INDICE
A. ROMPERE IL LEGAME TRA RISORSE NATURALI E CONFLITTI: ARGOMENTI A
FAVORE DI UNA LEGGE EUROPEA
B. COMUNICAZIONE CONGIUNTA DEL PARLAMENTO E DEL CONSIGLIO DELL’UE
INTRODUZIONE
1. CONTESTO
1.1. Le risorse naturali come motore di sviluppo
1.2 Iniziative internazionali di approvvigionamento responsabile
1.3 Ambiente operativo delle imprese dell’UE
1.4 Politica estera dell’UE per lo sviluppo e altre politiche di azione
2. UN APPROCCIO INTEGRATO DELL’UE PER UN APPROVVIGIONAMENTO
RESPONSABILE
2.1 Proposta di regolamento per istituire un sistema europeo di autocertificazione volontaria da
parte degli «importatore responsabili» dell’UE
C. ANNESSI
A. ROMPERE IL LEGAME TRA RISORSE NATURALI E CONFLITTI: ARGOMENTI IN FAVORE DI UNA LEGGE EUROPEA
Il 16 settembre 2013, un gruppo di 58 organizzazioni non governative europee e internazionali hanno esortato la Commissione Europea ad approvare una normativa che imponga agli operatori economici di esercitare un dovere di diligenza sulle loro catene di approvvigionamento di risorse naturali, in modo da non partecipare al finanziamento di conflitti o di violazioni dei diritti umani che potrebbero avverarsi durante le tappe della produzione e del commercio delle risorse naturali. Il carattere internazionale delle attuali catene di approvvigionamento comporta il rischio che risorse naturali che hanno alimentato alcuni dei conflitti più brutali del mondo siano comprate e vendute a livello internazionale, anche da società che operano nell’ambito dell’Unione Europea (UE).
L’UE è il più grande blocco commerciale del mondo e sede di diverse grandi società mondiali che importano materie prime e le trasformano. La mole del mercato europeo dà all’UE la capacità di influenzare le catene di approvvigionamento mondiali e di promuovere un approvvigionamento trasparente e responsabile anche in altri Paesi. Secondo il diritto internazionale ed europeo sui diritti umani, gli Stati membri dell’UE hanno il dovere di assicurarsi che le imprese che operano sui loro rispettivi territori non contribuiscano, direttamente o indirettamente, attraverso le proprie attività, a violazioni dei diritti umani. Recentemente, la Commissione Europea ha iniziato una consultazione su una “eventuale iniziativa dell’UE a favore di un approvvigionamento responsabile dei minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio”. L’impegno che la Commissione Europea ha preso per far rispettare la guida dell’OCSE sul dovere di diligenza in zone di conflitto o ad alto rischio è già un passo importante.
Le ONG esortano la Commissione Europea ad elaborare una legislazione che:
• Instauri un obbligo giuridico vincolante per gli operatori economici, affinché esercitino il dovere di diligenza sulle loro catene di approvvigionamento, al fine di identificare e prevenire il rischio di alimentare conflitti e violazioni dei diritti umani;
• Riconosca l’obbligo degli Stati e delle imprese di proteggere e di rispettare i diritti umani come definiti nella Carta internazionale sui diritti umani e la necessità di facilitare l’accesso delle vittime alla giustizia;
• Si applichi a tutti le fasi della catena di approvvigionamento;
• Abbia una copertura geografica mondiale. Ciò significa che il dovere di diligenza deve essere esercitato su tutte le catene di approvvigionamento delle risorse naturali provenienti da qualsiasi zona di conflitto o ad alto rischio;
• Abbia un campo di applicazione che copra tutte le risorse naturali;
• Si basi su un approccio centrato sui rischi e prenda in considerazione l’impatto sugli individui e sulle comunità.
Rompere i legami tra risorse naturali e conflitti.
