Congo Attualità n. 142

SOMMARIO

EDITORIALE

1. POLITICA INTERNA

a. L’attività del Governo e del parlamento

b. Mwando Nsimba ha iniziato le consultazioni per identificare una maggioranza parlamentare

c. Il congresso delle forze politiche “acquisite al cambiamento”

d. L’Udps persiste nella sua condotta di boicottare le istituzioni, ma non tutti sono d’accordo

2. LA CONFERENZA EPISCOPALE

3. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

4. UN DIALOGO ORMAI NECESSARIO

5. UNA LETTERA DAL SUD KIVU

EDITORIALE: UN DIALOGO ORMAI INDISPENSABILE

 

1. POLITICA INTERNA

a. L’attività del Governo e del parlamento

Il 6 marzo, il primo ministro Adolphe Muzito ha presentato le dimissioni al presidente Joseph Kabila. Dalle sue dimissioni, derivano anche quelle di tutti i membri del suo governo. Il portavoce del governo uscente, Lambert Mende, che ha confermato le dimissioni di Munito, indica che tale atto è conforme alla Costituzione e che tutti gli attuali ministri, eletti deputati nazionali o no, sono ritenuti dimissionari: «Il governo è giunto alla fine della legislatura. C’è ormai una nuova Assemblea Nazionale dei Deputati. È necessario che il governo uscente si dimetta per permettere al Presidente della Repubblica di formare un nuovo governo». Ai sensi degli articoli 77 e 78 della legge elettorale, l’elezione di Muzito come deputato nazionale non è compatibile con il suo ruolo di Primo Ministro. L’articolo 78 prevede che coloro che sono eletti a livello nazionale, provinciale e comunale hanno otto giorni di tempo per decidere tra il loro nuovo mandato e l’esercizio della loro precedente funzione. Oltre al Primo Ministro, altri ventidue membri del governo Muzito recentemente eletti deputati nazionali hanno deciso di partecipare all’Assemblea Nazionale e hanno quindi rinunciato al loro posto di ministri. Una delegazione di questi 22 ministri ha quindi presentato, nello stesso giorno, al comitato provvisorio dell’Assemblea Nazionale la loro opzione per il Parlamento.

Il 6 marzo, il presidente Joseph Kabila ha nominato Louis Koyagialo primo ministro ad interim. Vice Primo Ministro e Ministro delle Poste, Telefonia e Telecomunicazioni (PTT) del Governo uscente, Louis Koyagialo dovrà gestire gli affari correnti, fino alla nomina del prossimo primo ministro.

L’8 marzo, il presidente Joseph Kabila ha incaricato Charles Mwando Nsimba per identificare una possibile coalizione di maggioranza all’interno dell’Assemblea Nazionale, in vista della formazione di un nuovo governo. Ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione, egli ha trenta giorni di tempo, rinnovabili una sola volta, per presentare il suo rapporto di missione al Capo dello Stato che procederà alla designazione di un incaricato per formare il futuro governo. Presidente nazionale dell’Unione Nazionale dei Democratici Federalisti, UNADEF, un partito membro della Maggioranza Presidenziale e deputato neo-eletto nella circoscrizione di Kalemie (Katanga), Charles Mando Nsimba era ministro della difesa nel governo Muzito.

Il 9 marzo, Louis-Alphonse Koyagialo, Primo Ministro ad interim, ha pubblicato le nuove funzioni attribuite ai diversi ministri membri del governo dimissionario dell’ex primo ministro Muzito. L’obiettivo di questa riorganizzazione del governo ad interim è quello di ridistribuire i ministeri lasciati vacanti dopo la partenza dei ministri eletti deputati all’Assemblea Nazionale, per non potere più esercitare le loro funzioni per incompatibilità. Secondo il quadro fornito dal primo ministro ad interim, ogni ministro restante si prenderà cura di almeno due ministeri. Il governo di Louis Koyagialo può effettuare solo pratiche di ordinaria amministrazione, in attesa della formazione di un nuovo governo.

Il 15 marzo, il Vice Presidente del Senato, Mokolo wa Pombo, che ha presieduto la sessione di apertura di questa istituzione, ha dichiarato che il paese non può permettersi una crisi di legittimità. Solo l’organizzazione di elezioni provinciali permetterà il rinnovo del Senato. Mokolo wa Pombo ha chiesto alla commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), di fare uno sforzo per correggere gli errori del passato e completare l’insieme del processo elettorale “in un clima di vera trasparenza”. Per evitare errori e irregolarità nell’organizzazione delle prossime elezioni, il Senato ha proposto l’inclusione della società civile all’interno della Ceni. Secondo Moloko wa Pombo, il Senato resta convinto che la presenza della società civile e l’istituzione di un organo collegiale di decisione e di controllo più ampio potranno migliorare il lavoro della Ceni, garantendo la sua indipendenza, la sua efficienza e la sua neutralità. Questa proposta era già stata respinta, in passato, dall’Assemblea Nazionale dei Deputati.

Presente alla cerimonia di apertura, il presidente della Ceni, Daniel Ngoy Mulunda, ha affermato che si è in fase di valutazione. Solo alla fine di questo lavoro, il comitato potrà pronunciarsi circa l’organizzazione delle prossime elezioni provinciali, urbane, municipali e locali.

