INDICE
EDITORIALE: LEGGE ELETTORALE – VITTORIA DEL POPOLO, MA LA PRUDENZA
RESTA NECESSARIA
APPROVATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
-
Manifestazioni a Kinshasa contro il progetto di revisione della legge elettorale
-
Il Senato inizia ad esaminare il progetto di legge elettorale
-
Le dichiarazioni della Società Civile
-
Le dichiarazioni della Comunità Internazionale
-
Il Senato approva un progetto di legge modificato
-
Il Parlamento approva definitivamente la legge elettorale
-
Una vittoria del popolo, ma la prudenza e la vigilanza restano necessarie
APPROVATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
a. Manifestazioni a Kinshasa contro il progetto di revisione della legge elettorale
Il 19 gennaio, una manifestazione indetta dall’opposizione per protestare contro il progetto di revisione della legge elettorale è stata violentemente repressa dalla Polizia e dalla Guardia Repubblicana e, in diverse zone di Kinshasa, si è trasformata in una violenta sommossa. La settimana precedente, un collettivo, che si era formato intorno ai membri dei tre principali partiti di opposizione, aveva esortato gli abitanti di Kinshasa a partecipare, il 19 gennaio, ad una manifestazione per “occupare il parlamento“, al fine di ostacolare la discussione, in Senato, sul progetto di revisione della legge elettorale. Dopo essere stato approvato, il 17 gennaio, dall’Assemblea Nazionale dei Deputati, il progetto di revisione della legge elettorale, il testo doveva essere preso in esame dal Senato a partire dal 19 gennaio. Il testo del progetto legava le elezioni legislative e presidenziali ai risultati di un censimento generale della popolazione, il che avrebbe potuto causare un rinvio delle elezioni previste per la fine del 2016 e, quindi, il mantenimento al potere del presidente Joseph Kabila.
Già nel corso della notte del 18 gennaio, poco dopo mezzanotte, alcuni membri dei partiti dell’opposizione, che avevano previsto di partecipare alla manifestazione, sono stati “sequestrati” all’interno delle sedi dei loro partiti politici, situate sul viale della Pubblica Istruzione, nei pressi di Palazzo del Popolo e dello stadio dei Martiri, avendo la polizia bloccato, dal di fuori, le porte degli edifici in cui si trovavano con alcuni attivisti, per portare a termine gli ultimi preparativi per la marcia. Si tratta di Franck Diongo, presidente del MLP, di Vital Kamerhe, presidente dell’UNC e di Jean-Claude Muyambo, presidente di SCODE, un piccolo partito che apparteneva alla maggioranza presidenziale, ma recentemente passato all’opposizione in seguito alla determinazione del Presidente Kabila di rimanere al potere. Sono stati rilasciati verso le 15h30.
Sin dall’alba, i manifestanti sono stati violentemente dispersi dalla polizia, che ha usato gas lacrimogeni e ha sparato a vista d’uomo. Tuttavia, gli scontri con la polizia sono continuati fin verso sera, in particolare nei distretti di Lemba, Mont Ngafula, Ngiri-Ngiri, Makala, e Ngaba. In diversi quartieri popolari e su molte strade sono state erette delle barricate con dei pneumatici in fiamme e sono stati saccheggiati vari negozi, soprattutto quelli gestiti da commercianti cinesi.
Lambert Mende, portavoce del governo, ha parlato di quattro persone rimaste uccise – due poliziotti e due civili. Ha affermato che gli agenti di polizia uccisi erano addetti alla sorveglianza dei negozi e che i civili uccisi erano dei saccheggiatori. Invece, Vital Kamerhe, presidente dell’UNC, partito dell’opposizione, ha evocato un bilancio di 13 morti, tutti uccisi per arma da fuoco. Paul Nsapu, Segretario Generale della sezione Africa della Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), ha evocato un bilancio di 14 morti, affermando che «il regime ha dispiegato un dispositivo di sicurezza davvero sproporzionato».
Da mezzanotte in poi, a Kinshasa, ma anche su tutto il territorio, non è stato più possibile accedere a internet o mandare – ricevere messaggi SMS mediante la telefonia mobile. Le compagnie telefoniche confermano di aver ricevuto istruzioni da parte delle autorità per impedire l’accesso alla messaggeria telefonica SMS e a Internet. Senza dubbio per impedire la connessione tra i manifestanti e impedire la fuga all’esterno di foto e video relativi a ciò che stava succedendo.[1]
Il 20 gennaio, in diversi quartieri della capitale, sono ripresi gli scontri tra la polizia e i manifestanti. La polizia ha, ancora una volta, sparato contro i gruppi di manifestanti e fatto ricorso ai gas lacrimogeni, mentre i manifestanti erigevano barricate sulle strade e continuavano a saccheggiare negozi.[2]
All’alba, il presidente della SCODE, Jean-Claude Muyambo, è stato arrestato presso il suo domicilio e incarcerato presso la prigione centrale di Makala, a Kinshasa, per disposizione del Procuratore Generale della Repubblica. Secondo l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), il presidente di Scode, partito di opposizione, era già stato accusato di appropriazione indebita e “stellionato”, pratica fraudolenta che consiste nel vendere un immobile di cui si sa di non esserne proprietario e il processo era già in corso presso il tribunale della procura di Lubumbashi. Nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, l’ONG per i diritti umani ha chiesto il suo rilascio immediato e quello di altre persone arrestate durante le manifestazioni a Kinshasa.