Per decenni, il commercio dei minerali, delle pietre preziose e di altre materie prime hanno avuto un ruolo centrale nel finanziamento e il mantenimento di alcuni dei conflitti più brutali del pianeta, indebolendo ancor più degli Stati già fragili. I proventi ottenuti dal commercio delle risorse naturali possono procurare ai gruppi armati ribelli i mezzi per continuare la loro attività. In molti casi, questi gruppi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Negli ultimi 60 anni, almeno il 40% dei conflitti sono stati causati dallo sfruttamento delle risorse naturali. La presenza di queste ultime su un determinato territorio raddoppia il rischio di conflitto. Inoltre, la crescente concorrenza mondiale per l’accesso alle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo contribuisce ad aumentare il rischio di conflitti. Le ricerche condotte dalle ONG e dalle Nazioni Unite dimostrano che l’estrazione delle risorse naturali avviene spesso in zone in cui è molto alto il rischio reale di finanziamento dei conflitti, di instabilità e di gravi violazioni dei diritti umani. Queste risorse entrano poi nelle catene di approvvigionamento mondiali, attraverso le quali sono commercializzate e trasformate per la produzione di una vasta gamma di prodotti industriali e di consumo. Una solida normativa europea, basata sul quadro già elaborato dall’OCSE e dalle Nazioni Unite sul dovere di diligenza, permetterebbe di assicurare che i minerali commercializzati nell’UE siano esenti da legami con conflitti o violazioni dei diritti umani. Se correttamente applicata, attraverso una gestione trasparente e responsabile delle stesse risorse naturali, questa normativa europea potrebbe contribuire ad avere economie più stabili anche nei paesi esposti a dei rischi di conflitto.
Prendere come punto di partenza le normative internazionali già esistenti.
Il diritto internazionale impone agli Stati l’obbligo di proteggere i diritti umani. In base a tale obbligo, gli Stati devono assicurarsi che le imprese che operano in zone di conflitto, in cui vi è un elevato rischio di violazioni dei diritti umani, non siano implicate in tali crimini. Ciò richiede che si faccia tutto il possibile affinché le imprese identifichino, prevengano e riducano i rischi connessi con le loro attività nei confronti dei diritti umani. I principi guida delle Nazioni Unite relativi alle imprese e ai diritti umani, definiscono la responsabilità che le imprese hanno di rispettare i diritti umani, tra cui la responsabilità di applicare un dovere di diligenza sui diritti umani. Essi fanno specifico riferimento alla responsabilità che gli Stati hanno per garantire che le imprese che operano in contesti di conflitto non siano coinvolte in violazioni dei diritti umani.
Gli argomenti a favore di una legislazione.
Oggi, oltre l’80% delle imprese europee che utilizzano stagno, tantalio, tungsteno e oro non hanno ancora reso pubbliche le loro politiche di controllo sulle loro filiere di approvvigionamento. Sembra addirittura che non abbiano fatto nulla per evitare che i minerali che utilizzano finanzino dei conflitti. A meno che non siano obbligate dalla legge, la maggior parte delle società non faranno sforzi sufficienti per assicurarsi che i loro acquisti non abbiano servito a finanziare conflitti, nonostante gli obblighi internazionali esistenti. Solo l’esistenza di una legislazione concreta può costringere le imprese ad esaminare con più cura le loro catene di approvvigionamento. La forza della legge è il modo più efficace per obbligare le imprese a prendere delle misure a favore di filiere d’approvvigionamento più responsabili. Una normativa dell’UE sul dovere di diligenza applicato alla filiera di approvvigionamento potrebbe generare un’importante evoluzione del mercato globale verso un approvvigionamento più responsabile delle risorse naturali.
La forma che dovrebbe assumere una tale normativa.