Il 16 marzo, i deputati nazionali riuniti in seduta plenaria hanno votato il regolamento d’ordine interno. Dei 392 che hanno preso parte alla votazione, 311 hanno votato a favore del progetto di testo presentato dalla Commissione speciale. 18 hanno votato contro e 63 si sono astenuti. Il testo adottato sarà inviato alla Corte Suprema di Giustizia che agisce come Corte Costituzionale. Questa dovrà esprimersi sulla sua conformità alla Costituzione della Repubblica entro quindici giorni.

 

b. Mwando Nsimba ha iniziato le consultazioni per identificare una maggioranza parlamentare

Il 13 marzo, Charles Mwando Nsimba, informatore designato dal Presidente Kabila, ha iniziato la consultazione dei vari partiti, per identificare la maggioranza parlamentare in vista della formazione di un uovo governo. Alcuni osservatori si chiedono perché si sia scelto di passare attraverso un informatore, quando diverse fonti della maggioranza presidenziale si sono già pronunciate a proposito delle varie forze che costituiscono la maggioranza politica in seno all’Assemblea Nazionale. In questo contesto, Mwando Nsimba ha già annunciato che le consultazioni si estenderebbero anche verso le forze dell’opposizione politica congolese. Per il Presidente della Repubblica, che ha conferito l’incarico a Mwando Nsimba, si tratterrebbe di non limitare la consultazione solo alla sua famiglia politica, ma di costituire una coalizione aperta anche a partiti o gruppi politici appartenenti a una famiglia politica diversa dalla sua. In questo senso, le consultazioni politiche avviate dall’informatore Mwando, implicano il coinvolgimento anche dell’opposizione, per arrivare, probabilmente, alla formazione di un governo inclusivo, come voluto da Joseph Kabila nel suo discorso inaugurale, in cui proponeva una politica di apertura e come auspicato dalla comunità internazionale, mediante gli interventi degli ambasciatori accreditati in RDCongo, soprattutto quello americano, che hanno insistito su un governo inclusivo che comprenda anche i membri dell’opposizione, in vista di arginare la crisi politica che è nata in seguito alla pubblicazione dei risultati elettorali del 28 novembre 2011.

È questa questione che interessa, in modo del tutto particolare, la pubblica opinione, sia a livello nazionale che internazionale. Attraverso questo tipo di consultazioni affidate a Mwando Nsimba, Joseph Kabila dà l’impressione di non volere limitare le sue future opzioni al solo campo del PPRD o della maggioranza presidenziale. Al contrario, il Presidente sembra voler estendere il campo di azione all’insieme della classe politica congolese.

Jean-Claude Katende, presidente dell’Associazione africana per la difesa dei diritti umani (ASADHO), ha affermato che il prossimo governo dovrebbe includere membri della Maggioranza Presidenziale, dell’opposizione e della società civile, per ricreare l’armonia e la coesione nazionale. Katende ha dichiarato che “la democrazia è stata uccisa in occasione delle ultime elezioni, dal momento che esse sono state caratterizzate da brogli, corruzione e numerose irregolarità che non permettono di stabilire chi ha davvero vinto”. Secondo lui, è importante che, in tali circostanze, si formi un governo di unità nazionale.

Pronunciandosi sulla dinamica della mano tesa proposta da Joseph Kabila attraverso Mwando Nsimba, che consulterà anche i partiti dell’opposizione, Valentin Mubake, consigliere politico di Etienne Tshisekedi, ha dichiarato che l’UDPS non parteciperà a delle consultazioni avviate da un emissario del potere. Secondo lui, questo tipo di consultazioni è una pura distrazione, nella misura in cui la maggioranza che Joseph Kabila sta cercando è già chiaramente identificabile e lo scopo di tale iniziativa è semplicemente quello di ricuperare alcuni deputati del suo partito. Questi deputati sono, peraltro già esclusi dall’UDPS, per aver preso parte ai lavori dell’Assemblea Nazionale, nonostante Etienne Tshisekedi, Presidente della Repubblica auto proclamato, avesse annullato le elezioni legislative del 28 novembre 2011.

Secondo le varie dichiarazioni, l’UDPS è disposto a partecipare a qualsiasi iniziativa che porti alla risoluzione della crisi politica causata dalle elezioni del 28 novembre, a condizione che Etienne Tshisekedi sia riconosciuto come il vincitore delle ultime elezioni presidenziali. Questa condizione era già stata presentata da alcuni membri dell’UDPS durante la visita dei vescovi cattolici a Tshisekedi. Secondo il deputato Basile Olongo, allargando le consultazioni anche all’opposizione, si vuole operare un’azione di ricupero nei confronti di alcuni partiti politici dell’opposizione. Secondo lui, Mwando Nsimba dovrebbe semplicemente limitarsi ad identificare la maggioranza parlamentare e non estendere la sua missione all’opposizione.

Consultazioni, la maggioranza parlamentare: il popolo imbrogliato?

Quando si getta uno sguardo al calendario delle consultazioni iniziate da Mwando Nsimba, sorprende l’invito rivolto a “gruppi”, “partiti politici” e “indipendenti”. Diversi gruppi politici apparsi alla vigilia delle elezioni del 28 novembre 2011 non sono ora compresi nella lista dei partiti e gruppi politici da consultare. Sono magicamente scomparsi o sono stati semplicemente inghiottiti dai loro “partiti naturali”?

