SOMMARIO:
EDITORIALE: E ora, che fare?
1. POLITICA INTERNA
a. L’Assemblea Nazionale dei Deputati ha eletto il suo comitato di presidenza
b. Matata Ponyo, nominato nuovo Primo Ministro
c. L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS)
2. DUE SEMINARI DI VALUTAZIONE DELLA PRIMA FASE DEL CICLO ELETTORALE
a. La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI)
b. AETA (Agire per Elezioni Trasparenti e Pacifiche)
3. LA SOCIETÀ CIVILE PREOCCUPATA PER LA GRAVE SITUAZIONE DI INSICUREZZA
EDITORIALE: E ORA, CHE FARE?
1. POLITICA INTERNA
a. L’Assemblea Nazionale dei Deputati ha eletto il suo comitato di presidenza
Il 7 aprile, presso l’hotel Memling di Kinshasa si è tenuta la presentazione di un nuovo gruppo parlamentare in seno all’Assemblea Nazionale, Terre d’Avenir (TA). I suoi membri sono principalmente dei partiti politici membri della Maggioranza Presidenziale (MP). Gli obiettivi di TA sono, tra altri, promuovere la democrazia, i diritti umani e l’ambiente, sostenendo la visione del Capo dello Stato. La struttura di TA è molto semplice: si compone di un’assemblea plenaria, suo massimo organo, di un comitato di presidenza, costituito da un presidente, primo vice presidente, secondo vice presidente, un relatore, un vice relatore, un tesoriere e un vice tesoriere. Dopo consultazioni, l’UDCO Baudouin banza è stato nominato Presidente, l’UCC Lambert Mende primo vice presidente, l’AP Tryphon Kin-kiey secondo vice presidente, l’ULDC Zacharie Babaswe relatore, il RDPR Tibasima vice relatore, il CNC Pius Muabilu Tesoriere e il PANU Charly Wenga, vice tesoriere.
Quindici sono i candidati che si sono presentati per i sette posti del Comitato di Presidenza dell’Assemblea nazionale.
– Presidenza (maggioranza presidenziale): Aubin Minaku Ndjalandjoko del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD);
– 1° Vice Presidente (maggioranza presidenziale): Toussaint Ekombe Mpetshi, del Partito Democratico Cristiano (PDC) e Charles Mwando, dell’Unione dei Federalisti Nazionalisti (UNADEF);
– 2° Vice Presidente (opposizione): Samy Badibanga Ntita, Timothy Nkinsi Kombo e André Paluku Kavula, tutti e tre dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) e Anzuluni Bembe (candidato indipendente);
– Relatore (maggioranza presidenziale): Norbert Ezadri Egumu del Movimento Sociale per il Rinnovamento (MSR);
– Vice Relatore (opposizione): Angelique Milemba, Françoise Bemba Ndokwa e Yvon Dangbele Ngotuga, tutti e tre del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), Jean Pierre Tshimanga dell’ACC/ADR, Marie Therese Basiala Maka dell’UFC;
– Tesoriere (maggioranza presidenziale): Elysée Minembwe dell’Alleanza per il Rinnovamento del Congo (ARC);
– Vice Tesoriere (maggioranza presidenziale): Bosco Kaboyi Bwivu dell’AFDC.
L’11 aprile, i deputati dell’opposizione hanno minacciato di non partecipare alle elezioni del Comitato di Presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale. I gruppi parlamentari dell’opposizione accusano quelli della Maggioranza Presidenziale di utilizzare la loro superiorità numerica per fare eleggere, contro la loro volontà, i deputati Kombo Nkisi dell’UDPS e Tshimanga Bwana dell’ADR, rispettivamente come secondo vice presidente e vice relatore. Infatti, come secondo Vice-Presidente della Camera, i deputati dell’UDPS che partecipano ai lavori dell’Assemblea Nazionale avevano sostenuto la candidatura di Samy Badibanga. Secondo i risultati di “elezioni primarie” tenute all’interno del gruppo parlamentare dell’UDPS, Samy Badibanga Ntita aveva ottenuto 18 voti, Timothée Kombo Nkisi 8 e Remy Massamba 3.
Per quanto riguarda il posto di vice relatore, il Movimento di Liberazione del Congo ritiene di averne il diritto, come secondo partito di opposizione. L’UDPS e il MLC sono, infatti, i due partiti politici di opposizione più rappresentati alla Camera dei Deputati. Ci si pone, quindi, una domanda sulle affermazioni della famiglia politica del Capo dello Stato circa la sua apertura verso l’opposizione: sarebbe solo nominale, per il consumo esterno?
