Editoriale Congo Attualità n. 298– a cura della Rete Pace per il Congo
L’accordo finale
Il 18 ottobre, il dialogo nazionale tra la maggioranza e parte dell’opposizione e della società civile si è concluso con la firma di un accordo politico.
Tale accordo comporta 12 capitoli suddivisi in 25 articoli. Esso prevede le elezioni presidenziali, abbinate alle legislative nazionali e provinciali, nel mese di aprile 2018 nel migliore dei casi e riserva il posto di primo ministro di un governo di unità nazionale a un membro dell’opposizione che ha partecipato al dialogo. In base a tale accordo, il Presidente Kabila resterà in funzione fino alle elezioni del suo successore. Nell’accordo, non è espressamente specificato che egli non può ricandidarsi per un terzo mandato e che non può modificare la costituzione per sopprimere la limitazione del numero (due al massimo) dei mandati presidenziali. Tuttavia, il testo fa riferimento al pieno rispetto degli articoli della costituzione, il che può escludere la possibilità di queste due opzioni. L’accordo prevede, infine, la creazione di un comitato di sorveglianza, composto da sette rappresentanti dell’opposizione, sette della maggioranza e tre della società civile, per garantire l’attuazione dell’accordo stesso.
Le date più importanti dell’accordo sono:
- 18/10/2016 Fine del dialogo e firma dell’accordo
- 07/11/2016 Pubblicazione del calendario elettorale
- 09/11/2016 Insediamento del primo ministro e presentazione del programma del governo di unità nazionale
- 31/07/2017 Fine delle operazioni di rielaborazione del registro elettorale (liste degli elettori)
- 30/10/2017 Convocazione dell’elettorato
- 30/11/2017 Inizio presentazione delle candidature per le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali
- 29/04/2018 Elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali
- 10/05/2018 Passaggio del potere tra il presidente uscente Joseph Kabila e il suo successore.
Il rispetto o meno delle date rivelerà le vere intenzioni
L’attuazione di questo accordo impegna la responsabilità delle varie Istituzioni dello Stato, tra cui:
– Il Presidente della Repubblica, come garante della Costituzione, dovrà essere il primo a rispettarla, soprattutto per quanto riguarda il numero (due al massimo) e la durata (cinque anni) del mandato presidenziale. La Costituzione non prevede un terzo mandato presidenziale consecutivo.
– Il Governo dovrà assicurare un adeguato finanziamento del processo elettorale.
– Il Parlamento dovrà provvedere con tempo all’approvazione dei testi legislativi necessari.
– La Commissione elettorale dovrà pubblicare immediatamente un calendario elettorale conforme alle date indicate nell’accordo.
Da un dialogo non sufficientemente inclusivo a un percorso politico più inclusivo
Sul dialogo e, quindi, sull’accordo che ne è derivato, pesa una grande ipoteca: quella del “Raggruppamento delle forze politiche e sociali acquisite al cambiamento”, una grande piattaforma politica dell’opposizione che non ha partecipato al dialogo e che, quindi, dice no all’accordo conclusivo, il che lascerà ancora aperta la crisi politica, con tutte le sue conseguenze di manifestazioni di protesta, violenze e repressione.
Per evitare tutto ciò, sarà senz’altro necessario creare un “meccanismo di contatto” tra il Raggruppamento dell’opposizione e i firmatari dell’accordo, con l’accompagnamento degli inviati speciali dell’ONU, dell’UA, dell’UE e dell’OIF nella RDCongo. L’obiettivo sarebbe quello di trovare i punti di convergenza esistenti tra l’accordo conclusivo del dialogo e il rapporto finale del Congresso del Raggruppamento, svoltosi a Kinshasa, il 4 ottobre. L’identificazione di tali convergenze potrebbe contribuire a superare le divergenze.
L’incontro tra le varie parti, quelle presenti al dialogo e quelle assenti, potrebbe essere più facile se il Presidente Kabila potesse
– dichiarare personalmente di non volere modificare la costituzione, soprattutto per quanto riguarda il numero e la durata dei mandati presidenziali,
– affermare pubblicamente che non si candiderà per un terzo mandato presidenziale, del resto anticostituzionale,
– ordinare la liberazione dei prigionieri politici (anche se accusati ufficialmente per altri motivi) e la riapertura dei mezzi di comunicazione impediti di funzionare per motivi politici (anche se ufficialmente per motivi amministrativi o fiscali),
– garantire il rispetto del diritto di associazione e di manifestazione pacifica, evitando qualsiasi forma di repressione e mettendo fine alla strumentalizzazione della giustizia a scopi politici.