Già nel periodo pre elettorale, gli osservatori si interrogavano circa la pletora dei partiti politici. Allora ci si poneva la domanda: espressione democratica o fallimento della politica? Entrambi, per alcuni, strategie politiche, per altri. Ora ci si rende conto che gli autori di quelle “strategie politiche” cercavano a tutti i costi una “maggioranza parlamentare”. E la tattica era quella di ottenere un elevato numero di deputati eletti, indipendentemente dalla qualità.

Che pensare quindi di quei partiti che esistono solo sulla carta? Erano stati creati, affermano alcuni, semplicemente con l’obiettivo di ampliare le basi elettorali dei candidati alle elezioni del 28 novembre 2011. Oggi, appare evidente che tutto ciò che è stato costruito è come il vento o un castello di carte che crolla alla prima tempesta.

Nel campo della Maggioranza Presidenziale, il caso più evidente è quello del PPPD, un partito che non ha fatto campagna elettorale, ma che è arrivato secondo nel campo presidenziale. Curiosamente, tale partito non figura nella lista dei partiti da consultare. Omissione? Nessuno lo sa. Nel blocco dell’opposizione, non si parla più di piattaforme come SET (Sostegno a Etienne Tshisekedi), AVK (Alternativa Vital Kamerhe) o FORECO (Forze unite dell’opposizione in Congo). Tuttavia, alcuni partiti membri di questi gruppi politici saranno effettivamente consultati. Si tratta di indipendenza di azione, di libertà di identità politica? Nessuno lo sa.

Alla luce di questa missione, le maschere cadono. I partiti politici sono stati sorpresi nelle loro strategie elettorali consistenti essenzialmente nel vincere le elezioni per avere una maggioranza, con qualsiasi mezzo.

Ancora una volta, il popolo congolese si trova beffato da una classe politica dalla visione ristretta, ossessionata dalla politica dei risultati immediati, senza alcun progetto di società e senza una conoscenza esatta delle grandi questioni a livello nazionale, regionale e internazionale. Solo il potere per il potere ispira le loro manovre politiche. Peggio ancora, i risultati elettorali sono stati distorti, nella misura dei partiti politici sia della maggioranza che dell’opposizione sono stati penalizzati proprio per questo egocentrismo politico.

Se la missione di Mwando Nsimba non riuscisse a far emergere una nuova dinamica politica, si starebbe assistendo, forse, a una parodia di consultazioni, dal momento in cui, con 341 deputati, alcuni politici hanno già rivendicato una maggioranza assoluta.

 

c. Il congresso delle forze politiche “acquisite al cambiamento”

Il 14 marzo, riuniti in seno alla Piattaforma delle “Forze acquisite al cambiamento” e a conclusione del loro primo congresso politico, tenutosi dal 5 al 14 marzo a Kinshasa, i partiti e gruppi politici che hanno sostenuto la candidatura di Etienne Tshisekedi wa Mulumba alle presidenziali del 2011, hanno optato per partecipare ai lavori della nuova Assemblea Nazionale per “difendere meglio le aspirazioni del congolese”.

I partecipanti hanno lavorato in tre commissioni. La prima era incaricata di riflettere sulla crisi elettorale. La seconda ha lavorato sulla questione della partecipazione all’Assemblea Nazionale. La terza ha riflettuto sulla questione dell’organizzazione delle Forze “acquisite al cambiamento”.

– Dal rapporto della Commissione sulla crisi post-elettorale, appare che “dopo le elezioni mal organizzate del novembre 2011, è apparsa una grave crisi di legittimità. Ne consegue che attualmente ci sono due (2) Presidenti della Repubblica, uno dei quali proclamato dalla CENI e dalla Corte Suprema di Giustizia e l’altro eletto dal popolo congolese, secondo i risultati elettorali esposti al pubblico nei vari seggi elettorali. Le Forze acquisite al cambiamento affermano ad alta voce che è Etienne Tshisekedi che è stato eletto Presidente della Repubblica Democratica del Congo il 28 Novembre 2011. Quindi, è necessario che egli possa recuperare l’imperium, per potere effettivamente esercitare il potere a lui affidato dal popolo congolese. Fino ad oggi infatti, il popolo congolese non si riconosce negli attuali dirigenti del Paese e l’intera comunità internazionale continua a criticare le elezioni del 28 novembre 2011. Come soluzione a questa crisi politica post-elettorale, il rapporto della Commissione raccomanda un franco dialogo politico tra le forze politiche, la società civile e la comunità internazionale per ristabilire la verità delle urne mediante un nuovo conteggio dei voti.

Inoltre, le forze acquisite al cambiamento denunciano le ripetute violazioni delle libertà civili e chiedono:

– la sospensione immediata e incondizionata dei posti di blocco eretti dalla polizia intorno alla residenza del presidente Etienne Tshisekedi,

– Il rilascio di tutti i prigionieri politici come: Gabriel Mokia, Jacques Chalupa, Eddy Kapend, l’Arcivescovo Fernando Kutino, i combattenti dei partiti politici membri delle Forze acquisite al cambiamento e i compatrioti recentemente espulsi dal Sud Africa e illegalmente incarcerati nel Katanga,

– il rispetto dei connazionali della diaspora che subiscono molestie ingiustificate da parte del potere in occasione del loro rientro in patria”.

