Congo Attualità n.231

INDICE

  1. PROCESSO ELETTORALE

  2. Il discorso del Presidente della Repubblica davanti al Parlamento

  3. Un’intervista al presidente della Commissione Elettorale

  4. Assemblea Nazionale: Delly Sessanga ritira la sua proposta di legge elettorale

  5. L’operazione di consultazione popolare delle liste provvisorie degli elettori

  6. TURBOLENZE ALL’INTERNO DEL MLC DOPO L’ENTRATA DI TRE SUOI MEMBRI

    NEL NUOVO GOVERNO

  1. IL RITIRO DEI LIBERALDEMOCRATICI SOCIALISTI DALL’OPPOSIZIONE

    REPUBBLICANA

 

1. PROCESSO ELETTORALE

 

a. Il discorso del Presidente della Repubblica davanti al Parlamento

Il 15 dicembre, nel suo discorso sullo stato della nazione rivolto ad entrambe le Camere del Parlamento riunite in Congresso, il Capo dello Stato, Joseph Kabila, ha dichiarato che «le elezioni sono essenziali per l’accesso alle più alte cariche dello Stato. Pertanto, non si può lesinare sui mezzi necessari, qualunque siano le difficoltà. Tutte le elezioni previste dalle leggi della Repubblica saranno organizzate secondo le disposizioni che saranno prese dalla commissione elettorale».

Il Capo dello Stato ha chiesto che l’Assemblea nazionale e il Senato forniscano alla Ceni le leggi di cui ha bisogno per programmare meglio le varie elezioni.

Al governo, ha chiesto di «mobilitare e mettere a disposizione della commissione elettorale le risorse necessarie per il corretto svolgimento delle elezioni».

Joseph Kabila ha fatto riferimento al censimento della popolazione e ha esortato il governo ad appoggiare, “come si conviene”, l’Ufficio Nazionale d’Identificazione della Popolazione (ONIP), responsabile dell’organizzazione del censimento. «I risultati del lavoro di questo pubblico servizio sono necessari per il buon esito del processo elettorale», ha dichiarato il presidente congolese.
Joseph Kabila ha anche ricordato le reazioni suscitate, all’interno e all’esterno del paese, dal dibattito politico interno in corso nella RDCongo. Ha riconosciuto ai politici congolesi il diritto di suscitare un dibattito politico sul processo elettorale. Tuttavia, ha messo in discussione «la forte tendenza di alcuni connazionali che fanno sistematicamente ricorso all’estero per risolvere i contenziosi tra Congolesi, come se in questo paese, non avessimo collettivamente abbastanza saggezza per farlo noi stessi». Egli ha anche aggiunto che «ci si può anche interrogare sulla validità dell’auto-invito, in questo dibattito politico, da parte di personalità non-congolesi, anche se ben intenzionate. Dai nostri partner, a condizione che tutto sia fatto nel rispetto della nostra sovranità nazionale, siamo sempre pronti a ricevere osservazioni, consigli e suggerimenti, ma mai ingiunzioni». Presi di mira da questa frase: l’americano John Kerry, arrivato a Kinshasa a maggio 2014, per chiedere a Joseph Kabila di rispettare la Costituzione e di non ripresentarsi come candidato nelle prossime elezioni presidenziali, e il Presidente francese Francois Hollande che, a Dakar, ha chiesto ai presidenti africani di “non cambiare l’ordine costituzionale per interessi personali“.
Nel suo discorso, il presidente congolese ha evitato di pronunciarsi sulle questioni relative al suo futuro politico (se si presenterà o no come candidato alle elezioni presidenziali del 2016)  e alla tempistica delle prossime elezioni (calendario completo delle varie elezioni). Le elezioni locali dovrebbero avere luogo tra soli 6 mesi, ma non è ancora stato annunciato alcun calendario completo o finanziamento globale.[1]

Il 31 dicembre, il capo dello Stato, Joseph Kabila, ha rivolto alla nazione congolese un discorso di auguri per il nuovo anno 2015. Attraverso il suo messaggio televisivo, il Presidente ha annunciato, per il 2015, l’organizzazione delle elezioni locali, comunali e provinciali e l’inizio delle operazioni di censimento. Tuttavia, nel suo messaggio di fine anno, il Capo dello Stato non ha menzionato le elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi entro e non oltre la fine del 2016.[2]

