Obiettivi chiari e precisi

Editoriale Congo Attualità n. 182 – a cura della Rete Pace per il Congo

Nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), con l’avvicinarsi del dispiegamento di una nuova brigata d’intervento della Missione dell’Onu per la stabiliNel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDCongo), con l’avvicinarsi del dispiegamento di una nuova brigata d’intervento della Missione dell’Onu per la stabilizzazione della RDCongo (Monusco), per disarmare i vari gruppi armati ancora attivi, tra cui il Movimento del 23 marzo (M23), si era entrati in una situazione che si poteva definire di stallo: il dialogo tra il governo e l’M23 a Kampala, in Uganda, in vista di un eventuale accordo, si è interrotto e, sul territorio, non erano stati segnalati scontri significativi tra l’M23 e le Forze Armate della RDCongo (FARDC), anche se il livello di insicurezza rimaneva alto.

 

A Kampala, l’ultima proposta fatta dal governo all’M23 era quella dell’auto-dissoluzione, ancor prima del dispiegamento della brigata di intervento della Monusco. Era una proposta molto ambigua. Infatti, anche nel caso in cui l’M23 avesse deciso di “sciogliersi”, i suoi membri si sarebbero mescolati con la popolazione civile o avrebbero esigito di essere reintegrati nell’esercito regolare. In questo modo, l’M23 avrebbe potuto continuare la sua strategia di infiltrazione nelle istituzioni dello Stato (governo, amministrazione, esercito e polizia), preparandosi a ritornare sul fronte di guerra dopo la partenza della nuova brigata della Monusco, il cui mandato coprirebbe un periodo di un anno soltanto.

La situazione è radicalmente cambiata il 20 maggio, quando l’M23, invece di auto-dissolversi, ha ripreso le ostilità. Gli obiettivi possono essere tre, in particolare: ostacolare l’imminente dispiegamento della brigata di intervento della Monusco, perturbare la visita del Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon a Kinshasa e costringere il governo congolese a riprendere i negoziati di Kampala, in condizione di debolezza.

 

Una spirale di appoggi.

 

È difficile capire come un singolo gruppo armato, l’M23 in questo caso, per quanto forte sia, possa riprendere le ostilità proprio alla vigilia della visita del Segretario Generale dell’Onu nella RDCongo e quando il dispiegamento di una brigata speciale della Monusco è ormai imminente. Secondo alcuni osservatori, se l’M23 ha osato riprendere le ostilità, è perché è concretamente appoggiato da altre forze più potenti. Tra queste, il vicino Ruanda, il cui regime non ha mai accettato, anche se ufficialmente ha dovuto approvarla, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla creazione della brigata speciale d’intervento per la RDCongo. La presenza dell’Onu nel Kivu potrebbe, infatti, rappresentare un ostacolo alla sua politica espansionista di controllo e d’occupazione del Kivu, ricco in risorse minerarie. Ma occorre anche chiedersi perché il Ruanda è così forte da poter sfidare la stessa Onu. La sua “potenza” deriva dall’appoggio che, a livello internazionale, riceve dalle potenze anglosassoni (Stati Uniti, Inghilterra, Canada), dalle multinazionali occidentali e da certi membri dello stesso Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Questa “spirale di appoggi” è una delle “cause profonde del conflitto” in corso nell’est della RDCongo. È all’interno di questa spirale internazionale, dalla connotazione mafiosa e molto simile a un iceberg, che si nascondono i veri mandanti della guerra nel Kivu.

 

Obiettivi chiari e precisi.

 

Intanto, per evitare la ripresa della guerra, sarà necessario, come annunciato dallo stesso Ban Ki-moon, accelerare il dispiegamento della brigata di intervento della Monusco e stabilire alcuni obiettivi chiari e precisi.

a. Per la brigata di intervento della Monusco:

– colpire i depositi di armi e i centri di comando militare dell’M23 e degli altri gruppi armati,

– disarmare e arrestare i capi militari dell’M23 e degli altri gruppi armati,

– monitorare le frontiere con il Ruanda e l’Uganda, per evitare appoggi esterni all’M23 e ad altri gruppi armati.

b. Per il governo congolese:

– destituire e sostituire gli ufficiali militari che hanno dimostrato di essere complici con l’M23 e altri gruppi armati,

– trasferire in altre regioni del Paese le unità militari provenienti dal RCD e dal CNDP e che sono sempre rimaste nel Kivu, in prossimità del Ruanda e dell’Uganda, da cui hanno ricevuto un continuo appoggio in cambio della difesa dei loro rispettivi interessi economici sul Kivu,

– formare e inviare nel Kivu forze specializzate dell’esercito e della polizia, assicurandone il pagamento regolare degli stipendi e la logistica necessaria,

– assicurarsi che l’esercito e la polizia mantengano le posizioni recuperate nel corso delle operazioni della brigata di intervento della Monusco contro l’M23 e gli altri gruppi armati,

– ristabilire l’autorità dello Stato e nominare nuovi amministratori nei territori ricuperati,

– consegnare alla giustizia gli autori di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di qualsiasi forma di violazioni dei diritti umani,

– realizzare gli impegni presi nell’accordo del 24 febbraio firmato ad Addis Abeba ed esigerne il pieno rispetto da parte del Ruanda e dell’Uganda, direttamente implicati nel conflitto.