Le conclusioni della Commissione sulla partecipazione all’Assemblea Nazionale hanno rilevato “2 (due) tendenze generali, una a favore della partecipazione ai lavori dell’Assemblea Nazionale e l’altro contraria a tale partecipazione. Alla fine, i partecipanti hanno optato per la partecipazione dei neo-eletti deputati appartenenti alle Forze acquisite al cambiamento ai lavori dell’Assemblea Nazionale, per difendere le aspirazioni del popolo congolese in seno a questa istituzione della Repubblica, al fine, tra l’altro, di:

– ristabilire la verità delle urne,

– garantire un buon proseguimento del processo elettorale e

– ottenere le dimissioni senza condizioni del comitato centrale della Commissione Elettorale e la sua profonda ristrutturazione”.

La decisione sorta dal congresso di Kinshasa non è condivisa né dall’UDPS di Tshisekedi), né dalla Democrazia Cristiana (DC) di Eugene Ndongala, che persistono nella loro posizione di boicottaggio.

Martin Fayulu, deputato dell’Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (Ecide), che ha scelto far parte dell’Assemblea Nazionale, spiega così la sua scelta: «Non si tratta di partecipare per acconsentire. Si tratta piuttosto di partecipare per sbarrare la strada ai nemici della democrazia».

L’UDPS assente al congresso delle Forze politiche dell’opposizione “acquisite al cambiamento”.

Curiosamente, i delegati dell’UDPS / Tshisekedi erano assenti al congresso delle Forze politiche dell’opposizione “acquisite al cambiamento”, indetto per risolvere lo spinoso problema della partecipazione all’Assemblea Nazionale dei neo eletti deputati dell’UDPS e dei partiti alleati. Attraverso un comunicato stampa dell’UDPS, datato del 6 marzo, il partito afferma di essere stato escluso dagli organizzatori di tale incontro. Una posizione che evidenzia sempre più la divisione fra questo partito e i suoi alleati.

Dopo aver affermato che “in nome della libertà di opinione, l’UDPS riconosce ai protagonisti politici, ai partiti e alle coalizioni politiche il diritto di riunirsi e di esprimere le proprie opinioni su questioni che riguardano la vita della nazione”, il comunicato precisa che “Per quanto riguarda la partecipazione dell’UDPS in questo conclave delle Forze acquisite al cambiamento, il partito non ha ricevuto alcun invito” e che, quindi “nessun membro dell’UDPS, qualunque sia la sua qualità o funzione, non può rappresentarlo né parlare in nome suo”.

L’esecutivo dell’UDPS si pronuncia anche sulla partecipazione di alcuni deputati eletti sulle liste dell’UDPS / Tshisekedi alle Assise dell’Assemblea Nazionale: “Per quanto riguarda la questione della presenza di membri dell’UDPS al forum abusivamente chiamato “Assemblea Nazionale”, la Presidenza dell’UDPS precisa che la questione è senza oggetto, in quanto le elezioni del 28 novembre 2011 sono state annullate dal Presidente eletto della Repubblica Democratica del Congo”. Secondo la direzione del partito, vi partecipano quindi a titolo individuale. Tale notifica indica chiaramente l’inevitabile divisione esistente dapprima all’interno dell’UDPS stessa, in cui alcuni suoi deputati e la direzione politica non riescono a trovare un accordo sulla partecipazione alle Istituzioni. In secondo luogo, l’UDPS e i suoi alleati non hanno più la stessa comprensione degli ultimi sviluppi politici.

Non riconoscendo come validi i risultati delle elezioni presidenziali e legislative, Etienne Tshisekedi, presidente dell’UDPS, minaccia di escludere dal partito tutti i membri che partecipassero all’Assemblea Nazionale. Questa posizione divide l’UDPS e dai suoi alleati.

A Kinshasa, sono pochi i partiti o gruppi politici che sostengono la strategia del boicottaggio delle Istituzioni sorte in base alle elezioni presidenziali e legislative del 28 novembre, sostenuta invece dall’UDPS. Secondo partito di opposizione, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) di Jean-Pierre Bemba non intende perseguire la politica della sedia vuota e, come nel 2006, si situa in una linea di “opposizione repubblicana”, autorizzando la partecipazione dei suoi 24 deputati al Parlamento. La stessa cosa vale anche per l’Unione per la Nazione congolese (UNC) di Vital Kamerhe (17 deputati). Anche la formazione Sostegno a Etienne Tshisekedi (SET) ha finalmente deciso di recarsi alla Camera. Il suo presidente, Roger Lumbala, che ha fatto campagna elettorale per Tshisekedi, ha dichiarato che è da “egoista” proclamarsi “presidente eletto” e, nello stesso tempo, impedire ad altri di partecipare alle istituzioni dello Stato. Attualmente, solo Ndongala, della Democrazia Cristiana (DC), ha rifiutato di partecipare ai lavori dell’Assemblea Nazionale.

 

d. L’UDPS persiste nella sua condotta di boicottare le istituzioni, ma non tutti sono d’accordo

Il 1° marzo, alcuni deputati delle forze “per il cambiamento”, fra cui alcuni dell’UDPS / Tshisekedi, hanno partecipato alla seduta plenaria dell’Assemblea Nazionale.

Ma hanno dovuto spiegare perché avevano finalmente deciso di partecipare. L’hanno fatto attraverso una mozione di informazione, sollecitata all’inizio della stessa plenaria e letta da Romain Kalonji Mukendi, neo-eletto deputato dell’UDPS nella circoscrizione elettorale di Miabi (Kasai Orientale). La mozione è stata subito accordata dal presidente del Comitato provvisorio dell’Assemblea Nazionale, Timothy Kombo Nkisi che ha presieduto la seduta plenaria. Purtroppo, l’oratore non ha potuto terminarne la lettura, perché bruscamente interrotto dai fischi assordanti dei deputati della maggioranza presenti in sala.

