali, che doveva essere approvata il 5 aprile e promulgata entro il 20 aprile, non è ancora stata discussa dai deputati. Idem per il finanziamento di queste elezioni. Il governo non ha ancora annunciato il piano di erogazione di oltre un miliardo di dollari per tutte le elezioni previste. Infine, sia nella maggioranza ch nell’opposizione, varie voci continuano a chiedere il rinvio delle elezioni locali, per evitare di ritardare tutte le altre elezioni.[12]   Il 17 aprile, per diverse ore i deputati hanno discusso sulla pertinenza o meno del calendario elettorale, che prevede di organizzare sette elezioni in un anno e mezzo e sulla convenienza o meno di procedere alla suddivisione del paese in 26 province, proprio nel momento in cui inizia un ciclo elettorale cruciale per il paese. Si è trattato di un dibattito molto atteso all’Assemblea Nazionale. È dalla maggioranza che è arrivata la richiesta di un tale dibattito. «La questione è talmente importante e le implicazioni finanziarie e politiche talmente evidenti che è necessario che il Parlamento debba necessariamente dare il suo punto di vista», ha affermato Christophe Lutundula, deputato della maggioranza che ha sollevato la questione all’interno dell’Assemblea nazionale. La sua preoccupazione è fondata sulle problematiche inerenti all’attuazione del calendario elettorale e all’installazione delle 26 nuove province: «Non è ancora previsto alcun piano economico per il funzionamento degli organi deliberativi, esecutivi e amministrativi delle nuove province. Finora, il governo non ha ancora approvato alcuna legge finanziaria che dimostri a quanto ammontano i costi e come trovare le risorse necessarie». Si tratta di una preoccupazione condivisa da vari deputati, soprattutto all’interno dell’opposizione, come Mayo Mambeke, che parla di un fallimento previsto di queste due operazioni. Il dibattito è stato vivace. Molte sono state le questioni affrontate, tra cui: come finanziare contemporaneamente le sette elezioni, con oltre un miliardo di dollari e, nello stesso tempo, la suddivisione del paese in 26 nuove province. Tutto nel giro di pochi mesi. Per Delly Sessanga, deputato dell’opposizione, questa fretta è pericolosa, soprattutto per le elezioni locali, finora mai organizzate: «Le leggi necessarie le risorse finanziarie non ci sono ancora. Se le elezioni locali saranno organizzate in fretta e alla rinfusa, il paese imploderà». Si teme un clima di insicurezza, ma non solo. Nella sua risposta all’interrogazione orale con discussione presentata dal deputato Christophe Lutundula, il Vice Primo Ministro e Ministro dell’interno, Evariste Boshab, ha assicurato che le elezioni si terranno entro i tempi previsti e che la creazione delle nuove province è già in corso. Evariste Boshab riconosciuto il ritardo accumulato nel processo di installazione delle nuove province, ma ha aggiunto che questa operazione non avrà alcun impatto negativo sull’organizzazione delle elezioni.[13]

b. L’opposizione pone delle condizioni

Il 20 aprile, diversi partiti, coalizioni politiche e gruppi parlamentari di opposizione hanno posto delle condizioni alla loro partecipazione alle elezioni provinciali e, dunque, anche alla fase della presentazione delle candidature iniziata il 15 aprile. Essi affermano di aspettare delle «garanzie da parte della Commissione elettorale su alcuni requisiti» prima di impegnarsi nella presentazione delle candidature. Il presidente dell’Alleanza dei Laboristi Congolesi (DTA), José Makila, si è espresso a proposito di questi requisiti: «La CENI aveva chiesto 45 milioni di dollari, ma finora gliene hanno dato solo 5. La CENI non ha ancora i soldi per organizzare le elezioni. Inoltre, per le elezioni locali e municipali non c’è ancora la legge sulla delimitazione delle città e