La legge sull’installazione delle 26 nuove province ritenuta inopportuna, almeno per ora
Editoriale Congo Attualità n.237_ a cura della Rete Pace per il Congo
Il 2 marzo, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha promulgato la legge sulle modalità di installazione delle 26 nuove province previste nella Costituzione congolese sin dal 2005.
Secondo molti osservatori, anche se costituzionale, questa legge è inopportuna in questo determinato momento in cui la Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) deve cercare più di un miliardo di dollari (1 miliardo e 145 milioni di dollari) per organizzare le elezioni previste nel calendario elettorale globale pubblicato dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni).
Passare da 11 a 26 province non sarà affatto facile. L’installazione di queste nuove province richiederà molte risorse. Bisognerà provvedere a costruire nuove infrastrutture, reclutare nuovo personale amministrativo e cercare i mezzi necessari per il loro funzionamento. Ritenuti “anni elettorali”, il 2015 e il 2016 rischiano di trasformarsi in “anni di suddivisione territoriale” e, in questo caso, una parte sostanziale del bilancio nazionale potrebbe essere inghiottita dalle spese di installazione delle nuove province, rendendo ancor più difficile il finanziamento del processo elettorale.
Calendario elettorale e installazione delle 26 nuove province
Secondo il calendario elettorale della Ceni, le prossime elezioni provinciali sono fissate per ottobre 2015, in concomitanza con le elezioni locali, comunali e municipali.
Sempre secondo il cronogramma della Ceni, è tra il 10 e il 21 marzo 2015 che il Governo centrale avrebbe dovuto preparare un progetto di legge sulla ripartizione dei seggi nelle Assemblee dei deputati provinciali, mentre la discussione e l’approvazione di tale progetto di legge da parte del Parlamento (Assemblea Nazionale e Senato) dovrebbero effettuarsi tra il 22 marzo e il 5 aprile 2015. Questa legge dovrebbe essere promulgata dal Presidente della Repubblica tra il 5 e il 20 aprile.
È a questo livello che si temono certe difficoltà, sia amministrative che tecniche, che rischiano di bloccare l’organizzazione delle elezioni provinciali. Infatti, finora non si sa ancora se il Governo abbia concluso il suo lavoro, né se abbia già inviato il progetto di legge al Parlamento. Si teme, quindi, un ennesimo ritardo.
Inoltre, non si sa bene con quali dati e con quali modalità il governo potrà procedere alla ripartizione dei seggi nelle Assemblee provinciali nel quadro della nuova configurazione delle province. In effetti, secondo la legge sulle modalità di installazione delle nuove province, le commissioni che dovranno effettuare le operazioni preliminari all’installazione delle nuove province (come, ad esempio, la ripartizione, tra le nuove province, del patrimonio e delle risorse umane e finanziarie delle attuali province) avrebbero dovuto essere create a metà marzo, ma non si hanno finora informazioni precise a tale proposito. Tali commissioni dovrebbero presentare il loro rapporto a metà aprile, data che segnerebbe l’inizio del processo di suddivisione delle attuali province. Sempre secondo questa legge, la durata dell’installazione effettiva delle nuove istituzioni provinciali non potrà superare i 120 giorni dalla data della creazione delle Commissioni. In tal modo, si potrebbe arrivare fino a metà luglio, quando il periodo della presentazione delle candidature alle elezioni provinciali (15 aprile – 9 giugno, secondo il calendario elettorale della Ceni) sarà già concluso.
Come si può constatare, le date previste nella recente legge sulle modalità di installazione delle nuove province non coincidono affatto con quelle previste nel calendario elettorale pubblicato dalla Ceni, il che fa temere il famoso rinvio delle scadenze elettorali previste nel calendario elettorale.
Elezioni locali molto complesse
Molteplici sono pure le difficoltà inerenti all’organizzazione delle elezioni locali, comunali e urbane che, benché necessarie per il consolidamento dello Stato e della democrazia, sono molto complesse e costose. Secondo alcune fonti, infatti, le entità decentralizzate sarebbero attualmente 1.435 circa, tra cui 97 città, 601 comuni, 478 settori e 259 chiefdoms. Sulla base di una media di 25 persone per entità decentralizzata, si dovranno quindi eleggere almeno 35.875 persone, tra cui i sindaci, i borgomastri, i capi dei settori, i capi delle chiefdoms, i loro rispettivi delegati e i consiglieri ai vari livelli. Un lavoro titanico in pochissimo tempo.
Una scala di priorità
Nel contesto attuale, viste le varie difficoltà di ordine finanziario, amministrativo, tempistico e logistico, occorrerebbe definire una scala di priorità.
– La priorità dovrebbe essere data all’organizzazione delle elezioni, piuttosto che all’installazione delle nuove province.
– All’interno del processo elettorale, la priorità dovrebbe essere data alle elezioni provinciali e nazionali per i seguenti motivi:
- La durata costituzionale dei mandati dei deputati provinciali, dei governatori e dei senatori è ampiamente superata (da più di 3 anni). È quindi urgente e indispensabile adeguare il mandato delle istituzioni provinciali e del Senato alla Costituzione. Procedere in modo diverso, sarebbe perseverare nell’incostituzionalità.
- L’obbligo di rispettare le scadenze costituzionali (durata e numero) dei mandati del Presidente della Repubblica è previsto expresis verbis dalla Costituzione.
- La stabilità delle istituzioni provinciali e nazionali sono fondamentali per la governance generale del paese e condizionano quella delle entità decentrate. Ne dipendono anche il buon svolgimento delle elezioni locali e municipali e il buon esito del processo di decentramento del paese.
Ne consegue che l’organizzazione delle elezioni locali, comunali e urbane e l’applicazione della legge sull’installazione delle 26 nuove province dovrebbero essere rinviate a dopo il 2016.