Questi ultimi non hanno certo gradito le critiche alle elezioni del 28 novembre 2011 avanzate da Kalonji Mukendi sin dall’inizio del suo intervento: «Noi crediamo che le elezioni del 28 novembre scorso siano state una farsa organizzata dalla Commissione elettorale nazionale indipendente per consentire alla maggioranza uscente di mantenere il potere. Tale immoralità politica, caratterizzata dall’assegnazione dei voti a persone che non sono state elette dal popolo sovrano a scapito di coloro che fanno parte delle vere forze per il cambiamento, deve essere corretta da un vero impegno politico».

Invitato dal presidente del comitato provvisorio a ritornare al suo posto a causa dei fischi che gli hanno impedito di continuare la lettura del testo della mozione, Kalonji Mukendi ne ha ripreso la lettura fuori della sala, al termine della plenaria, davanti ai giornalisti.

Parlando a nome delle forze politiche acquisite al cambiamento, egli ha presentato i motivi per i quali i deputati dell’UDPS e dei partiti alleati hanno deciso di partecipare, anche se precedentemente il partito e il suo leader, Etienne Tshisekedi wa Mulumba, avevano optato per il boicottaggio: «… Abbiamo preso la decisione di accettare il nostro mandato di deputati eletti per bloccare la strada ai predatori, garantire gli interessi del nostro popolo, smascherare tutti coloro che hanno imbrogliato e sollecitare un dibattito serio per risolvere la crisi elettorale». Con questa scelta strategica: «Vogliamo rassicurare il popolo congolese, confermando la nostra fedeltà, il nostro attaccamento e la nostra lealtà a colui che il popolo stesso ha eletto, il presidente Etienne Tshisekedi wa Mulumba, per costruire uno Stato di diritto moderno e democratico, in vista della realizzazione del progresso sociale».

Egli ha concluso, dichiarando: «Vogliamo chiarire che l’accettazione del nostro mandato di parlamentari non significa che noi accettiamo i risultati delle elezioni che continuiamo a qualificare come non credibili, come confermato, ancora una volta, dal Centro Carter». Rispondendo a una domanda di un giornalista, egli ha affermato che la presenza di deputati dell’UDPS all’Assemblea Nazionale è stata concordata con lo stesso presidente del partito, Etienne Tshisekedi.

Il 2 marzo, in seguito ad un incontro di quattro ore con il presidente della Democrazia Cristiana, Eugène Diomi Ndongala nella sua residenza in via Petunias, a Limete (Kinshasa), il presidente dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Etienne Tshisekedi, ha dichiarato di non aver mai autorizzato alcun deputato del partito a partecipare all’Assemblea Nazionale e ha, anzi, confermato la sua decisione di annullamento delle elezioni legislative del 28 novembre.

Egli ha richiamato all’attenzione tutti coloro che utilizzano il suo nome per partecipare ai lavori dell’Assemblea Nazionale, composta in grande maggioranza da deputati “nominati a tavolino” dal regime, in combutta con gli agenti della Commissione elettorale. Tshisekedi ha promesso di smentire categoricamente, attraverso una dichiarazione pubblica, le voci in circolazione secondo le quali egli avrebbe acconsentito che i deputati dell’UDPS partecipassero ad un’Assemblea Nazionale che egli stesso considera illegittima.

Egli ha inoltre confermato che i deputati dell’UDPS e dell’opposizione che partecipano a tale Assemblea, lo fanno a titolo personale e non in nome suo. Secondo il presidente dell’UDPS, i membri dell’opposizione che hanno optato per andare in Parlamento hanno semplicemente abbandonato la lotta per il ristabilimento della verità delle urne e a favore dei loro interessi personali. Egli si dice convinto che la volontà di cambiamento insita nel popolo congolese, nonostante la frode elettorale del 28 novembre, è assolutamente prioritaria rispetto al salario e alla jeep di grossa cilindrata che si possono ottenere, accettando di partecipare alle attività di una Camera dei Deputati che egli considera come cassa di risonanza del regime attuale. Secondo lui, la soluzione alla crisi post-elettorale passa inevitabilmente attraverso il ritorno alla verità delle urne. Questa opinione è condivisa anche dal presidente della Democrazia Cristiana, Eugène Diomi Ndongala.

Il 5 marzo, la lega giovanile del partito UDPS ha proposto l’esclusione di Romain Kalonji Mukendi e di Alexis Mutanda, per aver preso parte ai lavori dell’Assemblea Nazionale, nonostante la parola d’ordine emessa da Etienne Tshisekedi in vista di un boicottaggio. In una dichiarazione alla RTG, il deputato nazionale Romain Kalonji respinge tale esclusione che ha definito illegale. Secondo lui, egli è in possesso di una lettera di Etienne Tshisekedi che lo autorizza a partecipare ai lavori della Camera dei Deputati. Tuttavia, in un’intervista a L’Avenir, Raphael Kapambu, segretario nazionale responsabile della comunicazione e dell’informazione all’interno dell’UDPS, ha assicurato che il Presidente Nazionale dell’UDPS non ha rilasciato alcuna autorizzazione per far parte di un parlamento che egli stesso ha squalificato.