Secondo il presidente di ACAJ, Georges Kapiamba, questo arresto è arbitrario, perché, «in realtà, Jean-Claude Muyambo è stato arrestato per essere uno degli organizzatori delle manifestazioni di Kinshasa ma, invece di essere interrogato dal procuratore generale della Repubblica su questi fatti, sarà trasferito davanti al Procuratore Generale di Gombe, per essere interrogato sui fatti di Lubumbashi, che risalgono al 2002».[3]
Il 21 gennaio, a Kinshasa, per il terzo giorno consecutivo sono riprese nuove violenze. La polizia è intervenuta per disperdere nuovi raggruppamenti di giovani ostili al presidente Joseph Kabila. Nel pomeriggio, nelle strade di Kinshasa è ritornata una relativa calma, ma c’erano ancora alcune aree di tensione, in particolare nel grande campus universitario della capitale.[4]
Verso le19h00, il presidente di Sinergia Congo Cultura e Sviluppo e Coordinatore della Piattaforma della Società Civile, Christopher Ngoyi Mutamba, è stato arrestato da militari in tenuta civile quando, con alcuni suoi colleghi membri di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, si trovava in un bar del quartiere Victory di Kinshasa. Nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 24 gennaio presso la sede della Voce dei Senza Voce (VSV), varie ONG per la difesa dei diritti umani hanno chiesto il suo rilascio immediato.[5]
Secondo un rapporto presentato da una organizzazione congolese per la difesa dei diritti dell’uomo, nelle violenze del 19 e 20 gennaio, a Kinshasa sono state uccise 28 persone. Il presidente dell’Associazione Congolese per l’accesso alla Giustizia (ACAJ), Georges Kapiamba, ha affermato: «Abbiamo consolidato le seguenti cifre: venti morti, tra cui due agenti di polizia, il 19 e otto morti civili il 20 gennaio». Kapiamba ha spiegato che l’ACAJ ha ottenuto queste cifre mediante le ricerche di osservatori della sua associazione e di un altro gruppo di ONG presso diversi obitori della città. Tuttavia, ha sottolineato di non essere in grado di stabilire una lista precisa dei nomi di tutti i morti.[6]
Il 22 gennaio, in una dichiarazione resa pubblica da Parigi e da Kinshasa, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) condanna fermamente la sanguinosa repressione delle manifestazioni pacifiche contro l’approvazione della legge elettorale. L’organizzazione ha dichiarato che, «come purtroppo è diventato ricorrente nella RDCongo, le forze di sicurezza hanno nuovamente fatto ricorso ad una reazione del tutto eccessiva e sproporzionata, sparando direttamente contro i manifestanti, provocando 42 morti, in maggioranza civili uccisi da proiettili, e decine di feriti». La FIDH chiede che «la sezione Diritti Umani delle Nazioni Unite apra un’inchiesta indipendente. È ovviamente necessario sapere cosa è successo e, soprattutto, è urgente portare a termine la riforma dei servizi di sicurezza, per mettere fine a tali violente repressioni delle manifestazioni».
Il portavoce del governo congolese, Lambert Mende, ha contestato il rapporto della FIDH.
Egli ha dichiarato che «ci sono stati 12 morti, tra cui un poliziotto: tre il primo giorno, otto il secondo giorno e uno il terzo giorno … La FIDH diventa sempre più eccessiva, perché è manipolata da un gruppo di congolesi in esilio» e ha accusato l’ONG di volere semplicemente discreditare il governo congolese. Secondo Mende, l’agente di polizia è stato ucciso da uno sconosciuto e tutti gli altri morti sono dei rivoltosi uccisi dalle guardie di sicurezza private. Lambert Mende ha sottolineato i molti danni causati dai manifestanti e ha affermato che «sono state arrestate 342 persone colte in flagrante nel corso di saccheggi, atti vandalici e incendi».[7]
b. Il Senato inizia ad esaminare il progetto di legge elettorale
Il 19 gennaio, a causa dei disordini esplosi in città, l’esame del testo del progetto di revisione della legge elettorale, che doveva cominciare in Senato, è stato rinviato al giorno seguente.[8]
Il 20 gennaio, il Senato ha iniziato l’esame del progetto di revisione della legge elettorale, essendo la sicurezza di Palazzo del Popolo garantita dalla polizia e quindi non toccato dai disordini. Il Senato ha dichiarato ricevibile il disegno di legge sulla revisione della legge elettorale come modificato e approvato lo scorso fine settimana dall’Assemblea Nazionale dei Deputati. Dopo ampia discussione, il testo è stato affidato alla Commissione politica, amministrativa e giudiziaria (PAJ) per approfondimento, in vista della Plenaria del 22 gennaio.
L’articolo 8 del progetto di legge stabilisce che «la lista degli elettori deve essere aggiornata tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione».
Secondo la maggioranza, ciò consentirà alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) di ricorrere a un archivio centrale della popolazione e di lavorare su una base solida.
