Congo Attualità n. 169 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo
Il contesto….
La soluzione alla crisi provocata dall’entrata in scena del Movimento del 23 Marzo (M23) nella provincia del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo – RDCongo) richiederebbe una forte unità nazionale e una grande coesione di tutte le forze politiche e sociali del Paese.
Si costata, però, che la classe politica del Paese è visibilmente divisa, maggioranza presidenziale da una parte e opposizione dall’altra, soprattutto dopo i brogli elettorali di fine novembre 2011 che hanno mantenuto al potere l’attuale presidente Joseph Kabila.
Nel periodo immediatamente posteriore alle elezioni, erano molte le voci che, per ricomporre la coesione nazionale, chiedevano un dialogo tra maggioranza e opposizione, addirittura un governo di unità nazionale con la partecipazione della stessa opposizione. Probabilmente, la maggioranza presidenziale ha commesso un errore imperdonabile, quello di non avere voluto far luce sulla “verità delle urne” e di avere voluto continuare a governare senza l’apporto dell’opposizione. Ora che la maggioranza ne ha bisogno per affrontare l’M23, l’opposizione risponde negativamente, cadendo nello stesso errore del suo avversario.
… di un dialogo.
Dopo la sua entrata nella città di Goma, capoluogo del Nord Kivu, l’M23 se ne è ufficialmente ritirato, sotto pressione internazionale, per permettere un incontro con il governo congolese a Kampala, in Uganda. All’inizio si dovranno affrontare alcune questioni preliminari, soprattutto riguardo ai partecipanti e ai contenuti dell’incontro stesso.
Il conflitto in atto all’est del Paese riguarda l’intero popolo congolese e sarebbe quindi auspicabile che si evitasse una bipolarità tra Governo e M23, per scongiurare compromessi ambigui e “accordi più o meno segreti”. Secondo alcuni osservatori, a questo incontro dovrebbero partecipare, in forma equitativa, tutte le componenti rappresentative delle diverse parti: il governo, il parlamento (maggioranza e opposizione), la società civile e l’M23. In tal modo, tutti i partecipanti potrebbero esprimersi liberamente, incluso nel momento di approvare le conclusioni finali. Tale metodologia garantirebbe la piena partecipazione di parlamentari e membri della società civile che rischierebbero di essere ridotti a meri osservatori o testimoni.
Per quanto riguarda i contenuti dell’incontro, essi dovrebbero limitarsi alla valutazione dell’applicazione (“ri dinamizzazione”) degli accordi del 23 Marzo 2009, come annunciato dallo stesso M23 all’inizio delle ostilità. Le rivendicazioni posteriori, formulate dall’M23 sull’onda dei suoi successi militari, circa la vita politica del Paese, la difesa dei diritti umani e la questione sociale dovrebbero essere affrontate, come previsto dagli stessi accordi del 23 marzo 2009, attraverso strumenti e vie di tipo politico e non attraverso l’illegale e detestabile ricorso alle armi.
Le conclusioni e proposte dell’incontro di Kampala dovrebbero essere trasmesse e discusse in Parlamento e, infine, presentate al governo, affinché proceda immediatamente all’organizzazione di un dialogo inclusivo a livello nazionale, a Kinshasa, per risolvere definitivamente, tra l’altro, il conflitto dell’Est (ripristino dell’autorità dello Stato, lotta contro l’ingerenza ruandese e ugandese), la crisi politica (crisi di legittimità, ristrutturazione della commissione elettorale), la riforma dei servizi di sicurezza (esercito, polizia e servizi segreti), la riforma della giustizia (lotta contro l’impunità), la difesa dei diritti umani (processo Chebeya, …), il controllo sull’attività mineraria, la questione sociale ed economica del Paese.
con un prezzo da pagare.
Il cammino del dialogo potrebbe portare alla luce errori, interessi nascosti e complicità e riservare sorprese inaspettate. Probabilmente richiederà rinunce, dimissioni e avvio di procedure giudiziarie. Se questo sarà il prezzo da pagare per il bene del Paese, coloro che sono alla base della tragedia congolese, nazionali e stranieri, dovranno pagarlo.