Affinché questa normativa europea possa garantire che tutte le risorse naturali introdotte sul mercato interno europeo siano state ottenute in modo responsabile, deve:
• essere sufficientemente ampia, in modo tale che sia applicata, senza eccezioni, a tutte le risorse naturali prodotte in qualsiasi zona di conflitto, o di alto rischio di conflitto, in cui l’estrazione e la commercializzazione rischiano di contribuire o di essere associate a gravi impatti negativi, tra cui le violazioni dei diritti umani e i conflitti;
• proteggere le imprese responsabili ed evitare l’embargo totale. Ciò richiede che le imprese valutino gli impatti negativi attuali e potenziali delle loro attività;
• esigere che le imprese adottino e attuino una strategia di gestione dei rischi che possa permettere di prevenire o attenuare i rischi identificati, come ad esempio gravi violazioni dei diritti umani e conflitti;
• esigere delle indagini regolari e indipendenti, i cui rapporti dovrebbero essere resi pubblici in modo tempestivo e continuo;
• introdurre un meccanismo sanzionatorio in materia di diligenza per i casi in cui le imprese deliberatamente ignorassero i segnali di allarme circa la loro filiera di approvvigionamento e utilizzassero consapevolmente risorse che hanno finanziato un conflitto o la violazione di diritti umani.
Misure di accompagnamento.
Tuttavia, al fine di contribuire alla stabilizzazione e allo sviluppo a lungo termine dei paesi in cui le risorse naturali stanno alimentando conflitti e violazioni dei diritti umani, la legislazione europea deve iscriversi nella logica di un approccio complementare più ampio, affrontando le cause profonde dei conflitti e appoggiando le riforme relative alla governance, al settore della sicurezza e alla gestione delle risorse naturali. La legislazione europea relativa al dovere di diligenza deve essere accompagnata da programmi di assistenza allo sviluppo, per rafforzare la capacità delle autorità locali e delle comunità locali a gestire le loro risorse naturali in modo sostenibile.
Il miglior modo, per l’UE, di garantire che le imprese europee non contribuiscano ad alcun conflitto e a qualsiasi violazione dei diritti umani è quello di introdurre una normativa efficace che definisca i parametri capaci di obbligare le imprese ad esercitare il principio del dovere di diligenza sulla loro filiera di approvvigionamento delle materie prime.[1]
B. COMUNICAZIONE CONGIUNTA DEL PARLAMENTO E DEL CONSIGLIO DELL’UE
Approvvigionamento responsabile di minerali provenienti da zone di conflitti e ad alto rischio Verso un approccio integrato dell’UE
INTRODUZIONE
Il commercio internazionale di minerali provenienti da regioni instabili del mondo può giocare un ruolo ben determinato nel rafforzare e perpetuare dei conflitti violenti. Tale commercio può offrire notevoli mezzi finanziari a dei gruppi armati che li utilizzano per sostenere le loro attività di guerra, con gravi conseguenze per milioni di persone coinvolte nelle violenze. Questo problema è più acuto in Africa, in particolare nella Regione dei Grandi Laghi (RGL) d’Africa.
La presente comunicazione congiunta della Commissione Europea e dell’Alto rappresentante si basa sulla convinzione secondo cui un comportamento responsabile da parte delle imprese operanti in zone di conflitto o ad alto rischio può svolgere un ruolo socio-economico significativo e positivo in quelle stesse zone. In due sue comunicazioni del 2011 e del 2012, la Commissione aveva già manifestato la sua intenzione di cercare tutti i modi possibili, tra cui l’applicazione del dovere di diligenza ragionevole, per migliorare la trasparenza su tutta la filiera di approvvigionamento di minerali e in situazioni in cui i ricavi dell’industria estrattiva vengono utilizzati per finanziare conflitti interni o guerre in Paesi in via di sviluppo e ricchi di risorse naturali.
La presente comunicazione accompagna una proposta avanzata dalla Commissione Europea su una legislazione sollecitata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio per istituire, a livello dell’Unione, un meccanismo di autocertificazione sul dovere di diligenza ragionevole relativo alla filiera di approvvigionamento responsabile dei minerali e applicato dagli importatori di stagno, tantalio, tungsteno e oro provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio.
