Editoriale Congo Attualità n. 214 – a cura della Rete Pace per il Congo
A che punto siamo
Nel mese di gennaio, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) aveva presentato al parlamento un programma di massima per le prossime elezioni. Molte sono le difficoltà che si presentano all’orizzonte, soprattutto se si tiene conto che le prossime elezioni presidenziali e legislative dovranno aver luogo entro novembre 2016, poiché l’attuale presidente della Repubblica e gli attuali deputati nazionali sono stati “eletti” nel novembre 2011 per un mandato di 5 anni. Inoltre, le elezioni dei deputati provinciali, previste nel 2012, non hanno avuto luogo. Secondo la costituzione, sono i deputati provinciali che eleggono, in secondo grado e per un mandato di cinque anni, i senatori e i governatori delle province. Considerando che le ultime elezioni dei deputati provinciali sono avvenute nel 2007, ne deriva che il mandato degli attuali senatori, deputati provinciali e governatori è già terminato nel 2012. Infine, le elezioni locali non sono mai state fatte, né nel 2007, né nel 2012.
Cosa propone la Ceni
Di fronte a tale situazione, la Ceni ha proposto di organizzare dapprima le elezioni locali, nella prima metà del 2015. In questo caso, i parlamentari dovranno approvare una serie di disposizioni da inserire nella legge elettorale.
Nello stesso anno, secondo una delle sue due proposte, la Ceni organizzerebbe anche le elezioni dei senatori nazionali, dei deputati provinciali e dei governatori delle province che sarebbero eletti a suffragio indiretto dai consiglieri dei comuni e dei settori. Si tratta di cambiamenti notevoli rispetto all’attuale costituzione, secondo cui i deputati provinciali sono eletti a suffragio universale diretto e i senatori e i governatori sono eletti a suffragio universale indiretto dai deputati provinciali.
Motivata, almeno ufficialmente, soprattutto per la ristrettezza di risorse finanziarie e di tempo, la proposta della Ceni richiederebbe la modifica di una serie di articoli della legge elettorale che, dopo essere esaminata e approvata dal Parlamento, dovrebbe essere promulgata dal Capo dello Stato. Richiederebbe anche la revisione degli articoli 104, 197 e 198 della costituzione, relativi alle elezione dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori.
Inoltre, per rendere più affidabile il database della commissione elettorale circa le liste degli aventi diritto al voto, i partecipanti alle concertazioni nazionali avevano proposto di organizzare un censimento generale della popolazione, prima della tenuta delle prossime elezioni presidenziali e legislative.
Tutte queste operazioni preliminari rischiano di provocare seri ritardi nell’organizzazione dell’insieme delle elezioni. Soprattutto, un’eventuale revisione costituzionale, ritenuta dalla maggior parte della popolazione quanto meno inopportuna, provocherebbe dissensi, divisioni e contestazioni, il che disturberebbe in modo irrimediabile sia la preparazione che la realizzazione delle elezioni stesse.
Inoltre, la modalità del suffragio indiretto indebolisce la partecipazione popolare, aumenta la distanza tra elettore ed eletto e può favorire il fenomeno della corruzione tra i “grandi elettori”. L’esperienza delle passate elezioni lo dimostra abbondantemente.
Tentativo maldestro
La questione che in questo ultimo periodo ha fatto scorrere molto inchiostro è se Joseph Kabila accetterà di non ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali del 2016, essendo arrivato alla fine del suo secondo mandato permesso dall’art. 70 della costituzione, secondo cui «il presidente è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta». Tale articolo è rinforzato dall’art. 220, secondo cui «… la durata e il numero dei mandati del Presidente della Repubblica … non possono essere oggetto di alcuna revisione costituzionale».
Secondo la costituzione, è quindi impossibile che l’attuale Presidente della Repubblica, nel pieno esercizio del suo secondo e ultimo mandato, possa ripresentarsi come candidato alle prossime elezioni presidenziali. Per poterlo fare, sarebbe necessario togliere gli ostacoli provenienti da questi due articoli. Come riuscirvi?
Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe già qualche membro della Maggioranza Presidenziale (MP) che, tentando di raggirare l’art. 220, propone di modificare l’art. 70, cambiando la modalità delle elezioni del Presidente della Repubblica che dovrebbe essere eletto non più dal popolo, con suffragio universale diretto, ma dai membri del Parlamento, con suffragio universale indiretto. Secondo questi politici della MP, essendo cambiato il sistema costituzionale di elezione del Capo dello Stato, si entrerebbe in un nuova fase della Repubblica e l’attuale presidente Joseph Kabila potrebbe quindi ricandidarsi.
Ma questa strategia sembrerebbe inefficace, perché anche nel 2011 si cambiò l’art. 71 per ridurre a uno solo i due turni delle elezioni presidenziali, ma tale revisione non annullò il mandato precedente. In tal caso, la MP non esiterebbe a convocare un referendum popolare per modificare l’art. 220. Sarebbe il colpo mortale definitivo inferto alla costituzione e alla democrazia stessa. In quel momento, il popolo congolese dovrà essere pronto a salvare la sua costituzione e la sua libertà.
Troppe contraddizioni
La Maggioranza Presidenziale afferma solennemente di voler rispettare la Costituzione ma, nello stesso tempo, propone di modificare alcune modalità di voto, il che comporta necessariamente la revisione di alcuni articoli della Costituzione. Afferma di non avere sufficienti mezzi finanziari per organizzare le elezioni dei deputati provinciali a suffragio diretto, ma li può trovare per organizzare, se necessario, un referendum popolare su certi emendamenti della Costituzione. La Ceni ha presentato al Parlamento due proposte sull’organizzazione delle prossime elezioni. La prima richiede la revisione di alcuni articoli della Costituzione, la seconda no. Ebbene, senza dapprima prendere in considerazione entrambe le proposte, il Senato mette direttamente all’ordine del giorno del dibattito parlamentare la questione della revisione costituzionale.
Mai tradire le aspettative del popolo
Spetta dunque alla Ceni evitare di cadere in eventuali trappole che le sarebbero tese. Lo potrà fare esercitando la sua prerogativa di indipendenza e organizzando le prossime elezioni nel rigoroso rispetto della costituzione, senza avanzare proposte che possano richiedere eventuali suoi emendamenti che potrebbero essere strumentalizzati in vista di interessi particolari.
Inoltre, nella redazione del calendario delle prossime elezioni, la Ceni dovrebbe tener conto delle aspettative di gran parte della popolazione, secondo cui le elezioni dei deputati provinciali dovrebbero essere organizzate a suffragio diretto nel 2015, seguite dalle elezioni, a suffragio indiretto, dei senatori nazionali e dei governatori delle province. Le elezioni del Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali dovrebbero essere organizzate nel 2016. Per quanto riguarda le elezioni locali, potrebbero essere organizzate nel 2015, contemporaneamente alle elezioni dei deputati provinciali o, qualora non fosse possibile, nel 2017.
Le varie componenti della società civile, tra cui le associazioni per la difesa dei diritti umani, le confessioni religiose e le organizzazioni femminili e giovanili, dovranno impegnarsi sempre più per un’educazione civica della popolazione che le permetta di affrontare le prossime elezioni con consapevolezza, responsabilità e spirito critico.