E’ stato condannato a 14 anni di carcere l’ex capo ribelle congolese Thomas Lubanga Dyilo, riconosciuto all’unanimità “colpevole di crimini di guerra” dalla Corte penale internazionale (Cpi) lo scorso marzo. La sentenza è stata letta dal giudice Adrian Fulford durante un’udienza pubblica all’Aja, nella sede della Cpi. Il magistrato ha precisato che gli anni di detenzione provvisoria verranno sottratti dalla pena. A Lubanga, agli arresti dal 2006, rimangono altri otto anni da trascorrere in prigione, fino al 2020. I giudici hanno riconosciuto come attenuante la costante collaborazione dell’imputato con la Corte nonostante le “pressioni costanti e non giustificate dell’accusa”.
Si è dunque lontani dalla richiesta di 30 anni presentata dal procuratore generale Luis Moreno Ocampo. “Se dovessimo chiedere un anno per ogni bambino arruolato, si andrebbe ben oltre il limite di 30 anni previsto dallo Statuto di Roma” aveva dichiarato Ocampo all’indomani della sentenza di colpevolezza, presentata come “storica”. Quello nei confronti di Lubanga è il primo pronunciamento della Cpi dalla sua entrata in funzione, nel 2003. La difesa ha 30 giorni a disposizione per ricorrere in appello mentre l’attuazione della pena comincerà dopo che l’ex capo milizia avrà letto la traduzione in francese della sentenza.
In base a stime rese note da più organizzazioni non governative, nella guerra civile combattuta nel distretto dell’Ituri (nord-est) per il controllo delle risorse minerarie, circa 60.000 persone hanno perso la vita tra il 1999 e il 2003. Fondatore e dirigente dell’Unione dei patrioti congolesi (Upc) nonché ex comandante delle Forze patriottiche per la liberazione del Congo (Fplc, braccio armato dell’Upc), Lubanga è stato in prima fila nel conflitto durante il quale ha reclutato e arruolato minorenni al di sotto dei 15 anni. In questi mesi la Cpi si sta attivando presso il presidente congolese Joseph Kabila perché sia arrestato del latitante Bosco Ntaganda, co-imputato assieme a Lubanga.
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