Il 5 gennaio, a Lubumbashi, in un incontro con le autorità della provincia del Katanga, il presidente Joseph Kabila è rimasto più che vago sulle sue reali intenzioni per il 2016, quando si concluderà il suo secondo e ultimo mandato secondo le disposizioni della Costituzione. Ha semplicemente dichiarato che avrebbe lasciato al popolo esprimere il suo giudizio alla fine del 2016: «Si tratta di una pura distrazione. Ho un mandato di cui dovrò rendere conto nel 2016».[3]

b. Un’intervista al presidente della Commissione Elettorale

Apollinaire Malumalu Muholongu, 53 anni, è un sacerdote cattolico della diocesi di Butembo-Beni, Nord Kivu, sua provincia natale. Tornato a Butembo nel 1997 dopo aver conseguito un dottorato in scienze politiche a Grenoble (dove è stato parroco dal 1993 al 1996) e un DEA a Lione, è nel 2003 che egli fa il suo ingresso sulla scena politica congolese. È nominato esperto presso il dipartimento di studi strategici del gabinetto del Capo dello Stato e, in seguito, membro della Commissione Elettorale Indipendente (CEI) che lui stesso presiederà fino al 2011. Rinominato in giugno 2013, presidente della ribattezzata Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), sta lavorando per organizzare le elezioni urbane, municipali e locali previste nel 2015, iniziativa molto criticata da parte di alcuni partiti di opposizione che temono un rinvio delle elezioni presidenziali previste nel 2016.

Jeune Afrique: La Conferenza Episcopale Nazionale del Congo si era pronunciata contro la nomina di un membro del clero cattolico a capo della CENI. Non ha lei violato la sua “consegna”?

Apollinaire Malumalu: Non sono mai stato candidato a tale posto. Sono tornato alla CENI perché sono stato scelto dalle confessioni religiose, una delle componenti della società civile che doveva designare uno dei suoi membri. Ho ottenuto 7 voti favorevoli su 8. L’univo voto mancante è quello della Chiesa cattolica. Detto questo, rimango sacerdote diocesano. Spettava al mio vescovo [Nord Kivu] decidere se potevo essere membro della Ceni o meno. Dopo aver consultato gli altri vescovi, ha accettato.

JA: E cosa risponde a chi l’accusa di essere prossimo al presidente Kabila e di voler contribuire alla sua rielezione?

AM: Occorre evitare di volere personalizzare troppo le cose. Non ho mai lavorato con Joseph Kabila in un contesto che non fosse istituzionale. Inoltre, le decisioni della Ceni vengono prese collettivamente con gli altri membri, che appartengono sia alla maggioranza che all’opposizione parlamentare.
JA: La piattaforma “Salviamo la RDC” ritiene che il ciclo avviato nel novembre 2011 con le elezioni presidenziali e legislative dovesse continuare con le elezioni dei Senatori e dei Governatori. Perché ha deciso di organizzare prima le elezioni urbane, municipali e locali?
AM: La legge elettorale, come modificata per le elezioni del 2011, copre tutte le elezioni ed è far prova di cecità pensare che le elezioni locali non erano previste. Siamo in uno stato altamente decentralizzato. Eppure molti consigli comunali non sono mai stati eletti e si continua a nominare l’esecutivo di queste comunità [nell’aprile 2012, il governo ha creato centinaia di nuove entità territoriali: almeno 3 città e 10 paesi in ogni delle 10 province al di fuori di Kinshasa]. Non si può più agire come se nulla fosse successo! Il passaggio da 21 a 88 città e da 97 comuni urbani e non urbani a 601 segna un enorme cambiamento a livello locale. In queste circostanze, per stabilizzare il paese, riteniamo che lo svolgimento delle elezioni locali costituisca un’urgenza.

