Congo Attualità 174 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo
Nuove divergenze.
Nel dialogo tra la delegazione governativa e quella del Movimento del 23 marzo (M23), in corso a Kampala, sono apparse nuove divergenze che hanno fatto temere la sospensione del dialogo stesso.
Secondo le sue rivendicazioni espresse a proposito del terzo punto dell’ordine del giorno, relativo alle questioni politiche, sociali ed economiche, l’M23 mette totalmente in discussione l’attuale ordine istituzionale.
In particolare, l’M23 ha chiesto l’annullamento delle elezioni del 28 novembre 2011, lo scioglimento del Senato e delle assemblee provinciali, l’istituzione di un Consiglio nazionale di transizione incaricato di a) Rivedere la Costituzione, b) Formare un governo di transizione, c) Stabilire le altre Istituzioni della Repubblica, d) Ristrutturare la commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), e) organizzare nuove elezioni iniziando con quelle locali e terminando con le presidenziali. Da parte sua, la delegazione del governo ha decisamente respinto le rivendicazioni dell’M23.
Per superare l’impasse: il rigoroso rispetto della Costituzione.
Per superare l’attuale impasse, si dovrà far riferimento al regolamento interno approvato il 18 dicembre 2012, soprattutto al prologo, secondo cui «il dialogo si svolge sulla base e nel quadro delle decisioni prese dai Capi di Stato e di Governo della CIRGL. Ci si dovrà riferire, in particolare, alla decisione del vertice del 24 novembre 2012 che afferma: “Il governo della RDCongo dovrà ascoltare l’M23, valutare e risolvere le rivendicazioni legittime di quest’ultimo, tenendo conto del rapporto del lavoro svolto dalla CIRGL”. Il dialogo si svolge in modo da non pregiudicare la Costituzione della Repubblica Democratica del Congo, pur cercando delle soluzioni al conflitto in corso nell’est della RDCongo. Pertanto, gli obiettivi principali del dialogo sono: 1. Esaminare lo stato di attuazione dell’accordo del 23 marzo 2009 e accordarsi sulla via da seguire 2. Discutere su altri punti proposti da entrambe le parti».
Se il regolamento stipula che “il governo dovrà ascoltare l’M23, valutare e risolvere le sue rivendicazioni legittime”, subito precisa che “il dialogo si svolge in modo da non pregiudicare la Costituzione”. Il regolamento sottolinea che il dialogo non può pregiudicare la Costituzione che, definendo il quadro secondo cui devono essere articolate le rivendicazioni e le richieste di ogni Congolese, protegge la democrazia. È il costante riferimento alla Costituzione che determinerà quali rivendicazioni e proposte dell’M23 sono “legittime” o no. Pertanto, tutte le proposte che rispettino i principi e i valori della Costituzione potranno essere accolte e qualsiasi soluzione proposta che contraddica la Costituzione dovrà essere respinta. Sono, infatti, la Costituzione e la legislazione vigente che indicano le circostanze, le modalità e i tempi che regolano l’ordinamento politico del Paese.
La giustizia, unico cammino verso la pace.
Secondo molti cittadini congolesi, il dialogo di Kampala non deve assolutamente servire per premiare coloro che hanno ucciso, massacrato e seminato il panico tra la popolazione dell’est del Paese. Secondo la volontà del popolo congolese, il dialogo di Kampala non può terminare con compromessi e altri accordi segreti paralleli a quello che sarà pubblicato come ufficiale.
Il popolo congolese non accetterà più una nuova integrazione dei miliziani dell’M23 nell’esercito nazionale, né un’ennesima amnistia in loro favore, né la loro nomina automatica a responsabilità governative o amministrative. Sarebbe garantire loro l’impunità, premessa per un loro prossimo “ammutinamento” o per una loro futura “ribellione”. Ciò che il popolo congolese attende è semplicemente la giustizia: chi ha disertato dall’esercito, chi ha arruolato bambini soldato, chi ha commesso crimini, omicidi, stupri, furti, chi non ha rispettato le istituzioni dello Stato deve semplicemente essere arrestato, consegnato alla giustizia e processato secondo la legge. Non si possono ripetere gli errori del passato, quando si diceva che “la pace era più importante della giustizia”. Gli avvenimenti hanno dimostrato proprio il contrario: la giustizia è l’unica via possibile per la Pace e la riconciliazione nazionale.