Secondo l’opposizione, invece, fare del censimento una condizione preliminare alle prossime elezioni non farà che ritardarle, il che comporterà necessariamente il prolungamento del mandato del presidente Kabila oltre il 2016.
Ciò che potrebbe essere considerato come un segno di attenzione nei confronti dell’opposizione è che il ministro degli Interni, Evariste Boshab, ha affermato, in Senato, che il controverso disegno di legge è ancora una “bozza” e che «non c’è alcuna condizionalità tra l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative e lo svolgimento del censimento».
In Senato, nel corso del dibattito sul progetto di revisione della legge elettorale, sono emerse tre correnti:
– In primo luogo, ci sono dei senatori che ritengono che le prossime elezioni dovrebbero essere subordinate al censimento della popolazione. È il caso di Shé Okitundu, che è convinto che questa operazione (il censimento) permetterà d’identificare, a monte, i cittadini congolesi che potranno ottenere la carta d’identità e, quindi, il certificato elettorale per potere accedere al voto.
– Il secondo gruppo comprende coloro che respingono il progetto di legge, come Moïse Nyarugabo, che crede che questo testo contenga germi di conflitto. Egli ha affermato di non essere contro il censimento, ma di opporsi a che questa operazione sia legata all’organizzazione delle prossime elezioni.
– L’ultima tendenza è quella che chiede una pausa nel dibattito sulla revisione della legge per cercare un consenso tra le diverse parti interessate: «Non è normale continuare il dibattito su una legge che divide la popolazione e che provoca la perdita di vite umane», ha detto il senatore Emey Kalamba.[9]
Il 21 gennaio, il senatore Mokonda Bonza, presidente della Convenzione di Democratici Cristiani, un partito dell’opposizione, ha affermato che ciò che proporrà alla Commissione PAJ è di «eliminare dal testo del disegno di legge tutto ciò che riguarda il censimento», affinché le elezioni presidenziali abbiano luogo prima della fine del mandato del presidente, cioè prima del 19 dicembre 2016, poiché l’articolo 79 della Costituzione stipula che le elezioni presidenziali dovranno essere indette 90 giorni prima della fine del mandato del Presidente della Repubblica.[10]
c. Le dichiarazioni della Società Civile
Il 19 gennaio, i laici cattolici congolesi (CALCC) invitano il Capo dello Stato a rivedere la sua posizione, la maggioranza presidenziale a far prova di lucidità e l’opposizione a non lasciarsi prendere dall’idea di scontrarsi con il potere attraverso manifestazioni di piazza.
Il CALCC condanna l’attitudine del governo e della maggioranza presidenziale nel volere sfidare il popolo su una materia così delicata. Ai responsabili politici, il CALCC ricorda che, «di fronte alle crescenti tensioni causate dalle passioni che si scatenano intorno alla fine del mandato del Presidente della Repubblica nel 2016, la soluzione non consiste nell’astuzia, nella manipolazione, nella truffa e ancor meno nella violenza». Il CALCC esorta la classe politica a far prova, semplicemente, di maturità. La Commissione lancia un appello ai fratelli e alle sorelle della maggioranza presidenziale, affinché diano prova di «una maggiore lucidità, nel loro intento, legittimo, di voler mantenere il potere». Secondo il CALCC, «qualsiasi atto di frode, d’inganno, di violazione delle norme che stanno alla base della Nazione e di manipolazione del processo di democratizzazione del Paese, alla fine si rivolterà contro chi l’ha commesso».
Inoltre, l’organizzazione cattolica invita l’opposizione a non lasciar lasciarsi prendere dall’idea di sfidare il potere attraverso manifestazioni di piazza. «Il dialogo è ancora possibile, nell’interesse di tutti e soprattutto del popolo che soffre», afferma il CALCC che chiede al Capo dello Stato di «rivedere la sua posizione, prima che sia troppo tardi».[11]
Il 20 gennaio, l’ONG “Amici di Nelson Mandela” (ANMDH) ha chiesto al Capo dello Stato di non promulgare la legge elettorale, come modificata e approvata dall’Assemblea Nazionale dei Deputati. Il coordinatore di questa struttura, Robert Ilunga, ha anche invitato i parlamentari a mettersi in ascolto della voce del popolo che sta manifestando, in questi giorni, contro la revisione della legge elettorale, a Kinshasa, a Goma, a Bukavu e in altre città del Paese. Ha inoltre condannato la repressione delle manifestazioni e gli atti di saccheggio e di vandalismo che hanno caratterizzato le manifestazioni di Kinshasa.[12]
Il 21 gennaio, l’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo, ha invitato le autorità congolesi e i politici a non “uccidere” i loro concittadini e tutti i Congolesi ad opporsi alla revisione della legge elettorale che permetterebbe al presidente Joseph Kabila di rimanere al potere.
