Inauguro questo blog, che si intitola Il cielo sopra i Grandi Laghi, parlando proprio di cielo. Già, perché domenica scorsa, di primo mattino, il cielo sopra Bujumbura, la capitale del Burundi, si è fatto improvvisamente nero, squarciato da una colonna di fumo che ha continuato a elevarsi per tutta la giornata. Era il mercato più grande e importante del Paese che andava a fuoco, che diventava cenere. A Bujumbura, come nel resto del Burundi, da domenica si respira un clima di lutto. Quel mercato infatti era lo snodo centrale dell’economia burundese, lo stock nazionale di tutti i beni di prima necessità, dal riso ai fagioli, dall’olio di palma al sapone. È lì che i piccoli commercianti si rifornivano per poi rivendere in altri negozi o mercati. È lì che la maggioranza delle famiglie di Bujumbura andava a far la spesa, visti i prezzi maggiormente competitivi che altrove. La gente, in città, non parla d’altro. Il più importante quotidiano locale ha pubblicato un’edizione speciale dal titolo “Catastrophe nationale”, catastrofe nazionale. Il pensiero di Antoine riecheggia nelle parole di molti, in Burundi. Con l’incendio del mercato è andata in fumo un’intera stagione di raccolti agricoli, considerando che la maggior parte dei prodotti del territorio veniva stoccata proprio lì. I piccoli commercianti, come era facile prevedere, stanno già approfittando della situazione montando i prezzi oltre misura. Se il governo non interverrà in modo adeguato, le conseguenze saranno disastrose per migliaia e migliaia di famiglie che già di per sé vivono con meno di un dollaro al giorno (il 70% della popolazione). Anche per i commercianti che avevano la propria attività al mercato di Bujumbura i danni sono enormi. Non soltanto hanno perso tutta la loro merce, che per questa gente è un capitale incommensurabile, ma molti di loro hanno visto bruciare sotto i loro occhi tutti i risparmi di una vita. Spaventati da un recentissimo progetto di legge che intende tassare i conti bancari, infatti, molti commercianti si sono affrettati a ritirare il loro denaro dalla banca e custodirlo al mercato centrale. Perché proprio al mercato, vi starete chiedendo? Beh, me lo sono chiesto anch’io e la risposta che ho ricevuto è che per loro era più sicuro conservare i soldi al mercato piuttosto che a casa, considerato che il mercato è comunque sorvegliato dalle forze di sicurezza. Si dice che un uomo senegalese sia morto tra le fiamme per cercare di recuperare 15 milioni di franchi burundesi, più di 8 mila euro. La storia delle imposte, tuttavia, sta facendo storcere il naso a più di qualcuno da queste parti. E se l’incendio del mercato fosse stato architettato per difendere gli interessi delle banche e punire i commercianti dissidenti? Sarebbe talmente grave che non ci voglio neanche pensare. Se però poi penso che davanti al mercato c’è sempre un veicolo dei pompieri pronto a intervenire, tranne proprio che domenica scorsa; che i primi soccorsi sono arrivati con colpevole ritardo; che alcuni commercianti hanno portato la loro merce fuori dal mercato prima dell’incendio; e che un piccolo focolaio abbia dato vita a un incendio incontrollato che ha incenerito un mercato vastissimo… http://www.nigrizia.it/notizia/il-mercato-in-cenere/blog
Antoine, un uomo sulla cinquantina con cui mi ritrovo spesso a chiacchierare, non ha usato mezzi termini: “Per noi è l’inizio della fine – mi ha detto – Ora i prezzi degli alimenti e dei beni di prima necessità saliranno alle stelle. Già prima io e la mia famiglia riuscivamo a mangiare una sola volta al giorno. Ma ora? Ora mangeremo non più di una volta ogni due giorni”.
No, non mi ci fate pensare. Sarebbe ingiusto per Antoine e gli altri padri di famiglia nella sua situazione.
Gen 30
Il mercato in cenere
di Danilo Giannese