Il 12 aprile, i deputati hanno eletto il Comitato di Presidenza definitivo dell’Assemblea nazionale.
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Presidente: Aubin Minaku (PPRD), con 343 voti su 349,
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Primo Vice Presidente: Charles Mwando Nsimba (UNADEF), con 324 voti su 349
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Secondo Vice Presidente: Timothée Nkisi Kombo (UDPS), con 312 voti su 349
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Primo Relatore: Norbert Ezadri (MSR), con 344 voti su 349
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Vice Relatore: Jean Pierre Tshimanga Bwana (ACC/ADR), con 290 voti su 349
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Tesoriere: Elysée Munembwe (CRA), con 344 voti su 349
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Vice Tesoriere: Jean Bosco Kaboy (AFDC), con 328 voti su 349.
L’elezione dei membri del Comitato di Presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale si è svolta in assenza di gran parte dei membri dell’opposizione, soprattutto di quelli dell’UDPS e del MLC. Hanno boicottato l’Aula accusando la maggioranza di ricorrere a trucchi per collocare ai posti di secondo Vice-Presidente e Vice-Relatore, riservati all’opposizione, personalità a lei favorevoli. L’UDPS aveva presentato un altro candidato per il posto di secondo vice presidente e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) aveva designato il proprio candidato per quello di vice relatore, andato infine ad un altro partito opposizione.
La nuova assemblea eletta il 28 novembre 2011 è dominata dalla Maggioranza Presidenziale (MP), con 340 deputati appartenenti a una sessantina di partiti, fra cui il primo è il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD, con 61 deputati ). L’opposizione dispone di circa 120 seggi. Dopo l’elezione del nuovo presidente dell’Assemblea Nazionale, il Presidente Kabila dovrebbe ora nominare un nuovo Primo Ministro.
Il Comitato di Presidenza definitivo dell’Assemblea Nazionale è stato eletto. Che dire di questa elezione? Tutto è andato come previsto dalla maggioranza in Parlamento. È stata una partita che, già dall’inizio, si sapeva che sarebbe stata vinta dalla maggioranza. Tutto era stato predisposto per obbedire alla linea tracciata dalla maggioranza. Con oltre 342 membri, la maggioranza è convinta di avere l’Assemblea Nazionale sotto suo controllo. La lezione che se ne può trarre è che ora si sa come funzionerà la nuova Camera del Parlamento. Come dal 2006 al 2011, l’Assemblea Nazionale rimarrà ancora subordinata alla logica della maggioranza. Sarà lei che stabilirà le regole del gioco All’opposizione spetta il difficile compito di cercare di attutire le pretese di egemonia della maggioranza e portare alla Camera la voce del popolo, sovrano primario.
b. Matata Ponyo, nominato nuovo Primo Ministro
Il 18 aprile, il Presidente Joseph Kabila ha nominato Augustin Matata Ponyo Mapon Primo Ministro. Nato il 5 giugno 1964 a Kindu (Maniema), è specializzato in politiche monetarie e finanziarie. È entrato a far parte del governo Munito il 19 febbraio 2010 come ministro delle Finanze. È stato riconfermato l’11 Settembre 2011. Dal 2003 al 2010, è stato direttore generale del Comitato centrale di coordinamento della Banca Centrale, dopo averne presieduto il comitato direttivo dal 2001 al 2003. Matata Ponyo è stato anche professore assistente di Economia monetaria internazionale presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Kinshasa (Unikin). È stimato per la sua rigorosità.
Economista finanziario per formazione, Matata Ponyo è familiarizzato con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale. Egli non ha tuttavia un profilo politico. È certamente membro del PPRD, il partito presidenziale, ma è piuttosto visto come un tecnocrate. Nella sua prima conferenza stampa, ha affermato che l’attività del suo prossimo governo sarà basata su dei “valori fondamentali” orientati: a) al consolidamento della pace sociale, b) alla sicurezza dello Stato, c) al miglioramento della realtà sociale del popolo congolese, d) al miglioramento della governance economica. Per quanto riguarda la formazione del futuro governo, ha precisato che dovrà essere basata sulla competenza e sul rigore della gestione degli affari pubblici dello Stato. I politici, sia della maggioranza presidenziale che dell’opposizione, hanno accolto con favore la nomina di Matata Ponyo. Tutti concordano sulla scelta di un tecnocrate rigoroso che dovrà affrontare con priorità la questione sociale del popolo congolese.
