È stata condannata a otto anni di carcere Victoire Ingabire, l’oppositrice ruandese accusata di cospirazione contro lo Stato, terrorismo e negazione del genocidio del 1994. Il tribunale di Kigali ha emesso oggi, dopo diversi rinvii, la sentenza a suo carico assolvendola dall’accusa di propagazione dell’ideologia di genocidio. La procura aveva chiesto l’ergastolo.
“Ci aspettavamo una condanna. Sappiamo che la giustizia in questo paese non è indipendente ma lavora su precisi ordini da parte del governo” ha detto alla MISNA Boniface Twagirimana, vice-presidente ad Interim del partito di Ingabire, Fdu-Inkingi. “Ma a fronte di una richiesta di ergastolo è evidente che otto anni sono quasi una vittoria. Resta l’amaro per il fatto che l’abbiano condannata senza alcuna prova” ha aggiunto l’interlocutore commentando a caldo la sentenza e confermando che “da domani ci metteremo a studiare le carte per un eventuale ricorso in appello”.
In carcere dall’ottobre 2010, appena rientrata in patria dopo 16 anni d’esilio in Olanda, la leader delle Forze democratiche unificate (Fdu-Inkingi) aveva presentato un ricorso, non ammesso, in cui contestava la validità del processo a suo carico. In particolare Ingabire ha denunciato la dubbia costituzionalità della legge sull’ideologia del genocidio.
Per i sostenitori della donna, tornata in Rwanda con l’intenzione di candidarsi alle presidenziali, il processo è manovrato politicamente dal governo del presidente Paul Kagame, che non tollera nessuna forma di opposizione o dissenso.
L’oppositrice era fuggita dal paese ‘delle mille colline’ pochi mesi prima del genocidio iniziato nell’aprile del 1994 contro tutsi e hutu moderati ad opera di estremisti hutu. I massacri causarono, secondo l’attuale governo di Kigali, un milione di morti prevalentemente tutsi.
[AdL]