Editoriale Congo Attualità n. 233– a cura della Rete Pace per il Congo
Il 25 gennaio, il parlamento congolese ha finalmente approvato, in forma definitiva, il progetto di revisione della legge elettorale.
Un percorso lungo e difficile
Il 19 gennaio, il Senato doveva iniziare l’esame del testo del progetto di revisione della legge elettorale che gli era stato trasmesso dalla Camera dei deputati. Il paragrafo 3 dell’articolo 8 di tale progetto stabiliva che “la lista degli elettori deve essere aggiornata tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione“, subordinando, di fatto, l’organizzazione delle prossime elezioni legislative e presidenziali, previste per la fine del 2016, ai risultati di un censimento generale della popolazione, il che avrebbe potuto causare un rinvio di queste elezioni, con il conseguente mantenimento al potere del presidente Joseph Kabila oltre la fine del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale, secondo le disposizioni della Costituzione.
Per lo stesso giorno, i tre principali partiti dell’opposizione avevano esortato gli abitanti di Kinshasa a partecipare ad una manifestazione, il cui obiettivo era di “occupare il parlamento”, per ostacolare la discussione, in Senato, sul progetto di revisione della legge elettorale. La manifestazione è stata violentemente repressa dalla Polizia e dalla Guardia Repubblicana, usando gas lacrimogeni e sparando direttamente sui manifestanti. In seguito all’intervento delle forze dell’ordine, la manifestazione si è rapidamente trasformata in una violenta sommossa popolare di ben tre lunghi giorni di violenze, barricate, saccheggi e vandalismo. Più di 340 le persone arrestate, tra cui esponenti dei partiti politici dell’opposizione, membri della società civile, giovani manifestanti e studenti universitari. I morti sarebbero 14, secondo il Governo. 42 invece, secondo la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH).
Avendo cominciato i lavori il 20 gennaio, il Senato ha approvato il progetto di legge elettorale il 23 gennaio. L’articolo 8 è stato votato in termini diversi dal testo approvato dall’Assemblea Nazionale dei Deputati. Infatti, il paragrafo 3 stipula che “… l’aggiornamento delle liste finali degli elettori sulla base dei dati demografici disponibili è fatto nel rispetto dei termini costituzionali e legali previsti per l’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, municipali e locali“. Così modificato, l’articolo 8 non subordina più le elezioni al censimento della popolazione e all’identificazione dei cittadini nazionali.
Il testo emendato è passato ad una commissione mista dell’Assemblea Nazionale e del Senato per armonizzare le divergenze apparse tra le due camere. Secondo le disposizioni della Costituzione, in caso di mancato accordo è la versione dell’Assemblea Nazionale che prevale.
Il 25 gennaio, dopo aver ascoltato il rapporto della commissione mista Senato – Assemblea Nazionale e tenendo conto della tensione che regnava nel Paese, la Camera dei Deputati ha optato per la soppressione del paragrafo 3 del controverso articolo 8 e ha finalmente approvato, in forma definitiva, il progetto di revisione della legge elettorale. Il progetto di legge così votato dalla plenaria dell’Assemblea Nazionale dei Deputati sarà inviato alla Presidenza della Repubblica per promulgazione.
Quali deduzioni?
- È ormai evidente che la riforma della legge elettorale fa parte di una strategia ben precisa adottata dalla Maggioranza Presidenziale per rimanere al potere. Cominciata con la revisione costituzionale del 2011, con il passaggio delle elezioni presidenziali da due turni a uno solo, tale strategia ha conosciuto successivamente varie fasi:
– la priorità data all’organizzazione delle elezioni locali, previste da luglio a ottobre 2015;
– il tentativo di modificare gli articoli 70 e 220 della Costituzione, per permettere al Presidente Kabila di presentarsi per un terzo mandato presidenziale, finora interdetto dalla Costituzione.