JA: Le elezioni locali non rischiano di fare ritardare l’organizzazione delle elezioni presidenziali?
AM: Per il momento no. Tuttavia, per le elezioni dei deputati nazionali, il legislatore ha introdotto nella legge elettorale una disposizione secondo cui, prima di tali elezioni, si deve fare il censimento amministrativo della popolazione. Subito e senza mezzi termini, la CENI ha attirato l’attenzione dei politici su questa questione. Non possono dire di non sapere. Spetta a loro tornare indietro o no, tornare, cioè alla delimitazione delle circoscrizioni elettorali in base al numero degli elettori, com’era prima, e non sulla base dei risultati del nuovo censimento. Se non si accetta di disconnettere le elezioni presidenziali dalle legislative, si rischia che anche le presidenziali siano, a loro volta, implicate in questo problema.

JA: Cosa pensa del dibattito su un’eventuale revisione della Costituzione?

AM: È un dibattito legittimo, ma non dovrebbe trasformarsi in un processo alle intenzioni. Si deve cessare di agitare la popolazione, di scrivere libri sul tema … Come cittadino, mi auguro che la Costituzione sia rispettata e faccio notare che, per ora, sugli articoli bloccati [relativi alla limitazione del numero dei mandati presidenziali], nessuno ha preso l’iniziativa di cambiarli. Tutto il resto è solo speculazione.[4]

c. Assemblea Nazionale: Delly Sessanga ritira la sua proposta di legge elettorale

Il 7 dicembre, il deputato nazionale Delly Sesanga ha chiesto di sospendere l’esame del disegno di legge sulla modifica della legge elettorale. In una conferenza stampa, ha dichiarato che l’obiettivo del disegno di legge da lui presentato nel 2012 era quello di “rafforzare il meccanismo di trasparenza” del processo elettorale e che si rammarica del fatto che il suo testo sia stato sottoposto ai Parlamentari per esame solo all’avvicinarsi della fine della sessione parlamentare di settembre 2014. Egli ha spiegato che il clima politico attuale non consente più di prendere in considerazione tale questo disegno di legge. Il deputato ha ribadito che l’attuale contesto politico esige delle chiarificazioni che dovrebbero emergere da un dibattito politico inclusivo promosso dal Comitato centrale dell’Assemblea nazionale. Secondo lui, il disegno di legge dovrebbe essere presentato alla Conferenza dei capigruppo parlamentari per discussione. «Credo che il dibattito dovrebbe essere esteso a tutte le forze politiche, per vedere quali le grandi questioni che, attualmente, si impongono la legge elettorale dovrebbe affrontare», ha detto Delly Sessanga, secondo cui questi problemi non sono oggetto di un consenso da parte della classe politica.[5]

Il 12 dicembre, il deputato Delly Sesanga ha ritirato la sua proposta di modifica della legge elettorale. Il presidente del partito politico “L’envol” ha accusato il Comitato centrale dell’Assemblea nazionale di aver apportato delle aggiunte al testo senza il suo consenso, aggiunte che hanno alterato la sostanza stessa della proposta. Egli ha inoltre accusato il Comitato centrale di avere modificato il testo e di avere distribuito la nuova versione ancora senza il suo consenso.
Secondo il deputato nazionale Delly Sesanga, le aggiunte apportate si riferiscono alle condizioni di eleggibilità, alla modalità di voto e al modo di rappresentazione di alcune categorie di cittadini. Alcune di queste aggiunte rischiano di far rinviare le prossime elezioni, assicura Delly Sesanga: «La proposta di legge, come distribuita dal Comitato centrale, prevede l’abrogazione dell’obbligo di effettuare la registrazione degli elettori prima di organizzare i cicli elettorali, sottraendo così ad ogni nuovo maggiorenne il diritto di essere elettore o eleggibile. Inoltre, la proposta di legge comporta la realizzazione di un censimento generale della popolazione, con il rischio di far slittare il calendario elettorale del 2016 fino a quando non saranno terminate le operazioni del censimento».

Approfittando dell’occasione, l’opposizione parlamentare, temendo che Joseph Kabila possa rimanere al potere oltre il 2016, ha fatto una dichiarazione in cui afferma che il Paese non ha bisogno di un un’altra legge elettorale e che si può organizzare le elezioni con quella già esistente.[6]