Per quanto riguarda gli altri deputati eletti che hanno accettato il loro mandato, Raphael Kapambu è esplicito: «Tutti coloro che affermano di partecipare all’Assemblea Nazionale in nome dell’UDPS, non possono implicare il partito in questa loro decisione e subiranno la stessa sorte di Nkombo Nkisi. È inconcepibile che un membro del partito accetti di far parte di un’istituzione sorta da elezioni legislative, i cui risultati sono stati invalidati dal suo stesso partito».

In ogni caso, secondo alcuni osservatori, ciò che l’UDPS dovrebbe oggi capire, è che se persiste nella sua strategia della sedia vuota, è tutta l’opposizione che ne soffrirà. Nelle circostanze attuali, il non partecipare alle istituzioni non porterà alcun beneficio né all’UDPS, né al popolo, i cui diritti vanno assolutamente difesi.

L’UDPS continua a mantenere il fiato sospeso sulla sua partecipazione all’Assemblea Nazionale. Arrivato come secondo alle elezioni presidenziali del 28 novembre 2011, Etienne Tshisekedi ha promesso di non immischiare il partito nella “mascherata” delle elezioni dello scorso novembre. Infatti, per Tshisekedi, la partecipazione del suo partito alla Camera dei Deputati resta condizionata alla verità delle urne. Ma il rifiuto dell’UDPS di parteciparvi ha avuto uno scarso impatto sul funzionamento dell’Assemblea Nazionale stessa. Essa ha cominciato le sue attività ed è presieduta proprio da un membro dell’UDPS. In seno al partito, si stanno moltiplicando le concertazioni per affrontare quello che, per alcuni, potrebbe essere solo un malinteso o una prova di forza da parte di quei membri del partito che non hanno ottenuto risultati soddisfacenti nelle scorse elezioni legislative.

Ancora una volta, l’UDPS tenta la politica della sedia vuota. L’UDPS / Tshisekedi sembra avere ancora delle difficoltà per adattarsi all’attuale ordine politico e istituzionale, perché prigioniera, forse, del desiderio di vedere Tshisekedi alla testa della Repubblica Democratica del Congo. È in quest’ottica che il “lider maximo” ha decretato l’annullamento delle elezioni legislative del 28 novembre e insiste sul boicottaggio delle istituzioni dello stato, bloccando così la partecipazione dei membri del suo partito ai lavori dell’Assemblea Nazionale. A quanto pare, il famoso boicottaggio potrebbe servire come mezzo di pressione. Sarebbe questo un modo, per l’UDPS, per meglio posizionarsi nella corsa verso l’incarico di Primo Ministro? La domanda rimane.

 

2. LA CONFERENZA EPISCOPALE CONGOLESE

Il 5 marzo, una delegazione di vescovi cattolici guidata dal Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco) ha visitato il presidente Joseph Kabila, nella sua fattoria in Kingakati (Kinshasa). Nello stesso giorno, i vescovi si sono recati anche da Etienne Tshisekedi, dell’UDPS, da Vital Kamerhe, dell’UNC e dal Professor Bongongo, delegato di Leon Kengo wa Dondo, dell’UFC.

Secondo una dichiarazione di padre Leonard Santedi, Segretario Generale della CENCO, «Nel loro messaggio del gennaio 2012, i Vescovi membri della CENCO avevano chiesto al governo di privilegiare la via del dialogo, mediante una procedura di tipo inclusivo, nel miglior interesse della nazione congolese. Come pastori al fianco del popolo congolese, i vescovi hanno constatato che, a livello sociale e politico, persiste un disagio che genera frustrazione sia tra la popolazione che tra i politici, siano essi dell’opposizione e della maggioranza. Tale situazione è fonte di preoccupazione e non può lasciare nessuno indifferente. Secondo la CENCO, il dialogo tra le diverse forze politiche e tutte le forze vive della società, in vista del bene comune e dell’interesse di tutta la nazione congolese, è l’unico modo per risolvere l’attuale crisi socio- politica in cui si trova la RDCongo. Attraverso questa iniziativa, i vescovi si sono messi in ascolto di tutti, per vedere come ricostruire insieme il Paese, nella pace, nella giustizia e nella verità».

Dopo i contatti iniziati il 5 marzo da parte dei vescovi cattolici con il Presidente Joseph Kabila e i principali candidati alle presidenziali del novembre 2011, l’UDPS di Etienne Tshisekedi e la maggioranza presidenziale si dicono favorevoli al dialogo, ma respingono l’idea di condividere il potere. Ciascuna parte ha rivendicato la propria vittoria alle elezioni presidenziali e invoca, a questo effetto, le disposizioni della costituzione. Consigliere del presidente Kabila responsabile dei rapporti con il Parlamento, Raphael Luhulu, ha dichiarato: «Il dialogo avviato dai vescovi della Cenco è ben accetto al Presidente della Repubblica e alla maggioranza presidenziale. Noi lo incoraggiamo e diciamo sì dialogo, ma nel rispetto delle leggi della Repubblica e della Costituzione». Secondo lui, Kabila aveva già annunciato la sua disponibilità a collaborare con tutti i Congolesi: «Il 20 dicembre, nel suo primo discorso, il presidente Joseph Kabila, presidente eletto, ha dichiarato di rimanere aperto al dialogo con tutti i figli della RDCongo che amano il loro paese e che vogliono apportare un contributo per ricostruire il paese favorirne lo sviluppo, affinché diventi un paese emergente».

