Editoriale Congo Attualità n. 209– a cura della Rete Pace per il Congo
Il 30 dicembre, a Kinshasa, un gruppo di adepti di Paul Joseph Mukungubila, capo di una chiesa evangelica, ha attaccato contemporaneamente la sede della Radio Televisione Nazionale Congolese (RTNC), l’aeroporto internazionale di Njili e il campo militare Tshatsi, quartier generale dello Stato Maggiore Generale dell’Esercito. Si è sparato anche, nel centro della città di Lubumbashi (Katanga), intorno alla residenza del pastore Mukungubila e a Kindu (Maniema), presso l’aeroporto.
Esecutori e mandanti
Paul Joseph Mukungubila denuncia regolarmente i tentativi di balcanizzazione della RDCongo e il saccheggio delle risorse naturali del Paese da parte dei Paesi vicini, soprattutto da parte del Ruanda. Molto critico circa l’accordo di pace firmato, in dicembre, con l’ex ribellione dell’M23 attiva nell’est del Paese, accusa il governo di aver ceduto alle pressioni dei Tutsi e del Ruanda.
Considerata la simultaneità degli eventi e la rilevanza strategica e simbolica degli obiettivi (la RTNC, la sede dello Stato Maggiore generale dell’esercito e l’aeroporto internazionale), tutti gli osservatori sono concordi nell’affermare che Mukungubila non sia stato che l’esecutore materiale di un piano minuziosamente pensato e programmato dai veri mandanti. Lo fa pensare il contesto.
Una nomina non gradita
Il 28 dicembre, due giorni prima degli attacchi, Joseph Kabila aveva nominato il generale Charles Bisengimana (un nome ruandofono) a capo della polizia nazionale, in sostituzione di John Numbi, un katanghese prossimo a Kabila. Nel dicembre 2008, John Numbi aveva partecipato direttamente alle trattative tra il presidente congolese Joseph Kabila e il presidente ruandese Paul Kagame per far finta di metter fine alla guerra del CNDP nel Nord-Kivu, arrestando Laurent Nkunda (per sostituirlo con Bosco Ntaganda) in cambio di un’operazione militare congiunta contro le FDLR.
In seguito, Numbi era stato rimosso dal suo incarico di Capo della Polizia perche fortemente sospettato di essere implicato nell’assassinio, nel 2010, di Floribert Chebeya, un attivista dei diritti umani, e del suo autista, Fidel Bazana. Da allora, l’ex capo della polizia si è recluso nella sua fattoria nei pressi di Lubumbashi, nel Katanga. Inoltre, John Numbi è fortemente sospettato dagli esperti delle Nazioni Unite di teleguidare i Bakata Katanga (stacca il Katanga), fornendo loro armi e munizioni. I Bakata Katanga sono un gruppo armato separatista guidato da Ferdinand Kazadi Ntanda Imen e sostenuto da politici locali per fare pressione su Kabila, in vista di ottenere alcuni posti ministeriali in più o di aumentare la loro influenza sul potere.
La nomina di Charles Bisengimana non è piaciuta nemmeno al generale Gabriel Amisi, dell’esercito congolese. Questo Lega, del territorio di Punia (Maniema), è noto con il nome di codice “Tango Four” per essere stato responsabile della logistica (T4: Tango four) in seno all’RCD-Goma, un movimento politico militare appoggiato dal Ruanda. Implicato nel commercio illegale di minerali, ritenuto responsabile di bloccare, mediante contro ordini, le operazioni militari contro l’M23 di cui era complice, accusato di alto tradimento per essere stato alla base della caduta di Goma nel 2012, ordinando alle truppe di ritirarsi dalla città, è stato sospeso dalle sue funzioni di Capo di Stato Maggiore delle Forze Terrestri.
Dietro le quinte
Secondo alcuni osservatori, dietro Paul Joseph Mukungubila ci sarebbero le mani di John Numbi e di Amisi Tango Four che si sentirebbero frustrati, dal momento che, con la nomina ufficiale del tutsi Bisengimana a capo della PNC, si vedrebbero definitivamente privati dei loro rispettivi posti di Commissario Generale della PNC e di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito terrestre. Se John Numbi controlla le milizie Bakata Katanga nella provincia del Katanga, Amisi Tango Four controlla alcuni gruppi Maï-Maï nel Maniema e nel Kivu.
Ciò che accomuna John Numbi e Gabriel Amisi potrebbe essere la loro implicazione, a diversi livelli, nella guerra del Kivu e la loro complicità con il regime ruandese nel proseguimento di tale guerra d’occupazione e di balcanizzazione del Paese.
Inoltre, il generale di brigata Jean-Claude Yav Kabej (capo dei servizi segreti militari, DEMIAP) e Kalev Mutond (capo dei servizi segreti civili, ANR), entrambi Balubakat, originari del Katanga, avrebbero giocato un ruolo chiave nei contatti segreti mantenuti tra Kinshasa e Kigali durante la guerra contro l’M23.
Una pista da non trascurare
Se ciò fosse vero, non si potrebbe dunque escludere, dall’inchiesta in corso sugli attacchi di Kinshasa, Lubumbashi e Kindu, la pista ruandese, cui si potrebbe aggiungere quella ugandese, visto che l’Uganda e il Ruanda nutrono le stesse mire espansioniste ed egemoniche sull’est della RDCongo. Di fronte alla costante e coraggiosa resistenza della popolazione del Kivu, il Ruanda e l’Uganda potrebbero cercare, nei Katanghesi, dei nuovi alleati per destabilizzare maggiormente lo Stato congolese e portare a termine il loro piano di balcanizzazione della RDCongo, con l’appoggio delle potenze occidentali e delle multinazionali.
Per sventare tale pericolo è necessario rendere più efficaci i servizi di sicurezza e di intelligence ed eliminare ogni possibilità di complicità in seno all’esercito e alla polizia.