Il segretario generale del RCD-N, Moise Moni Della, ha denunciato un piano sapientemente orchestrato dagli esponenti della maggioranza per escludere i politici più importanti, come Kengo, Kamitatu, Muyambo, Endundu o Katumbi, dalla corsa per la presidenza. La formula è semplice. Includere nella legge una disposizione che impedirebbe la candidatura di chiunque abbia un genitore straniero. Secondo lui, questa discriminazione escluderebbe, senza alcuna giustificazione, alcune personalità politiche dalla lista dei candidati delle presidenziali, perché meticcie. Il rischio è quello di rilanciare il problema della nazionalità che ha suscitato un grande dibattito nelle elezioni del 2006 e del 2011. Il segretario generale del RCD-N non si spiega come una legge dalla tinta razzista possa essere approvata dall’Assemblea Nazionale. Moise Moni Della fa notare che sentendosi il presidente Kabila sotto pressione e non potendo, quindi, procedere alla revisione della costituzione, incita i suoi a condurre un’operazione dai rischi incalcolabili: «Non si può escludere nessuno sulla base della razza, dell’etnia, della tribù. Sarebbe una grave violazione dei diritti umani». Moni Della ritiene che questa iniziativa non passerà. Egli ricorda che non è possibile cambiare le regole del gioco in piena competizione e chiede di mantenere l’attuale legge elettorale.[7]

d. L’operazione di consultazione popolare delle liste provvisorie degli elettori

Il 22 dicembre, in una conferenza stampa, il presidente della società civile di Isangi, Gaston Bolila, ha affermato che più di 15.000 elettori di Lokutu e di Lokumete non hanno trovato i loro nomi nelle liste elettorali esposte al pubblico. Secondo il presidente della società civile di Isangi, le liste di Lokutu riportano invece i nomi degli elettori delle cittadine e dei villaggi vicini, tra cui Basoko. Per evitare questi errori “tecnici”, la Ceni locale ha deciso di registrare sistematicamente tutti gli elettori muniti dei loro certificati elettorali. La registrazione è manuale. Un compito difficile, secondo il capo villaggio di Lokutu che chiede, quindi, la collaborazione dei capi di quartiere, per facilitare questo lavoro di registrazione. Da parte sua, il presidente della società civile di Isangi ritiene che il numero degli agenti della Ceni impegnati in questa operazione debba essere rivisto verso l’alto e che il periodo iniziale di 15 giorni sia prorogato. La CENI aveva iniziato un’operazione di consultazione popolare relativa alle liste provvisorie degli elettori il 10 dicembre scorso.[8]

Il 23 dicembre, in un comunicato, la CENI ha annunciato che l’operazione di consultazione popolare relativa alle liste provvisorie degli elettori, originariamente prevista da 10 al 24 dicembre, è stata prolungata dal 25 dicembre al 10 gennaio. Il comunicato precisa che le liste provvisorie degli elettori sono esposte al pubblico nei siti elettorali installati in scuole, centri sanitari o qualsiasi altro luogo designato dalla CENI. Ogni elettore iscritto durante la revisione del database elettorale nel 2010-2011 e che non abbia ancora consultato le liste provvisorie è invitato a controllare se il suo nome è ripreso in tali liste. La Ceni a ribadito che non sarà concesso alcun altro prolungamento dell’operazione.[9]

Il 10 gennaio, si conclusa la fase della consultazione popolare delle liste provvisorie degli elettori.  Nel Kasai – orientale, il tasso di affluenza dei cittadini è stato molto basso. Alla vigilia della fine dell’operazione, il centro elettorale situato nell’edificio del collegio Saint-Léon, nel comune di Bipemba della città di Mbuji-Mayi, è stato visitato da circa 200 persone, quando se ne aspettavano 22.700. In questo centro, ci sono stati sei casi di rimostranze e due cambi di indirizzo. Nel comune di Diulu, al centro elettorale situato nel complesso scolastico Mulami Muimpe, dove erano previste 7.190 visite previste, solo 107 persone sono andate a verificare le liste esposte dalla Ceni. Nello stesso comune, il centro situato presso l’Istituto della Rivoluzione, ha registrato circa 60 visite, invece delle 2.616 previste. Alla fine del primo periodo di quindici giorni, gli 85 siti nella città di Mbuji-Mayi avevano registrato circa 10 mila persone.[10]

 

3. TURBOLENZE ALL’INTERNO DEL MLC DOPO L’ENTRATA DI TRE SUOI MEMBRI NEL NUOVO GOVERNO

 