c. L’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS)
Il 10 aprile, 33 membri dell’Unione per il Progresso Sociale e la Democrazia (UDPS) di Etienne Tshisekedi sono stati esclusi dal partito. La presidenza dell’UDPS preferisce parlare di un’auto-esclusione constatata in seguito al mancato rispetto delle direttive del partito. Il segretario generale a.i. del partito, Raymond Kahungu, ha affermato che questi deputati non hanno voluto rispettare le direttive che vietavano loro di partecipare ai lavori della Camera del Parlamento e ha chiesto alla stampa di non parlare più di loro come membri dell’UDPS. Per quanto riguarda i membri esclusi dal partito che volessero nuovamente far parte del partito, egli ha chiesto di scrivere alla direzione dell’UDPS. La stessa fonte indica che solo otto dei quarantuno deputati eletti sulla lista dell’UDPS hanno espresso il loro rifiuto di partecipare alle sedute dell’Assemblea Nazionale.
Qui sotto, la lista dei deputati esclusi:
* Mr. PALUKU KAVULA BWANAMBULA ANDRE Kinshasa I Lukunga
* Mr. TSHIBALA NSENGA GUYLAIN Kinshasa II Funa
* Mr. BADIBANGA NTITA SAMY Kinshasa III MtAmba
* Mr. MASAMBA MA-KIESE REMY Kinshasa III MtAmba
* Mr. MAYAMBA MASSAKA SERGE Kinshasa IV Tshangu
* Mr. MAKWALA MA MAVAMBU YE BEDA JEROME Bas-Congo Luozi
* Mr. KOMBO NKISI TIMOTHEE Bas-Congo Madimba
* Mr. NZAU VOLA JOSE Bas-Congo Matadi
* Mr. MBUELA YIMBU EMMANUEL Bas-Congo Moanda
* Mr. NSUKA AIME RODRIGUE Bandundu Bagata
* Mr. NIANGO IZIAMAY MUNSHEMVULA PAPY Bandundu Ville
* Mr. AMBATOBE NYONGOLO AMY Sud-Kivu Fizi
* Mr. KOLELA YAHANU JOHN Katanga Likasi
* Mr. MULONGO NZEMBA COCO JACQUES Katanga Lubumbashi
* Mr. MUTOMB KAN KATO FABIEN Katanga Lubumbashi
* Mr. MBUYI MAMBA KALALA VASCO Kasai-Oriental Kamiji
* Mr. MWAMBA MULANGU BENJAMIN Kasai-Oriental Luilu
* Mr. MUSENGA WA MUKUNA BENOIT Kasai-Oriental Lupatapata
* Mr. MUTANDA NGOY MUANA ALEXIS Kasai-Oriental Mbuji-Mayi
* Mr. KALONJI MUKENDI ROMAIN Kasai-Oriental Miabi
* Mr. KABOMBO MUADIANVITA GUY Kasai-Oriental Mwene-Ditu
* Mr. NGOYI SHABITANDA ROGER CLEMENT Kasai-Oriental Mwene-Ditu
* Mr. TSHIBUMBA KANYANGA Kasai-Oriental Ngandajika
* Mme NGOYA KANDA GISELE Kasai-Oriental Tshilenge
* Mr. KABUYA MULAMBA KABITANGA MARTIN Kasai-Occidental Dibaya
* Mr. MUKUNA KALAMBAYI DAMIS Kasai-Occidental Dimbelenge
* Mr. KALAMBA MULUMBA N’GALULA JEAN PIERRE Kasai-Occidental Kananga
* Mr. MUYAYA TSHIBONA CONSTATIN Kasai-Occidental Kananga
* Mr. MUBIKAYI MUBALAMATE LEON Kasai-Occidental Luebo
* Mr. MASUASUA BAKATUSH1PA CORNEILLE Kasai-Occidental Luiza
* Mr. KOTA PIEM STEPHANE Kasai-Occidental Mweka
* Mr. NZAJI KABULEKEDI BENOIT Kasai-Occidental Tshikapa
* Mr. TSHIONGO MPUTU DIBINGA BARTHELEMY Kasai-Occidental Tshikapa ville
Il 16 aprile, presso il ristorante Green Garden a Kinshasa, alcuni partiti politici dell’opposizione hanno annunciato l’imminente creazione di una nuova piattaforma denominata “Maggioranza Presidenziale Popolare” (MPP). Eugène Dioni Ndongala è il portavoce di questa nuova piattaforma che riunisce, attorno a Etienne Tshisekedi, alcuni partiti politici dell’opposizione, come l’Unione per il Progresso e la Democrazia Sociale (UDPS), la Democrazia Cristiana e il G14 di Kabamba Mbwebwe, associazioni della società civile, autorità tradizionali e gruppi giovanili.