In un comunicato, l’arcivescovo scrive: «(…) lanciamo questo pressante appello: smettete di uccidere il vostro popolo … In questi giorni, Kinshasa è in uno stato di assedio incomprensibile. La popolazione è in rivolta. Alcuni politici, con le forze dell’ordine, seminano desolazione e creano un’insicurezza generale. Da parte nostra, stigmatizziamo questi atti che hanno causato la morte di molti concittadini». Inoltre, l’Arcivescovo Monsengwo condanna il progetto di revisione della legge elettorale in discussione al Parlamento, affermando: «Disapproviamo e condanniamo qualsiasi revisione della legge elettorale che permetta di posporre illegalmente le elezioni del 2016», data prevista per le prossime elezioni presidenziali e legislative.
«Chiediamo al nostro popolo di rimanere vigilante per opporsi, con tutti i mezzi legali e pacifici, ad ogni tentativo di cambiare delle leggi essenziali per il processo elettorale», scrive il presule, chiedendo anche di «evitare ogni forma di saccheggi».[13]
Il 22 gennaio, l’opposizione congolese ha annunciato di star preparando nuove e ampie manifestazioni su tutto il territorio della RDCongo a partire dal 26 gennaio. In un comunicato, i due principali partiti dell’opposizione, l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) hanno dichiarato che, «se il progetto di legge elettorale non sarà abolito, il 26 gennaio, giorno di chiusura della sessione straordinaria del Parlamento, organizzeremo grandi manifestazioni su tutto il territorio nazionale».[14]
d. Le dichiarazioni della Comunità Internazionale
Il 20 gennaio, in una dichiarazione rilasciata a Kinshasa, il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDCongo, Martin Kobler, ha «deplorato i morti e i feriti negli incidenti che si sono verificati nel corso delle violente proteste e l’uso della forza letale da parte delle forze di sicurezza che ne è seguito». Secondo Martin Kobler, «l’uso della forza da parte delle forze dell’ordine deve essere sempre proporzionato, imposto dalla necessità e come ultimo rimedio». Egli ha anche invitato l’opposizione a «manifestare pacificamente. Ogni manifestazione deve essere pacifica e nei limiti consentiti dalla legge».
L’Inviato speciale degli Stati Uniti per i Grandi Laghi, Russ Feingold, ha sottolineato che «il censimento non può essere una scusa per ritardare le elezioni che dovranno essere organizzate entro la fine del 2016», come previsto dalla Costituzione.
In una dichiarazione rilasciata sulla pagina Facebook dell’Ambasciata statunitense nella RDCongo, il governo degli Stati Uniti ha espresso «preoccupazione in seguito ai rapporti sulle violenze in corso a Kinshasa, in seguito all’approvazione della legge elettorale». Washington ha anche sottolineato «l’importanza di proteggere lo spazio politico e di garantire a tutti i cittadini il diritto di riunirsi pacificamente e di esercitare il loro diritto alla libertà di espressione». Il governo degli Stati Uniti ha invitato tutti i responsabili congolesi coinvolti a dar prova di moderazione e ad astenersi da ogni tipo di violenza. Gli Stati Uniti hanno inoltre ribadito «il loro appoggio per lo svolgimento di elezioni credibili, pacifiche e organizzate entro i tempi previsti, in conformità con la Costituzione».
Anche la Francia ha espresso preoccupazione per i continui disordini che accompagnano il dibattito parlamentare sul progetto di legge elettorale, soprattutto per le violenze del 19 gennaio.
«Eccessi di questo tipo non hanno alcun posto nel dibattito democratico. È necessario che il quadro giuridico e il calendario generale del processo elettorale, che inizierà quest’anno, siano elaborati per consenso, nel rispetto della Costituzione della RDCongo e delle libertà pubbliche», ha indicato una dichiarazione pubblicata sul sito di Quai d’Orsay.
Inoltre, in un comunicato, il Ministro degli Esteri belga, Didier Reynders , ha «preso nota con preoccupazione» di queste violente manifestazioni contro la nuova legge elettorale, attualmente in esame in Parlamento e che potrebbe portare ad un rinvio delle elezioni previste per quest’anno e per il 2016. Il capo della diplomazia belga ha invitato tutte le parti interessate alla calma e alla moderazione. Reynders ha nuovamente ricordato l’importanza che egli attribuisce allo svolgimento di elezioni che rispettino la Costituzione che il popolo congolese si è dato nel 2006. A questo proposito, egli ha espresso preoccupazione per un possibile slittamento del calendario elettorale che proverrebbe dal volere effettuare il censimento (della popolazione) prima di indire le prossime elezioni presidenziali e legislative, attualmente previste per il 2016. Il ministro degli Affari esteri ha infine ricordato che il sostegno del Belgio al processo elettorale congolese dipenderà dall’esistenza di un “calendario elettorale chiaro e coerente con la Costituzione” e dalla presentazione del preventivo economico circa l’organizzazione di tutte le elezioni.[15]
Il 21 gennaio, l’Unione Europea ha chiesto il “ritorno alla calma” e “il rispetto delle scadenze elettorali”. In un comunicato, un portavoce del servizio diplomatico dell’UE ha affermato che «tutte le forze politiche dovrebbero cercare un consenso che permetta un abbassamento dei toni e un ritorno alla calma … Il rispetto delle scadenze elettorali come stabilite dalla Costituzione è al centro del dibattito e l’Unione Europea attende la pubblicazione di un calendario completo che includa le elezioni legislative e presidenziali, che rientrano in questo quadro costituzionale».[16]
Il vice capo della Monusco, il Generale Wafy Abdallah, ha dichiarato che «solo la polizia nazionale è autorizzata a mantenere l’ordine pubblico e non l’esercito o la Guardia Repubblicana … Per quanto riguarda le forze abilitate a garantire l’ordine pubblico, secondo la legge congolese, solo la polizia nazionale è competente, solo la polizia nazionale è addestrata ed equipaggiata, anche con mezzi non letali, per mantenere l’ordine pubblico». Secondo lui, questo ruolo non spetta né all’esercito, tanto meno alla Guardia Repubblicana che, secondo lui, «non ne hanno la competenza, non hanno tale missione, non sono formate e non sono attrezzate per farlo … Non si mantiene l’ordine pubblico con le forze armate, tanto meno con i carri armati».[17]