L’8 dicembre, alcuni esponenti del MLC di Jean-Pierre Bemba hanno firmato una dichiarazione di revoca dal partito dei tre membri nominati ministri nel governo di coesione nazionale. Altri dirigenti del MLC, tuttavia, richiedono l’arbitrato di Jean-Pierre Bemba. Interessati da questa disposizione sono Thomas Luhaka, segretario generale del partito, Germain Kambinga e Omer Egbwake. Tra i firmatari della dichiarazione, ci sono tre Vice Segretari su quattro, Fidèle Babala, Jacques Lungwana e Alexis Lenga, sostenuti da altri dirigenti del partito. Essi affermano di agire su ordine del presidente del MLC, il senatore Jean-Pierre, da 6 anni detenuto presso la Corte penale internazionale. Essi rimproverano ai nuovi ministri di aver deciso di partecipare a questo governo senza l’accordo del MLC né del suo presidente, Jean Pierre Bemba.

Tuttavia, uno dei quattro Vice Segretari generali, Angelique Milemba non sembra essere d’accordo con questa decisione e ha chiesto un dialogo interno al partito, per discutere della situazione e l’intervento di Bemba per risolverla.[11]

Il decano del Collegio dei Fondatori e membro del Coordinamento Nazionale dei Bembisti (CNB), Vicky Welo Okito, ha rilasciato una dichiarazione politica in cui ha accusato il trio Fidèle Babala, Alexis Lenga e Jacques Lunguana di volere minare gli sforzi fatti nella ricerca della coesione interna e armonica all’interno del MLC. Vicky Welo Okito è convinto che quelli che hanno escluso e radiato dal partito i tre delegati del MLC al governo si sono resi colpevoli di falso utilizzo della firma del presidente nazionale del partito, Jean-Pierre Bemba. Ha denunciato anche il mancato rispetto delle procedure statutarie in caso di radiazioni e di auto-esclusione. Infine, ha affermato che il Coordinamento Nazionale appoggia la partecipazione del partito al governo di coesione nazionale, logica conseguenza delle concertazioni nazionali cui il partito ha preso parte. Vicky Welo Okito ha poi chiesto al Collegio dei Fondatori del MLC di incontrarsi con urgenza, per annullare l’esclusione di Thomas Luhaka e degli altri due membri.[12]

In una dichiarazione, 12 dei 16 membri del Collegio dei Fondatori del MLC hanno riaffermato il loro appoggio a Thomas Luhaka, Germain Kambinga e Omer Egwake. In seguito alle risoluzioni delle concertazioni nazionali, cui il MLC ha totalmente aderito attraverso la sua partecipazione attiva e in un spirito repubblicano, il Collegio dei Fondatori prende atto della nomina dei tre esponenti del partito nel governo di coesione nazionale e li incoraggia a lavorare nel migliore interesse della nazione e di non tradire lo spirito repubblicano che da sempre caratterizza la lotta del MLC.[13]

L’ingresso di 3 alti esponenti del MLC, tra cui il suo ex segretario generale Thomas Luhaka, nel governo detto di coesione, con la complicità di alcuni membri della segreteria politica, ha causato grande confusione nell’opinione nazionale, facendo passare il partito bembista – di opposizione – per una nuova componente della maggioranza presidenziale (MP). Confusione sapientemente intrattenuta secondo alcuni critici, da Thomas Luhaka stesso, insinuando che aveva avuto il consenso dello stesso senatore Jean-Pierre Bemba per entrare a far parte del governo.
Secondo alcuni membri del partito, in una lettera del 10 dicembre 2014 e indirizzata a Thomas Luhaka, il presidente del MLC, Jean Pierre Bemba, qualifica Thomas Luhaka di doppio “traditore”, primo, per aver abusato della fiducia riposta in lui e, secondo, per avere tradito lo statuto del partito. Parlando di Luhaka, ha espresso il suo stupore e sgomento per la sua entrata nel governo. Jean Pierre Bemba riconosce di aver permesso al suo partito di partecipare alle concertazioni nazionali, ma non di accettare una condivisione “giusta ed equilibrata del potere”. Bemba ricorda a Luhaka che partecipare a un governo è un grande atto politico e un importante impegno che avrebbe dovuto essere oggetto di un ampio dibattito in seno agli organi del partito. Bemba ha stimato che Luhaka ha agito in nome del partito in modo disonesto e con leggerezza. Di conseguenza, ha preso atto dell’autoesclusione di Luhaka dal partito e, al suo posto, ha nominato la senatrice Eva Bazaiba.[14]