L’idea è nata da Diomi che l’ha presentata al Presidente Tshisekedi per una sua valutazione.
L’obiettivo della piattaforma è quello di avviare pressioni interne ed esterne sulla CENI e sul potere, in vista di ristabilire la verità delle urne negata in occasione delle elezioni del 28 novembre 2011. Durante una conferenza stampa, Eugène Ndongala ha affermato che questa nuova organizzazione politica si propone di «ristabilire la verità delle urne affinché il popolo congolese possa effettivamente essere governato da leader di sua scelta, sostenere le azioni che saranno intraprese per consegnare il potere al presidente eletto della RDCongo, sua Eccellenza Etienne Tshisekedi, unire le forze vive della nazione per fare emergere una nuova leadership politica nazionale e locale in grado di canalizzare il desiderio di cambiamento espresso dal popolo e ripristinare l’alternanza del potere politico nella RDCongo».
Il portavoce della nuova piattaforma ha inoltre annunciato che «tutte le piattaforme elettorali precedenti che hanno usato il nome di Tshisekedi per farsi eleggere non sono più riconosciute come appartenenti alla famiglia politica di Etienne Tshisekedi» e ha chiesto loro di tirare le conseguenze del loro comportamento “immorale”. Ha detto che i deputati che hanno optato per il Parlamento saranno i benvenuti, a condizione che si dimettano dalla Camera dei Deputati. Sulle elezioni provinciali e locali, «la MPP non le boicotterà”, ha rassicurato Eugène Diomi, ma essa esige dapprima la ristrutturazione della commissione elettorale nazionale indipendente (CENI). In seguito, la nuova Commissione elettorale inizierà con il riorganizzare le elezioni legislative in vista di una nuova Assemblea Nazionale che potrà veramente rappresentare il popolo congolese.
2. DUE SEMINARI DI VALUTAZIONE DELLA PRIMA FASE DEL CICLO ELETTORALE
a. La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI)
Il 10 aprile, su iniziativa del Comitato centrale della CENI, si è aperto a Kinshasa un seminario di auto-valutazione della prima fase del processo elettorale del 2011. Con la partecipazione dei suoi partner, questa istituzione di appoggio alla democrazia intende fare una verifica sui diversi segmenti del processo elettorale: registrazione degli elettori, compilazione delle liste degli elettori, sistema informatico centrale, atti di violenza prima e dopo la campagna elettorale, distribuzione dei materiali elettorali, cartografia dei seggi elettorali, operazioni di voto, elaborazione dei risultati, annuncio dei risultati, costi finanziari, uso di fondi, ecc.
Il presidente della Ceni, Daniel NGOY Mulunda, ha pronunciato il discorso ufficiale di apertura, di cui alcuni estratti:
«Dopo le elezioni presidenziali e legislative del 28 novembre 2011, soprattutto dopo l’annuncio dei risultati provvisori, si sono espresse critiche e accuse. Per cercare di raccogliere tutte le opinioni e le voci che circolano sul processo elettorale e, naturalmente, contro la Ceni, abbiamo deciso di trovare un tempo durante il quale poterci mettere in ascolto gli uni degli altri e confrontarci con franchezza e rispetto reciproco. L’obiettivo di tale confronto non è di dire chi ha ragione e chi ha torto, ma di migliorare il lavoro della CENI. Di qui la volontà del Comitato di organizzare una revisione a medio termine, senza compromessi, del nostro processo elettorale, coinvolgendo anche i responsabili della società civile e dei partiti politici.
Decidendo di organizzare questo seminario, il Comitato della Ceni ha voluto creare uno spazio di libera espressione in cui tutti coloro che sono sinceramente preoccupati per il corretto svolgimento del processo elettorale, i partner, il governo, i partiti politici, le organizzazioni della società civile e le missioni di osservazione, possono rilevare e identificare tutti i principali problemi che hanno caratterizzato le elezioni del 28 novembre 2011, definirli, precisarli, trovarne le cause e proporre soluzioni per migliorare l’organizzazione delle prossime scadenze elettorali. Tutto questo deve essere fatto in uno spirito di apertura e cortesia reciproca. L’ascolto dovrebbe caratterizzare tutti i partecipanti al seminario. Questo convegno di valutazione non è un tribunale per essere accusare e processare la Ceni. Chi viene con questa idea è semplicemente fuori luogo.