Gli ambasciatori degli Stati Uniti, della Francia, del Regno Unito e del Belgio con sede a Kinshasa hanno incontrato il Presidente del Senato, Kengo Wa Dondo, invitandolo a «prendere in considerazione le tensioni esplose a Kinshasa e in altre città del Paese». Gli ambasciatori dei diversi paesi occidentali hanno esortato le autorità congolesi ad abbandonare o a modificare il progetto di riforma elettorale che ha causato tre giorni di violente proteste nel Paese. Gli ambasciatori devono incontrare anche il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, per trasmettergli lo stesso messaggio. L’obiettivo sarebbe quello di trovare, dopo gli scontri degli ultimi giorni, una soluzione di consenso su una legge elettorale che permetta finalmente di garantire che le elezioni presidenziali abbiano effettivamente luogo nel 2016.[18]
Il 24 gennaio, gli ambasciatori occidentali (statunitense, inglese, francese, belga, europeo e il capo della Missione dell’Onu (Monusco) si sono incontrati con il presidente Joseph Kabila, per cercare di convincerlo a rinunciare al suo progetto di modificare la legge elettorale che ha causato violente proteste. Da fonte diplomatica si è appreso che «gli ambasciatori hanno incontrato il presidente, per avvertirlo sul rischio di arrivare ad una situazione che potrebbe sfuggire ad ogni controllo, a causa della modifica della legge elettorale che ha causato tanta tensione».[19]
e. Il Senato approva un progetto di legge modificato
Il 22 gennaio, il Senato ha rimandato la votazione sul progetto di riforma elettorale all’indomani, perché la commissione Politica Amministrativa e giudiziaria (PAJ) non aveva ancora terminato lo studio su tutti gli emendamenti proposti. «Per il futuro del nostro paese, non possiamo affrettare le cose. Dobbiamo dare alla commissione il tempo necessario per arrivare ad una conclusione che soddisfi tutti», ha detto il presidente del Senato, Leon Kengo Wa Dondo.
Secondo un diplomatico a Kinshasa, la Commissione del Senato non era ancora riuscita a raggiungere un accordo sul testo da presentare alla plenaria. Due sono le possibili riformulazioni del contestato articolo 8: quella che stabilirebbe chiaramente che le prossime elezioni non siano in alcun modo collegate al completamento del censimento e l’altra, un po’ più blanda, che aprirebbe la strada a diverse interpretazioni.[20]
Il 23 gennaio, i senatori hanno approvato, all’unanimità. il progetto di revisione della legge elettorale. Hanno però votato l’articolo 8 in termini diversi da quelli del testo approvato dall’Assemblea Nazionale dei Deputati. Subito dopo l’approvazione di questa disposizione, il Presidente del Senato, Leon Kengo, ha spiegato che l’articolo modificato non subordina più le elezioni al censimento e all’identificazione della popolazione, ma piuttosto ai “dati demografici disponibili”. L’articolo 8 come modificato e votato dal Senato stipula che «… L’aggiornamento delle liste finali degli elettori sulla base dei dati demografici disponibili è fatto nel rispetto dei termini costituzionali e legali previsti per l’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, municipali e locali». Il testo emendato passa ad una commissione mista dell’Assemblea Nazionale e del Senato per armonizzare le divergenze apparse tra le due camere, in particolare sull’articolo 8. In caso di disaccordo, sarà la versione dell’Assemblea Nazionale che prevarrà, secondo le disposizioni della Costituzione.[21]
La modifica dell’articolo 8 è stata ottenuta dopo lunghe ore di trattative. Il Presidente del Senato Leon Kengo ha spiegato che l’articolo modificato non subordina più le elezioni al censimento e all’identificazione della popolazione e ha precisato che le elezioni saranno organizzate sulla base dei “dati demografici disponibili.” Si tratta di un compromesso che è stato approvato all’unanimità, un compromesso nel senso che l’articolo controverso non è stato ritirato, come richiesto da alcuni dell’opposizione, ma è stato completato e chiarito in modo che l’organizzazione delle elezioni non sia condizionata al risultato di un censimento della popolazione.[22]
L’approvazione di una versione modificata del progetto di legge elettorale da parte del Senato ha originato manifestazioni di gioia da parte degli studenti dell’Università di Kinshasa. Subito dopo la lettura dell’articolo 8, come modificato dai senatori, centinaia di studenti sono scesi in piazza, gridando la loro gioia. Inquadrati dalla polizia e accompagnati dagli abitanti dei quartieri circostanti, i giovani si sono recati nei luoghi dove, in occasione delle manifestazioni degli ultimi giorni, erano stati commessi degli atti vandalismo, per chiedere scusa. La manifestazione si è svolta pacificamente. I manifestanti hanno accolto con gioia la decisione del Senato e hanno chiesto al Capo dello Stato di rassicurare ulteriormente la popolazione sulla questione elettorale. Gli studenti hanno anche chiesto all’Assemblea Nazionale dei Deputati di dar prova dello stesso patriottismo che ha dimostrato il Senato, convalidando l’articolo 8 della legge elettorale come modificato dal Senato stesso.[23]
Il senatore del partito di opposizione Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Jacques Djoli, ha spiegato le modifiche previste: «Non è necessario aspettare un’operazione speciale di identificazione nazionale o di censimento della popolazione per organizzare le elezioni. La Commissione elettorale deve lavorare con i dati che ha a sua disposizione in quel momento dato. E in ogni caso, l’aggiornamento non deve toccare le scadenze, i prescritti e le esigenze della Costituzione». D’altra parte, la popolazione sa anche che la partita non è ancora stata vinta.