Il 14 dicembre, la deputata del MLC Eve Bazaiba è stata nominata segretario generale di questo partito di opposizione. Resa pubblica dall’Ispettore Generale del MLC, Jacques Djoli, questa decisione è stata presa dal presidente del partito Jean-Pierre Bemba, attualmente detenuto presso la Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia. Eve Bazaiba subentra a Thomas Luhaka, nominato vice primo ministro nel nuovo governo congolese. Il Presidente Bemba ha ristrutturato anche la direzione del partito. Il senatore Raymond Ramazani Baya è stato nominato Vice Segretario Generale incaricato della ideologia e del programma. I deputati nazionali Fidèle Babala, Alexis Lenga e Jacques Lungwana sono stati confermati ai loro posti di vice segretari generali responsabili rispettivamente delle questioni politiche e strategiche, della coordinazione delle federazioni e della logistica e finanze.[15]

Il 15 dicembre, in un comunicato stampa, il Collegio dei Fondatori ha dichiarato di avere seguito con indignazione e sgomento la lettura del messaggio attribuito al Presidente Nazionale Jean Pierre Bemba.
Dopo analisi e dibattito del messaggio in questione, il Comitato dei Fondatori ha emesso dei dubbi circa l’autenticità dei documenti presentati, tenendo conto della situazione giudiziaria vincolante del Presidente Nazionale, ancora detenuto presso la Corte Penale Internazionale (CPI). Perciò, il Collegio dei Fondatori si riserva il diritto di rivolgersi alla CPI per verificare l’autenticità dei documenti e di trarre tutte le conseguenze disciplinari nei confronti degli autori intellettuali di ciò che sembra essere un ennesimo tentativo manipolazione.

Il Collegio dei Fondatori ricorda che la sua dichiarazione del 9 dicembre 2014 aveva definitivamente chiuso il dibattito sulla questione della partecipazione di alcuni esponenti del partito nel governo di coesione nazionale.

Inoltre, il Comitato dei Fondatori ricorda che il Segretario generale e il vicesegretario generale sono nominati e, se necessario, rimossi dal loro incarico dal Presidente Nazionale, ma dopo consultazione del Collegio dei Fondatori, secondo l’articolo 39 dello statuto del partito, ciò che non è avvenuto nel caso della procedura del cosiddetto messaggio del Presidente Nazionale. Quindi la decisione è nulla.
Il Collegio dei Fondatori rinnova la sua fiducia in tutti i membri del comitato esecutivo nazionale del MLC, in generale, e al Segretario generale, Thomas Luhaka, in particolare, e ribadisce il proprio appoggio morale e lealtà al Presidente Nazionale, il senatore Jean-Pierre Bemba Gombo.[16]

Secondo alcuni collaboratori di Thomas Luhaka, Vice Primo Ministro e Ministro delle PTT / PR (Post, Telefoni, Telecomunicazioni / nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione), egli ha accettato di far parte del governo Matata II con la benedizione del presidente del partito, Jean-Pierre Bemba, che aveva approvato la sua partecipazione alle concertazioni nazionali (settembre-ottobre 2015). Fino a prova contraria, egli gode non solo la fiducia e il sostegno di Jean-Pierre Bemba, ma anche della stragrande maggioranza dei fondatori e dei segretari nazionali (ministri del governo MLC). Secondo questi collaboratori, la nomina e la investitura di Eva Bazaiba come Segretario Generale del MLC sarebbero nulle, perché derivano da una decisione di persone che hanno falsificato un documento con la firma del Presidente del partito.[17]

Alcuni membri fondatori del MLC continuano ad appoggiare Thomas Luhaka. Secondo Gustave Kalenga, segretario nazionale responsabile della comunicazione del partito, per dirigere il segretariato generale si deve essere in possesso di una procura speciale del Presidente Nazionale del partito e, finora, la tiene solo Thomas Luhaka. «Quindi, finora, Thomas Luhaka è e rimane il segretario generale», afferma Kalenga, secondo cui, se Jean-Pierre Bemba, accusato di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità e detenuto presso la Corte penale internazionale dal 2008, avesse voluto nominare un’altra persona alla segreteria del partito, avrebbe emesso una “disposizione speciale” firmata e timbrata, per uscita, dalla cancelleria della Corte Penale.