delle municipalità». Secondo Martin Fayulu, dell’Impegno Cittadino per lo Sviluppo (Ecide), «la situazione politica congolese è caratterizzata da un processo elettorale ipotetico e un’installazione improvvisata e pericolosa delle nuove province». L’opposizione ha lanciato una campagna di boicottaggio delle operazioni di presentazione dei candidati alle elezioni provinciali iniziate dalla Commissione elettorale il 15 aprile. Essa pone, tra altre condizioni per un’eventuale partecipazione a queste elezioni, il controllo esterno delle liste degli elettori; il superamento dell’attuale calendario elettorale a favore di un calendario elettorale consensuale; l’identificazione e l’iscrizione dei nuovi maggiorenni, attualmente privati del diritto di voto e la soluzione delle problematiche finanziarie legate all’organizzazione del processo elettorale. Globalmente, l’opposizione esige un calendario elettorale consensuale, un controllo esterno del database elettorale, l’iscrizione dei nuovi maggiorenni (dai 18 ai 22 anni) sulle liste degli elettori, il rinvio delle elezioni locali, comunali e municipali a dopo il 2016, il piano di erogazione dei fondi necessari per l’intero processo elettorale. [14]   L’opposizione ha condizionato l’inoltro dei dossier dei suoi candidati alle elezioni provinciali a una risposta chiara e soddisfacente alle sue richieste da parte della Commissione elettorale. Tuttavia, a questo proposito, non c’è ancora un accordo preciso tra i vari leader dell’opposizione, nemmeno all’interno degli stessi partiti politici. Infatti, l’opposizione è molto divisa sulla questione relativa alle elezioni provinciali. Una parte dell’opposizione condiziona la sua partecipazione a tali elezioni all’organizzazione di un dialogo che permetta di raggiungere un consenso, al di là delle divergenze esistenti circa il processo elettorale. Si tratta dell’UDPS, con Bruno Mavungu come segretario generale, del MLC di Jean-Pierre Bemba Gombo, dell’UNC di Vital Kamerhe e dell’Ecide di Martin Fayulu, contrari all’operazione della trasmissione dei dossier dei loro candidati alla Commissione elettorale. L’altra parte dell’opposizione è costituita dall’UDPS, ma ora attraverso il suo Segretario Nazionale per le relazioni esterne, Felix Thisekedi, figlio del leader carismatico Etienne Tshisekedi Wa Mulumba, dal Partito Laburista (PT) di Steve Mbikayi e dal MLP di Franck Diongo, contrari al boicottaggio delle elezioni provinciali. I loro candidati si stanno quindi preparando per presentare i loro dossier, in conformità con il calendario elettorale della Ceni. Non vogliono sentire parlare di dialogo, almeno gli ultimi due. Mbikayi ritiene che non è più il tempo della politica della sedia vuota che ha fatto perdere molte opportunità all’opposizione. Non partecipare alle elezioni sarebbe fare il gioco della Maggioranza Presidenziale (MP). Anche Frank Diongo rifiuta qualsiasi idea di dialogo, sia con il regime di Kabila, sia con la Commissione elettorale. Secondo lui, tale dialogo non condurrebbe da nessuna parte. Il Presidente del MLP non riesce a capire il senso di un eventuale dialogo tra i partiti politici dell’opposizione e la Commissione elettorale. Infatti, tutti questi partiti, l’UDPS, il MLC e l’UNC, hanno dei loro membri che fanno parte del ​​Consiglio della Commissione elettorale. Non li hanno mai disapprovati. Ciò significa che essi continuano a difendere adeguatamente i loro interessi. Questi tre partiti sono ben rappresentati all’interno della Commissione elettorale. Come possono quindi reclamare un dialogo con un’istituzione in cui sono già presenti dei loro membri? Secondo Franck Diongo, è un non senso. Quindi chiedono anche agli altri partiti membri dell’opposizione di presentare alla Commissione elettorale le loro candidature per