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, è stato finora molto reticente nell’accettare di cambiare la legge elettorale approvata dai deputati. Infatti, anche dopo la visita di sei ambasciatori della comunità internazionale, su Twitter egli ha scritto: «Non ci sarà alcun Burkina Faso a Kinshasa. Smettete di sognare», facendo allusione alla rivolta popolare che ha precipitato la caduta del presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, a fine ottobre, aggiungendo: «L’opposizione non riuscirà ad imporre il suo ritmo alle istituzioni».
Fred Bauma, uno degli attivisti di Lotta per il cambiamento (Lucha), un movimento giovanile con sede a Goma, ammette che è necessario restare attenti: «È una piccola vittoria nella lotta avviata dalla popolazione, ma la gente rimane mobilitata e attende la decisione finale, per potere ritornare completamente alla calma o, viceversa, mobilitarsi maggiormente».[24]
Il 23 gennaio, le organizzazioni della società civile hanno chiesto alla commissione congiunta Assemblea Nazionale – Senato di tenere conto degli emendamenti apportati dal Senato all’articolo 8 della legge elettorale, al fine di preservare la pace sull’insieme del territorio della RDCongo. In una dichiarazione, il presidente di tale struttura, Jonas Tshiombela, ha invitato i parlamentari ad “ascoltare la strada”: «Chiediamo alla commissione mista di prendere le stesse misure che sono state adottate in Senato. Ascolti la strada, affinché le cose vadano nella direzione di un ritorno alla calma».[25]
Il 24 gennaio, in una dichiarazione resa pubblica a Kinshasa, i partiti politici dell’opposizione e la società civile hanno accolto con favore la versione della legge elettorale approvata in Senato. I firmatari di questo documento, una trentina, chiedono alla maggioranza presidenziale, e in particolare ai suoi deputati, di assumersi le loro responsabilità, per preservare la pace, la democrazia e la libertà del popolo. Essi fanno appello anche alla responsabilità del Capo dello Stato, garante della nazione, data la gravità della situazione e le gravi minacce che incombono sulla stabilità, la sicurezza, la pace sociale e la coesione interna. «Facciamo appello alla responsabilità di Kabila, affinché possa impedire il deterioramento della situazione politica, prendendo in considerazione le aspirazioni del popolo per quanto riguarda il consolidamento della democrazia, la preservazione dei risultati ottenuti e il rigoroso rispetto della costituzione», ha dichiarato Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC). Infine, i partiti politici di opposizione e la società civile hanno chiesto l’immediata liberazione dei leader e degli attivisti dei partiti politici, dei giovani, degli studenti e dei membri della società civile arrestati durante le proteste contro la legge elettorale.[26]
f. Il Parlamento approva definitivamente la legge elettorale
Il 24 gennaio, il presidente dell’Assemblea Nazionale dei Deputati, Aubin Minaku, ha annunciato il completo ritiro del punto controverso della legge elettorale che ha causato le proteste di questa settimana a Kinshasa. «Il punto di vista che l’Assemblea Nazionale difende davanti alla commissione (congiunta dei deputati e senatori, ndr) è quello del ritiro del paragrafo 3 dell’articolo 8», ha dichiarato Aubin Minaku. Ha poi precisato che, poiché prevale il voto della Camera dei Deputati, questo paragrafo sarebbe semplicemente cancellato dalla legge elettorale. Secondo la versione dei Deputati, il paragrafo 3 dell’articolo 8 stipulava che “la lista degli elettori deve essere aggiornata tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione“. Ma il Senato ha eliminato da questo testo la subordinazione delle elezioni al censimento. Aubin Minaku ha affermato di avere ascoltato la popolazione, in modo che si ritorni alla serenità. Si è anche impegnato al rispetto della Costituzione e delle scadenze elettorali: «L’eliminazione di questa clausola significa in particolare che: tutte le disposizioni della Costituzione della Repubblica, tra cui quella relativa ai tempi dell’organizzazione delle diverse scadenze elettorali, quella che riguarda la necessità di identificare i cittadini nazionali, cioè tutte le disposizioni della Costituzione dovranno essere rispettate da tutte le istituzioni della Repubblica. Questo è il punto di vista dell’Assemblea Nazionale».[27]