La presente comunicazione affronta tre temi principali:
– ridurre la possibilità che i gruppi armati ricorrano al commercio illegale dello stagno, del tantalio, del tungsteno e dell’oro in zone di conflitto;
– migliorare la capacità degli operatori comunitari, soprattutto a valle della filiera di approvvigionamento, nel rispettare i requisiti esistenti circa il dovere di diligenza ragionevole; – ridurre le distorsioni dei mercati mondiali, per i suddetti quattro minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio, come avviene attualmente nella Regione dei Grandi Laghi.
1. CONTESTO
1.1. Le risorse naturali come motore di sviluppo
Le industrie estrattive minerarie hanno il potenziale per contribuire in modo significativo allo sviluppo economico del mondo. Secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo Industriale delle Nazioni Unite, le entrate delle esportazioni minerarie rappresentano il 24% del PIL dell’Africa, il 9,9% del PIL dell’America Latina e il 20,4% del PIL dell’Asia. Da sola, l’Africa possiede il 30% delle riserve minerarie del mondo e una percentuale ancora maggiore di giacimenti di oro, platino, diamanti e manganese. I Paesi asiatici e del Pacifico sono tra i principali produttori di tungsteno, nichel, rame, stagno e minerali ferrosi, e ospitano una parte importante delle fonderie di metalli del mondo. Le esportazioni di minerali rappresentano grandi guadagni economici anche in America Latina, in particolare in Bolivia, in Colombia, in Perù e, più recentemente, in Guatemala.
Tuttavia, molti paesi dotati di abbondanti risorse naturali hanno un basso indice di sviluppo umano. Una spiegazione è che l’estrazione delle risorse presenta una serie di rischi e di sfide per lo sviluppo, tra cui una maggiore esposizione alla corruzione e un aumento dei danni ambientali. Inoltre, l’estrazione delle risorse è spesso legata a conflitti e instabilità, ciò che è oggetto della presente comunicazione.
La necessità di ridurre questi rischi, migliorando la gestione delle risorse naturali, ha ormai acquisito un profilo globale.
L’applicazione del dovere di diligenza ragionevole permette alle aziende di fare il possibile per rispettare i diritti umani ed evitare di contribuire a perpetuare conflitti. Tuttavia, il dovere di diligenza deve essere applicato in modo tale da non scoraggiare l’attività mineraria legittima e il relativo commercio in aree colpite da conflitti e ad alto rischio.
1.2 Iniziative internazionali di approvvigionamento responsabile
La Guida dell’OCSE sul principio del dovere di diligenza si propone di aiutare le aziende a rispettare i diritti umani e a evitare di contribuire al conflitto attraverso le loro pratiche di approvvigionamento di stagno, tantalio, tungsteno e oro. Ha una portata mondiale e fornisce una procedura in cui le aziende possono volontariamente istituire un sistema di controllo e di trasparenza sulla loro catena di approvvigionamento di minerali: raccolta e trasmissione delle informazioni agli acquirenti immediati circa la miniera d’origine, i percorsi e le condizioni commerciali, al fine di individuare, valutare e agire sui rischi della catena di approvvigionamento. In punti specifici della catena d’approvvigionamento, è necessario un controllo da parte di un organismo terzo indipendente. Le aziende sono tenute a pubblicare un rapporto annuale sulle loro politiche e pratiche, al fine di generare la fiducia del pubblico in ciò che riguarda le misure che stanno adottando.
Nel 2010, gli Stati Uniti hanno approvato la legge Dodd-Frank Wall Street Reform. La Sezione 1502 introduce il criterio della trasparenza nella filiera di approvvigionamento, esigendo dalle società che sono quotate in borsa negli Stati Uniti e che utilizzano dei “minerali provenienti da zone di conflitto” nelle loro attività produttive, di dichiarare l’origine di tali minerali e di effettuare un adeguato dovere di diligenza. Secondo le disposizioni di questa legge, le imprese interessate devono presentare, alla US Securities and Exchange Commission, un loro rapporto annuale.
