Sono oltre 30 i gruppi armati che operano nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo e in particolare nel Nord Kivu. Lo afferma un rapporto della Missione ONU di Stabilizzazione del Congo (MONUSCO). La maggior parte di questi gruppi sono formati da poche centinaia di combattenti, mentre il gruppo più numeroso sembra essere quello delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) che ha circa 3.000 uomini. Questi gruppi, a loro volta, creano alleanze mutevoli con l’esercito regolare congolese e il suo attuale avversario, l’M23, il movimento formato da militari disertori che un recente rapporto dell’ONU afferma essere appoggiato dai governi di Rwanda e Uganda.
“L’attenzione della comunità internazionale all’M23 nasconde la realtà più complessa del Nord Kivu” dicono all’Agenzia Fides fonti locali, che fanno risalire l’attuale instabilità addirittura al “20 marzo 1993, quando a Ndoto, nel territorio di Walikale, i Nyanga e gli Hunde si sono uniti per reagire alle provocazioni dei Tutsi e degli Hutu: contestazione del potere dei capi tradizionali, innalzamento della bandiera rwandese in territorio congolese, ecc. Questa guerra si è propagata come un incendio nella foresta e ha visto il suo epicentro spostarsi nel territorio di Masisi”.
“La situazione che dobbiamo affrontare oggi nel Nord Kivu, in particolare a Rutshuru e Masisi, è un’emanazione di questa guerra e dei conflitti successivi” proseguono le nostre fonti. “Con il tempo e il cambiamento delle circostanze, lo scontro tra Hutu-Tutsi da una parte, e Hunde-Nyanga dall’altra, ha lasciato il posto ad altre rivendicazioni e visto che il buon governo non è mai stata la caratteristica del potere nel nostro Stato, la regione orientale della RDC rimane il ventre molle di tutto il Paese e il ventre molle di tutta la regione dei Grandi Laghi in Africa”. La mancanza di uno Stato autorevole, in grado di garantire la sicurezza di tutti e di avviare lo sviluppo economico della regione, sommato all’interferenza di interessi stranieri, ha dunque favorito il moltiplicarsi di gruppi armati che si disputano il controllo delle miniere dell’area.
“Non si tratta di guerre tribali. Tutti i segmenti della società si stanno rendendo conto, e lo affermano ad alta voce, che non c’è alcuna autorità in Congo. In altre parole, il potere è sulla strada e quando ciò accade, chi è più forte se lo prende” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 19/10/2012)