– il tentativo di passare dalle elezioni dirette a indirette dei deputati provinciali, con il pretesto di risparmiare risorse. In realtà, le risorse risparmiate sarebbero servite per organizzare un referendum popolare che convalidasse la revisione costituzionale.
- L’approvazione definitiva della legge elettorale in termini diversi da quelli iniziali presentati dal Governo in Parlamento è una vittoria del popolo, in quanto la sua voce è entrata nel palazzo del potere, ha smascherato l’ipocrisia, la menzogna, l’astuzia e l’inganno cui il regime (la maggioranza presidenziale) fa ricorso per mantenersi al potere e ha, infine, determinato, forse per la prima volta, le decisioni del Parlamento. È doveroso rendere omaggio alle vittime e manifestare solidarietà con le persone arrestate.
- Se l’articolo 8 modificato non subordina più le elezioni al censimento e, dunque, riduce il rischio di far slittare le elezioni presidenziali del 2016, tuttavia l’eliminazione del paragrafo 3, in cui i Senatori intendevano scrivere nero su bianco l’obbligo di organizzare le diverse elezioni entro i tempi stabiliti dalla Costituzione, non risolve nulla, anzi complica le cose, perché non si sono modificati gli articoli che vi facevano riferimento. Sarebbe, per esempio, il caso dell’articolo 115 che stipula che “il numero dei deputati all’Assemblea Nazionale e quello dei seggi per circoscrizione elettorale sono fissati … tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione“. Quindi l’organizzazione delle prossime elezioni legislative, previste per fine 2016, rimane ancora subordinata, di fatto, alla realizzazione del censimento che dovrebbe iniziare quest’anno. Secondo molti analisti, questo censimento potrebbe richiedere fino a tre anni. I motivi: le dimensioni del paese (quasi cinque volte superiore a quello della Francia), la palese mancanza di infrastrutture e la debolezza dello stato nell’est del paese, lacerato da conflitti armati da oltre vent’anni. Ci sono qui le premesse per uno slittamento delle legislative. Inoltre, se queste elezioni si terranno in concomitanza con le presidenziali, come spiegato dalla Commissione Elettorale, slitteranno anche le presidenziali, a meno che non si trovi un’alternativa.
Secondo un diplomatico a Kinshasa, «c’è la sensazione di aver risolto una crisi ma, alla prima occasione, i duri del regime riprenderanno» ad agire, per consentire a Kabila di rimanere al potere.
- Se la manifestazione popolare è degenerata in violenza è perché c’è stato un ricorso esagerato e sproporzionato all’uso della forza da parte dei servizi di sicurezza (polizia e guardia repubblicana), tanto che, in un comunicato, l’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo, si è visto costretto a lanciare questo pressante appello: «smettete di uccidere il vostro popolo».
- La Comunità Internazionale ha svolto un ruolo molto importante, e forse decisivo, nel contattare i Presidenti delle due Camere Parlamentari e lo stesso Presidente della Repubblica, per convincerli a tenere conto, nelle loro decisioni, della voce del popolo gridata nelle strade di Kinshasa, Goma, Bukavu e altre città del Paese. Resta da vedere se questa stessa Comunità Internazionale manterrà lo stesso atteggiamento nei confronti dei regimi di quei Paesi limitrofi (Ruanda, Uganda, soprattutto, che continuano a destabilizzare la RDCongo in vista dei loro interessi economici), quando anch’essi dovranno affrontare le loro elezioni.
- Il prossimo appuntamento sarà quello della pubblicazione, da parte della Commissione Elettorale, di un calendario elettorale globale che includa tutte le scadenze elettorali: le elezioni locali, quelle dei deputati provinciali, dei senatori nazionali, dei governatori delle province, dei deputati nazionali e del Presidente della Repubblica. Sarà l’occasione per vedere se le autorità intendono rispettare le scadenze elettorali come promesso. Sarà il momento di riprendere la buona battaglia.