Per un “dialogo nazionale inclusivo” più trasparente e partecipato

Editoriale Congo Attualità n. 186 – a cura della Rete Pace per il Congo

 

Dal 6 all’11 luglio, un’ottantina di partiti dell’opposizione politica si sono riuniti a Kinshasa per riflettere e confrontarsi sulla convocazione di “concertazioni nazionali” da parte del presidente della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), Joseph Kabila.

Non vi hanno partecipato né l’UDPS di Etienne Thisekedi, né i due principali gruppi parlamentari dell’UDPS e alleati e dell’MLC e alleati, il che dimostra la mancanza di unità all’interno della stessa opposizione politica congolese.

 

I partecipanti all’incontro si sono pronunciati contrari alla tenuta di “concertazioni nazionali” come proposte dal presidente della Repubblica, ma si sono detti disponibili a partecipare ad un “dialogo nazionale inclusivo” più trasparente e partecipato, come unica via possibile per creare una vera “coesione nazionale” capace di riportare la pace in quei territori colpiti dall’insicurezza e dalla violenza dei gruppi armati e di migliorare, quindi, la situazione del Paese.

L’opposizione politica respinge il modello di “concertazioni nazionali” proposto dal Capo dello Stato, perché vi vede il tentativo, da parte del Presidente della Repubblica e della maggioranza presidenziale, di ricuperare, senza mettere in discussione il loro potere, quella “legittimità politica” che non hanno potuto ottenere mediante le elezioni presidenziali e legislative di novembre 2011, perché caratterizzate da molte irregolarità e gravi brogli elettorali. Secondo l’opposizione, se le attuali Istituzioni hanno uno strano carattere di “legalità”, perché confermate dalla Corte suprema di Giustizia, esse non godono tuttavia di quella legittimità popolare che sarebbe dovuta manifestarsi attraverso elezioni trasparenti e credibili.

Se il Presidente della Repubblica e la maggioranza presidenziale auspicano ricostituire quella coesione nazionale messa a dura prova con le elezioni del 2011, dovranno essi stessi cominciare a riconoscere le proprie responsabilità nell’attuale crisi politica del Paese, a dissipare il sospetto di voler cambiare alcuni articoli della Costituzione per rimanere al potere a scapito dell’alternanza democratica e a dare segnali di apertura e di collaborazione.

Di fronte a “concertazioni” monopolizzate dalla supremazia dei delegati della maggioranza, con un ordine del giorno già prestabilito dal Presidente della Repubblica senza l’apporto delle forze dell’opposizione e, quindi, facilmente manipolabili e strumentalizzabili, il rapporto finale dell’incontro dell’opposizione avanza alcune proposte alternative, tra cui:

– Una proporzionalità paritaria delle principali componenti partecipanti al dialogo: maggioranza presidenziale (parlamentare ed extra parlamentare), opposizione politica (parlamentare ed extra parlamentare) e società civile;

– L’implicazione attiva di tutte le componenti sin dalla fase di preparazione;

– Il carattere risolutivo delle decisioni (non proposte) finali, in modo da favorire la corresponsabilità nella loro applicazione da parte di tutti;

– L’implicazione della comunità internazionale: la presenza dell’Inviata speciale del Segretario Generale dell’Onu per la regione dei Grandi Laghi come testimone e la presenza dell’attuale presidente della Conferenza Internazionale per la Regione dei Grandi Laghi come mediatore.

Tenendo conto della situazione problematica che il Paese sta attualmente vivendo, il rapporto indica già un possibile cammino per il futuro.

+ Per quanto riguarda la violenza e l’insicurezza di cui è vittima il popolo congolese, il rapporto indica alcune proposte per una riforma globale dei servizi di sicurezza e, soprattutto dell’esercito.

In questo settore, il rapporto propone, tra l’altro, di:

– tenere in conto gli equilibri regionali nel reclutamento di nuove leve, nell’assegnazione dei militari e dei contingenti, nelle nuove nomine e nella promozione dei gradi;

– cambiare la catena di comando militare che, soprattutto nell’est del Paese, appare troppo monoetnica;

– migliorare la formazione, le condizioni di vita e di lavoro delle truppe;

– monitorare continuamente gli effettivi aggiornando le statistiche.

+ Per quanto riguarda la situazione politica, il rapporto denuncia la “crisi di legittimità” delle attuali istituzioni dello Stato, sorte dai gravi brogli elettorali e dalle numerose irregolarità che hanno caratterizzato le elezioni presidenziali e legislative del 28 novembre 2011.

Tuttavia, il rapporto apre alcune prospettive di futuro:

– Il rispetto assoluto della Costituzione, fondamento dell’identità e dell’unità del popolo congolese: il rapporto si oppone decisamente ad ogni tentativo di revisione “ad personam” che possa prolungare all’infinito il mandato delle attuali Istituzioni, a scapito di una legittima alternanza al potere;

– Un processo elettorale “dal basso” che, fondato su un censimento generale della popolazione e non sulle liste di iscrizione degli elettori, inizi con le elezioni locali per poi terminare con le elezioni legislative e presidenziali a livello nazionale;

– Una commissione elettorale veramente indipendente dai partiti politici e, quindi, affidata interamente alla società civile, per un’organizzazione neutrale e trasparente di elezioni che siano credibili e i cui risultati siano accettati da tutti, perdenti e vincitori. Nel caso in cui fosse impossibile arrivare a un accordo in tal senso, il rapporto propone almeno una partecipazione paritaria delle tre forze interessate (maggioranza, opposizione e società civile);

– Il rifiuto di non partecipare ad una nuova transizione o ad un eventuale governo di coalizione nazionale che permettessero il prolungamento del mandato delle attuali Istituzioni.

+ Per quanto riguarda la consolidazione dell’autorità dello Stato, il rapporto propone di:

– incrementare la lotta contro la corruzione, l’impunità, la criminalità economica e il conflitto di interessi;

– sottomettere alla discussione in Parlamento, prima di firmarli, tutti gli accordi con i gruppi armati;

– accelerare la creazione delle nuove province, come previsto dalla Costituzione;

– applicare il diritto delle province alla ritenuta del 40% delle entrate e promuovere la legge sulla perequazione.

Infine, è al Presidente della Repubblica che il rapporto affida la responsabilità di convocare un “dialogo politico inclusivo e trasparente”, capace di ristabilire quella coesione nazionale da lui stesso auspicata. Ora sta a lui accettare la sfida, mettendo da parte gli interessi personali e della sua maggioranza, a favore dell’interesse supremo della Nazione.