L’Unione europea ha deciso di sospendere lo stanziamento di nuovi progetti di sviluppo in Rwanda, in attesa di un chiarimento circa il coinvolgimento di Kigali nel conflitto nell’est del Congo. La decisione segue la diffusione di un rapporto, lo scorso mese di aprile, in cui esperti dell’Onu denunciano il sostegno del governo di Paul Kagame al neo gruppo armato ribelle del Movimento 23 marzo (M23) attivo nelle regioni frontaliere del Kivu.
“L’Unione non intende sospendere il finanziamento dei programmi già avviati e il cui scopo è aiutare le fasce più povere della popolazione – ha osservato Michael Mann, portavoce del commissario alle relazioni internazionali Catherine Ashton – ma congelerà le decisioni relative ai nuovi stanziamenti in attesa di un chiarimento sul ruolo del Rwanda e sul suo impegno concreto per il raggiungimento di una soluzione al conflitto”.
Anche il governo della Repubblica Democratica del Congo accusa il suo vicino di coinvolgimento nel conflitto nella regione del Kivu, ricca di terreni fertili e giacimenti minerari. Accuse che il governo di Kigali ha sempre respinto accusando, a sua volta, Kinshasa di sostenere un gruppo di ribelli hutu operativi anche nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr).
L’M23 è guidato da Bosco Ntaganda, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, e formata da ex combattenti di etnia tutsi precedentemente integrati nell’esercito congolese con un accordo di pace del 2009. Secondo le associazioni per i diritti umani quasi mezzo milione di civili sono stati sfollati a causa del conflitto recente: l’argomento sarà uno dei temi caldi dell’Assemblea generale dell’Onu in apertura in queste ore a New York.
[AdL]