Nel 2010, i capi di Stato e di governo membri della Conferenza Internazionale per la Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) d’Africa si sono impegnati a combattere lo sfruttamento illegale delle risorse naturali e hanno approvato un’iniziativa regionale sulle risorse naturali comprendente sei strumenti di lavoro: l’adozione di un meccanismo di certificazione regionale, l’armonizzazione delle legislazioni nazionali, una banca dati regionale sui flussi dei minerali, la formalizzazione del settore minerario artigianale, la promozione dell’EITI e l’istituzione di un meccanismo di controllo. L’iniziativa regionale ha portato alla promulgazione, da parte della RDCongo e del Ruanda, nel 2012, di una normativa che stabilisce i requisiti del dovere di diligenza per i loro operatori, sulla base della Guida dell’OCSE. Altri paesi della Regione dei Grandi Laghi hanno iniziato ad attuare il quadro della CIRGL.
1.3 Ambiente operativo delle imprese dell’UE
In una filiera di minerali e metalli, le attività a monte riguardano l’estrazione, il commercio e la fusione eseguiti nel paese produttore. Nella maggior parte dei paesi colpiti da conflitti, la fusione avviene in un paese terzo. Le attività a valle comprendono il commercio, l’ulteriore trasformazione e l’assemblaggio in un prodotto finale venduto ai consumatori.
Lo stagno, il tantalio, il tungsteno e l’oro sono utilizzati in una vasta gamma di settori industriali e commerciali, tra cui quelli dell’elettronica, dell’aerospaziale, dell’automobile, dell’illuminazione, dell’edilizia e della gioielleria. Potenzialmente, sono coinvolte circa 880.000 imprese dell’UE, la maggior parte di piccole o medie dimensioni. In Europa, ci sono circa 300 società commerciali e circa 20 fonderie / raffinerie che importano questi quattro minerali e più di 100 produttori di componenti che importano metalli derivati. A livello globale, ci sono circa 140 raffinerie d’oro e 280 fonderie per gli altri tre minerali. L’Asia è la patria di circa il 65% delle 280 fonderie mondiali di stagno, tantalio e tungsteno, tra cui 73 in Cina, 34 in Indonesia e 5 in Malesia.
Le fonderie / raffinerie sono in grado di identificare l’origine dei minerali acquistati. Sono l’ultima fase della filiera in cui è ancora tecnicamente possibile risalire all’origine dei minerali nei paesi produttori ma, attualmente, solo il 16% delle fonderie a livello mondiale e il 18% delle fonderie a livello europeo applicano il dovere di diligenza per lo stagno, il tantalio e il tungsteno. Circa il 40% delle raffinerie d’oro a livello mondiale e l’89% delle raffinerie d’oro a livello dell’Unione europea sono impegnate in programmi sul dovere di diligenza.
Solo il 12% delle società quotate nelle borse europee e non direttamente soggette alla legislazione statunitense fanno riferimento, sui loro siti web, a minerali da conflitto. Tuttavia, tra 150.000 e 200.000 imprese dell’UE – per lo più operatori a valle – sono coinvolte nelle filiere delle 6.000 imprese quotate in borsa negli Stati Uniti e toccate dalla legge Dodd-Frank.
Nel caso specifico della Regione dei Grandi Laghi d’Africa, la legge Dodd-Frank ha funzionato come deterrente nei confronti dei minerali prodotti nella Regione, indipendentemente dal fatto che siano estratti in modo legale o meno. Alcune imprese interessate hanno preferito adottare una strategia senza rischi e si sono orientate verso altre miniere, al di fuori della regione dei Grandi Laghi o addirittura fuori dell’Africa. I minerali “non insanguinati” di questa regione difficilmente riescono ad essere immessi nei mercati degli Stati Uniti o dell’Unione europea e sono spesso scambiati al di sotto dei prezzi di mercato. La perdita di commercio significa anche perdita dei mezzi di sussistenza per le popolazioni locali, in un ambiente dove le opportunità di lavoro alternative sono scarse, in particolare nel caso dell’estrazione artigianale e su piccola scala.
