Congo Attualità n. 144 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo
La missione degli osservatori elettorali europei e la Lega degli elettori hanno pubblicato i loro rapporti definitivi sulle elezioni del 28 novembre.
Le constatazioni e analisi erano già conosciute sin dalla divulgazione dei loro primi rapporti parziali. La loro conclusione è chiara: i risultati pubblicati dalla commissione elettorale non sono credibili a causa delle numerose irregolarità e brogli commessi durante tutto il percorso elettorale. A differenza dei primi rapporti, ora si stanno presentando proposte concrete per evitare, in futuro, gli errori commessi e per migliorare lo svolgimento delle prossime scadenze elettorali.
Il Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (BCNUDH) ha inoltre pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani commesse in occasione delle ultime elezioni.
L’informatore Mwando Nsimba, incaricato di identificare una maggioranza parlamentare più precisa, ha concluso le sue consultazioni con i vari partiti della maggioranza e dell’opposizione.
Alla fine della missione dell’informatore, la RDC si trova di fronte a tre possibilità:
1) un governo interamente controllato dalla maggioranza presidenziale,
2) un governo di unità nazionale guidato da un Primo Ministro proveniente dall’opposizione,
3) un governo di transizione incaricato di organizzare nuove elezioni.
A partire da queste conclusioni, il Presidente della Repubblica dovrebbe designare il prossimo Primo Ministro o, quanto meno, un formatore del prossimo governo. Intanto, la Camera dei Deputati si sta avviando verso le elezioni del suo comitato di presidenza.
Dopo l’approvazione dell’art. 22 del regolamento interno, esso sarà composto di sette membri, cinque designati dalla maggioranza e due designati dall’opposizione.
Alla luce degli ultimi rapporti, appare evidente che l’attuale maggioranza, raggiunta tra irregolarità, brogli elettorali e atti di violenza, non gode di sufficiente legittimità e non può permettersi di voler governare il Paese come se le elezioni si fossero svolte correttamente. Si tratta, quindi, di apportare un “correttivo” alla non credibilità dei risultati elettorali, “risarcendo” all’opposizione i danni subiti.
Non si tratta di una finta concessione fatta all’opposizione, né di una nuova “suddivisione della torta” del potere, ma di un atto di suprema “corresponsabilità nazionale”, per riportare il treno della democrazia congolese sul binario da cui esso è deragliato.