L’obiettivo principale di questo seminario è quello di consentire alla CENI, in collaborazione con le organizzazioni internazionali di assistenza elettorale e tutte le parti interessate, di fare il punto sulla situazione delle attività già svolte nell’attuazione del processo elettorale 2011-2013, in modo da migliorare la governance elettorale globale per quanto riguarda l’organizzazione delle future elezioni.
Intraprendere un esercizio di valutazione richiede di identificare con chiarezza le difficoltà incontrate, i problemi che si è dovuto affrontare, le cause di questi problemi e le proposte di soluzione, per meglio rispondere alle varie sfide poste dalle prossime elezioni.
Le domande che dobbiamo porci in questo esercizio sono quelle di conoscere le cause di questi problemi: sono sistemiche? Emanano dalla visione e dalla volontà dei membri del Comitato o degli agenti della Ceni? Tutte queste difficoltà sono state volutamente pianificate per arrivare a questa situazione? In che contesto socio-politico sono state organizzate e condotte queste elezioni? Che cosa ha fatto correre la CENI? C’è stata la buona volontà degli uni e degli altri, affinché la Ceni potesse organizzare le elezioni entro il tempo costituzionale? In quali condizioni la CENI ha ricevuto i finanziamenti per queste elezioni? Abbiamo individuato una serie di problemi che sottomettiamo ai partecipanti, al fine di analizzarli e proporre soluzioni, affinché non riemergano in occasione delle future elezioni:
– Trattamento caotico delle candidature. Cartografia spesso erronea dei seggi elettorali.
– Esposizione tardiva delle liste degli elettori.
– Enorme numero di elettori omessi nelle liste elettorali.
– Eccessivo costo del trasporto.
– Mancato rispetto della normativa in materia di aggiudicazione di contratti e acquisti.
– Disordine e clientelismo nei CLCR.
– Schede di voto troppo ampie e complicate per gli elettori in età avanzata.
– Non tutti i testimoni dei partiti hanno ricevuto copia dei verbali dei risultati.
– Numero eccessivo di persone non iscritte.
– Ritardo nella distribuzione del materiale elettorale.
– Insufficienza di schede di voto.
– Perdita di verbali contenenti risultati elettorali.
– Saccheggio di seggi elettorali.
– Violenze e attacchi contro agenti della Ceni.
– Insufficiente custodia del materiale elettorale sensibile.
– Designazione di direttori o proprietari di scuole come responsabili di centri elettorali o Presidenti di seggi elettorali e di conteggio.
– Formazione o carenza di formazione degli agenti elettorali.
– Ostilità di alcuni partiti politici.
– Comunicazione inadeguata e mancanza di un quadro di consultazione con la società civile e i mass media.
– Mancata puntualità nel pagamento degli agenti elettorali e degli agenti di polizia.
– Scarsa educazione civica ed elettorale della popolazione.
Questa lista di problemi non è esaustiva e vi invitiamo a presentare tutte le difficoltà che avete identificato e che potrete aggiungere, al fine di trovare soluzioni di miglioramento e di correzione. Nonostante tutte queste debolezze, che peraltro riconosciamo, i risultati annunciati sono giusti e credibili. Tutti questi problemi citati non hanno influito sui risultati delle urne». Per il proseguimento dei lavori, si sono proposte le seguenti cinque commissioni:
– Commissione 1: Questioni giuridiche, finanziarie, amministrative e di bilancio;
– Commissione 2: logistica, sicurezza e archiviazione;
– Commissione 3: reclutamento, formazione, sensibilizzazione e comunicazione;
– Commissione 4: operazioni elettorali e trattamento dei dati;
– Commissione 5: gestione e rapporti con i partner.
Daniel Ngoy Mulunda, presidente del comitato centrale della Ceni e i suoi collaboratori si aspettavano probabilmente una conferma automatica del loro rapporto di lavoro, per poi passare alle tappe seguenti, quelle dell’organizzazione delle elezioni provinciali e locali. Purtroppo, dopo il discorso ufficiale di apertura, il giorno seguente, l’11 aprile, è stato quello di una doccia fredda per questa istituzione di appoggio alla democrazia. I finanziatori della Ceni, l’Unione Europea in testa, hanno posto come presupposto alla loro partecipazione nel finanziamento delle prossime fasi del processo elettorale, una verifica generale delle operazioni elettorali e delle finanze.