le elezioni provinciali. Secondo loro, non si può più lasciare tutto il campo nelle mani della Maggioranza Presidenziale attraverso un’operazione di boicottaggio, come proposta dai loro colleghi dell’opposizione. Se l’opposizione si ritirasse, la Maggioranza Presidenziale potrebbe allora vincere le elezioni in tutte le province, perché sarebbe la sola a presentarsi alle elezioni provinciali. Per quanto riguarda Felix Tshisekedi, si trova diviso tra la posizione ufficiale del partito, rappresentata dal segretario Bruno Mavungu, e quella di suo padre, il Lider Maximo. Quest’ultimo accetta di partecipare a tutte le elezioni. Ma a condizione che ci sia prima un dialogo sotto l’egida della Monusco, per trovare un consenso su tutto il processo elettorale. È durante un comizio tenuto a Goma, nel Nord Kivu, che Felix Thsisekedi ha affermato che, pur chiedendo il dialogo, l’UDPS parteciperà comunque alle elezioni. In tal modo, sembrerebbe lasciar capire che, per lui, il dialogo non sarebbe una condizione indispensabile per partecipare alle elezioni. Posizione contestata immediatamente a Kinshasa dal Segretario Generale del partito. Bruno Mavungu. Come si vede, sulla questione della partecipazione alle elezioni provinciali, l’opposizione è ancora divisa. Una parte è favorevole e l’altra pone delle condizioni. Si nota anche che, rispetto a questa questione, all’UDPS vi è una sorta di scisma che non osa ancora dire il suo nome. In primo luogo, vi è la segreteria nazionale, con Bruno Mavungu, che segue la linea impartita dal presidente nazionale da Bruxelles. In secondo luogo, vi è il segretario per le relazioni esterne, Félix Tshisekedi che, da Goma, ha annunciato l’opzione di partecipare comunque alle elezioni provinciali.[15]   Fino al 27 aprile, sono stati ritirati 3.871 formulari di iscrizione delle candidature alle elezioni provinciali, tra cui 3.053 sono stati ritirati da partiti politici, 46 da coalizioni politiche e 772 da indipendenti. 3 partiti politici e 2 indipendenti hanno presentato i loro dossier. Gli Uffici di Raccolta e di Trattamento delle Candidature (BTRC) sono 171. La circoscrizione elettorale è la Città o il Territorio nelle province, il comune nella città di Kinshasa. Si tratta di 20 città più antiche, 145 territori e 24 comuni della città di Kinshasa, per un totale di 189 circoscrizioni elettorali. Le province in questione sono quelli elencate all’art. 2 della Costituzione. Per le elezioni provinciali del 2015, sono solo le città di prima che sono circoscrizioni elettorali. Le nuove città non sono toccate dalle elezioni provinciali 2015, perché i decreti che conferiscono lo statuto di città e di comuni a certe agglomerazioni di province sono stati firmati dal Primo Ministro il 13 giugno 2013, mentre la legge n. 11/014 sulla ripartizione dei seggi secondo le circoscrizioni elettorali per le elezioni legislative nazionali e provinciali è stata promulgata il 17 agosto 2011. Il numero dei seggi per le elezioni provinciali del 2015 è fissato a 780: 711 da eleggere e 69 da cooptare.[16]   Il 2 maggio, a Kinshasa, il vice presidente della Commissione elettorale, André Pungwe, ha annunciato che le operazioni di presentazione delle candidature alle elezioni provinciali, previste dal 15 aprile al 5 maggio, sono state prolungate fino al 25 maggio su tutto il territorio nazionale. Ha tuttavia assicurato che tale prolungazione non avrà alcun impatto sulla tempistica complessiva del processo elettorale. Da parte sua, il relatore della Commissione elettorale, Jean-Pierre Kalamba, ha attribuito il prolungamento a delle difficoltà che i candidati hanno incontrato in alcune zone del paese. Ha citato il caso del territorio di Inongo (Bandundu), in cui i candidati provinciali non hanno potuto versare in banca la cauzione