Congo Attualità n. 141 – Editoriale a cura della Rete Pace per il Congo
Nonostante la turbolenza che ha caratterizzato l’immediato post-elezioni, la situazione politica congolese sembra ormai entrata in una fase che forse non era data per scontata. Dopo la pubblicazione dei risultati delle legislative da parte della Commissione Elettorale, la Camera dei Deputati si è riunita in sessione straordinaria.
Si è proceduto alla formazione del suo Comitato provvisorio e alla convalida dei mandati dei nuovi deputati eletti. Si sta ora elaborando il regolamento Interno della Camera stessa e la sessione straordinaria si concluderà con l’elezione del Comitato definitivo, in vista della sessione ordinaria che dovrebbe iniziare a metà marzo circa.
Neo-eletti deputati, il Primo Ministro e una ventina di ministri del governo uscente si sono dimessi dai loro incarichi governativi, incompatibili costituzionalmente con il loro nuovo mandato di deputati.
Il Presidente della Repubblica ha nominato il vice Primo Ministro uscente come attuale Primo Ministro ad interim di un governo provvisorio. Già da tempo circolano informazioni ufficiose sulle caratteristiche del futuro Primo Ministro. Sarà uno della Maggioranza Presidenziale? Sarà uno dell’opposizione? Sarà un tecnico? In ogni modo, sembra che si stia andando verso l’avvio di due Istituzioni importanti consecutive alle legislative: la Camera dei Deputati e il nuovo Governo. A
vrebbe potuto essere un cammino normale e ordinario, se le elezioni presidenziali e legislative del novembre 2011 fossero state trasparenti, libere e tranquille. Ma le numerose irregolarità, i brogli elettorali e la violenza hanno rovinato tutto. I risultati elettorali pubblicati dalla Commissione elettorale non rispecchiano la volontà popolare e “non sono conformi alla verità, né alla giustizia”.
Il rischio è che il Presidente della Repubblica e il nuovo Governo si impongano al Popolo con la forza e la violenza e che il Parlamento perda il suo ruolo di controllo sull’Esecutivo.
Già da tempo, una parte dei deputati dell’opposizione, secondo i risultati pubblicati dalla Commissione Elettorale, minaccia di non partecipare ai lavori parlamentari, adducendo come motivo, tra altri, che non sarà possibile ottenere alcuna cosa di fronte ad una maggioranza imperante. Ma astenendosi, non faranno altro che indebolire ulteriormente un’opposizione che, in sé, è sempre in minoranza. Se l’opposizione non fosse in minoranza, sarebbe al potere come maggioranza.
Un altro motivo addotto è che i risultati elettorali sono stati falsificati a vantaggio della Maggioranza Presidenziale e che, quindi, le elezioni non sono valide. Si tratta di un motivo giustissimo. Ci sono state varie proposte per superare questo problema: annullamento delle elezioni del 28 novembre in vista di nuove elezioni o un nuovo conteggio dei voti. Ma, per motivi organizzativi, economici e “legali”, nessuna di queste proposte è andata in porto.
Data l’attuale situazione, forse varrebbe la pena affrontare con decisione il presente, alla luce della recente esperienza piuttosto negativa e nella prospettiva di un futuro da costruire, possibilmente, con la partecipazione di tutte le forze politiche e sociali.
Il processo elettorale non è terminato e l’impegno per una vera democrazia deve assolutamente continuare.
Bisognerà preparare con estrema serietà le prossime elezioni provinciali e locali che permetteranno di fare emergere nuove personalità. Ciò passerà forse per una nuova composizione del comitato centrale della Commissione Elettorale, un nuovo controllo delle liste degli elettori e dei centri elettorali, una maggiore formazione tecnica del personale della Commissione elettorale, una preparazione anticipata del materiale elettorale (schede elettorali, urne, moduli), una prevenzione efficace dei brogli elettorali mediante una presenza più efficace e coordinata degli osservatori elettorali e dei rappresentanti dei partiti durante tutto il processo, dal voto allo spoglio delle schede elettorali, fino alla compilazione finale dei risultati, misure adeguate per la conservazione delle schede elettorali utilizzate e non utilizzate e dei verbali redatti per i risultati elettorali. Il cammino della democrazia è lungo.
Se si è persa un’opportunità, quella del 28 novembre scorso, non ci si può permettere di perdere le prossime occasioni.