Secondo il leader dell’opposizione Vital Kamerhe, il ritiro del punto controverso della legge elettorale è una vittoria del popolo: «Questa è la vittoria del popolo, dal momento che avevamo chiesto alla popolazione di difendere i suoi diritti, la sua Costituzione … E oggi, con l’eliminazione del paragrafo 3 dal controverso articolo 8, rientriamo nella Costituzione. È una cosa molto buona. Non c’è più il rischio di far slittare le elezioni. La nostra lotta era essenzialmente quella di evitare di collegare il censimento alle elezioni presidenziali. È il Paese che ha vinto, è la Repubblica che ne esce rafforzata».[28]
Il 25 gennaio, il progetto di revisione della legge elettorale è stato infine approvato dai Deputati, dopo aver ascoltato il rapporto della commissione mista Senato – Assemblea Nazionale. I Deputati hanno optato, data la tensione che regnava nel Paese, per la soppressione del paragrafo 3 del controverso articolo 8. «Come rappresentanti diretti del popolo, siamo stati costretti ad ascoltare il sovrano primario che ci ha eletti. E così, sulla base di tale ascolto, il Comitato Centrale ha deciso che questo paragrafo sia totalmente eliminato dal testo» , ha detto il presidente dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku. Il progetto di legge così votato dalla plenaria dell’Assemblea Nazionale dei Deputati sarà inviato alla Presidenza della Repubblica per promulgazione.[29]
g. Una vittoria del popolo, ma la prudenza e la vigilanza restano necessarie
Secondo un senatore dell’opposizione, Ramazani Baya, «il paragrafo secondo cui le elezioni dovrebbero essere organizzate secondo i dati demografici disponibili e entro la scadenza costituzionale è stato al centro del consenso in Senato. L’eliminazione di questa clausola non risolve nulla. Al contrario, complica tutto, facendo saltare il meccanismo d’inquadramento che il Senato aveva adottato all’unanimità». Questa soppressione complica tutto, secondo lui, «nella misura in cui il paragrafo 3 dell’articolo 8 è stato eliminato senza però correggere gli articoli che vi fanno riferimento».[30]
Soppresso il paragrafo della discordia. Il censimento non è più un prerequisito per l’organizzazione delle elezioni presidenziali del 2016. I timori circa un rinvio di queste elezioni sono superati. Tuttavia, il Senato non ha vinto la sua battaglia. Il paragrafo 3 dell’articolo 8 in questione non è stato completato e chiarito come proposto dal Senato, ma è stato semplicemente rimosso dal testo.
L’opposizione rimane divisa su cosa fare. I senatori dell’opposizione, per esempio, lamentano il fatto che la clausola che impegnava le autorità, per iscritto, a rispettare le scadenze elettorali è stato ritirato dal testo. Altri temono una confusione. In questa legge, il censimento rimane una prerogativa, soprattutto per l’organizzazione delle elezioni legislative. Secondo loro, lo slittamento del calendario elettorale rimane ancora una possibilità. Il prossimo passo sarà quello della pubblicazione di un calendario elettorale globale. Sarà l’occasione per vedere se le autorità intendono rispettare le scadenze elettorali come promesso.[31]
Il nuovo testo solleva incertezze per il futuro. Samy Badibanga, uno dei leader del gruppo di oppositori alla legge e capo del gruppo parlamentare dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha denunciato le “insinuazioni” e le “ambiguità” del testo votato dai parlamentari. “Riprenderemo la battaglia“, egli dice.
Infatti, la legge adottata solleva una serie di interrogativi sul calendario elettorale.
– La legge non riporta la clausola voluta dai senatori, che intendevano scrivere nero su bianco l’obbligo di organizzare le prossime elezioni presidenziali entro il termine stabilito dalla Costituzione.
– Inoltre, il nuovo testo sopprime il riferimento al 2015 per l’organizzazione delle elezioni locali, provinciali e senatoriali. Secondo lo schema ritenuto dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), queste elezioni, che erano in programma, ma che non sono state ancora state organizzate, devono precedere le elezioni presidenziali.
– Infine, la legge prevede la possibilità di condizionare l’organizzazione delle prossime elezioni legislative, previste per fine del 2016, alla realizzazione del censimento che dovrebbe iniziare quest’anno. Secondo molti analisti, questo censimento potrebbe richiedere fino a tre anni. I motivi: le dimensioni del paese (quasi cinque volte superiore a quello della Francia), la sua palese mancanza di infrastrutture e la debolezza dello stato nell’est del paese, lacerato da conflitti armati da oltre vent’anni. Inoltre, come spiegato dalla Commissione Elettorale, le legislative si terranno in concomitanza con le presidenziali.
