UN’ENNESIMA LEGGE SULL’AMNISTIA

Presentazione del progetto di legge in Senato

 

Editoriale Congo Attualità n. 210 – a cura della Rete Pace per il Congo

 

Il 7 e il 9 gennaio, il  ministro della Giustizia, Wivine Mumba Matipa, ha presentato in Senato il progetto di legge sull’amnistia per atti di guerra, atti insurrezionali e infrazioni politiche.

Secondo altre due precedenti leggi sull’amnistia, “i reati di guerra sono gli atti inerenti alle operazioni militari autorizzati dalle leggi e consuetudini di guerra che, durante la guerra, hanno causato danni ad altrui. I reati di insurrezione sono gli atti di violenza collettiva che mettono in pericolo le istituzioni della Repubblica o che minano l’integrità del territorio nazionale. Le infrazioni politiche sono i comportamenti che perturbano l’organizzazione e il funzionamento dei pubblici poteri e dell’amministrazione o quelle il cui movente o le circostanze che le ispirano sono di natura politica“.

La legge esclude dal suo campo di applicazione i crimini di genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, tra cui l’arruolamento di bambini soldato, il ricorso alla tortura, i trattamenti crudeli, inumani o degradanti, gli stupri e altre violenze sessuali.

La ministra della Giustizia ha definito l’amnistia come un atto legislativo secondo cui certi errori del passato dovranno essere dimenticati e ha affermato che spetta alla legge stabilire i reati che saranno oggetto di amnistia. Secondo la ministra, l’amnistia esclude la possibilità di aprire procedure giudiziarie sui fatti amnistiati, arresta quelle in corso e annulla le condanne esistenti, nell’interesse della coesione nazionale, della pace e della democrazia.

Secondo Wivine Mumba, il governo non ha voluto affrontare il caso dei recidivi perché, in tal caso, molti membri di ex gruppi ribelli non avrebbero potuto usufruire del beneficio dell’amnistia. Tuttavia, secondo la ministra, in futuro non si tollererà più il caso dei recidivi. Infatti, il disegno di legge prevede che gli autori, i coautori e i complici dei reati oggetto di amnistia dovranno impegnarsi formalmente a non ricadere più nelle stesse infrazioni.

Limiti di una legge

Secondo alcuni osservatori, una legge sull’amnistia non è possibile, in linea di principio, che quando “la guerra sia finita”. Tuttavia, nel caso dell’M23, se n’è ancora ben lontani. L’ultimo rapporto degli esperti delle Nazioni Unite indica chiaramente che l’M23 ha continuato a rafforzarsi militarmente, a partire dal Ruanda e dall’Uganda, anche dopo la sua sconfitta da parte dell’esercito congolese. Pertanto, il disegno di legge approvato dal Senato appare come una promessa di un’amnistia già accordata in anticipo e data per scontata comunque vadano le cose.

Secondo molti cittadini, la legge sull’amnistia approvata in Senato è un testo redatto su misura a favore dei ribelli dell’M23, ormai protetti da un testo che assolve i loro crimini, integrandoli nel famoso pacchetto degli “atti di guerra”, “atti di insurrezione” e “infrazioni politiche”, termini troppo generici che seminano solo confusione.

Non è normale parlare di semplici “atti di guerra” quando, per diciotto lunghi mesi, i membri dell’M23 hanno commesso veri e propri crimini di guerra e crimini contro l’umanità, fra cui uccisioni di civili, stupri, violenze sessuali, reclutamento di bambini soldato, furti, torture, distruzione delle infrastrutture di base, incendi di villaggi. Non è normale celare sotto il termine “atti di insurrezione” reati gravi come la diserzione dall’esercito, l’uso illegale delle armi e l’occupazione militare del territorio. Non è normale qualificare come semplici “infrazioni politiche” l’instaurazione di un’amministrazione locale parallela, l’imposizione di tasse illegali e il saccheggio dei minerali. La concessione dell’amnistia a individui che, prendendo le armi contro la Repubblica e contro il Popolo, hanno violato la sovranità nazionale, l’integrità territoriale del Paese e la sicurezza della popolazione civile è un insulto alla memoria delle vittime.

Alcune proposte

Sarà la ministra della giustizia a far sì che la legge sia applicata. Ma i limiti constatati mostrano che l’applicazione della legge nella sua attuale formulazione non solo è nettamente insufficiente, ma anche controproducente, perché rischia di accordare un’amnistia “generale e collettiva” e di rafforzare, quindi, l’impunità.

Per evitare tale rischio, il Ministero della giustizia dovrà avvalersi della collaborazione delle Istituzioni Giudiziarie nazionali e, soprattutto, di una Commissione Nazionale neutra “Verità, Giustizia e Riconciliazione”, per delineare con precisione la linea di demarcazione tra i “fatti di guerra, fatti di insurrezione e infrazioni politiche” e i “crimini di guerra, crimini di genocidio e crimini contro l’umanità” ed evitare, in tal modo, di equiparare i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, esclusi dall’amnistia, a dei semplici fatti di guerra, fatti di insurrezione e infrazioni politiche inclusi nell’amnistia.

Infine, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità dovrebbero essere oggetto di procedure giudiziarie condotte da un Tribunale Penale Internazionale per la RDCongo o, in sua mancanza, da Tribunali Speciali Misti (con personale congolese e internazionale) istituiti all’interno del sistema giudiziario congolese, in collaborazione con la Corte Penale Internazionale.