I partner della Ceni chiedono risposte chiare alle preoccupazioni sollevate nei diversi rapporti delle missioni di osservazione elettorale, sia nazionali che internazionali. Sono convinti che il popolo congolese è stato vittima di un “colpo di stato elettorale”, cui bisogna assolutamente rimediare. In particolare, la Ceni dovrebbe dare spiegazioni sull’opacità delle liste degli elettori, l’iscrizione di minori, militari e agenti di polizia, i doppioni, l’inaccessibilità al suo sistema informatico, la tardiva pubblicazione delle liste degli elettori e della cartografia dei seggi elettorali, il ritardo nella consegna dei materiali elettorali, le schede di voto in circolazione già prima delle elezioni, le schede di vote già marcate fuori dei seggi elettorali, l’assenza di molti verbali contenenti i risultati elettorali, la compilazione errata di certi risultati elettorali, la perdita di materiale elettorale sensibile, come i verbali contenenti i risultati (caso di Kinshasa e Mbuji-Mayi).
Tutti i partner (Unione Europea, Cooperazione britannica, governi occidentali e americani) che hanno partecipato al finanziamento delle elezioni vogliono vedere chiaro sull’utilizzo dei fondi. A questo proposito, la CENI e il PACE/Pnud (Progetto di Appoggio al Ciclo Elettorale) sono stati particolarmente presi di mira. Essi devono chiarire la natura di tutte le spese sostenute per l’organizzazione tecnica e materiale delle elezioni. Si considera necessario anche un controllo finanziario. In caso contrario, si chiuderanno i rubinetti. Mulunda NGOY e il suo team dovranno giustificarsi davanti alle accuse di appropriazione indebita di fondi che circolano intorno alla loro gestione.
Nel corso del seminario di auto-valutazione, si è appreso che la maggior parte dei risultati pubblicati dalla CENI sono stati forniti sulla base del lavoro di compilazione eseguito da un esperto del PNUD, che non si sarebbe basato su alcun documento originale. Infatti, molto spesso, i verbali che avrebbero dovuto accompagnare i risultati mancavano.
Di conseguenza, i partner chiedono che, prima di riprendere le altre fasi del processo elettorale, l’attuale equipe della Ceni si dimetta e che tale istituzione di appoggio alla democrazia sia completamente ristrutturata. A loro avviso, affinché le prossime elezioni siano davvero libere, trasparenti, democratiche e pacifiche, è necessario sostituire l’attuale Ceni con una nuova istituzione guidata da personalità oneste, competenti e indipendenti.
Per ciò che sembra un tentativo di ri-legittimazione, il Comitato centrale della Ceni, non ha potuto contare sulla presenza dell’UNC di Vital Kamerhe che ha declinato l’invito in una lettera datata il 10 aprile e indirizzata alla Ceni. Per l’UNC, è inaccettabile che la Ceni, con le spalle al muro a causa di una petizione che circola per chiedere le dimissioni del suo comitato centrale, si rivolga ora a quella opposizione che ha continuamente disprezzato lungo tutto il processo elettorale. Avendo ottenuto la “rielezione” di Joseph Kabila a capo della Repubblica Democratica del Congo e dopo avergli assicurato un’ampia maggioranza nell’Assemblea Nazionale, il Comitato della Ceni pretende ri-legittimarsi attraverso questa falsa valutazione per portare a termine il processo elettorale (elezioni provinciali, comunali e locali). È giudice e parte in causa. Nel tentativo di prevenire ogni critica, il suo presidente ha affermato che tale valutazione non è un tribunale. Per l’UNC, fedele al suo piano per porre fine alla crisi, la questione della valutazione e della gestione del processo elettorale deve essere parte di un meccanismo globale che deve essere affrontato nel corso di un dialogo tra la classe politica e la società civile. Pur riconoscendo alla Ceni il diritto di un’auto-valutazione, l’UNC si aspetta un dibattito generale tra l’opposizione, la maggioranza e la società civile, con il coinvolgimento della comunità internazionale, in vista di fare una valutazione del processo elettorale. È a questo prezzo e solo a questo prezzo che l’istituzione della Ceni sarà di nuovo legittimata, ciò che non è il caso in questo momento, perché considerata come un’appendice del potere costituito. Avendo perso ogni legittimità e ogni credibilità anche all’interno della maggioranza presidenziale, il Comitato della Ceni renderà un grande servizio alla nazione semplicemente dando le dimissioni, la dignità lo richiederebbe. Tanto più che alcuni di questi membri sono coinvolti in episodi di corruzione e arricchimento illecito.