1.4 Politica estera dell’UE per lo sviluppo e altre politiche di azione
Rompere il legame tra l’estrazione delle risorse e i conflitti richiede un approccio globale che affronti le cause del problema alla radice: conflitto, debolezza del governo e mancanza di sviluppo. Affrontare questi problemi è parte dell’azione esterna dell’UE e l’obiettivo specifico della strategia dell’UE per sostenere gli sforzi dei paesi in via di sviluppo per sradicare la povertà, favorendo il buon governo, il rispetto dei diritti umani e la crescita economica inclusiva. Inoltre, l’UE intende promuovere un lavoro congiunto, non solo con i partner dell’UE per lo sviluppo – i governi dei paesi in via di sviluppo – ma anche con il settore privato e le organizzazioni internazionali come l’ONU. L’UE presta particolare attenzione anche al ruolo della società civile, al coinvolgimento delle comunità locali e ai processi decisionali trasparenti e responsabili.
L’UE ha inoltre adottato misure più specifiche per la Regione dei Grandi Laghi, sostenendo l’Iniziativa regionale della CIRGL sulle risorse naturali e il programma di attuazione della Guida dell’OCSE sul dovere di Diligenza. In futuro, si potrebbe pensare a progetti transfrontalieri, tra cui la gestione delle frontiere e delle dogane.
2. UN APPROCCIO INTEGRATO DELL’UE PER UN APPROVVIGIONAMENTO RESPONSABILE
In questo contesto, vi è la necessità di lavorare per un approccio europeo integrato per promuovere l’approvvigionamento responsabile di minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio.
A tal fine, la proposta della Commissione per un regolamento sull’importazione dei minerali e le misure di accompagnamento mirano a ridurre le possibilità, per i gruppi armati presenti in zone di conflitto, di ricorrere al commercio di stagno, tantalio, tungsteno e oro per finanziare le loro attività militari, a migliorare la capacità degli operatori dell’UE, in particolare nel tratto a valle della filiera di approvvigionamento, a rispettare le direttive relative al dovere di diligenza e a ridurre le distorsioni nei mercati globali per i suddetti quattro minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio.
Più in generale, l’approccio integrato dell’UE, le sue politiche e le sue iniziative per un approvvigionamento responsabile sono incorporati nel suo più ampio approccio globale per le zone colpite da conflitti o ad alto rischio. Tale approccio globale promuove, tra l’altro, la risoluzione dei conflitti, la pace e la sicurezza, il rispetto dei diritti umani, il buon governo, lo Stato di diritto e lo sviluppo durevole.
2.1 Proposta di regolamento per istituire un sistema europeo di autocertificazione volontaria da parte degli «importatore responsabili» dell’UE
La proposta della Commissione di un regolamento per istituire un sistema europeo di filiera d’approvvigionamento responsabile, mediante l’emissione di un’autocertificazione sul dovere di diligenza da parte degli importatori di stagno, tantalio, tungsteno e oro, mira a sostenere le imprese dell’Unione europea, affinché applichino la dovuta diligenza per ridurre al minimo il rischio del finanziamento a gruppi armati. Essa mira, inoltre, a promuovere l’approvvigionamento responsabile di questi minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio, al fine di aumentare il volume del commercio legittimo. L’approccio dell’UE si concentrerà sull’applicazione del dovere di diligenza da parte degli operatori della filiera a monte, per facilitare la trasmissione delle informazioni (origini, qualità e condizioni) agli operatori a valle, in Europa.