Anche l’UDPS accoglie con favore l’iniziativa dei vescovi. Ma per questo partito, il dialogo dovrebbe condurre dapprima al riconoscimento della vittoria di Etienne Tshisekedi alle presidenziali del 2011. Il partito respinge ogni tentativo di negoziare portafogli ministeriali nelle circostanze attuali. Segretario generale responsabile per le questioni politiche e diplomatiche all’UDPS, Raymond Kahungu Mbemba ha affermato: «L’iniziativa della Chiesa dimostra che le cose non sono andate come la gente aveva voluto. Le elezioni non si sono svolte secondo le aspettative del popolo che voleva il cambiamento. Colui che è stato presentato come presidente eletto del paese e coloro che sono stati presentati come deputati eletti e accettano di far parte del Parlamento non sono le persone che il popolo ha votato. Ci aspettiamo che, mediante questo dialogo, la Chiesa riveli agli uni e agli altri la verità, come essa continua a dire. È attraverso il dialogo che si può risolvere il problema. Se coloro che hanno monopolizzato il potere con la forza delle armi non vogliono capire, allora è inutile parlare con loro».

 

3. LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Il 1° marzo, in una conferenza stampa presso il Centro Culturale Americano a Kinshasa, il portavoce dell’ambasciata degli Stati Uniti nella RDCongo, Mark Dillard, ha dichiarato che il governo degli Stati Uniti auspica che i deputati recentemente eletti partecipino ai lavori dell’Assemblea Nazionale, a qualsiasi partito essi appartengano. Nella stessa prospettiva, di fronte alla “crisi post elettorale” osservata ultimamente nell’ambiente politico congolese, egli ha ricordato che “gli Stati Uniti d’America appoggiano la formazione, in RDCongo, di un governo inclusivo”, precisando che: “Mediante l’aggettivo inclusivo, ci si aspetta un governo composto di tutti i partiti politici in conflitto”. Parafrasando l’ambasciatore degli Stati Uniti nella RDCongo, James Entwistle, Mark Dillard ha sottolineato che tutti i passi necessari per la formazione di un tale governo non dipendono che dai Congolesi stessi.

Il 2 marzo, a Kinshasa, Ingrid Rudin, vice segretario generale responsabile della formazione del Partito Socialista di Svezia, in un incontro con membri dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) – Lega delle donne, Lega della gioventù, delegati di Etienne Tshisekedi e altri dirigenti del partito – ha affermato che «È importante che l’UDPS partecipi all’Assemblea Nazionale. Ciò non esclude che si debba continuare la lotta anche al di fuori delle istituzioni, se necessario». Rudin si era incontrata con Tshisekedi già due volte, nella sua residenza di via Petunias, a Limete. Alcune fonti riferiscono che alla fine del primo colloquio, le due parti si erano lasciate con una nota discordante: Ingrid Rudin, convinta della necessità della partecipazione dei deputati dell’UDPS ai dibattiti dell’Assemblea Nazionale e Etienne Tshisekedi, ostinato nella sua decisione di annullamento delle ultime elezioni legislative. Era stato preso un secondo appuntamento, per arrivare ad un eventuale compromesso, ma senza alcun risultato, né da una parte, né dall’altra.

 

4. UN DIALOGO ORMAI NECESSARIO

Sembra ormai che, in seguito alla pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni legislative, nulla potrà bloccare la messa in atto delle nuove istituzioni nazionali (Camera dei Deputati e Governo), anche se tutte le parti hanno riconosciuto le molte e gravi irregolarità commesse durante le elezioni, fino al punto di porre il problema della legittimità. Nel frattempo, l’UDPS minaccia di esclusione i suoi membri recentemente eletti deputati, nel caso in cui continuino a partecipare ai lavori parlamentari alla Camera dei Deputati. Il partito di Etienne Tshisekedi sembra abbia così deciso di rimanere fuori delle istituzioni nazionali. La crisi politica diventa, in tal modo, più visibile e più accentuata. Occorre, quindi, prendere misure concrete, realizzabili e coraggiose.

La prima cosa da incoraggiare è il dialogo tra Joseph Kabila e Etienne Tshisekedi, per cercare come superare la crisi politica, in vista dell’interesse superiore della nazione e del popolo congolese. Certo, questo è un compito difficile, ma è una via d’uscita dalla crisi per una soluzione duratura. Devono assolutamente parlarsi, anche attraverso intermediari credibili, per trovare un compromesso nell’interesse della nazione e del popolo. Ciascuno deve ammorbidire la propria posizione.

È necessario un dialogo anche in seno all’opposizione e, in particolare, all’interno dell’UDPS. Se è vero che le “manifestazioni di piazza” sono una forma di espressione democratica, è altrettanto vero che la “piazza” non governa. L’opposizione, l’UDPS inclusa, ha ora un’occasione unica, per fare sentire la sua voce nelle istituzioni nazionali, rompendo lo specchio retrovisore, per non ricadere negli errori del passato (la politica della sedia vuota). Il Parlamento è una tribuna privilegiata che non dovrebbe mai essere boicottata. È questione di pragmatismo politico. Soprattutto se l’opposizione non ha mezzi politici per provocare elezioni anticipate.

Il periodo post-elettorale è difficile da gestire. Il contrario avrebbe sorpreso, in un contesto politico segnato da contenziosi elettorali e dalla non accettazione dei risultati delle recenti elezioni. Anche se la macchina politica si è messa in movimento, il cammino è cosparso di ostacoli. Lo testimonia la situazione di tensione esistente tra il presidente Joseph Kabila e Etienne Tshisekedi, leader dell’UDPS e candidato “sconfitto”, almeno secondo i risultati della commissione elettorale nelle ultime elezioni presidenziali. Se il primo si sente confermato nella sua posizione, dopo l’annuncio dei risultati da parte della CENI e la loro conferma da parte della Corte Suprema, il secondo non riconosce i risultati pubblicati e si considera presidente eletto.