Il 19 aprile, si è concluso a Kinshasa il seminario di valutazione intermedia delle attività finora realizzate dalla Ceni. Nel suo discorso finale, Daniel Ngoy Mulunda, presidente della Ceni, ha indicato che il fattore tempo è stato il primo nemico del processo elettorale, in quanto, per evitare un vuoto istituzionale ai vertici dello Stato, si è dovuto organizzare le elezioni in un tempo molto ristretto di appena sette mesi, con la conseguenza che non sono stati presi in considerazione molti parametri di trasparenza che avrebbero potuto garantire elezioni eque e giuste. E ha continuato: “Questo seminario di valutazione ci ha permesso di gettare nuove basi per una migliore comprensione del futuro, ma tenendo conto dei punti deboli del processo passato”.
In nome del Comitato della Ceni, Ngoy Mulunda si è impegnato a trasformare in decisioni tutte le raccomandazioni formulate in questo seminario di valutare e di garantire la loro attuazione.
– Per quanto riguarda l’elevato numero di elettori omessi nelle liste, il seminario ha raccomandato di mettere in atto, a livello delle antenne locali e del centro nazionale di trattamento dei dati (CNT), dei meccanismi di integrazione degli elettori in possesso del certificato elettorale e i cui nomi non figuravano nelle liste esposte nei seggi elettorali.
– Per quanto riguarda le carenze constatate nella cartografia dei siti e seggi di voto (BVD), il seminario raccomanda di aggiornarlo.
– Per quanto riguarda la questione del registro elettorale informatizzato, è stato raccomandato alla Ceni di riprendere, nel più breve tempo possibile, il dialogo con la classe politica.
– Per quanto riguarda la registrazione dei candidati, per il futuro si dovranno scrupolosamente rispettare i termini della legge elettorale e i requisiti di ammissibilità, per evitare un numero troppo elevato di candidati.
– Per quanto riguarda la mancanza di controllo di parametri per l’elaborazione, l’esecuzione e la gestione del bilancio, si raccomanda al governo di sbloccare per tempo i fondi richiesti per le operazioni elettorali e di pagare tutti i debiti nei confronti dei fornitori. Alla Ceni si raccomanda di prevedere, in modo preciso, tutti i parametri e gli elementi del bilancio elettorale preventivo, per garantirne la corretta applicazione.
– Nelle ultime elezioni, le ordinazioni e gli acquisti dei materiali elettorali sono stati un punto debole. Per le prossime elezioni, si dovranno rigorosamente rispettare tutte le procedure per gli appalti e gli acquisti. Contemporaneamente, occorrerà lasciare un ragionevole lasso di tempo tra le ordinazioni e la distribuzione dei materiali elettorali.
– Per quanto riguarda la gestione dei risultati a livello dei CLCR, si raccomanda vivamente che i membri della società civile possano, in futuro, esservi integrati, non come osservatori, ma come veri e propri agenti elettorali, per migliorare la trasparenza e la credibilità delle future elezioni.
– Il calendario per le elezioni provinciali, previste per la fine di gennaio 2013, sarà elaborato dando priorità ai requisiti tecnici e operativi,e non politici come nel 2011, in una continua consultazione con la classe politica, il governo, i finanziatori esterni e l’assistenza tecnica internazionale della MONUSCO e del Progetto PNUD/PACE.
b. AETA (Agire per Elezioni Trasparenti e Pacifiche)
Al termine di un seminario organizzato a livello nazionale dal 16 al 18 aprile, a Kinshasa, per una valutazione del processo elettorale, le associazioni della società civile riunite in hanno raccomandato, tra l’altro, un dialogo politico tra i principali protagonisti coinvolti e la ristrutturazione della CENI, come vie d’uscita dalla crisi post-elettorale.