Operativamente, il progetto di regolamento crea un sistema di autocertificazione volontaria per gli importatori che vogliono importare uno dei quattro minerali, o i loro metalli, nell’UE in modo responsabile. Gli importatori che optano di aderire a questa iniziativa dovranno attuare la Guida dell’OCSE sul dovere di diligenza, fornire garanzie di controllo e trasmettere le relative informazioni alle autorità competenti degli Stati membri.
Sulla base delle informazioni ricevute, l’Unione Europea, previa consultazione con l’OCSE, ogni anno pubblicherà una lista delle fonderie e raffinerie considerate come fornitori responsabili. Ciò darà una maggiore visibilità e stimolerà una migliore responsabilità pubblica. La lista permetterà anche d’individuare specificamente le fonderie / raffinerie che acquistano minerali in modo responsabile in zone di conflitto, in modo da incentivare il commercio legittimo. Il programma sarà valutato dopo tre anni o prima, nel caso in cui le informazioni disponibili lo permetteranno. I risultati saranno utilizzati per decidere sul futuro della strategia europea e per modificare il quadro normativo, rendendolo obbligatorio, se appropriato e sulla base di un’ulteriore valutazione di impatto.
La Commissione e l’Alto rappresentante invitano gli Stati membri dell’UE a sostenere l’applicazione del dovere di diligenza da parte delle imprese che operano nell’ambito della loro competenza, attraverso azioni appropriate a livello nazionale. Iniziative complementari potrebbero essere intraprese in materia di informazione rivolta ai consumatori, di etichettatura e di altri incentivi che possano favorire un comportamento responsabile delle imprese. Inoltre, la Commissione incoraggerà gli Stati membri dell’UE a promuovere l’adesione alla guida dell’OCSE sul dovere di diligenza o a dei dispositivi equivalenti.[2]
C. ANNESSI
Tabella 1. La produzione mondiale di columbio-tantalio (coltan, in tonnellate)
Paese | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | % 2011 |
Australia | 435 | 680 | 105 | 0 | 465 | 0,26 |
Bolivia | 2 | 2 | 2 | 3 | 3 | 0 |
Brasile | 129.586 | 144.759 | 165.865 | 165.943 | 169.457 | 95,93 |
Burundi | 18 | 91 | 24 | 67 | 68 | 0.04 |
Canada | 4.368 | 4.432 | 4.359 | 4.419 | 4.532 | 2,57 |
Congo RD | 267 | 509 | 468 | 397 | 350 | 0,20 |
Etiopia | 117 | 82 | 166 | 198 | 200 | 0,11 |
Mozambico | 196 | 396 | 405 | 430 | 500 | 0,28 |
Nigeria | 200 | 219 | 190 | 160 | 180 | 0,10 |
Ruanda | 969 | 1.190 | 950 | 749 | 890 | 0,50 |
Somalia | 5 | 4 | 3 | 3 | 0 | |
Totale | 136.158 | 152.365 | 172.538 | 172.369 | 176.648 | 100 |
Tabella 2. La produzione mondiale di stagno nel 2011 (in tonnellate)
Paese | Quantità | Percentuale (%) |
Cina | 156.000 | 46,82 |
Indonesia | 89.600 | 26,89 |
Perù | 28.882 | 8,67 |
Bolivia | 20.373 | 6,11 |
Brasile | 10.725 | 3,22 |
Australia | 6.600 | 1,98 |
Vietnam | 5.400 | 1,62 |
Ruanda | 5.005 | 1,50 |
RDCongo | 3.500 | 1,05 |
Malesia | 3.343 | 1,00 |
Nigeria | 1.800 | 0,54 |
Russia, Asia | 600 | 0,18 |
Myanmar | 534 | 0,16 |
Laos | 524 | 0,16 |
Tailandia | 286 | 0,09 |
Portogallo | 39 | 0,01 |
Totale | 333.211 | 100 |
[1] Cf http://ccfd-terresolidaire.org/IMG/pdf/breaking_the_links_-_joint_ngo_position_paper_fr_.pdf
[2] Cf testo completo in inglese: http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2014/march/tradoc_152228.pdf