Piaccia o no, la crisi politica è evidente. Sarebbe pericoloso e da irresponsabili negarla. Quindi occorre affrontarla.

Certamente, le elezioni sono ormai cose del passato. I risultati sono quello che sono, anche se tutte le parti, fra cui la Commissione elettorale e i partner esterni, hanno riconosciuto l’esistenza di gravi irregolarità. A partire da questa constatazione, la classe politica è divisa e il dibattito ruota attorno alla legalità e legittimità. Nel frattempo, il processo politico prosegue con la messa in atto delle nuove istituzioni nazionali senza, tuttavia, arrestare le controversie politiche, ciò che non favorisce la calma e la serenità.

La crisi politica attuale dipende dall’atteggiamento del presidente Joseph Kabila e di Etienne Tshisekedi, ora suo avversario politico. È vero che, in tale situazione, il ravvicinamento dei due può essere realmente problematico, date le loro posizioni diametralmente opposte. Joseph Kabila è sicuro della sua legittimità, Etienne Tshisekedi rimane nella sua logica di “liberazione”.

Eppure, sempre più numerose sono le voci che chiedono un’immediata intesa tra i due protagonisti. È importante che si mettano d’accordo per guardare nella stessa direzione, nonostante le loro differenze. Sarebbe idealistico pensare che i due arrivino agli abbracci. Tanto meglio se ciò fosse possibile, nell’interesse della nazione. Ma si devono evitare i due estremi: “governare mediante l’imposizione” o “rendere il paese ingovernabile”, ciò di cui potrebbero approfittare i nemici della RDCongo per finalmente dividerla. Per evitare questo vicolo cieco politico, solo il dialogo è il modo più sicuro per una soluzione duratura. È una strada inevitabile. A condizione di far prova di coraggio politico da una parte e dall’altra.

 

5. UNA LETTERA DAL SUD KIVU

Da qualche giorno sono a Mulongwe, il popoloso quartiere di Uvira.

Cerco di capire lo stato d’animo della popolazione, mi dicono che è scoraggiata e delusa. “Forse il punto positivo delle elezioni – mi ha detto un uomo – è il fatto che la corruzione che regna da noi ora è sotto gli occhi della Comunità Internazionale”. Quest’ultima è quasi vista come un santo protettore, qualcuno nel cui ricorso sperare.

Intanto ci sono le sfide quotidiane. Un funzionario mi dice che non sono pagati da due mesi, ma chi ha a che fare con le tasse e con la gente si rifà.

Per le scuole, si paga ancora regolarmente un contributo, il cui prezzo più basso è di tre dollari per le elementari e sei dollari per le superiori.

La gente – tolti i benestanti, alcuni dei quali non cessano di costruire a più piani – mangia una volta al giorno e male, la sera o anche la notte, perché anche qui a Uvira è ormai in uso il mercato della tarda sera, per quelli che fino ad allora non sono riusciti a mettere insieme un guadagno sufficiente.

Ieri sono uscita e sulla strada portavano al cimitero uno studente morto improvvisamente a scuola e stamattina ho incontrato il corteo che accompagnava una piccola bara avvolta da un drappo viola.

La gente sorride ancora, anche se ha davanti a sé un avvenire molto incerto. Una speranza viene da Kiliba, dove l’antico zuccherificio è ora gestito da Tanzaniani per il 51% e da Congolesi per il 49%. Tanti sperano di trovarvi un lavoro. Per ora, stanno moltiplicando le piante di canna da zucchero.

Ciò che sembra una prigione che racchiude tutti è l’arrangiarsi a catena. Si tratta di un “sistema”, diceva l’altro giorno un professore di Mulongwe. I maestri e i professori esigono un contributo per integrare un salario di 50.000 FC per i maestri e respingono chi non paga.

All’ospedale, se vuoi essere curato, devi pagare.

Ora ai commercianti è stata imposta la “tassa sul valore aggiunto”, che si ripercuote sui prezzi. I funzionari dello Stato passano per le case esigendo, senza ricevuta, una tassa sulla casa. E se uno vuole sopravvivere, deve entrare nel “sistema”, anche lui deve esigere dove può esercitare un po’ di potere.

Eppure i miracoli ci sono. John da anni assiste i prigionieri della prigione centrale e sta lottando perché davvero arrivi loro il cibo che finalmente lo Stato ha loro destinato. Mama Salome, dopo la morte di una figlia handicappata, ha preso in casa un ragazzo anche lui con handicap. E tanti si donano gratuitamente nella pastorale o si espongono per la giustizia.

C’è un po’ più di sicurezza sia nei quartieri (la gente sta fuori fino a tardi, magari per raggrupparsi attorno a un televisore per guardare un film o seguire il campionato della coppa d’Africa) che sui sentieri dei campi.

Così è la vita congolese: con le sue preoccupazioni e le sue gioie, i suoi scoraggiamenti e le sue speranze, ma con la certezza che la notte sempre cederà il passo all’aurora del giorno seguente.

Da Teresina Caffi, membro della Rete Pace per il Congo.

 Mulongwe – Uvira (Sud Kivu), 25 gennaio 2012