Assicurando che Thomas Luhaka è l’unico ad avere oggi un tale documento, Gustave Kalenga invita “le persone che affermano di detenerlo a presentalo.

In una dichiarazione rilasciata il 3 gennaio, in occasione della presentazione degli auguri di Capodanno 2015 come vice primo ministro incaricato delle Poste, Telefoni e nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, Thomas Luhaka aveva affermato che 18 membri fondatori del MLC appoggiavano la sua permanenza alla segreteria generale del partito.[18]

Il 6 gennaio, la deputata nazionale Eve Bazaiba ha presentato a Radio Okapi i documenti firmati dal presidente Jean-Pierre Bemba, con la menzione del complesso carcerario di La Haya, con cui è nominata segretaria generale del Movimento di liberazione congolese (MLC). Secondo Eve Bazaiba, gli statuti e i regolamenti del partito considerano incompatibili i ruoli di segretario generale del partito e di membro del governo, senza l’autorizzazione del Collegio dei Fondatori. Eve Bazaiba ha affermato che, essendo Thomas Luhaka diventato ministro, secondo l’articolo 6 del regolamento particolare del Collegio dei fondatori, non può più svolgere ruoli direttivi all’interno del partito.[19]

 

4. IL RITIRO DEI LIBERALDEMOCRATICI SOCIALISTI DALL’OPPOSIZIONE REPUBBLICANA

 

I Deputati Nazionali di dieci partiti politici appartenenti al gruppo parlamentare dei Liberaldemocratici Socialisti hanno annunciato il loro ritiro dell’Opposizione Repubblicana, piattaforma guidata dal Presidente del Senato, Leon Kengo wa Dondo. In una dichiarazione di chiarificazione relativa alla formazione del governo di coesione nazionale, il presidente del gruppo parlamentare, José Makila, ha annunciato le sue dimissioni dal coordinamento dell’Opposizione Repubblicana.
José Makila ha spiegato che «non si può andare contro lo statuto dell’opposizione che, all’articolo 4, stipula che, se si prende parte al governo o se si sostengono le azioni del governo, è necessario rinunciare al proprio statuto di opposizione». Il deputato ha accusato la piattaforma dell’Opposizione Repubblicana di aver accettato che alcuni dei suoi membri facciano parte del governo di coesione nazionale nominato il 7 dicembre dal Capo dello Stato, Joseph Kabila e ha affermato: «L’Opposizione Repubblicana ha preso parte al governo e appoggia le azioni del governo. Quindi non è più un’opposizione. Il nostro gruppo parlamentare e il mio partito, l’ATD, vogliono invece rimanere nell’area dell’opposizione politica congolese».[20]

[1] Cf Radio Okapi, 15.12.’14; Christophe Rigaud – Afrikarabia, 15.12.’14

[2] Cf Radio Okapi, 01.01.’15

[3] Cf RFI, 06.01.’15; AFP – Africatime, 06.01.’15

[4] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 17.12.’14

[5] Cf Radio Okapi, 08.12.’14

[6] Cf RFI, 13.12.’14

[7] Cf 7sur7.cd – Kinshasa, 17.12.’14

[8] Cf Radio Okapi, 23.12.’14

[9] Cf Radio Okapi, 23.12.’14

[10] Cf Radio Okapi,12.01.’15

[11] Cf Radio Okapi, 08.12.’14

[12] Cf La Prospérité – Kinshasa, 10.12.’14 (via mediacongo.net)

[13] La Prospérité – Kinshasa, 10.12.’14 (via mediacongo.net)

[14] Cf Matthieu Kepa – C-News, 17.12.’14

[15] Cf Radio Okapi, 14.12.’14

[16] Cf Le Phare – Kinshasa, 16.12.’14

[17] Cf Le Phare – Kinshasa, 05.01.’15

[18] Cf Radio Okapi, 06.01.’15

[19] Cf Radio Okapi, 07.01.’15

[20] Cf Radio Okapi, 10.01.’15