Nella sua sintesi delle valutazioni provinciali del processo elettorale, il segretario permanente di Aeta, Jerome Bonso, ha fatto due osservazioni. La prima verte sulle carenze tecniche e logistiche delle elezioni del novembre 2011, carenze inerenti alla mancanza di tempo e al calendario troppo stringente del processo elettorale. Invece, la seconda osservazione riguarda l’etica dei fatti e delle azioni poste in atto dai membri della CENI e che hanno seriamente “minato la credibilità e la trasparenza delle elezioni”. Secondo Jerome Bonso, queste due osservazioni relative al processo elettorale “richiedono una profonda e imminente riforma della CENI, per restituire credibilità al processo elettorale mediante un calendario elettorale razionale che tenga conto delle diverse scadenze elettorali per una vera democrazia partecipativa”. Per questo motivo, tra altre soluzioni possibili, AETA propone di organizzare un dialogo politico per una concertazione tra i principali soggetti interessati e una profonda ristrutturazione della CENI, a cominciare dalla sua concezione come istituzione di rappresentanza popolare o come istituzione politica bipolare, fino alla sua composizione.
Per quanto riguarda la ristrutturazione, i partecipanti hanno raccomandato un controllo esterno della CENI e del PNUD / PACE. In particolare, AETA raccomanda di organizzare una valutazione esterna della CENI, di controllare il registro elettorale per garantire la credibilità e la trasparenza del processo elettorale, stabilire un’assemblea plenaria come organo di decisione, di orientamento e di valutazione della CENI; istituire un comitato come organo di gestione e di esecuzione delle decisioni. Per quanto riguarda la composizione del comitato, esso dovrebbe includere rappresentanti della società civile (70%) e dei partiti politici (30%). Per quanto riguarda l’Assemblea plenaria, dovrebbe essere composta di 22 persone che rappresentano tutte le province della RDCongo. Parlando della via d’uscita dalla crisi, AETA propone di organizzare un dialogo politico, a dimensioni ridotte e in un tempo molto breve, tra i protagonisti implicati nella crisi stessa. I partecipanti a tale incontro potranno essere il Presidente della Repubblica, delegati della maggioranza, i principali leader dell’opposizione, la società civile e la comunità internazionale.
3. LA SOCIETÀ CIVILE PREOCCUPATA PER LA GRAVE SITUAZIONE DI INSICUREZZA
Dal 9 al 13 aprile, membri della Rete per la Riforma del Settore della Sicurezza e della Giustizia (RRSSJ) si è riunita presso il Centro Lassalien di Kintambo a Kinshasa, per analizzare la grave situazione di insicurezza che caratterizza tutte le province del Congo in generale e l’Est in particolare. La rete disegna un quadro molto oscuro: angherie commesse da militari, agenti di polizia e funzionari dell’amministrazione, recrudescenza dei gruppi armati nazionali e stranieri, esistenza di strutture parallele di comando militare, diserzioni di militari provenienti dall’ex ribellione del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (Cndp) fedeli al generale Bosco Ntaganda. La RRSSJ denuncia inoltre i numerosi atti di violenza sessuale contro donne e ragazze commessi da uomini armati non controllati e gli innumerevoli atti di aggressione contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti.
A ciò, si devono aggiungere le violenze commesse prima, durante e dopo le elezioni presidenziali e legislative del novembre 2011, l’uso improprio della Polizia di Stato per scopi personali, il ricorso ai “Pomba o uomini forti” per mantenere l’ordine pubblico invece della Polizia nazionale. Inoltre, la Rete critica il fenomeno, ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale, delle malversazioni dei salari dei militari, degli agenti di polizia e di altri servizi di sicurezza, la recrudescenza della criminalità urbana, come i fenomeni “Kuluna” a Kinshasa, “shégués” in altre province, “Mai Bobo” nel Nord e Sud Kivu, “Suicidari” nel Kasai orientale e, infine, il deterioramento del tessuto socio-economico. Di fronte a questa deplorevole situazione, i membri della Rete per la riforma del settore della sicurezza e la giustizia raccomandano quanto segue:
– Al presidente della Repubblica di: ripristinare l’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale, prendere misure urgenti e realistiche per porre fine all’attivismo dei gruppi armati nazionali e stranieri, adottare misure urgenti per accelerare il processo di riforma dell’esercito, della polizia nazionale, dei servizi di sicurezza e della giustizia, per garantire la pace e la sicurezza nazionale.
– Al governo di: garantire la sicurezza della popolazione vittima delle atrocità commesse da agenti di polizia, Forze Armate e servizi segreti, prendere misure coercitive contro i gruppi armati nazionali e stranieri, prendere adeguate misure contro la criminalità urbana.
– Al Parlamento, di: proporre, valutare e approvare le leggi necessarie per la riforma dell’esercito, della polizia, dei servizi di sicurezza e della giustizia.
– Al potere giudiziario, di: lottare contro l’impunità di tutti coloro che sono causa di insicurezza, pronunciando il diritto con tutta indipendenza.