Secondo un diplomatico a Kinshasa, «c’è la sensazione di aver risolto una crisi ma, alla prima occasione, i duri del regime riprenderanno» ad agire, per consentire a Kabila di rimanere al potere. «Si inizia a sospettare che non si sia risolto nulla», osserva un analista sotto anonimato.[32]
Il progetto di legge elettorale, molto controverso, è stata approvato dal Parlamento privandolo della sua parte più controversa. Ma se alcuni rivendicano vittoria, altri invitano alla cautela perché, se si presta attenzione, le cose sono ben lungi dall’essere chiarite.
Secondo alcuni membri dell’opposizione, il testo della legge, come approvato dal Parlamento, non elimina, da un punto di vista giuridico, il rischio dello slittamento del calendario elettorale. Come un diavolo che si nasconde nei dettagli, Joseph Kabila potrebbe quindi approfittarne per prolungare il suo mandato presidenziale oltre il termine costituzionale.
Ma se i sostenitori del presidente Kabila avessero l’intenzione di continuare a giocare troppo con il fuoco, stavolta rischierebbero di bruciarsi davvero. Perché se è vero che Kinshasa non è Ouagadougou, il 2016 congolese potrebbe non apparire come il 2011 e il 2012, anni in cui le manifestazioni consecutive a delle elezioni presidenziali caotiche avevano progressivamente perso slancio.
Sul suo blog, l’analista politico Jason Stearns, specialista dell’Africa centrale, afferma che tre ingredienti, attualmente constatati, potrebbero cambiare la situazione e accelerare la partenza di Joseph Kabila, qualora decidesse di rimanere al potere oltre il termine previsto dalla Costituzione.
In primo luogo, egli osserva, le élite politiche sono divise. Pierre Lumbi, Olivier Kamitatu, Christophe Lutundula, Kengo wa Dondo, ecc, hanno votato contro la riforma della Costituzione. Inoltre, il PPRD è esso stesso diviso. Molti deputati erano incerti e si sono lasciati forzare la mano per votare, il 17 gennaio, il progetto di legge elettorale e il suo famoso articolo 8 che, ipso facto, portava ad un rinvio della data delle prossime elezioni presidenziali. Ancora più importante, dice Stearns, il governatore del Katanga, Moïse Katumbi, sembra avere preso le distanze da Joseph Kabila, mobilitando attorno a sé alcune personalità di spicco della provincia, come Kyungu wa Kumwanza. Ciò indebolirebbe notevolmente l’attuale presidente, egli stesso originario della provincia del Katanga da cui finora traeva una parte importante del suo potere politico e militare.
Poi, secondo Jason Stearns, se nel 2011 le proteste si erano concentrate intorno alle roccaforti dei dell’UDPS a Kinshasa (Limete e Masina), questa volta, Etienne Tshisekedi, rimasto a Bruxelles per sottoporsi a cure mediche, è stato ampiamente assente. Sono gli studenti hanno preso la staffetta, con l’epicentro della protesta all’Università di Kinshasa (UNIKIN). Il loro coraggio – data la violenza della polizia – e la loro determinazione hanno colpito gli osservatori e, senza alcun dubbio, hanno sorpreso i sostenitori del clan presidenziale.[33]
[1] Cf AFP – Jeune Afrique, 19.01.’15; Radio Okapi, 19.01.’15; RFI, 20.01.’15
[2] Cf RFI, 21.01.’15; Pierre Boisselet – Jeune Afrique, 20.01.’15
[3] Cf Radio Okapi, 21.01.’15
[4] RFI, 22.01.’15
[5] Cf Radio Okapi, 24.01.’15
[6] Cf AFP – Africatime, 21.01.’15
[7] Cf RFI, 22.01.’15 ; AFP – Afrique Inside, 22.01.’15
[8] Cf Radio Okapi, 19.01.’15
[9] Cf Radio Okapi, 20.01.’15; 7sur7 – Africatime, 21.01.’15
[10] Cf Radio Okapi, 21.01.’15
[11] Cf M. M. – Forum des As – Kinshasa, 20.01.’15 (via mediacongo.net)
[12] Cf Radio Okapi, 20.01.’15
[13] Cf AFP, 22.01.’15
[14] Cf AFP – Africatime, 23.01.’15
[15] Cf Radio Okapi / Belga – Kinshasa, 20.01.’15 (via mediacongo.net) ; RFI, 21.01.’15
[16] Cf AFP – Africatime, 21.01.’15
[17] Cf Radio Okapi, 22.01.’15
[18] Cf VOA, 22.01.’15
[19] Cf Belga – RTLinfo, 24.01.’15
[20] Cf Reuters – VOA – 22.01.’15 ; AFP – Africatime, 22.01.’15
[21] Cf Radio Okapi, 23.01.’15
[22] Cf RFI, 23.01.’15
[23] Cf Radio Okapi, 23.01.’15
[24] Cf RFI, 24.01.’15
[25] Cf Radio Okapi, 24.01.’15
[26] Cf Radio Okapi, 25.01.’15
[27] Cf Radio Okapi, 24.01.’15 ; RFI, 24.01.’15
[28] Cf RFI, 24.01.’15
[29] Radio Okapi, 25.01.’15
[30] Cf Radio Okapi, 26.01.’15
[31] Cf RFI, 25.01.’15
[32] Cf Tutondele Miankenda – AFP – Kinshasa, 25.01.’15
[33] Cf Adrien Seyes – Afrik.com, 26.01.’15