richiesta, per mancanza di connessione ad internet. A Kisangani (Provincia Orientale), i candidati hanno detto di essere stati bloccati dal notaio municipale, Georges Kamonyi, che ha chiesto tasse esorbitanti per la legalizzazione delle fotocopie dei titoli accademici o di altro tipo. Jean-Pierre Kalamba ha comunicato anche il calendario rivisto della Commissione elettorale: «Dal 6 al 25 maggio: periodo di proroga. Dal 26 al 30 maggio: 5 giorni del periodo legale di ritiro, aggiunta o sostituzione dei candidati. Verso il 7 giugno, la Commissione elettorale avrà già esaminato la lista dei candidati alle elezioni dei deputati provinciali e potrà pubblicarne la lista provvisoria». A tre giorni dalla fine della prima scadenza, erano ancora pochi i candidati che avevano presentato alla Commissione elettorale i loro dossier. L’ufficio di accettazione delle candidature di YMCA, nel comune di Kalamu (Kinshasa), per esempio, la prima candidatura era stata registrata il 26 aprile, undici giorni dopo l’avvio dell’operazione per la presentazione delle candidature. Molti partiti politici dell’opposizione continuano a condizionare la loro partecipazione alle elezioni provinciali, comunali e locali, ponendo una serie di condizioni: la revisione del calendario elettorale e lo sblocco dei fondi necessari per organizzare le elezioni.[17]

3. VERSO L’INSTALLAZIONE DELLE NUOVE PROVINCE

Il 18 aprile, a Kinshasa, sono iniziati i lavori delle commissioni incaricate dell’installazione delle nuove province. I membri di queste commissioni, nominati il 13 aprile attraverso un decreto del Primo Ministro, sono stati presentati al pubblico il 19 aprile, in una cerimonia presieduta da Evariste Boshab, Vice Primo Ministro e Ministro dell’interno e della sicurezza. In totale, sono novanta membri distribuiti in sei commissioni di quindici membri ciascuna. Queste commissioni lavoreranno per trenta giorni e presenteranno il loro rapporto finale alle Assemblee delle sei province smembrate: Bandundu, Equateur, Kasai Occidental, Kasai Oriental, Katanga e Province Orientale. Secondo il decreto del Presidente del Consiglio, le attuali Assemblee provinciali dovranno solo prendere atto del rapporto finale di queste commissioni, senza discussione. Evariste Boshab, che si è detto fiducioso dei lavori circa l’installazione delle nuove province, ricorda alle commissioni ciò su cui dovranno lavorare: «L’essenziale della vostra missione è di redigere un inventario della vostra provincia, di stabilire l’attivo e il passivo e di proporre una ripartizione armonica del patrimonio e delle risorse umane e finanziarie». Secondo il segretario generale del governo, è a partire dal 30 giugno che le nuove province dovranno effettivamente entrare in funzione, con dei nuovi governatori eletti dagli attuali deputati provinciali, arrivati già a fine mandato. Si tratta di una disposizione provvisoria, in attesa delle elezioni dei governatori delle ventisei province, fissate per il mese di febbraio 2016, secondo il calendario elettorale della commissione elettorale.[18]   [1] Cf Radio Okapi, 16.03.’15 [2] Cf Radio Okapi, 04.04.’15 [3] Cf Radio Okapi, 06.04.’15 [4] Cf ACP – Kinshasa, 23.04.’15 (via mediacongo.net) [5] Cf Angelo Mobateli – Le Potentiel – Kinshasa, 19.03.’15 [6] Cf Kimp – Le Phare – Kinshasa, 23.03.’15 [7] Cf Le Phare – Kinshasa, 06.04.’15 [8] Cf Radio Okapi, 03.04.’15 [9] Cf Molina/Forum des As – Digitalcongo, 06.04.’15 [10] Cf Radio Okapi, 12.04.’15 [11] Cf Eric Wemba – Le Phare – Kinshasa, 16.04.’15 [12] Cf RFI, 17.04.’15 [13] Cf Radio Okapi, 17.04.’15; RFI, 18.04.’15 [14] Cf Radio Okapi, 20.04.’15 [15] Cf Kandolo M. – Forum des As – Kinshasa, 28.04.’15 [16] Cf La Prospérité – Kinshasa – Congoforum, 30.04.’15 [17] Cf Radio Okapi, 02.05.’15 [18] Cf Radio Okapi, 19.04.’15